Maestrelli Tommaso
► Una scoperta di LazioWiki: Tommaso Maestrelli eletto Consigliere Comunale a Bari
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Biografia-carriera[modifica | modifica sorgente]
Allenatore, nato a Pisa il 7 ottobre 1922 e deceduto a Roma il 2 dicembre 1976.
Figlio di un impiegato delle Ferrovie dello Stato, segue il padre in diverse città italiane, fino a stabilirsi, nel 1935, a Bari.
I primi passi[modifica | modifica sorgente]
Ragazzo sveglio ed amante dello sport, appena stabilitosi nella città pugliese fa un provino nella locale squadra del Bari dove viene subito tesserato. Fa tutta la trafila nelle giovanili biancorosse alternando i banchi di scuola con gli impolverati campi di calcio. Nel 1938, messosi in evidenza nelle squadre minori del sodalizio barese, è convocato in prima squadra dall'allora allenatore Giuseppe Ging. Il giovanotto ha solo 16 anni. Nel capoluogo pugliese, intanto, aveva conosciuto anche una ragazza, Lina Barberini, figlia di un vigile urbano della città. Fra i due nasce subito un intenso amore e si fidanzano.
L'esordio e la guerra[modifica | modifica sorgente]
Per Maestrelli l'esordio in Serie A avviene di lì a poco ed infatti il 26 febbraio 1939, in occasione dell'incontro tra il Milan ed il Bari terminato 3-1, il ragazzo scende in campo a soli 16 anni, 4 mesi e 19 giorni vestendo la maglia biancorossa da titolare. Il campionato seguente, quello del 1939/40, lo vede nella squadra delle riserve del Bari fino quasi alla fine del torneo, quando gioca le ultime 5 partite contribuendo al raggiungimento della salvezza e segnando il suo primo goal in Serie A nell'ultima partita di campionato contro la Fiorentina. Una bella soddisfazione per un ragazzino che si affacciava da poco tempo nel proscenio della massima serie.
Purtroppo l'Italia era entrata in Guerra e anche a Maestrelli giunse la chiamata alle armi. Il suo status di giocatore gli permette, tuttavia, di giocare 18 gare e di segnare un'altra rete, grazie ai permessi speciali concessigli dal Regio Esercito. Purtroppo a poco vale il suo contributo, perché i biancorossi retrocedono in Serie B. Maestrelli viene inviato in guerra in Jugoslavia e qui è ferito in maniera lieve ad una gamba. Appena ristabilitosi, cade in un'imboscata e viene fatto prigioniero dalle truppe tedesche. Rimane in un campo di prigionia per un breve periodo, fino a quando le truppe germaniche devono abbandonare le posizioni e lasciano incustoditi i prigionieri. Così Maestrelli, dopo aver fatto parte di una banda partigiana slava e aver combattuto contro gli occupanti nazifascisti, riesce, in modo fortunoso, a rientrare a Bari dove può riabbracciare la famiglia e la sua Lina, in grande pena per la mancanza di notizie.
Calciatore in serie A[modifica | modifica sorgente]
Finita la guerra, in un'Italia devastata da lutti e macerie, il calcio pian piano riprende il suo cammino per allietare le folle che sempre più numerose accorrono allo stadio. Il 2 agosto 1947 Tommaso riesce nel suo più grande sogno: sposare la sua amata Lina, da cui avrà due figlie: Patrizia e Tiziana. Nel Bari intanto è ormai titolare inamovibile e gioca sempre con grande coraggio e passione. Riesce sempre più a mettersi in mostra e per questo è convocato in Nazionale per le Olimpiadi di Londra nel 1948. In predicato di passare a giocare nel grande Torino, rischia di trovarsi nell'aereo che precipita a Superga il 4 maggio 1949. E' invece ceduto alla Roma, della quale diviene anche capitano, proprio nel periodo peggiore della storia della squadra romana, che si conclude con la retrocessione in Serie B, la prima di una squadra della Capitale.
Maestrelli non gioca la serie cadetta con i giallorossi perché viene ceduto alla Lucchese. Nell'estate 1952 viene messo sotto inchiesta per una presunta "combine" fra Lucchese e Como, ma l'inchiesta viene archiviata con il verdetto del "non luogo a procedere". Chiude la sua carriera agonistica tornando a giocare nel Bari che non naviga in buone acque societarie ed era retrocesso addirittura in Serie D e contribuisce in maniera determinante alle successive promozioni della squadra pugliese.
Allenatore[modifica | modifica sorgente]
Smessa l'attività agonistica, per Maestrelli inizia quella di allenatore. Gli inizi non sono facili e deve accontentarsi di fare il vice nel suo Bari. Inizia con Allasio nel 1957 e vive anche una parentesi come primo allenatore ma non è un'esperienza positiva tanto che, dopo sole dieci giornate, anche Maestrelli viene esonerato. Intanto, sua moglie Lina mette alla luce due gemelli maschi, Massimo e Maurizio e ciò rende ancora più gioiosa la famiglia. L'occasione di continuare la carriera di allenatore gli viene concessa nel 1964 dall'allora presidente della Reggina Oreste Granillo. Maestrelli sfrutta così l'opportunità conducendo la squadra calabrese alla prima storica promozione in Serie B e vince il Premio Seminatore d'oro per la Serie C arrivando anche a sfiorare la Serie A.
Successivamente siede sulla panchina del Foggia nel campionato di Serie B 1968/69. Con la squadra pugliese conquista la Serie A nel campionato successivo, quello del 1969/70 e l'allenatore vince di nuovo il "Premio Seminatore d'oro" ma questa volta per la categoria di Serie B. Il calcio totale, di ispirazione olandese, si sta progressivamente facendo strada e Maestrelli ne è un convinto precursore in Italia. Le sue squadre escono sempre tra gli applausi, a prescindere dal risultato, perché la disposizione tattica che attuano è comunque efficace e spettacolare. Nella stagione 1970/71 il suo Foggia stupisce il mondo del calcio per il gioco espresso che gli consente di arrivare, pur con una squadra modesta, nelle zone alte della classifica a metà del campionato. Nel girone di ritorno, tuttavia, si registra un inspiegabile calo di rendimento ed i rossoneri retrocedono per la peggior differenza reti. Maestrelli non riesce a spiegarsi il crollo della squadra, ma si consola parzialmente con il plauso proveniente da tutto il mondo del calcio.
L'arrivo alla Lazio[modifica | modifica sorgente]
E' ancora cocente la delusione per la retrocessione del Foggia quando, in una mattina di fine maggio, Maestrelli viene chiamato al telefono dal nuovo Direttore Sportivo della Lazio Antonio Sbardella che gli propone di guidare la squadra biancoceleste bisognosa di rilanciarsi e di cambiare registro dopo l'esperienza con Juan Carlos Lorenzo. Maestrelli non rimane sorpreso di quella telefonata, perché era già stato avvisato dell'interessamento della Lazio. Accetta l'incarico non prima, però, di aver avuto il via libera dal presidente del Foggia Fesce, e giunge a Roma per firmare il contratto con Umberto Lenzini il 7 giugno. Si presenta subito alla squadra in procinto di partire per disputare le finali della Coppa delle Alpi, ma i più lo accolgono con scetticismo e qualcuno, come Chinaglia, addirittura con ostilità. Maestrelli non si perde d'animo e prende le redini, assieme a Bob Lovati, di quella squadra, fresca di retrocessione ma che conquista il trofeo nel giugno 1971, con Lovati in panchina.
Intanto Maestrelli pensa alla struttura della futura squadra consigliando il Presidente ed il Direttore Sportivo sui giocatori da acquistare e mettendo il vincolo su qualsiasi trattativa che riguardasse Chinaglia. "Senza Chinaglia non posso garantire nulla", ripete ogni qual volta viene informato su un'offerta per l'attaccante biancoceleste. Gli inizi sono anche osteggiati dalle proteste di alcuni tifosi e dalle dichiarazioni al vetriolo di Juan Carlos Lorenzo che accusa il nuovo tecnico di inesperienza, con l'appoggio di una parte della tifoseria. Maestrelli non sembra curarsene più di tanto e già nel ritiro di Padula comincia a dettare il suo credo calcistico. Sceglie come capitano Wilson per le sue doti carismatiche sia in campo che negli spogliatoi, e, da ottimo psicologo, comincia a parlare paternalmente a Chinaglia, cercando di conquistarlo con la sua semplicità.
Una prima soddisfazione arriva nel Derby di Coppa Italia quando i biancazzurri battono 1-0 ed eliminano la Roma. Ciò nonostante il percorso non è dei più facili, e già alla 2^ giornata Maestrelli, a Terni, deve incassare un ammutinamento della squadra che reclama stipendi e premi arretrati e si rifiuta di scendere in campo. Mentre Wilson rassegna le dimissioni da capitano, puntualmente respinte, le cose si aggiustano giusto in tempo per giocare e perdere coi rossoverdi. La squadra è discontinua ma è comunque in lotta per tornare in Serie A. I guai, però, non mancano. Una furiosa scenata del portiere Di Vincenzo contro l'allenatore, forse preparata ad arte, costringe quest'ultimo a mandarlo fuori squadra ed al minimo dello stipendio. I tifosi, che vedono in Lorenzo una guida più affidabile, inscenano contestazioni ad oltranza, dipingendo di biancazzurro dei bidoni lasciati davanti al campo di Terni o distribuendo volantini firmati La Coscienza della Lazio fuori dal campo d'allenamento di Tor Di Quinto.
A suo favore intervenne lo stesso Chinaglia che, nel contempo, sprona la squadra a lottare con maggior vigore e a far quadrato con il suo allenatore. Progressivamente la squadra comincia a macinare punti ed a portarsi stabilmente in quota promozione. Tra Maestrelli e Long John nasce intanto un'amicizia e una stima reciproca che va consolidandosi ogni giorno di più. La Lazio ottiene la promozione in Serie A proprio nella sua Bari, grazie allo 0-0 contro i biancorossi locali, ma Maestrelli non ha nemmeno tempo di festeggiare, perché deve accompagnare Chinaglia convocato in Nazionale dal C.T. Ferruccio Valcareggi. Una bella soddisfazione dopo un anno non facile trascorso a lottare contro un ambiente ostile ma che pian piano comincia a stimarlo.
L'uomo che portò il calcio totale in Italia[modifica | modifica sorgente]
Se il ritorno nella massima serie non era stato agevole, più difficile si prospetta disputare un campionato almeno dignitoso l'anno seguente in Serie A. Soldi per gli acquisti non ce ne sono e bisogna necessariamente compiere qualche sacrificio. Le squadre del Nord entrano in un'asta selvaggia per accaparrarsi Chinaglia ed arrivano ad offrire oltre un miliardo di lire ma Maestrelli è irremovibile e seguita a considerare il centravanti l'unico incedibile oltre a Wilson. Il sacrificato di turno sarà Peppino Massa che viene ceduto all'Inter in cambio di Mario Frustalupi e un bel conguaglio in contanti. Le rimostranze dei tifosi sono di nuovo feroci. Quella somma, in realtà, è utile per portare a Roma giocatori individuati da Maestrelli che non sono nelle formazioni titolari delle squadre della Serie A, tranne uno: Luciano Re Cecconi, che lui stesso ha allenato e cresciuto nel Foggia e che il trainer vuole a tutti i costi fino a litigare con Lenzini che non lo ritiene indispensabile.
L'allenatore viene però accontentato ed insieme al biondo centrocampista lombardo, arrivano alla Lazio giocatori sconosciuti al grande calcio come il portiere Felice Pulici, l'ala Renzo Garlaschelli, il difensore/attaccante Sergio Petrelli e Pierpaolo Manservisi. Gli scettici mugugnano e la stampa scrive: "Questa Lazio si salverà a fatica". Ma Maestrelli non se ne cura più di tanto e prosegue nel suo disegno di forgiare una squadra degna del campionato maggiore. Tuttavia, per i biancocelesti, le difficoltà non finiscono mai: dopo il ritiro a Pievepelago, li aspetta una Coppa Italia a dir poco disastrosa, con sconfitte in casa ad opera di squadre come il Taranto che producono un'altra aspra contestazione da parte dei tifosi. La squadra non gira, appare troppo sbilanciata, ma nel corso di un'amichevole contro la Sampdoria giocata all'Olimpico il 17 settembre 1972, l'allenatore trova la quadratura del cerchio: sposta Martini in difesa, avanza Nanni in mediana e posiziona Re Cecconi e Frustalupi in zone diverse del centrocampo.
La Lazio vince l'amichevole per 1-0, ma quello che colpisce è il gioco arioso e lineare espresso dalla squadra. Lenzini non è però ancora fiducioso sulle capacità del nuovo allenatore ed in considerazione del calendario (che prevede tre scontri "impossibili" nelle prime tre giornate), già teme di doverlo esonerare per non incorrere nell'ira dei tifosi. Si tiene in gran segreto una riunione fra i consiglieri e si decide di dare una possibilità al tecnico almeno per le prime due gare. E' una piovosa giornata quella domenica 24 settembre 1972 quando la Lazio affronta l'Inter per l'esordio in campionato. Nonostante il maltempo il pubblico è giunto numeroso allo stadio, desideroso di rivedere la Lazio in Serie A e timoroso di dover incontrare una favorita per lo Scudetto. La gara è un monologo biancoceleste e solo la sfortuna e l'imprecisione sotto porta gli impediscono di vincere ma non di uscire dal campo fra gli applausi. Il brutto anatroccolo si è trasformato in un cigno bellissimo ma né Maestrelli, né la squadra, ne hanno ancora piena consapevolezza.
La domenica seguente contro la Fiorentina si ha la conferma che qualcosa è cambiato perché, grazie ad una rete di Garlaschelli, la Lazio espugna il Comunale toscano. Un'ulteriore conferma si ha il 15 ottobre quando all'Olimpico scende in campo la Juventus in una gara che finirà 1-1, ma dove sarà la Lazio a recriminare per la mancata vittoria, giocando un calcio meraviglioso dove tutti i giocatori contribuiscono alla costruzione delle azioni, scambiandosi con naturalezza i ruoli. Ormai la squadra viaggia consapevole di essere più forte di quello che si credeva o si sperava. Inutile per Maestrelli gettare acqua sul fuoco. Dopo il Derby d'andata deve dissuadere Nanni dall'accettare la sfida di riprovare il tiro che aveva sanzionato la vittoria nella stracittadina che Helenio Herrera, allenatore dei giallorossi, aveva definito "tiro della domenica". Maestrelli è incuriosito ma allo stesso tempo impaurito da quella sua squadra che, incredibilmente, è in testa alla classifica.
I giornalisti lo cercano sempre più spesso e Tor Di Quinto si anima sempre di più di addetti ai lavori. Tra Dicembre e Gennaio, però, la squadra ha una flessione e perde contatto con la testa della classifica. Maestrelli, saggiamente, non se ne duole più di tanto, ricordando che i piani all'inizio erano ben altri, ma qualcosa lo infastidisce perché crede che la squadra sia più forte di quanto dica la classifica stessa. La sua tesi è ben presto confermata da un filotto di otto vittorie consecutive che riportano i biancazzurri in testa al campionato a poche giornate dalla fine del torneo. Tra queste vittorie c'è anche quella, prestigiosa, ottenuta il sabato santo contro il Milan capolista |che soccombe per 2-1 in una partita drammatica, dove Maestrelli battibecca con l'allenatore rossonero Nereo Rocco reo di contestare l'arbitro Lo Bello. Non mancano comunque momenti di tensione, come l'11 marzo, giorno della stracittadina di ritorno, quando, in un momento di nervosismo, il presidente Lenzini fa allontanare i piccoli Massimo e Maurizio, figli di Maestrelli, rei di calciare una palla nello spogliatoio.
Maestrelli, venutone a conoscenza, va alla ricerca disperata dei figli trovandoli solo a partita iniziata. Fra l'allenatore ed il Presidente scoppia una rissa verbale senza precedenti, con minaccia di dimissioni subito accettate. Solo all'indomani viene riportata la calma, con le scuse di Lenzini e un bel regalo di questi ai ragazzini. Maestrelli si trova a lottare per lo Scudetto e inizia a minacciare il primato delle grandi squadre del Nord. Contro il Torino viene annullata una rete regolare che nega ai biancocelesti la vittoria, mentre contro il Bologna qualcuno arriva a parlare di una tentata corruzione ad opera dei dirigenti biancazzurri, nonostante i felsinei abbiano giocato al di sopra di ogni sospetto, lottando strenuamente fino all'ultimo.
Nell'ambiente romano si ha la percezione che la Lazio in cima alla classifica dia fastidio. Per i tifosi e la squadra la conferma arriva il 20 maggio a Napoli quando, all'89', i partenopei grazie ad una rete di Damiani, battono i biancazzurri e gli impediscono di accedere allo spareggio con la Juventus in un drammatico finale di campionato che sarà denso di polemiche per l'accanimento mostrato dai giocatori napoletani contro la Lazio e l'atteggiamento molto remissivo dei romanisti contro la Juventus che consegnano di fatto la vittoria ai bianconeri. Negli spogliatoi molti tra i biancocelesti scoppiano a piangere, consolati da Maestrelli che dentro di sé soffre per la rabbia di vedere uno Scudetto sfumato all'ultimo minuto per ragioni che appaiono al di fuori del rettangolo di gioco.
In sala stampa lascia da parte la sua proverbiale pacatezza e rilascia dichiarazioni eloquenti di questo tipo "Grazie al Napoli e al suo gioco intimidatorio abbiamo perso lo scudetto", che scatenano la reazione risentita del presidente partenopeo Ferlaino, a sua volta redarguito dai giocatori laziali. Due giorni dopo Maestrelli è su di un volo della TWA assieme alla squadra ed alle mogli dei calciatori per una tournée programmata negli USA come premio per il bel campionato disputato. Un bel gesto per fare gruppo e smaltire la rabbia di uno Scudetto perso in quella maniera.
Dallo Scudetto sfiorato al trionfo del 1974[modifica | modifica sorgente]
Quella vacanza-premio trascorre in allegria, in giro per gli Stati Uniti, lontano dai rancori di un campionato forse irripetibile, anche se da Roma giungevano inquietanti notizie su di un possibile cambio al vertice societario con l'avvento di Riccardo Riva e la sua cordata caldeggiata da Antonio Sbardella che avrebbe portato sulla panchina della Lazio Nils Liedholm. Ma a Maestrelli tutte queste chiacchiere non interessano più di tanto; la beffa subita non viene assorbita e nonostante l'apparenza sorridente e serena, sotto sotto il tecnico cova una speranza di rivincita. Convince Lenzini, rimasto al timone della Società, a non ritoccare la squadra e a non cedere nessuno dei titolari. Non desidera sconvolgere l'equilibrio del gioco. Acconsente solo all'ingaggio di Fausto Inselvini e promuove nella rosa titolare un giovane giocatore di Latina, reduce da un grave infortunio al ginocchio, Vincenzo D'Amico, di appena diciannove anni, che aveva fatto esordire due anni prima in Serie B.
Il ragazzo è di carattere un po' irrequieto e per questo Maestrelli gli fa versare l'ingaggio in un conto vincolato per evitare che spendesse soldi inutilmente e non abbondasse in pranzi e spuntini considerato che il ragazzo tende ad ingrassare. Inoltre si fa consegnare la patente per impedirgli di far tardi la sera. Maestrelli crede molto in D'Amico e per questo lo vuole far crescere bene, lontano dalle tentazioni. Nel ritiro di Pievepelago parla chiaro ai giocatori: "L'effetto sorpresa è finito, ma per lo scudetto dovranno vedersela di nuovo con noi!". Nello stesso tempo rilascia alla stampa dichiarazioni del tipo: "Non partiamo favoriti, lo scorso anno è irripetibile, altre squadre sono molto più forti di noi'". Psicologo per forza, ha il suo bel da fare per calmare gli animi di una squadra di scapestrati e indisciplinati che non esitano ad usare le armi per vincere la noia dei lunghi ritiri o di azzuffarsi in allenamento divisi da rancori ed antipatie che, per miracolo, si sopiscono miracolosamente la domenica in campo dove i giocatori sono compatti e pronti a difendersi reciprocamente.
Questa volta la qualificazione in Coppa Italia viene centrata e prima dell'inizio del campionato la Lazio incontra il Sion in Coppa UEFA. All'andata la Lazio vince con uno squillante 3-0, mentre il ritorno si conclude con una sonora sconfitta per 3-1 con furibonde liti negli spogliatoi. Quella sera il mite Maestrelli alza la voce usando toni duri per far rientrare nei ranghi i giocatori e la domenica seguente, giorno del suo compleanno, la squadra gli regala una sonante vittoria a Vicenza con cui inizia la nuova stagione 1973/74. Nonostante l'inizio promettente, con due vittorie, Maestrelli deve faticare non poco perché la squadra, dopo aver perso con la Juventus, incappa in una serie di pareggi che la portano a distanziarsi dalla testa della classifica.
Inoltre vi è la disgraziata serata in Coppa UEFA contro l'Ipswich Town, in cui, a causa della condotta arbitrale, il pubblico si lascia andare a incidenti e la Lazio sarà squalificata per due anni dalle Coppe Europee. A Dicembre arriva la tanto attesa svolta: prima la vittoria corsara a Cagliari, poi il 9 dicembre i biancazzurri battono in rimonta la Roma in una gara spigolosa che vede premiata la giusta intuizione di Maestrelli di mandare in campo il neo acquisto Paolo Franzoni che, al primo pallone toccato, segna la rete del pareggio. Ci penserà poi l'amato Chinaglia a far vincere i biancocelesti con una rete molto contestata da parte dei romanisti. Due giorni prima di Natale, battendo il Verona in trasferta, la Lazio balza solitaria in testa alla classifica. Maestrelli assieme al suo vice Lovati gioisce nel vedere la sua squadra praticare un calcio perfetto, senza difetti e con i giocatori che durante la partita ricoprono tutti i ruoli scambiandoseli fluidamente come una macchina perfetta e con un gioco d'insieme che nei campi di calcio italiani non si era mai visto prima e che può trovare paragoni solo con il calcio olandese.
A questo punto la Lazio deve soltanto fronteggiare le pressioni esterne che, come ogni squadra prima in classifica, diventano sempre più forti. Ha anche il suo bel da fare nel tenere in pugno uno spogliatoio spaccato in clan dove volano bottiglie rotte per ogni singola e sempre futile vertenza fra i suoi ragazzi. Si rimbocca le maniche quando perde Re Cecconi per un grave infortunio, consegnando la maglia numero otto a Fausto Inselvini che lo ripaga con ottime partite che non fanno rimpiangere il biondo centrocampista lombardo. La sua Lazio gioca la partita perfetta il 17 febbraio contro la Juventus, annichilendola per 3-1 davanti ad una folla estasiata nonostante un diluvio che però nessuno sente davanti alla magnificenza del gioco dei biancocelesti. Maestrelli, malgrado le dichiarazioni alla stampa, stavolta ci crede e comincia a contare quante partite mancano alla fine. Non mancano mai i momenti difficili, come ad esempio nel Derby di ritorno, quando i suoi giocatori, vittoriosi per 2-1 sempre in rimonta, escono dal campo di gioco sotto gli scudi dei Carabinieri, in quanto fatti oggetto di una fitta sassaiola da parte dei tifosi giallorossi imbufaliti sia per il risultato e soprattutto con Giorgio Chinaglia, reo, secondo loro, di averli sbeffeggiati per tutti l'incontro.
Maestrelli deve ospitare il bomber a casa sua per paura di vendette da parte dei tifosi romanisti ma la faccenda non gli dispiace, anzi, ne è felice perché può controllare meglio il bizzoso attaccante. Naturalmente non mancano le minacce alla famiglia dell'allenatore, colpevole di difendere ed ospitare l'attaccante e Tommaso è costretto a far scortare i figli da parenti ed amici per non lasciarli soli. Nel frattempo i suoi ragazzi tornano a giocare nella "Fatal Napoli", ma stavolta la musica è diversa, perché la squadra, sotto per tre volte, riesce sempre a recuperare e a pareggiare per 3-3 grazie ad una tripletta di Long John, scatenato come non mai ed imprendibile per la difesa partenopea. Con il Verona, invece, succede che i suoi ragazzi vanno sotto 1-2 nel primo tempo e il tecnico, invece di mandarli negli spogliatoi, li rispedisce in campo per i 15 minuti di intervallo ad aspettare gli scaligeri. La gara finisce 4-2 per i biancazzurri che nel secondo tempo annichiliscono i gialloblu con una pioggia di tiri da ogni parte del campo. Ormai manca poco alla fine e Maestrelli si concede, non senza qualche remora, di fare un bel discorsetto al capitano dei giallorossi Franco Cordova, pochi giorni prima di un decisivo Roma-Juventus.
Memore di quanto successo l'anno precedente, al calciatore chiede soltanto di giocarsi la partita con serietà e lealtà ottenendo come risposta la promessa della massima sportività. Anche se la Lazio esce sconfitta a Torino dai granata sotto un diluvio ed un campo impossibile, la Roma batte la Juventus 3-2 e spiana la strada allo Scudetto biancoceleste. A due giornate dalla fine sono tre i punti di vantaggio da difendere e vi è il Foggia alle porte per il primo match point della storia della Lazio. La settimana che precede l'incontro è molto particolare perché nessuno ha voglia di scherzare e tantomeno di litigare. Troppo alta la posta in palio e troppa la tensione sia fuori che dentro lo spogliatoio. A Maestrelli dispiace giocarsi lo Scudetto proprio al prezzo della retrocessione del suo Foggia, ma la legge del calcio è questa e la partita va affrontata senza remore.
Tornando a casa dopo gli allenamenti, nota qualcosa che lo fa sorridere e impaurire allo stesso tempo: sono apparse per la prima volta le bandiere biancocelesti sui balconi delle abitazioni, usanza che si era vista per la Nazionale dopo i Mondiali del 1970. Roma d'incanto si è colorata di biancoceleste. Dal Quadraro alla Tiburtina, dai Parioli alla Camilluccia, è tutto uno sventolare di bandiere della Lazio sui palazzi. E di bandiere biancocelesti si tinge fin dall'alba l'autostrada del sole che porta tifosi da tutta la regione verso un unico obiettivo: lo stadio Olimpico. E' l'alba del 12 maggio 1974, 27.019° giorno di vita della S.S. Lazio 1900, il giorno atteso da una vita. Maestrelli, entrando in campo e vedendo quella marea umana che mai si era vista prima, ognuna con una bandiera, si era chiesto se stesse sognando. Ma la realtà a volte è più bella di ogni fantasia. Dopo un primo tempo scialbo, frenato dalla tensione, la Lazio passa con un rigore trasformato dal suo "figlio prediletto" Chinaglia che fa esplodere lo stadio di gioia. L'ultima mezz'ora sembra un'eternità ed al triplice fischio finale Maestrelli non riesce a muoversi dal suo posto in panchina e resta come impietrito. Lo smuovono gli abbracci commossi di Gigi Bezzi e di Bob Lovati e subito dopo quello di migliaia di tifosi che hanno invaso il campo in un delirio di gioia. Sono le 17.45 e la Lazio vince per la prima volta lo Scudetto.
Negli spogliatoi è una festa continua e la sera nell'Hotel Americana, Tommaso finalmente riesce a dar sfogo alla sua gioia assieme alla moglie, alle figlie ed ai gemelli. La settimana seguente è tutto un festeggiamento con ricevimenti, feste e praticamente nessuno pensa più ad allenarsi. La successiva trasferta a Bologna diventa un'amichevole senza più pensieri dopo un'annata non certo facile ma indimenticabile. Prima dello "sciogliete le righe", Maestrelli siede in panchina per un'amichevole contro gli argentini del San Lorenzo de Almagro disputata per festeggiare il tricolore raggiunto. Assenti i tre nazionali che parteciperanno ai Mondiali Tedeschi, Chinaglia, Wilson e Re Cecconi. Maestrelli fa loro le solite raccomandazioni di dare il massimo se chiamati in campo. Intanto arriva da Torino una proposta della Juventus a sedersi sulla panchina bianconera ma, dopo un incontro con l'avvocato Gianni Agnelli fatto solo per pro-forma, la cosa cade subito perché per nessuna ragione al mondo lascerebbe la Lazio. Prima di dedicarsi al meritato riposo, concorda con Lenzini la campagna acquisti, che vede il solo acquisto di Roberto Badiani e qualche cessione minore. Maestrelli non vuole snaturare la squadra e crede nel bis con gli stessi uomini.
Finalmente può concedersi il riposo assieme alla famiglia, ma Sabato 15 giugno, mentre vede la partita fra Italia ed Haiti, assiste alla ribellione di Chinaglia che, sostituito, manda in mondovisione a quel paese il C.T. Valcareggi. Sa che all'interno dello spogliatoio azzurro c'è maretta e non vige proprio un clima idilliaco, ma questa reazione del suo attaccante è inaspettata. A notte fonda squilla il telefono e dall'altro capo del filo, qualcuno, senza dargli modo di replicare, gli disse: "Deve venire in Germania, nel ritiro della Nazionale, perché Chinaglia ha combinato un pasticcio tremendo e solo lei può salvare la situazione". La mattina presto una macchina lo preleva da casa e lo conduce in aeroporto dove un aerotaxi lo scarica a Stoccarda. Arriva nel ritiro dove si respira un'aria da resa dei conti: la Federazione, Allodi in testa, voleva cacciare Chinaglia per quel gesto plateale che tutti hanno visto. Re Cecconi e Pino Wilson, assieme al napoletano Juliano, minacciano di andarsene anche loro se il compagno fosse stato allontanato.
Maestrelli prende Chinaglia e se lo porta in una stanza facendogli capire che se non faceva una conferenza stampa con pubbliche scuse, avrebbe compromesso la sua carriera e soprattutto avrebbe danneggiato l'immagine della Lazio. Ci vuole tutta la sua capacità dialettica per convincere Long John a scusarsi, ma alla fine ci riuscirà, anche se la Nazionale sarà comunque eliminata una settimana dopo.
Il tricolore da difendere contro tutto e tutti[modifica | modifica sorgente]
Passate le vacanze, ecco di nuovo Maestrelli (che intanto aveva vinto il Premio Seminatore d'oro per la Serie A) presentarsi per primo al raduno estivo di Pievepelago. C'è uno scudetto da difendere e la pressione ormai è molto forte. La rosa è praticamente immutata, ma la Coppa Italia non dà buoni risultati, come gli anni precedenti, e la squadra era stata subito eliminata. Il campionato comincia abbastanza bene con tre vittorie. Tutto sembra ricalcare il copione dell'anno precedente ma una gara disgraziata contro l'Inter, persa in casa, scoraggia la squadra. Da quel momento la squadra non è più la stessa e comincia a perdere colpi. Il Derby di andata è perso malamente per 1-0.
Tuttavia la Lazio è ancora a pochi punti dalla Juventus e dal Napoli e tutto può ancora succedere. Purtroppo anche il pubblico delle squadre avversarie, che ad ogni trasferta tempestano Chinaglia di fischi memori della scenata ai Mondiali tedeschi, contribuiscono ad innervosire i giocatori e lo stesso centravanti non riesce a giocare sereno nonostante il forte carattere. Maestrelli cerca di minimizzare ma sa che andando avanti così non avrebbe mai bissato lo Scudetto dell'anno precedente. A nulla vale l'acquisto novembrino di Pietro Ghedin comprato per puntellare la difesa non più perfetta come l'anno prima.
Per la Nazionale ci vorrebbe Maestrelli[modifica | modifica sorgente]
Mentre il campionato svolge il suo cammino, la Nazionale è in piena fase di ristrutturazione. Era stato chiamato Fulvio Bernardini, vecchia conoscenza biancazzurra, al difficile compito di ricostruire la squadra azzurra dopo il fallimento dei Mondiali tedeschi. Era un incarico a tempo, Bernardini doveva fare da traghettatore dalla gestione Valcareggi ad un altro tecnico che sarebbe stato scelto dalla F.I.G.C. nei mesi successivi. Il tecnico era stato, nell'Agosto 1974, in visita da Maestrelli nel ritiro di Pievepelago per parlare con lui dei problemi della Nazionale e di Chinaglia che, dopo un periodo di purgatorio, avrebbe rilanciato in azzurro. Maestrelli aveva dato consigli a Bernardini, ma non immaginava che il presidente federale Artemio Franchi, rimasto favorevolmente colpito da come l'allenatore biancoceleste aveva gestito il "Caso Chinaglia" durante i mondiali, stesse pensando a lui per il rilancio della Nazionale.
Nell'inverno tra il 1974 e il 1975, Maestrelli è contattato da emissari della Federazione per sondare il terreno e capire se c'era disponibilità da parte dell'allenatore. Maestrelli è combattuto tra il rimanere alla Lazio o sfruttare un'occasione sicuramente irripetibile come quella di allenare la Nazionale in vista anche dei Mondiali in Argentina che si sarebbero disputati nel 1978. I giocatori capiscono subito la situazione e se ne preoccupano, ma Maestrelli smorza subito la tensione, facendo capire loro che se avesse accettato lo avrebbe fatto solo alla fine del campionato.
Il dramma della malattia[modifica | modifica sorgente]
Tra gennaio e febbraio 1975, Maestrelli è colpito da dolori allo stomaco. Renato Ziaco, il medico sociale, gli prescrive un po' di riposo. I primi risultati della squadra non sono proprio esaltanti. Per un po' i fastidi scompaiono ma dopo la gara con il Bologna, vinta in trasferta per 2-1, Maestrelli ha un malore e sente come un brivido freddo allo stomaco. A questo punto anche Renato Ziaco comincia a preoccuparsi e consiglia a Maestrelli un ricovero in clinica per accertamenti. A malincuore Maestrelli accetta e due giorni dopo entra nella Clinica Paideia per sottoporsi ad una serie di esami medici.
Intanto la squadra, affidata al vice Lovati, continua la preparazione in vista della gara interna con il Torino e la sera i giocatori vanno a trovare l'allenatore raccontandogli quello che avevano fatto nella giornata per fargli un po' di compagnia. Purtroppo la diagnosi sarà tremenda: Maestrelli è affetto da un cancro al fegato con metastasi estese allo stomaco. Fu un colpo tremendo per lui e per la sua famiglia. La squadra viene avvisata la domenica ed in un clima surreale perse 5-1 in casa con il Torino. Molti giocatori giocano piangendo.
I medici provano ad operarlo, ma è tutto inutile. Gli pronosticano al massimo otto settimane di vita. La notizia si sparge in fretta e la moglie Lina viene subissata da chiamate di fantomatici guaritori, il più delle volte degli squallidi ciarlatani. Solo un immunologo, Saverio Imperato, riesce a dimostrare la veridicità scientifica di una cura da lui stesso sperimentata ed ha il benestare a somministrarla. I risultati sono stupefacenti, Maestrelli, dimagrito di 15 Kg, comincia a reagire bene fino a tornare a mangiare e ad alzarsi dal letto. Passa le sue giornate sul balcone della stanza con un binocolo per vedere i suoi giocatori allenarsi nel vicino campo di Tor Di Quinto e soffre per non essere lì con loro. Intanto il campionato termina con un quarto posto discreto ma deludente considerati gli obiettivi di partenza. Maestrelli deve cedere il posto a Giulio Corsini, ex allenatore dell'Atalanta, e per un po' si defila dalla vita della Lazio per curarsi.
In realtà segue con preoccupazione e scetticismo l'opera di "ringiovanimento" della squadra che il nuovo allenatore ha intrapreso smembrando la compagine che aveva vinto il tricolore neanche 14 mesi prima. Inoltre è inquieto per Chinaglia che ha chiesto di essere ceduto ai Cosmos New York per riunirsi alla famiglia, ma nulla può fare ormai per dissuaderlo perché non è più lui l'allenatore dei biancazzurri. Comunque i miglioramenti della sua salute sono tali che in poco tempo riacquisterà le forze fino a tornare ad uno stile di vita normale.
Il miracolo del ritorno in panchina[modifica | modifica sorgente]
Passata l'estate e rimessosi in buona salute, Maestrelli segue il nuovo campionato della Lazio con finto distacco. Saluta l'esordio con rete di un giovanotto su cui aveva già puntato forte per il futuro, Bruno Giordano, a cui ha pronosticato una carriera molto interessante. Ma quella rete a Genova contro la Sampdoria che ha dato la vittoria alla Lazio, sarebbe stata l'unica dell'era Corsini, allenatore non in grado di capire e gestire lo spogliatoio e nemico giurato di Chinaglia. Man mano la Lazio si troverà a combattere per non retrocedere. Le sciagurate scelte di cedere alcuni giocatori, ritenuti ormai "anziani", si rivela un errore madornale ed irrecuperabile ed i nuovi non sono all'altezza della situazione. Dopo un'ennesima sconfitta ad opera dell'Ascoli, Corsini, ormai in rotta con la squadra, viene esonerato. Lenzini a questo punto richiama Tommaso che in pochi istanti accetta la proposta senza alcuna remora.
Sembra un miracolo: un uomo dato dai medici per condannato, rientra sul terreno di gioco per allenare i suoi ragazzi e ricominciare. Non è facile il compito di Maestrelli di riuscire a salvare la stagione con una squadra indubbiamente molto più debole rispetto a quelle precedenti. C'è poi la "querelle" Chinaglia che vuole trasferirsi in America dalla famiglia a rendere tutto più complicato. Comunque pian piano il tecnico riesce a risollevare le sorti dei biancazzurri e a farla navigare ai margini della zona salvezza. Utilizza per questa impresa due ragazzi della Primavera, il già citato Bruno Giordano e Lionello Manfredonia, uno stopper elegante e raffinato nel tocco di palla.
La salvezza della squadra ultimo atto di un grande uomo[modifica | modifica sorgente]
A poche giornate dalla fine, Maestrelli deve assistere, suo malgrado e senza poterlo impedire, all'addio del suo prediletto Chinaglia che ottiene finalmente di essere ceduto ai Cosmos New York, lasciando precipitosamente la Lazio a fine Aprile dopo una gara interna col Torino, dando l'idea più di fuga che di un addio. Grazie ad una insperata e clamorosa vittoria sul Milan per 4-0 nella penultima giornata di campionato, i biancazzurri vanno a giocarsi tutto a Como. E' una partita a doppia faccia, perché dopo 17 minuti i lariani sono in vantaggio 2-0. Giordano riesce al 20° ad accorciare le distanze e Badiani a pareggiare al 53°. Tanto basta per salvarsi perché l'Ascoli, a pari punti, viene retrocesso per differenza reti. A nulla servirà ai marchigiani appellarsi alla Lega Calcio per un presunto atto di corruzione, perpetrato a Cesena, dove alcuni dirigenti della Lazio avevano incontrato gli ex Oddi e Frustalupi per saldare delle pendenze ma che qualcuno ha interesse ad interpretare come tentativo di corruzione. La Lazio verrà assolta e Maestrelli potrà vantarsi di aver compiuto un altro miracolo ottenendo una difficile salvezza.
Il ritorno in panchina e lo stress della gara debilitano però Maestrelli che indica Luis Vinicio come l'allenatore ideale per raccogliere la sua eredità. La sua indicazione è accolta da Lenzini che ingaggia il tecnico brasiliano. Maestrelli riesce a fornire solo qualche consiglio tecnico, poi pian piano si defila. Ogni tanto si reca a trovare la squadra in allenamento, ma le forze ricominciano a mancargli ed è necessario un nuovo ricovero. Fa appena in tempo ad ascoltare per radio la vittoria nel derby di andata vinto grazie ad una rete di Giordano ed alle parate sensazionali di Pulici. Poi perde man mano conoscenza. Giovedì 2 dicembre 1976 il telegiornale della sera annuncia la ferale notizia: "Si è spento, oggi pomeriggio a Roma, l'ex allenatore della Lazio Tommaso Maestrelli....". La notizia si era già ampiamente diffusa a Roma, dove sin dal tardo pomeriggio numerosi tifosi si erano recati alla clinica Paideia con fiori e bandiere listate a lutto. La squadra quel giorno non si era allenata perché molti giocatori erano in preda al pianto. Ai funerali, sabato 3 dicembre, una marea biancazzurra, accorsa fin dalla notte, accompagnerà l'amato Maestrelli nell'ultimo saluto.
Piazza dei Giuochi Delfici, Ponte Milvio, Vigna Stelluti, sono completamente bloccate dal traffico causato da una folla strabocchevole che arriva fino al Lungotevere. Presenti tutte le autorità, rappresentanze della F.I.G.C. e della Nazionale, che sarebbe stata sua se il male non lo avesse portato via quando ancora non aveva 54 anni. Presenti anche tutti i rappresentanti delle squadre italiane e particolarmente di quelle in cui aveva lasciato un segno sia come calciatore che come allenatore. Tutti i giocatori dello Scudetto presenziano ai suoi funerali e proprio loro portarono a spalla la bara per l'ultimo viaggio. Viene tumulato nel cimitero di Prima Porta a Roma e la sua tomba per giorni sarà ricoperta dalle innumerevoli corone di fiori giunte da tutta Italia.
La morte di un uomo, la nascita di un mito[modifica | modifica sorgente]
Dopo la sua morte, sono molte le iniziative che portarono il suo nome. Gli vengono intitolati molti tornei a livello giovanile. Il 30 aprile 1977 viene scoperto un busto di bronzo nel centro sportivo di Tor Di Quinto che prenderà il suo nome. Il Comune di Roma gli intitola una strada nei pressi dell'Eur. Quando il 9 gennaio 2000, alla festa del Centenario della nascita della S.S. Lazio viene issata una gigantografia con il suo volto, esplode il boato più grande dal pubblico che così accoglie il suo nome e il suo ricordo. Un boato fatto da tanti tifosi che lo hanno conosciuto, ma anche dei più che, nati dopo la sua morte, non hanno avuto modo di vedere la sua opera in campo e nonostante ciò consapevoli ugualmente che Maestrelli è e sarà sempre il mito inarrivabile per grandezza. Nel Novembre 2006, in occasione del trentennale della sua scomparsa, per volontà della famiglia, esce un libro, scritto dal giornalista Franco Recanatesi, dal titolo "Uno più Undici", che traccia la biografia umana e sportiva di Maestrelli.
Un libro fortemente voluto soprattutto dai gemelli Massimo e Maurizio e che in pochi giorni fa riscontrare il tutto esaurito nelle librerie, non solo a Roma, ma anche a Bari, Foggia e Reggio Calabria, città dove Maestrelli ha lasciato un ricordo indelebile. Nella primavera 2007 la trasmissione "Sfide" di Raitre gli dedica tutta la puntata con una serie di immagini inedite prese dall'archivio di viale Mazzini, condite dal ricordo toccante dei suoi ragazzi ormai sessantenni. Uno spettacolo teatrale dal titolo "L'ultima partita", dedicato alla figura di Maestrelli, viene rappresentato nel 2013 al Teatro Ghione e replicato nel 2014 al Teatro Parioli. Nelle due occasioni si è registrato in ogni rappresentazione il tutto esaurito. Il mito di Tommaso, a 38 anni dalla morte, sembra non tramontare. Il 16 settembre 2013 viene seppellito nella tomba della famiglia Maestrelli Giorgio Chinaglia dopo una toccante cerimonia che li ha riuniti nel sonno eterno. Alla morte del capitano della squadra campione d'Italia Giuseppe Wilson, avvenuta in Roma il 5 marzo 2022, la famiglia Maestrelli propose di ospitare anche "Pino" nella stessa tomba. Dall' 8 marzo 2022, quindi, i massimi artefici della Lazio più spettacolare di tutti i tempi riposano nello stesso avello.
Il 2 ottobre 2022, la Lazio Calcio nella persona del suo presidente, Claudio Lotito, ufficializza l'intitolazione della Curva Sud dello Stadio Olimpico alla figura dell'indimenticato ex allenatore biancoceleste. In occasione del centenario della nascita di Tommaso, fra le tante iniziative organizzate dal club biancoceleste quella di istituire la "Curva Maestrelli" è stata sicuramente la più significativa. Ad officiare la cerimonia, allestita prima della gara di campionato Lazio-Spezia, con il presidente biancoceleste c'era anche Massimo Maestrelli, figlio di Tommaso. Per l'occasione è stato creato e posizionato in Sud un grande telone, con sopra riprodotta una fotografia del tecnico Campione d'Italia nel 1974.
Una scoperta di LazioWiki: Tommaso Maestrelli eletto Consigliere Comunale a Bari[modifica | modifica sorgente]
LazioWiki, nel corso delle sue costanti ricerche, ha reperito un articolo tratto da un numero dello "Sport Illustrato" del 1949 in cui viene riportata l'elezione di Tommaso Maestrelli a Consigliere Comunale della città di Bari e nel quale vengono descritte le qualità del calciatore. Di seguito trascriviamo l'articolo la cui immagine è presente a fine testo.
Calciatori in vena. L'onorevole Maestrelli.
"Dunque cittadini" - concluse il candidato Tommaso Maestrelli - "questo sarà il programma che, con intuito e comprensione delle altrui esigenze, noi attueremo allorché, sedendo al Consiglio Comunale di Bari, mediante i vostri voti, potremo disporre della cosa pubblica". Ci fu - è vero - un momento di silenzio preoccupante, poi un tale disse: "Mi piace perché quando parla non si riscalda mai". Un altro soggiunse: "E' giovane e ad essi io uso dar fiducia". Un terzo infine, che aveva ascoltato tutto il discorso poco discosto dalla tribuna, commentò: "Se il Consigliere Comunale sarà di pari abilità al giocatore di calcio non c'è che da dire: avremo fatto un affare". Fu questo il cerino che dette fuoco a quello che seguì. Ci furono manifestazioni di assenso ed applausi calorosi e, di li a qualche giorno, anche alcune migliaia di voti che portarono il candidato Maestrelli a quella carica per la quale si era recato sulle piazze, lui, temperamento calmo ed alieno da ogni atteggiamento che potesse sembrare, anche solo in apparenza esibizionistico. Ma quei voti andarono al "candidato" Maestrelli oppure al giocatore Maestrelli ? Come gli artisti sul palcoscenico non hanno possibilità, accecati come sono dai rivoli di luce dei riflettori, di poter distinguere più in là di una fila di poltrone, così Tommaso Maestrelli non seppe vedere e discernere tra la folla chi era l'elettore in cerca di un orientamento alla vigilia delle votazioni, dallo sportivo che, abbandonate le scalee dello stadio, continuava ad applaudire il suo idolo anche se privo delle scarpe bullonate.
E quegli sportivi sereni ed onesti credettero di tradire quel sincero applauso con una votazione inversa. Così Maestrelli diventò uno dei primi cittadini di Bari. Ma a Bari egli non è nato. Figlio di un funzionario delle ferrovie governative aprì gli occhi a Pisa 26 anni fa e crebbe, via via in altre città, finché, pronto per giocare in una formazione per ragazzi, la sua famiglia si fermò stabilmente a Bari, dove tirò i primi calci nelle minori dei bianco-rossi. E sempre con i galletti si è schierato sino alla conclusione dello scorso torneo quando, in seguito al doppio giochetto dell'Inter, si è trovato per qualche ora nero-azzurro e, poi, definitivamente giallo-rosso romanista. Ad occhio e croce dovrebbe valere mezzo Amadei perché tale è stata la sua quotazione alla borsa calcistica di fine anno, ma a Roma la pensano diversamente anche se un confronto, di per se stesso indelicato, è in questo caso specifico inconcepibile per la differente natura che alimenta il tipo di gioco dei due calciatori, recanti, tra l'altro, sulla schiena un numero diverso. Conosce in pieno la palla e la maniera con la quale deve essere trattata in ogni circostanza e su qualsiasi terreno. Predilige la manovra sistemista ed il ruolo di laterale per quelle innati doti di raccordo tra difesa ed attacco sulle quali si basa il suo ritmo di gioco. Non è uno stoccatore, ma trova con semplice naturalezza la via della rete: spesso chiamato ad arbitrare tra il "tirare" ed il "passare" preferisce questa seconda decisione, non per sottrarsi ad una responsabilità, ma per favorire, altruisticamente, il compagno più piazzato (o, meglio, da lui ritenuto tale).
Dopo la convincente stagione disputata con i colori baresi (fu anche azzurro alle Olimpiadi) sinora alla Roma ha altalenato tra il ruolo di laterale e quello di interno a seconda delle esigenze della squadra. Sempre ha messo in luce le finezze della sua manovra che rispondono in maniera aderente alla vera lettera dei dettami calcistici, anche quando, come quest'anno, ha attraversato periodi di scarsa vena causati da numerosi incidenti di gioco. Incidenti e testate che oltre a procurargli un pericoloso stato di choc e tutto sulla fronte per complessivi sei punti di sutura, gli hanno accollato la nomina di "cattivo" che invece non gli calza a modello. In giallo-rosso Maestrelli si vede bene e non ha nessuna intenzione di cambiare società. Giovane com'è ha ancora dinanzi un lungo periodare calcistico. Quando le gambe ed i polmoni cominceranno a tradirlo ha intenzione di ritornare a Bari, dove ha la maggior parte dei famigliari, per studiare le varie vie sulle quali instradare la sua nuova attività. E allora - non v'è dubbio - lo riprenderà il microbo dell'agone politico del quale non pare essersi in così breve tempo liberato. Non è escluso quindi, che alla vigilia delle prossime elezioni baresi, lo si senta così parlare: "Sarò breve cittadini. Vi dimostrerò succintamente quale è il programma che la mia lista intende attuare, allorché mediante i vostri voti...".
Palmares[modifica | modifica sorgente]
- 1 Scudetto (Lazio) nel 1973/74
► L'arrivo di Maestrelli a Roma
► Un precampionato difficile ed il tentativo di esonerare Maestrelli
► Maestrelli e il dramma della sua malattia
► La morte di Tommaso Maestrelli
► Centro Sportivo Tor di Quinto-Tommaso Maestrelli
► Inaugurazione del busto a Maestrelli a Tor di Quinto il 30 aprile 1977
► Tommaso Maestrelli e la tessera di Partigiano
► Galleria di immagini su Tommaso Maestrelli - p. 1
► Galleria di immagini su Tommaso Maestrelli - p. 2
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