Domenica 30 marzo 1975 - Bologna, stadio Comunale - Bologna-Lazio 1-2
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1847. Campionato di Serie A 1974/75 - XXIV giornata
BOLOGNA: Adani, Roversi, Cresci, Bulgarelli (62' Trevisanello (II)), Bellugi, Maselli, Ghetti, Pecci, Savoldi (I), Paris, Landini (II). (12 Buso, 14 Ferrara). All. Pesaola.
LAZIO: Pulici F., Ghedin, Martini L., Wilson, Oddi, Badiani, Garlaschelli (19' Nanni), Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D'Amico. (12 Moriggi, 14 Polentes). All. Maestrelli.
Arbitro: sig. Gonella di Torino.
Marcatori: 3' Wilson (aut), 9' Chinaglia, 52' Bellugi (aut).
Note: pomeriggio invernale, freddo e piovoso, terreno allentato. In tribuna l'osservatore per le nazionali, Vicini. Sorteggio antidoping positivo per Roversi, Maselli, Pecci, Martini, Badiani e Garlaschelli.
Spettatori: circa 30.000. 12.228 paganti per un incasso di £. 43.104.300; 13.670 gli abbonati per una quota-partita di £. 34.603.800.
Il Bologna comincia con l'aria di chi vuol fare le cose in fretta e bene, ma poi comincia a pasticciare, perde il controllo del centrocampo, cambia di continuo le marcature senza trovare la quadratura giusta. Insomma, inizia a cento all'ora e finisce a dieci, con il fiatone. E la Lazio, che chissà dove ha trovato la medicina giusta per tutti i suoi mali, prima lascia che il Bologna si sfoghi, poi passa in cattedra: grazie al suo gioco, alla sua grinta e soprattutto a Chinaglia, che fa finta di non accorgersi dei fischi dei tifosi rossoblù — fischi d'invidia, si potrebbe dire —e vince il suo duello personale con Savoldi: non per k. o. forse, ma ai punti si. e nettamente. I rossoblu si consolano pensando che Bernardini non c'era, e quindi non ha visto: Chinaglia sostiene invece che è un vero peccato che il dottor Fulvio non ci fosse, e non gli si può dar torto. I tre giocatori del Bologna convocati in azzurro ieri erano l'ombra di se stessi: Pecci vagava per il campo senza trovare la posizione giusta e quando il pallone gli capitava a tiro sembrava che non sapesse che farsene: Bellugi ha cominciato su Chinaglia (e Giorgione ha segnato), poi è passato su Nanni (che lo ha messo in difficoltà più d'una volta) e infine è diventato battitore libero; Savoldi, troppo fermo, non trovava quasi mai lo smarcamento ed ha avuto pochi palloni giocabili (ma, ad onor del vero, non solo per colpa sua). Chinaglia, invece, dall'altra parte faceva ammattire la difesa rossoblu: muovendosi continuamente più di una volta è andato a cercarsi la palla nella propria area, resistendo alle cariche più cattive, tirando da tutte le posizioni. Era dipinta come «ultima spiaggia», per i laziali, questa sfida di Bologna. Dopo quella nel derby, una sconfitta a Bologna avrebbe definitivamente messo i campioni d'Italia in ginocchio: ed è facile prevedere che sarebbero tornate polemiche, accuse e controaccuse, in un clima d'anarchia che avrebbe potuto portare a una specie di smobilitazione anticipata. Proprio sul punto d'affondare, invece, la Lazio ha improvvisamente ritrovato se stessa e la voglia di vincere. E ora tornano anche gl'incentivi grossi, che raddoppiano le forze: perché se Maestrelli domenica prossima riuscirà a fare lo sgambetto a Fabbri (e Vinicio farà altrettanto a Parola, ipotesi da non scartare a priori), la Lazio sarà lì, a due passi dal primato. Chi ci credeva più? Eppure, all'inizio, non sembrava proprio che la Lazio potesse portarsi via da Bologna entrambi i punti. Non sembrava, perché dopo neppure quattro minuti i rossoblu erano già in vantaggio, un po' per merito di Savoldi, un po' per demerito di Wilson. Ghetti scatta sulla destra, effettua un cross che è un capolavoro di precisione. Al centro dell'area Wilson cerca di anticipare Savoldi, le teste dei due sono vicinissime, il pallone schizza verso la rete, Pulici è battuto. Ma è gol o autogol? L'azione è da moviola: e la moviola stabilisce che la sfera ha picchiato sul capo di Wilson che, pressato dal centravanti bolognese, non è riuscito a darle la direzione che voleva. E' autogol. In svantaggio dopo neppure quattro minuti: adesso la Lazio si siede, pensavano (anzi, speravano) i tifosi rossoblu. Macché: la Lazio continua a giocare senza sbandamenti, ricacciando indietro il nervosismo. Chinaglia stringe i pugni, incita i compagni, grida. E sei minuti dopo proprio Chinaglia pareggia: c'è un cross di Re Cecconi dalla destra, Giorgione è libero (troppo libero: dov'è Bellugi ?), ha tutto il tempo di stoppare la palla e di metterla in rete. Proprio come un calcio di rigore. Esce Garlaschelli, che zoppica dopo uno scontro con Adani, ed entra Nanni. Al 27' proprio Nanni sfiora il secondo gol: tira, il portiere è fuori causa, ma Roversi riesce a salvare di testa. E' la svolta della partita, forse: perché ora il Bologna comincia ad annaspare, mentre la Lazio accelera sempre di più. Decide la partita un altro autogol. E' il 54': Nanni tira da fuori area, la palla viene deviata involontariamente da Bellugi; Adani si sta già tuffando, cerca di rimediare ma non può proprio, anche perché il terreno è scivoloso. E a questo punto la Lazio potrebbe segnare altre due volte, perché il centrocampo del Bologna non esiste più ed ogni azione della squadra di Maestrelli è un pericolo: al 10' Chinaglia supera il portiere con un pallonetto, ma la sfera va fuori; al 41' D'Amico calcia a porta vuota, ma un difensore salva quasi sulla linea. Il 2-1, comunque, alla Lazio basta, perché ora sente di nuovo odore di scudetto. Contro tutti i pronostici e, in un certo senso, anche contro se stessa.
Fonte: La Stampa