Maestrelli e il dramma della sua malattia
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Marzo 1975: i primi sintomi[modifica | modifica sorgente]
Verso la fine dell'inverno 1975 l'allenatore della Lazio Maestrelli inizia ad avere dei disturbi di stomaco come bruciore e sensazioni di freddo. Questi sintomi, dapprima molto radi, cominciano a presentarsi sempre con maggior frequenza ma sia l'allenatore che lo staff sanitario non gli danno eccessivo peso. Si pensa infatti ad una forma di gastrite da stress in quanto il tecnico è sotto pressione sia per i risultati non proprio brillanti della squadra, sia perché si sta ventilando un suo passaggio dalla panchina dei biancocelesti a quella della Nazionale italiana dove viene designato come prima scelta alla successione del Direttore Tecnico Fulvio Bernardini da Artemio Franchi che ne caldeggia l'assunzione.
Il perseverare dei sintomi ed un conseguente malore dopo la gara di Bologna lo costringono, anche su consiglio del medico sociale Renato Ziaco, a sottoporsi ad esami medici presso la casa di cura Paideia. Questi esami prevedono il ricovero per alcuni giorni e la squadra viene pertanto affidata al vice Roberto Lovati. Maestrelli entra in clinica il 31 marzo per sospetta colicistite.
Aprile: l'atroce scoperta[modifica | modifica sorgente]
Le prime analisi confermano che c'è qualcosa di più importante di una colecistite ma per essere più precisi bisogna effettuarne delle altre e tenere il paziente sotto osservazione. Maestrelli vorrebbe tornare a casa, è irrequieto, ma viene convinto a rimanere in clinica. Purtroppo dal prof. Paride Stefanini arriva la triste conferma che il tecnico biancoceleste ha un epatocarcinoma, cioè un tumore molto esteso al fegato. Non ha mai trovato conferma la frase riportata dal professore dopo aver visitato il malato: "Perché mi avete chiamato per farmi vedere un morto?". Della gravità della malattia viene subito informata la moglie Lina e lo staff medico della Lazio. La squadra viene resa nota del fatto dal vice allenatore Lovati poco prima della gara interna col Torino e le conseguenze sono che i biancazzurri scendono in campo scossi subendo una memorabile disfatta in casa.
La sera stessa dopo l'incontro i giocatori si recano tutti a trovare l'allenatore che, dimenticato il suo stato di salute, rimprovera gli stessi per la sconfitta subita. Il giorno 7 aprile si decide per l'intervento che non ha però esito positivo; il paziente viene aperto e richiuso quasi subito. Il tumore è infatti troppo grande e le possibilità di vita sono stimate in non più di 3 mesi. Per il prof. Stefanini non ci sono speranze. Alla stampa viene detto che Maestrelli è stato operato di colicistite purulenta, ma alcuni addetti ai lavori scoprono ben presto l'atroce verità e, pietosamente, tacciono. I comunicati dei giorni successivi parlano di decorso post-operatorio soddisfacente. E' una pietosa bugia detta anche per nascondere la verità al paziente che ogni mattina chiede, ed ottiene, di poter leggere i giornali.
Maestrelli perde in poche settimane quasi 15 kg di peso. Ha forti dolori che i sedativi a malapena leniscono. E' curato dalla moglie e dalle figlie più grandi. Si fa anche posizionare un cannocchiale per seguire gli allenamenti visto che la clinica è di fronte a Tor Di Quinto, malgrado i medici gli abbiano raccomandato di non esporsi a correnti d'aria.
Santoni, maghi e guaritori[modifica | modifica sorgente]
La notizia della malattia di Maestrelli fa il giro d'italia. Si presentano sedicenti medici, santoni, ciarlatani. Solo uno di questi fu in qualche modo preso in considerazione e, dopo che la moglie aveva sentito i pareri di Ziaco ed Alicicco, viene chiamato per un consulto. Questi si chiama Saverio Imperato ed ha scoperto una cura che applica con successo da alcuni anni, la sinterapia, ovvero una sinergia fra terapie. "Alleanza, non guerra. Una strategia sinergica". Consiste in un potenziamento mirato e personalizzato delle difese naturali dell'organismo, attivazioni immunitarie selettive alle quali il paziente va sottoposto prima e dopo ciascuna chemioterapia, radioterapia, ormonoterapia, operazione chirurgica. Insomma, a differenza di tutti gli altri profeti di terapie alternative, Imperato non sottrae gli oncologici alle cure convenzionali. Prescrive a Maestrelli 22 diverse medicine. Ogni farmaco a un minuto preciso. L'infermiera che glielo somministra deve controfirmare la ricetta temporizzata da lui. Un medico commenta la sua cura sarcasticamente: "Invece di morire dopodomani, così morirà stanotte". La sera dopo Maestrelli è in piedi, dopo mesi di letto. L'ormai ex allenatore (al suo posto è stato ingaggiato Giulio Corsini) inizia a migliorare giorno dopo giorno e comincia ad alimentarsi regolarmente mangiando carne e pesce portatogli direttamente da Pescara dal suo amico Mario Tontodonati.
Il miracolo della ripresa[modifica | modifica sorgente]
L'estate è ormai al suo massimo splendore, quando finalmente Maestrelli riprende le forze e lascia il suo appartamento di Roma per recarsi in vacanza con tutta la famiglia a Rosa Marina, nella sua casa al mare. Seppur ancora non al meglio delle energie, il tecnico passa un buon periodo a ritemprarsi al sole e a riprendersi dallo stress dei mesi passati. La stampa si dedica alla sua inspiegabile guarigione con servizi su tutti i giornali e riviste. Le analisi confermano una regressione quasi totale della malattia. Il peggio sembra così ormai alle spalle, tanto che tra il serio e il faceto Maestrelli vuole leggere i "coccodrilli" che alcuni suoi amici giornalisti hanno preparato per la sua morte. Apparentemente il calcio non gli manca. Passa le sue giornate a giocare con i ragazzi, ma sicuramente in cuor suo sta pensando all'odore dell'erba del rettangolo di gioco e forse al fatto che se nulla di ciò fosse accaduto in quel momento, sarebbe stato impegnato a selezionare i giocatori della Nazionale in vista delle qualificazioni per gli Europei e quelle ben più importanti per i mondiali in Argentina. Ma era già un successo essere vivi ed in buona salute.
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