Lotito Claudio

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Claudio Lotito

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Presidente, nato a Roma il 9 maggio 1957, imprenditore nel ramo dei servizi.

L’avvento[modifica | modifica sorgente]

Il suo nome viene associato alla Lazio per la prima volta il 9 aprile 2004, quando trapela l’ipotesi di un suo ingresso nella società con l’acquisizione di una quota di minoranza. Dal gennaio del 2003 Capitalia ha rilevato direttamente la gestione del club biancoceleste e a questa fase transitoria si vuole porre termine, con la consegna della Lazio nelle mani di un nuovo azionista di riferimento: a Lotito viene proposto di impegnarsi in tal senso, come confermerà in seguito lui stesso ("ho preso la Lazio perché me lo hanno chiesto le istituzioni"). Il 19 luglio dello stesso anno diventa azionista di maggioranza e presidente, acquisendo tramite la controllata Lazio Events 18.268.506 nuove azioni (pari al 26,969% dell'intero pacchetto), a fronte di un corrispettivo di circa 18,2 milioni di Euro. Il suo ingresso nella Lazio è appoggiato dalla stessa Capitalia e dall’area politica romana che fa capo a Francesco Storace e più in genere al centro-destra; alle sorti della Lazio si interessa anche un altro imprenditore, Piero Tulli, che viene accostato politicamente al sindaco Walter Veltroni, ma Lotito prevale in quello che sarà un breve e intenso ballottaggio. Per qualche giorno si parla anche della suggestiva ipotesi di un ritorno di Gianmarco Calleri, ma la candidatura dell’ex presidente non ha consistenza reale.

L’informazione cerca di tracciare il profilo di Claudio Lotito e descrive un personaggio totalmente dedito al lavoro e alla famiglia (ha sposato una delle figlie del costruttore Gianni Mezzaroma, Cristina, dalla quale ha avuto un erede, Enrico) ed estremamente riservato. L’unica sua distrazione, a quanto pare, è proprio la Lazio, della quale si dice sia tifosissimo. Il neo presidente è originario dell’Umbria, ha radici materne ad Amatrice (RI) e ha vissuto a Ciampino, nei dintorni di Roma. Completati gli studi classici, si è laureato in pedagogia ("con 110 e lode", come ama sottolineare). Fin dalla prima conferenza stampa, nella quale spicca un celebre "nun te faccio entra' più a Formello" (indirizzato al calciatore Claudio Lopez, in relazione a questioni contrattuali in sospeso tra l’argentino e la Lazio), il nuovo Presidente dimostra di essere un personaggio decisamente sopra le righe, sotto ogni aspetto: la verbosità spesso insopportabile e un’apparente sovrastima di sé che sfocia nel narcisismo, soprattutto, contribuiscono a declassarlo, nell’immaginario pubblico, al rango di innocua "macchietta". In realtà, la mancanza di timori reverenziali nei confronti delle istituzioni – ha una proposta risolutiva per tutto, non solo per i problemi del calcio, e non manca di esporla a chi di dovere, spesso causando reazioni sconcertate – fa sospettare che il Presidente abbia spalle "politiche" e personalità ben più solide di quanto si immagini.

La Lazio ereditata da Lotito versa in gravi difficoltà finanziarie e tecniche: il debito fiscale, tra gli altri, ammontante a circa 132 milioni di Euro sui 380 complessivi, mette a rischio la stessa continuità societaria; i calciatori rimasti in rosa sono appena dieci. Mentre si lavora per una soluzione alla questione fiscale, sul fronte tecnico si riparte da un’operazione di grande impatto emotivo: il ritorno alla Lazio di Paolo Di Canio. Il nuovo allenatore è Domenico Caso, altro personaggio di rilievo nella storia biancoceleste. La squadra viene completata con l’acquisto, divenuto proverbiale, di nove calciatori nell’ultimo giorno di mercato: tra illustri sconosciuti e mezze figure, spicca il nome del centravanti Tommaso Rocchi, prelevato dall’Empoli. Lotito snellisce la struttura decisionale della società, adottando il sistema dualistico, che gli consente un controllo pressoché totale della Lazio.


2004-2006: il biennio terribile[modifica | modifica sorgente]

I rapporti con l’ambiente laziale, dopo l’entusiasmo d’obbligo nei confronti di colui che, necessariamente, viene identificato nel salvatore della Patria, cominciano a deteriorarsi in breve tempo. L’attenzione maniacale ai conti viaggia a braccetto con l’assoluta indifferenza nei confronti di tutto ciò che viene identificato, a torto o ragione, con la cosiddetta "lazialità": ne fa le spese un po’ tutto il mondo Lazio, che vede sparire uno alla volta tutti i punti di riferimento all'interno della società e assiste perplesso alla reazione infastidita di Lotito quando gli vengono ventilati i possibili ritorni di Giorgio Chinaglia, che si offre per un ruolo dirigenziale, e di Alessandro Nesta. Viene allontanato anche Volfango Patarca, storico allenatore del settore giovanile, sostituito da Giulio Coletta.

La stagione 2004/05 si conclude con due successi fondamentali per i colori biancocelesti: il debito Irpef, accumulato durante le gestioni di Sergio Cragnotti e Capitalia, viene dilazionato in 23 anni grazie al ricorso alla discussa Legge 178/2002; la squadra guadagna la permanenza in Serie A, senza la quale sarebbe venuta meno la base – soprattutto economica – della continuità societaria. Lotito dimostra da subito di non essere certo entrato nel mondo del calcio per recitare un ruolo di secondo piano: a marzo del 2005 è già consigliere di Lega e a novembre viene incaricato, sempre in seno alla Lega, di occuparsi della questione dei diritti televisivi. Sul piatto il presidente cala anche, fin dal primo giorno, la questione-stadio: la Lazio ha bisogno di un suo impianto, spiega, e i terreni che possiede sulla Tiberina sembrano il luogo ideale per costruirlo. Ad agosto del 2005 si vocifera di un suo coinvolgimento nel tentativo, poi fallito, dell'imprenditore ciociaro Giovannone di acquistare il Torino.

Superata la prima fase di emergenza, la squadra viene rafforzata e ringiovanita. La guida tecnica, a partire dalla stagione 2005/06, è affidata a Delio Rossi, allenatore di scuola tattica zemaniana, e i risultati non tardano ad arrivare. Ma la popolarità di Lotito in questa fase scende ai minimi termini, per effetto di una durissima contestazione da parte della tifoseria organizzata, che riesce a coinvolgere anche una parte significativa dell’opinione pubblica. Il colmo del dissenso si raggiunge quando viene prospettata l’esistenza di una cordata ungherese pronta a rilevare la Lazio: il presunto tentativo di acquisizione della società (tentativo che si dimostrerà in seguito inesistente) ha come suo rappresentante Giorgio Chinaglia, il cui carisma indurrà molti tifosi a credere alla reale consistenza dei possibili acquirenti e, quindi, a contestare duramente Claudio Lotito che, di fronte alle modalità inusuali con cui avviene la manifestazione d’interesse, non può che opporre il rifiuto a sedersi a qualsiasi "tavolo". Le attività investigative e di vigilanza smascherano l’inesistenza della "cordata": la pressione sulla società si allenta, mentre la squadra vola verso un ottimo sesto posto finale. Ma una nuova minaccia incombe sulla Lazio: la procura di Napoli sta indagando su alcune partite di Serie A degli ultimi due campionati, e il 12 maggio anche Lotito è nell’elenco delle 41 persone "invitate a comparire" dai magistrati partenopei.

In base alle risultanze delle indagini, emerge l’esistenza di un "grumo di potere" che avrebbe come scopo ultimo quello di manipolare i risultati delle partite di campionato, soprattutto durante la stagione 2004-2005, attraverso pressioni sugli arbitri e sui designatori e con la complicità di dirigenti della Federazione, fino ai massimi livelli. Il personaggio-simbolo di questo "sistema" è Luciano Moggi che, oltre a manovrare arbitri e Federazione nell’interesse della Juventus, condizionerebbe anche le trattative di mercato tramite la GEA, un’associazione di procuratori che agirebbe in maniera decisamente spregiudicata. Sono coinvolti nella vicenda anche il Milan, la Fiorentina e, appunto, la Lazio: Lotito, nello specifico, è accusato di aver richiesto designazioni "di favore" per alcune partite, e in ogni caso di aver sollecitato un atteggiamento di benevolenza nei confronti della Lazio. L'inchiesta si basa in buona parte su intercettazioni telefoniche, dalle quali in realtà non sembrano emergere particolari elementi a carico di Lotito. Lo scandalo, poi passato alla storia col nome di "Calciopoli", investe il calcio italiano come un ciclone: sono coinvolti i due club più vincenti e rappresentativi del nostro calcio, mentre l’altra "grande" storica, l’Inter, appare come la vittima principale di un sistema che, di fatto, le impedisce di competere.

Mentre l’inchiesta giudiziaria prende corpo e inizia il suo percorso, la giustizia sportiva emette rapidamente le sentenze di primo grado: il 14 luglio 2006, pochi giorni dopo che la Nazionale ha conquistato il titolo mondiale in Germania, la CAF (in questa vicenda organo giudicante di primo grado) condanna la Lazio alla retrocessione in Serie B, assieme a Juventus e Fiorentina. Nel campionato cadetto, inoltre, i biancocelesti partiranno con una penalizzazione di sette punti. Ma il 25 luglio la Corte Federale, in appello, commuta la pena in una penalizzazione di 30 punti per la stagione 2005/06 che, in base al principio dell’afflittività, toglie alla Lazio quel sesto posto in classifica che le garantiva la partecipazione alla Coppa Uefa. Altri undici punti di penalizzazione vengono comminati ai biancocelesti per il campionato successivo: elemento che, sommato ai dubbi sullo spessore tecnico della squadra e alla situazione ambientale ancora estremamente negativa, fa pensare a una stagione di nuove tribolazioni. Lotito deve fronteggiare anche un'indagine, avviata dalla procura di Milano, per un presunto patto parasociale occulto con Pietro Mezzaroma, all'epoca dell'ingresso nella Lazio.


2006-2010: gli anni del consolidamento[modifica | modifica sorgente]

Il campionato 2006/07 inizia in un clima di grande preoccupazione, a causa soprattutto della grave penalizzazione (la Lazio parte da -11) inflitta alla squadra. Dopo un avvio incerto, cominciano ad arrivare i primo risultati positivi e, nel contempo, la penalizzazione viene ridotta a soli tre punti. La Lazio ottimamente guidata da Delio Rossi e impermeabile al clima di perenne contestazione che aleggia nello stadio, dopo una splendida galoppata in cui mette insieme anche una serie di otto vittorie consecutive, conquista un terzo posto del tutto insperato, che le vale l’accesso al terzo turno preliminare di Champions League. Nella seconda metà del 2006, Lotito acquista le azioni in possesso di Mezzaroma e lancia la conseguente OPA obbligatoria sull'intero pacchetto azionario: ai primi di febbraio il presidente controlla, attraverso successive acquisizioni, oltre il 61% della Lazio, restando tuttavia ben lontano da quel 90% che comporterebbe l'uscita della società (delisting) dal mercato borsistico. La figura di Lotito, in questa fase storica, gode di un forte rilancio: sempre attivo e battagliero sul fronte-stadio e uscito indenne, se non rafforzato, da Calciopoli e da contestazioni durissime, il presidente della Lazio sembra anche in grado di poter costruire, pur senza grosse risorse, una Lazio competitiva. Ma la gestione della società, ancora necessariamente improntata al contenimento feroce dei costi, si rivela incompatibile con la crescita tecnica: il mercato per la stagione che potrebbe vedere la Lazio impegnata nel massimo torneo continentale, è ancora fatto di scommesse e piccoli ritocchi. Il 28 agosto 2007, a Bucarest, la Lazio conquista contro la Dinamo la fase a gironi di Champions League: è un momento di grande entusiasmo, subito gelato però dal mancato rafforzamento della rosa negli ultimi giorni di mercato: le polemiche avranno come effetto le dimissioni del DS Walter Sabatini.

Il 23 ottobre 2007 Lotito viene rinviato a giudizio per aggiotaggio, sempre in relazione alla vicenda del patto parasociale con Pietro Mezzaroma; a novembre la Consob comunica che la quota azionaria controllata da Lazio Events ha raggiunto il 65,001%. La stagione sportiva è deludente e si conclude con un dodicesimo posto in classifica. La gestione finanziaria della società impone ancora un contenimento del monte-ingaggi tale da rendere improponibile la permanenza stabile della squadra ad alti livelli: tuttavia non mancano i momentanei exploit, il più significativo dei quali è rappresentato dall’acquisto per la stagione 2008/09 (in prestito con diritto di riscatto, una formula adottata sistematicamente proprio da Lotito e in seguito copiata da tutti i club) dell’argentino Mauro Zarate, che irrompe nel campionato italiano a suon di gol, finte e dribbling, tanto da diventare subito un idolo del pubblico laziale. Il talento di Zarate, tuttavia, non viene gestito al meglio dallo stesso calciatore e dal suo corposo entourage, e già a metà campionato l’argentino subisce un’involuzione, che condiziona pesantemente anche il rendimento della squadra. Ma Zarate firma il finale di stagione con alcuni gol strepitosi, che trascinano la Lazio al successo per 4-2 nel derby contro la Roma (per la prima volta nella storia la Lazio rifila quattro reti in campionato ai cugini) e soprattutto alla vittoria in Coppa Italia, che la Lazio conquista all’Olimpico contro la Sampdoria di Mazzarri. E’ il primo trofeo della gestione di Lotito. La finale di Coppa Italia è anche l’ultima partita di Delio Rossi alla guida della Lazio: con il tecnico romagnolo si conclude, suo malgrado, un rapporto ormai deteriorato. Sempre movimentato anche il fronte giudiziario: il 3 marzo Lotito viene condannato in primo grado a due anni di reclusione per aggiotaggio, per la citata vicenda del patto parasociale.

Ancora una volta, i successi tecnici fanno sperare nel "salto di qualità", definizione fin troppo abusata per indicare quella stabilità ad alti livelli che i tifosi anelano da tempo; ancora una volta le aspettative resteranno deluse. Il riscatto di Zarate dall’Al Saad, il club arabo proprietario del cartellino del calciatore, è l’unica operazione di mercato di un certo spessore per la stagione 2009/10. Il nuovo allenatore è Davide Ballardini, che si è messo in luce nel Cagliari e nel Palermo. Il nuovo direttore sportivo è Igli Tare che, smessi i panni da calciatore nel 2008, viene subito nominato coordinatore dell'area tecnica, in attesa di conseguire il diploma di DS a Coverciano. Goran Pandev e Cristian Ledesma, elementi di grande importanza nella rosa laziale, rifiutano le proposte di rinnovo contrattuale da parte della società, e Lotito reagisce in maniera intransigente: i due vengono messi fuori rosa. L'8 agosto, nella finale di Supercoppa di Lega, che si gioca a Pechino la Lazio, finalmente assistita da un pizzico di fortuna, batte 2-1 l’Inter di Mourinho e conquista il trofeo: sarà l’unico lampo di una stagione complicata. Il 3 settembre 2009 Lotito è eletto consigliere federale: prosegue la scalata alle "poltrone" del calcio nazionale. L’allenatore Ballardini non si dimostra all’altezza della situazione e l’indisponibilità di Pandev e Ledesma deprime in maniera pesante il potenziale tecnico della squadra. I due calciatori avviano la procedura di richiesta di svincolo per inadempienza della società: il collegio arbitrale della Lega darà ragione a Pandev, che pochi giorni dopo firmerà un contratto con l’Inter, mentre il ricorso di Ledesma viene respinto.

Il mercato invernale è condotto all’insegna di robusti interventi, ma il 9 febbraio, in seguito alla sconfitta interna contro il Catania, Ballardini viene esonerato e la squadra è affidata a Edoardo Reja, che interrompe il rapporto con l’Hajduk di Spalato per tornare in Italia. Nemmeno il cambio di panchina e il reintegro in squadra di Ledesma sortiscono effetti immediati, e alla XXVIII giornata, contro il Bari, di fronte a un pubblico numeroso accorso in sostegno della squadra in difficoltà, la Lazio incassa una bruttissima e netta sconfitta, uno 0-2 che gela lo stadio e fa temere seriamente la retrocessione in Serie B. La scossa giunge grazie a un contestato ritiro a Norcia, ma in realtà si rivelano essenziali i nuovi acquisti e il reintegro di Ledesma, che accrescono notevolmente la qualità della squadra, permettendo un finale di stagione che scaccia gli incubi e vede la Lazio risalire fino al dodicesimo posto finale. A febbraio è cresciuta ancora la quota detenuta da Lazio Events, arrivata al 66,6%.


2010-2015: gli anni della crescita[modifica | modifica sorgente]

Il mercato per la stagione 2010/11 è condotto, finalmente, all’insegna di una disponibilità economica decisamente superiore al passato, per acquisti e ingaggi. Alla nona giornata la Lazio è addirittura in testa alla classifica con quattro punti di vantaggio sugli inseguitori, ma la graduatoria sopravvaluta evidentemente i biancocelesti, che con una sconfitta nel derby iniziano un lento declino: la stagione si concluderà con il quinto posto in graduatoria, e la quarta piazza che avrebbe comportato il possibile accesso in Champions League viene mancata soltanto per la differenza reti generale contro l’Udinese. Il rilancio tecnico della squadra, tuttavia, questa volta sembra poggiare su basi solide. Mentre il presidente conduce la sua battaglia per la redistribuzione dei diritti televisivi e acquista (assieme a Marco Mezzaroma) la Salernitana, la Lazio si rinforza con calciatori di assoluto prestigio internazionale: su tutti spiccano i nomi del francese Djibril Cisse e del tedesco Miroslav Klose. In due stagioni, come illustra un articolo della Gazzetta dello Sport, la spesa per ingaggi è più che raddoppiata. Il 3 agosto 2011 viene inibito per due mesi (pena in seguito ridotta di 15 giorni) per le dichiarazioni rilasciate tempo prima contro il presidente del Coni Petrucci, che aveva definito "estorsore" in relazione alla questione del canone per l’affitto dello stadio Olimpico.

Il 9 novembre 2011 arriva la condanna di primo grado per Calciopoli, 15 mesi per frode sportiva. La Corte di Giustizia della FIGC, in seguito, si pronuncia sugli effetti della condanna e precisa che la sospensione dalla carica di consigliere federale prevista dall’art. 22 delle NOIF (norme interne) può essere comminata solo in presenza di una sentenza definitiva. Il 12 marzo 2012 viene condannato in appello a un anno e mezzo per aggiotaggio, per la vicenda del patto parasociale con Mezzaroma, risalente al 2005. Il 27 aprile 2012 viene squalificato per dieci mesi per irregolarità nelle operazioni di mercato; il 13 marzo viene ridotta a 18 mesi la condanna per aggiotaggio subìta in primo grado nel 2009. Il 2 giugno del 2012 il TAR conferma la sospensione dal Consiglio Federale, deliberata a febbraio in seguito alla condanna in primo grado per il processo "Calciopoli". La squadra sfiora per il secondo anno la qualificazione ai preliminari di Champions League: da questa stagione i posti utili sono i primi tre e la Lazio giunge quarta, beffata ancora una volta dall’Udinese.

Per la stagione 2012/13 viene ingaggiato l’allenatore Vladimir Petkovic, bosniaco naturalizzato svizzero, proveniente dal Sion. Il 2 ottobre 2012 viene assolto in appello dall’accusa di violenza privata, in relazione a una denuncia del 2005, quando in realtà fu oggetto di uno scambio di persona. Il 14 novembre viene deferito per comportamenti scorretti nei confronti di un giornalista di un quotidiano romano, sarà multato. Il 7 dicembre la procura federale archivia il procedimento nei suoi confronti per violazione della clausola compromissoria, in relazione alla sospensione dalla carica di consigliere federale. Il 26 maggio 2013 la Lazio conquista la Coppa Italia in finale contro la Roma: è il terzo trofeo della presidenza di Lotito. Il 22 novembre arriva l'assoluzione definitiva dall'accusa di aggiotaggio.

La stagione 2013/14 inizia con difficoltà per Petkovic e dopo la sconfitta contro il Verona alla XVII giornata, in panchina viene richiamato Edy Reja, che riporta la squadra a un buon rendimento ma non riesce a centrare la qualificazione all’Europa League. In estate Lotito è il principale sostenitore della candidatura di Tavecchio alla presidenza della FIGC: l'ex presidente della Lega Dilettanti prevale sull'altro candidato, Demetrio Albertini. Gli osservatori più polemici iniziano a lamentare una concentrazione di potere eccessiva, o comunque il tentativo di perseguirla, da parte di Lotito: contestazione questa già mossa quando il presidente della Lega di A, Maurizio Beretta, veniva sospettato di eccessiva sensibilità (tanto da essere soprannominato ironicamente "dimmi Claudio") nei confronti delle istanze di Lotito. Il nuovo allenatore per la stagione 2014/15 è Stefano Pioli: l'8 aprile 2015, grazie al successo al San Paolo contro il Napoli, la Lazio raggiunge la terza finale di Coppa Italia della gestione di Lotito. Nel 2017 vince la Supercoppa Italiana battendo in finale la Juventus 3-2.

E' l'unico presidente del calcio romano ad aver avuto in squadra giocatori che hanno vinto nei maggiori tornei calcistici continentali e mondiali: 2 vincitori del Campionato d'Europa per nazioni, 1 vincitore del campionato del Sudamerica per nazioni , 1 vincitore del campionato d'Africa per nazioni, 1 vincitore della Coppa del Mondo, 1 vincitore delle Olimpiadi nel gioco del calcio maschile


2016-2023: la "Famiglia Lazio"[modifica | modifica sorgente]

Personaggio perennemente sospeso fra la tragedia ("I miei accusatori diventeranno gli accusati!") e la commedia ("Io non vendo sogni, ma solide realtà: come dice quello...") con il tempo Lotito tuttavia dimostra di aver chiaro in mente un modello di organizzazione economica e sportiva ben preciso. In linea con la sua personalità di uomo di casa ("Per la Lazio io sono come un padre di famiglia") e di chiesa ("Sono un cristiano credente, ho una visione escatologica della vita") il patron procede infatti sempre più spedito nell'intento di fare della azienda Lazio una vera e propria Famiglia. L'anno di svolta, in questo senso, è il 2016. Esonerato in primavera Stefano Pioli, Lotito e il fidato direttore sportivo Igli Tare decidono di affidare la panchina della Lazio a Simone Inzaghi sino al termine della stagione.

L'ormai ex allenatore della Primavera ha un rapporto speciale sia con Lotito ("Simo', per me è ora che smetti di giocare. Vuoi fare l'allenatore? Te lo faccio fa") che con Tare. Il mister piacentino accetta dunque l'incarico con la speranza di venire confermato pure per l'annata successiva. Così sarà, seppur in maniera rocambolesca. Conclusa la stagione egregiamente il presidente contatta numerosi allenatori tra cui Prandelli ("Lotito mi aveva dato la mano, ma poi non si è fatto più sentire") sino a scegliere Marcelo Bielsa, con il quale la storia tuttavia finirà male prima di cominciare, fra accuse reciproche e minacce di carte bollate: "Bielsa si fa chiamare Loco? Io so' più pazzo de lui. L'ho cacciato io, questo signore. Me pareva una persona di valore: sì, ma era il valore dei soldi, quello che contava per lui...".

A quel punto, Lotito e Tare richiamano Simone Inzaghi, destinato alla Salernitana, e lo mettono definitivamente in sella alla squadra biancoceleste. In cinque stagioni ("La nostra è una grande Famiglia: Inzaghi e Tare sono come figli, per me") la Lazio vincerà tre trofei qualificandosi sempre per le coppe, tra cui una volta in Champions League 2019-2020, sfiorando pure una semifinale di Europa League nel 2018. I biancocelesti sono stati a lungo in corsa anche per lo Scudetto, a dieci giornate dalla fine, sino all'interruzione del campionato per Covid nel 2020. Dopo l'addio imprevisto d'Inzaghi destinazione Inter ("Sono rimasto deluso sul piano personale") Lotito cerca di dare comunque seguito alla gestione "familiare" della società. Nell'estate del 2021 viene ingaggiato perciò un uomo alla mano e schietto come Maurizio Sarri a cui dopo pochi mesi, nonostante le difficoltà riscontrate sul campo, viene proposto pure di prolungare il contratto per altre tre stagioni, in modo da programmare meglio il futuro. L'allenatore toscano ("Qui ho trovato una famiglia: ciò di cui avevo bisogno per lavorare come piace a me") accetta e sigla un nuovo contratto nell'estate successiva, nonostante le voci circa un suo pessimo rapporto col d.s. Tare. Lotito, abile mediatore, tuttavia punta a non dividere la sua "famiglia". Anzi: la allarga. Affida così un ruolo dirigenziale per il settore giovanile anche ad Angelo Mariano Fabiani, suo vecchio sodale a Salerno sino al 2021, anno della promozione in Serie A della Salernitana.

In questi anni il presidente ristruttura il centro sportivo di Formello: "Prima di me c'erano solo le panche di legno, ora abbiamo pure il parrucchiere per i calciatori a cui non manca niente" dichiara solenne Lotito, organizzando delle vere e proprie visite guidate della struttura per i suoi migliori ospiti. Per una stagione, quella del ritorno in Champions League, la Lazio affitta anche un aereo privato, dotandolo di livrea biancoceleste, per i viaggi legati alle partite: "Era vecchio? Risparmiavamo con la compagnia che avevamo scelto, ma quello che conta è il motore e non la carlinga, che basta non sia bucata". Si è trattato della prima squadra italiana a disporre di un "proprio" aeroplano, fenomeno non inconsueto in Europa. E' del 2022 invece l'accordo della società romana con uno sponsor tecnico di livello internazionale come Mizuno, fra i più lunghi e remunerativi della Serie A, così come quello con Binance, gigante nord-americano delle criptovalute, anch'esso molto fruttuoso sul piano economico. Nel marzo del 2023 Lotito prosegue nell'opera di ammodernamento delle infrastrutture del club, affidando la produzione dei contenuti multimediali della società a un'azienda leader del settore delle telecomunicazioni (NVP). Lo scopo è quello di fare della Lazio una vera e e propria "Media Company", in grado di produrre e rivendere beni e servizi d'alta qualità nel campo dell'informazione su tutte le piattaforme. Da questa decisione si comprende anche una delle ragioni per cui Lotito si è sempre detto contrario nell'affidare tale servizio a un ente centralizzato con a capo la Lega Calcio, la quale a sua volta avrebbe affidato la gestione della propria immagine a multinazionali specialiste nel settore, in cambio anche della concessione di linee di credito considerevoli, e strategiche, per molti dei club indebitati della Serie A.

Nonostante i buoni risultati ottenuti, il rapporto del presidente con i tifosi laziali rimane sempre problematico. Prigioniero del suo personaggio burbero, grossolano e soprattutto "tirchio" ("Lotito caccia li sordi!" è il ritornello più in voga allo stadio quando le cose vanno male) Lotito non riesce a fare apprezzare l'egregio lavoro svolto, in grado di garantire alla Lazio una duratura stabilità economica e sportiva. Per alcuni tuttavia questa stabilità è da intendersi piuttosto come "mediocrità", specie a fronte dei ricchi investimenti tecnici e infrastrutturali delle proprietà straniere sempre più numerose in Serie A. La gestione dell'imprenditore romano garantisce dunque alla Lazio un equilibrio per certi versi inedito nella secolare storia del sodalizio. Esternazioni rivolte ai tifosi del tipo "Li ho abituati troppo bene" contribuiscono a tenere sempre alto il livello dello scontro. Uomo di esuberante personalità, a Lotito ciò tuttavia interessa relativamente, se è convinto di essere nel giusto. Convinzione che naturalmente solo di rado lo abbandona: nel bene e nel male. "Con Lotito, risultato garantito!" ama ripetere il presidente. Al di là degli scarsi apporti economici diretti della proprietà la Lazio vende poco, investe mediamente meno della concorrenza diretta, rischia zero finanziariamente, ma ottiene risultati significativi grazie a gruppi-squadra duraturi nel tempo e di buona qualità.

Lotito può appuntarsi con malcelato orgoglio un'altra medaglia sul petto: quella di aver condotto nel maggio del 2021 la Salernitana in Serie A, a dodici anni di distanza dalla sua rifondazione a seguito del fallimento. Tuttavia la gioia per il traguardo raggiunto dura poco. Ciò non tanto per la solita contestazione della maggioranza del tifo organizzato: "Lotito vattènne!" echeggia all'Arechi come "Lotito te ne devi annà!" si alza dalla Curva dell'Olimpico. La soddisfazione del patron viene adombrata soprattutto dalle rinnovate norme della FIGC che vietano, ad uno stesso imprenditore, di possedere due club professionistici a maggior ragione se nella medesima serie. Il presidente laziale così è costretto a cedere le sue quote societarie ad un "blind trust", assieme a quelle del socio-cognato Mezzaroma. La laboriosa gestazione dell'operazione, conclusasi solo a luglio a ridosso della partenza della nuova stagione, acuisce lo scontro personale del numero uno con il presidente della FIGC Gabriele Gravina. A pochi minuti dalla scadenza dei termini, pena l'esclusione dalla Serie A, la Salernitana viene venduta dunque ad un noto imprenditore campano anche se ad un prezzo inferiore alle attese. Questa volta il patron laziale è vincitore solo a metà, vista l'impossibilità di rifiutare offerte al ribasso se non al costo di cancellare la squadra campana dal calcio professionistico per lungo tempo.

Uomo lottatore e governatore - nel senso che gli piace comandare e per questo lotta, da animale politico di razza quale è - la vicenda della Salernitana rappresenta solo l'ultima di una lunga serie di battaglie pubbliche e private portate avanti da Lotito in punta di diritto. Sarà pure laureato in Pedagogia e appassionato latinista, ma meriterebbe anche una laurea honoris causa in giurisprudenza per la innata capacità di navigare, con sicurezza da consumato faccendiere, nel mare solo apparentemente calmo dei codici e codicilli legali. Uscito parzialmente vincitore dalla disfida sulle multi-proprietà, il presidente laziale continua dunque a "pugnare" sui campi di battaglia a lui più congeniali: quello della Lega e quello della FIGC.

In Lega il "partito" di Lotito riveste sempre un peso determinante nelle logiche spartitorie dei diritti tv del massimo campionato. Lotito, con il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, è stato ad esempio il più strenuo oppositore della creazione della cosiddetta "Media Company", impresa legata a doppio filo all'ingresso negli affari della Serie A di fondi d'investimento pronti ad offrire ossigeno alle asfittiche casse dei club per mezzo di ricche linee di credito. Sul fronte avverso a Lotito e De Laurentiis, vincitori nella primavera del 2021 della contesa e promotori dell'accordo Lega-Dazn, la maggior parte delle big del campionato ma soprattutto Urbano Cairo, il presidente del Torino, divenuto nel corso degli anni il nemico giurato del presidente laziale.

I giornali di Cairo, abituale avversario politico di Lotito ed editore de "La Gazzetta dello Sport" e de "Il Corriere della Sera", non di rado organizzano delle tragicomiche campagne di stampa contro Lotito e la Lazio ("Urbano ce l'ha con me, perché contro il sottoscritto perde sempre"). L'ultima, la più violenta, ha unito la lotta per la questione della "Media Company" al linciaggio mediatico per il presunto "caso tamponi", che ha coinvolto alcuni calciatori biancocelesti colpevoli - secondo l'accusa della Procura federale - di aver giocato da "positivi" alcune partite del campionato 2020-2021. L'inchiesta tuttavia si sgonfia nel corso dei vari gradi di giudizio. Lo stesso Lotito, condannato definitivamente a ottobre 2021 a soli due mesi di squalifica per omessa vigilanza, vedrà ridursi infine gli addebiti a suo carico al punto da mantenere la carica di consigliere federale a rischio revoca. Nel contempo il numero uno biancoceleste ("E' stato un periodo impegnativo, ma come vedete, io vinco sempre!") incassa nel marzo del 2022 l'elezione a presidente della Lega di A di Lorenzo Casini, che sostituisce il dimissionario Paolo Dal Pino, oltre alla revisione nell'estate del medesimo anno dei parametri per l'iscrizione al campionato legati all'indice di liquidità.

In precedenza, Lotito era uscito pressoché indenne da altre prove del fuoco giudiziarie. Accusa di estorsione (2015) nei confronti di alcuni colleghi presidenti, nell'ambito di elezioni di cariche federali. Accusa di aver ostacolato il lavoro di revisione contabile della Covisoc (2016), forte del suo ruolo forte in FIGC e di vicinanza alla potente azienda di marketing sportivo Infront. Accusa di evasione fiscale (2016) per il tesseramento di alcuni calciatori, incluso Mauro Zarate (2020), con il cui vecchio agente i rapporti sono sempre burrascosi. Da ultimo, la tragicomica accusa di falso e truffa (2019) in merito alla cancellazione di alcune multe stradali. Nel 2019, inoltre, emergono intercettazioni in cui Lotito parla del più e del meno con il magistrato Luca Palamara ("Ma guardate che è tutto pompato, eh! Una barzelletta. L'ho incrociato giusto qualche volta. La verità è che me vonno sempre mette in mezzo"). E' del 2017 invece il litigio con la "Comunità ebraica" romana, a seguito di una intercettazione ("Non l'ho mai detto") in cui il il patron definirebbe una sceneggiata l'omaggio della Lazio nella Comunità stessa, a seguito della comparsa in città di adesivi anti-semiti contro i tifosi giallorossi.

"Lotito ha diecimila pregi e due difetti - così lo descrive Angelo Peruzzi, ex portiere della Lazio e a lungo Team manager della squadra con Inzaghi allenatore - personalmente lo trovo supponente e si crede Unto dal Signore". Tuttavia ecco che proprio le innumerevoli prove superate da Lotito sono magari lì a dimostrarne l'elezione e la salvezza - per chi crede - mentre i tre voti ricevuti, nel corso degli scrutini per la rinnovata nomina di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica, per Lotito non rappresentano forse un semplice vezzo bensì una base da cui partire per cominciare a trattare.

Il 25 settembre 2022 il presidente viene eletto finalmente al Senato, nel collegio del Molise, tra le fila di Forza Italia. Lotito ottiene l'agognato scranno, negatogli nella precedente Legislatura solo da una serie interminabile di ricorsi e ostruzionismi parlamentari. Membro delle commissioni permanenti su Bilancio e Finanze, in aula il patron si rivela subito tra i più attivi, occupandosi prevalentemente di materie riconducibili alla politica sportiva. E' tra i primi firmatari della cosiddetta "Norma salva-sport", finalizzata a spalmare nel tempo i debiti delle società, in primo luogo quelle calcistiche, afflitte da anni di cronica mala-gestione e dagli effetti collaterali della pandemia da Covid-19. Preso dai suoi molteplici impegni istituzionali, Lotito cala nel "mondo Lazio" sia la moglie Cristina Mezzaroma che il figlio Enrico Lotito, aumentandone l'influenza nella gestione della società, a cui comunque il presidente resta legato ed interviene in prima persona, specie alla vigilia di partite importanti.




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