Domenica 28 novembre 1976 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Roma 1-0
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1908. Campionato di Serie A 1976/77 - VII giornata
LAZIO: Pulici F., Ammoniaci, Martini L., Wilson, Manfredonia, Cordova, Garlaschelli, Agostinelli A., Giordano, D'Amico, (79' Lopez), Badiani (I). A disp. Garella, Pighin. All. Vinicio.
ROMA: Conti P., Maggiora, Sandreani (77' Sabatini), Boni, Santarini, Menichini, Conti B., Di Bartolomei, Musiello, De Sisti, Pellegrini S. (II). A disp. Quintini, Chinellato. All. Liedholm.
Arbitro: sig. Michelotti di Parma.
Marcatori: 40' Giordano.
Note: giornata coperta con sprazzi di pioggia. Terreno leggermente pesante. Ammoniti per scorrettezze Maggiora, Cordova e Boni.
Spettatori: 70.000 circa di cui 14.332 abbonati, per un incasso di £ 148 milioni 907.800.
Termina con una fiaccolata biancoazzurra per festeggiare la vittoria. Al fischio finale di Michelotti i settori laziali si incendiano come d'incanto. Non sono torce, ma semplici giornali che ardono, accompagnati da cori di gioia. I giocatori lasciano il campo stringendosi la mano. Il derby non lascia acredine, ma rimpianti si, perché non ha vinto la squadra migliore, ma la squadra più esperta ed anche più fortunata. I tifosi laziali possono gioire per i due punti e per la bella classifica, ma non possono certo vantare una superiorità valida per glorificare il successo. Nel calcio capita di tutto, si registrano anche risultati assurdi, e questo 1 a 0 per la Lazio non è del tutto meritato. Occorre una spiegazione. La Roma attacca subito con tutta la foga e la grinta proprie di una squadra giovane. Non c'è calcolo nel gioco romanista. C'è entusiasmo, carattere, brio e velocità. Mancano uomini importanti come Rocca, Peccenini e Prati, ma i sostituti non fanno rimpiangere gli assenti. Maggiora non ha timore di Cordova, Menichini controlla bene Giordano, Pellegrini corre e scatta in avanti senza timore: forse con meno classe, ma certo con maggior decisione di Prati. E' una Roma veloce, prudente, ma non troppo, una Roma a cui De Sisti porta il peso di tutte le sue esperienze. C'è una sola punta, ma Musiello non è quasi mai solo. Riceve aiuto da tutti, da Pellegrini e da Bruno Conti, da Di Bartolomei e da Boni. La Lazio sta a guardare. E' una Lazio diversa da quella propagandata da Vinicio all'inizio della stagione. Le marcature sono «a uomo», il controllo è spietato. Ai difensori è proibito avanzare, tanto che Wilson non lascia mai l'area di Pulici. E' molto bravo Manfredonia a controllare Musiello, un Musiello nettamente migliorato rispetto alle ultime esibizioni. E' ancora un po' rozzo nelia corsa, ma i suoi smarcamenti sono intelligenti, le sue puntate utilissime, I suoi dialoghi validi ed efficaci. Si cerca Cordova, il «traditore», ma Cordova è in difficoltà. Evidentemente emozionato, appare tardo nello scatto, commette qualche fallo inutile, non entra nel vivo del gioco. Con D'Amico in netto ritardo fisico rispetto agli altri (ritardo giustificato dal recente, grave infortunio), con Badiani in giornata storta, con Agostinelli più frizzante che pratico, il centrocampo laziale viene saltato a piè pari dall'azione in profondità dei romanisti. Ci vuole un Pulici grandissimo per evitare il disastro, e Pulici respinge tutto. Un po' con fortuna, un po' con intuito, un po' con abilità, Il portiere laziale è imbattibile. Ci prova B. Conti all'11', ma sbaglia di un metro il bersaglio. Tenta un assalto Musiello, ma Pulici in uscita ostacola l'avversario e Manfredonia può liberare (18'). Un minuto dopo B. Conti riprova, ma sbaglia. Al 23' intuizione, abilità e fortuna aiutano Pulici a respingere due consecutivi tiri di Di Bartolomei e di Pellegrini. L'assalto dei giallorossi è continuo, pressante. Sembra un assedio. Cerchiamo invano nelle note qualche alleggerimento laziale. Si susseguono gli angoli, si ripetono le parate di Pulici. Si nota anche che alla Roma manca un vero tiratore in gol. La Lazio arretra i centrocampisti a protezione della difesa, e gioca in contropiede. Il primo si registra alla mezz'ora, ma Garlaschelli spara altissimo. Poco dopo Cordova allunga a Giordano un pallone validissimo. P. Conti è pronto all'uscita interrompendo l'azione. Il gol arriva al 40', improvviso, spietato, a punire la Roma per tanta prodigalità. E' sempre gioco di alleggerimento. Badiani tocca a Garlaschelli, che lancia in diagonale a Giordano, spostato nel settore sinistro. Menichini è tagliato fuori, tenta il recupero Santarini, ma Giordano tira in diagonale proprio mentre P. Conti azzarda il primo passo verso la zona pericolo. La palla, tagliata, passa ed entra in rete dalla parte opposta: 1 a 0. I giovani romanisti accusano il colpo. Avevano attaccato di più, avevano sfiorato più volte il gol, avevano costretto Wilson, Manfredonia, Ammoniaci, Martini, Badiani e molti altri ad una difesa a volte affannosa, avevano sognato un trionfo. Invece al primo contrattacco sono trafitti. Ci vorrebbe la forza di continuare come prima, invece il gioco dei romanisti scade e si inceppa. Non c'è più entusiasmo, non c'è più slancio. Subentra lo scoramento. I laziali, sapendo di essere in «giornata no», raccolgono le loro forze cercando di amministrare il vantaggio. L'esperienza ha ii sopravvento sulla gioventù. Wilson non perde una battuta, Cordova diventa ancora più arcigno e si fa ammonire. Sul campo opposto De Sisti tenta di riordinare le file, ma con scarsi risultati. Per tutta la ripresa si registra un certo equilibrio, ma le azioni più pericolose sono ancora della Roma. Non arriva il pareggio per sventatezza di Maggiora, che al 64' alza un pallone utile proprio sotto la porta laziale e per una ennesima, stupenda parata di Pulici, che respinge d'intuito un tiro ravvicinato di Pellegrini. La palla giunge a Sabatini (subentrato poco prima a Sandreani), ma Sabatini sbaglia la porta con Pulici sbilanciato per il precedente intervento (87'). Non c'è più tempo per rimediare. Vince la Lazio, forse più posata, più pratica, più omogenea. La Roma perde un derby che non doveva assolutamente perdere. Non togliamo nessun merito ai laziali e specialmente a Pulici, ma pare giusto rincuorare i romanisti per la bella prova. Alla Lazio i punti che contano, alla Roma gli elogi che non contano niente.
Lazio-Roma è stato un derby bollente anche sugli spalti dell'Olimpico, dove la passione del tifosi ha toccato punte assai intense. Le ostilità 'canore', che ormai fanno parte della tradizione, fra la curva Sud (romanista) e quella Nord (laziale), sono cominciate un paio d'ore prima che avesse inizio la gara. La polizia è ricorsa al lancio di qualche candelotto lacrimogeno per frenare le intemperanze del soliti teppisti che lanciavano oggetti In campo. Sono state arrestate quattro persone, di cui una è stata trovata in possesso di una pistola calibro 7,65 con relative munizioni. L'affluenza del pubblico, è stata massiccia, ed ha fatto registrare il record d'incasso (per derby di campionato). Le acque si sono calmate con l'ingresso delle squadre sul terreno di gioco e alla fine, in parte per la delusione del giallorossi e in parte per il contenuto entusiasmo del laziali che avevano visto vincere i loro giocatori in maniera poco convincente, non sono più avvenuti incidenti di rilievo. Il portiere della Lazio, Felice Pulici, è stato il personaggio più 'assediato' dai giornalisti per aver contribuito in maniera determinante, con le sue strepitose parate, al successo del biancoazzurri. Lo hanno riconosciuto gli stessi romanisti, con Liedholm in testa. Il quale ha parlato di un 'Pulici da Nazionale'. I complimenti hanno finito per far commuovere il simpatico Felice, che è scoppiato a piangere mentre continuava a mormorare fra i singhiozzi: « Dedico questa vittoria a... ». Non ha potuto continuare, sopraffatto dall'emozione. In realtà il portiere biancoazzurro voleva pronunciare il nome di Maestrelli, suo vecchio maestro del periodo scudetto, che da tempo non esce di casa a causa delle sue precarie condizioni di salute. Un altro giocatore che ha fatto riempire interi taccuini è stato Cordova, sondato nei sentimenti più intimi come ex capitano giallorosso, nella giornata in cui rimpianti, rivalse personali, uno aveva addirittura passione non ancora spenta verso i colori difesi per 10 anni, si sono fusi In una pesante angoscia che ne ha frenato il rendimento: « Ero caricato, pronto ad affrontare il difficile momento — ha dichiarato il giocatore, accompagnando le sue parole con uno strano sguardo spento, in cui proprio non riusciva a vedersi la gioia della vittoria —, ma quando ho messo piede sul campo mi sono sentito vuoto, impotente ». Ha sentito i fischi dei romanisti ? « Dove c'è odio c'è anche tanto amore ». Cosa ha significato per lui questa giornata ? L'imbarazzo ha fatto tardare la replica, che forse voleva essere diversa ma che invece ha finito per imboccare una via scontata: « Sono felice per questo successo che ci consente di rimanere soli al terzo posto ». Vinicio ha ammesso che la Lazio ha reso al cinquanta per cento, bloccata forse dall'atmosfera della gara, e che la Roma le aveva creato grosse difficoltà, specialmente nel primo tempo. Per Don Luis è stato il primo derby. Si capiva anche dal suo aspetto un po' stravolto e dalla voce rauca, identica a quella di Liedholm, che nonostante i natali nordici, aveva sofferto parecchio sulla panchina. « Quando si perde anche per un solo gol — ha dichiarato il trainer —, si ha sempre torto. E' stata una bella partita, abbiamo creato tante occasioni da rete, ma hanno segnato loro. Il nostro portiere non ha effettuato neppure una parata, al contrario di Pulici che ha salvato il risultato. Tuttavia sono contento della mia squadra. E' giovane, un po' ingenua, ma è sulla strada giusta ». Anzalone si è rifugiato nella sua casa di Velletri, dove è stato costantemente informato dal segretario Mupo. Al gol laziale ha avuto una reazione di stizza, poco in sintonia con la sua natura tranquilla. Era il suo derby più importante dopo la coraggiosa rivoluzione d'estate. Ma come la folla dei romanisti, ha finito per consolarsi: la Roma dei giovani non sembra una meteora.