Chinaglia Giorgio
(Reindirizzamento da Giorgio Chinaglia)
► Galleria immagini su Giorgio Chinaglia
Biografia Carriera[modifica | modifica sorgente]
Attaccante, nato a Pontecimato, frazione di Carrara, il 24 gennaio 1947 e deceduto in Florida a Naples il 1° aprile 2012 in seguito ad un attacco cardiaco che lo aveva colpito il 30 marzo 2012 e per il quale era stato operato per l'applicazione di quattro stent. Giorgio Chinaglia nasce in una famiglia povera ma dignitosa che dimora in Pontecimato, frazione di Carrara. Il padre Mario emigra nel Galles dove svolge un duro lavoro in fonderia, mentre la mamma Giovanna, casalinga, aiuta la famiglia completata anche dalla sorella Rita.
Dalla nascita ad emigrante nel Galles[modifica | modifica sorgente]
Giorgio vive con la nonna Clelia fino all'età di 6 anni quando si riunisce alla famiglia a Cardiff in Galles, dopo un viaggio con un cartello legato al collo che riportava l'indirizzo della famiglia nel caso si fosse perso. In Galles la famiglia Chinaglia non se la passa bene e il padre con il proprio lavoro riesce a stento a sfamare la famiglia che vive in due piccole stanze con un affitto molto caro da pagare. Il piccolo Giorgio frequenta la scuola cattolica "St.Peter's", e poi la "Lady Mary Grammar School"; qui fa la conoscenza con l'allenatore della squadra di rugby della "Lady Mary" che gli propone di allenarsi dopo aver avuto buone referenze dal professore di educazione fisica. E' il padre a respingere la proposta affermando che un Italiano deve giocare solo al calcio. Con questo presupposto Giorgio inizia a dare i primi calci al pallone con profitto sicuramente migliore di quello scolastico. Molto presto il ragazzo è inserito sia nella squadra scolastica di calcio che in quella di rugby, malgrado il categorico divieto espresso dal padre.
Dallo Swansea alla Massese[modifica | modifica sorgente]
Intanto la famiglia Chinaglia riesce a traslocare in una casa più comoda e il padre, dopo anni di sacrifici e abbandonata la fabbrica, diviene un apprezzato chef ed apre un ristorante, il "Mario's Bamboo Restaurant", con ottimi profitti economici. Il piccolo Giorgio alterna la scuola al campo di allenamento e la sera dà una mano nel locale facendo il cameriere o lavando i piatti. Ha sempre in mente il calcio e il fisico lo aiuta: segna reti a grappoli e viene notato da un osservatore del Cardiff City che gli propone di entrare nelle giovanili della più importante squadra della città gallese previo un provino da effettuarsi sul campo della società. Ma il giovane Chinaglia rifiuta di fare il provino ed l'opportunità salta. Entra allora in scena la seconda squadra di Cardiff, lo Swansea che lo arruola nelle giovanili e così Giorgio inizia la gavetta di calciatore. Gli inizi non sono facili perché, pur segnando e giocando bene, Chinaglia non riesce ad entrare in prima squadra. La sorte gli viene in aiuto a causa di una decimazione dei titolari, dovuta ad infortuni e squalifiche, e Giorgio viene convocato esordendo in una gara di Football League Cup contro il Rhotheram quando non ha neanche 16 anni. La sua seconda apparizione si registra solo un anno dopo contro il forte Portsmouth, in una gara in cui il giovane non tocca molti palloni, stretto dalla difesa avversaria formata da giocatori esperti e molto forti.
E' il 1966 quando il neo presidente dello Swansea, Glen Davis, non credendo in lui gli concede lo svincolo gratuito che, nel calcio inglese, significa sostanzialmente la bocciatura definitiva di un calciatore. Per Chinaglia è un colpo durissimo. Il padre, nel frattempo, trovandosi in vacanza a Massa, era riuscito a trovare un accordo con la locale squadra della Massese che aveva acconsentito ad ingaggiare il giocatore con la promessa che dopo tre anni, se avesse sfondato, sarebbe stato ceduto ad una squadra di Serie A. La regola prevedeva infatti che ogni giocatore italiano, tesserato all'estero in precedenza, dovesse giocare 3 campionati di Serie C prima di poter essere tesserato come professionista. L'arrivo alla squadra toscana non è dei più sereni perché Giorgio, non abituato alle severe regole comportamentali delle squadre italiane, abbandona il ritiro lasciando basiti compagni e dirigenza. E' il padre a riportarlo in ritiro ricordandogli i suoi doveri e il rispetto delle regole ed il giocatore, convinto, lentamente si adatta alla nuova vita. L'esordio avviene in una calda giornata di settembre proprio contro la Lazio, in una gara amichevole terminata 2-2, in cui l'attaccante segna una rete per i toscani addirittura con un colpo di tacco. Il primo anno in terza serie è per Chinaglia un'ottima esperienza maturata con 32 presenze, ma solo 5 reti all'attivo. Nel frattempo arriva anche la chiamata alle armi e il giocatore viene aggregato alla compagnia atleti di Roma alla Cecchignola. Una mattina, mentre è in cella di punizione per essere fuggito dopo il contrappello ed aver avuto uno scontro fisico con un tenente, apprende di essere stato ceduto alla neonata Internapoli per ben 100 milioni di lire.
L'esperienza all'Internapoli[modifica | modifica sorgente]
Appena appresa la notizia Chinaglia, che sperava di essere ingaggiato da una squadra di nome, va su tutte le furie, ma poi capisce ed accetta il trasferimento allettato anche da un ingaggio superiore e da bonus per ogni punto e rete segnata. Nella nuova squadra incontrerà un altro giocatore di origini inglesi, Giuseppe Wilson con cui legherà subito. Anche a Napoli gli inizi non sono facili, poi Chinaglia riesce a sbloccarsi, chiudendo la stagione 1967/68 con 10 reti, meritandosi la convocazione nella Nazionale di serie C, dove colleziona 2 presenze. A questo punto manca una sola stagione per finire il "purgatorio" a cui la Lega costringeva i calciatori tesserati all'estero prima di compiere il grande salto, e quindi Chinaglia si prepara al meglio desideroso di mettersi in vetrina per gli osservatori delle grandi squadre di Serie A. Fra gli osservatori che lo avevano seguito con più assiduità c'è Carlo Galli, Direttore Generale della Lazio, che scrive continue note benevole su questo ragazzo a Juan Carlos Lorenzo, allenatore dei biancocelesti. Ad aprile parte da Roma l'offerta di 200 milioni per Chinaglia e Wilson e la società partenopea accetta senza esitazioni. Per il giocatore e il suo compagno si aprono improvvisamente le porte della massima serie. L'Internapoli intanto si piazza al terzo posto dopo un campionato estenuante e Chinaglia è protagonista con 14 reti che gli valgono altre 2 partite nella Nazionale di serie C.
Giorgio si aggiudica al termine della stagione 1969 il Premio come Calciatore esemplare per la serie C, assegnato dal quotidiano Stadio al calciatore distintosi per qualità atletiche, tecniche, morali. Per il giovane attaccante, già felice per il trasferimento, arriva anche l'amore in quanto conosce una ragazza italo-americana sul lungomare di Napoli: Connie Eruzione, figlia di un ufficiale della Nato. Fra i due scoppia una simpatia sempre più crescente che, in breve, sfocia in in un amore intenso.
L'arrivo alla Lazio[modifica | modifica sorgente]
La scelta della Lazio è assolutamente gradita a Chinaglia in quanto rappresenta l'ingresso nella Serie A e anche per la vicinanza di Roma a Napoli, città che può raggiungere facilmente per andare a trovare la sua fidanzata. L'impatto con l'allenatore biancoceleste Juan Carlos Lorenzo è abbastanza felice in quanto il tecnico crede in lui ma intende farlo crescere tatticamente e disciplinarlo maggiormente. La stoffa del grande attaccante si vede subito e in molti si stupiscono del suo temperamento in campo dove lotta su ogni palla e cerca la via della rete da ogni posizione. L'esordio in Campionato avviene alla seconda giornata, nella trasferta persa a Bologna per 1-0, quando all'inizio della ripresa rileva Ferruccio Mazzola. Ma è la domenica successiva, davanti al proprio pubblico, che il giovane attaccante gioca la sua prima gara da titolare, con il numero 10 sulle spalle, contro il Milan. Ed è un esordio travolgente, perché al 62' riesce a segnare la sua prima rete in Serie A e per giunta è il gol che fissa il risultato finale. Praticamente diventa titolare inamovibile dell'attacco biancoceleste e il 19 ottobre 1969 nella gara vinta clamorosamente contro la Fiorentina, campione d'Italia uscente per 5-1, segna la sua prima doppietta in campionato e manda i tifosi in estasi.
La partenza bruciante della Lazio comporta una flessione atletica a metà stagione e anche Chinaglia ne risente ma, alla fine del torneo, il suo "score" è di 28 presenze e 12 reti. Per un esordiente è un ottimo biglietto da visita, tant'è che viene convocato nella nazionale Under 23 dove gioca una partita valevole per la Coppa Latina ed il C.T. della Nazionale Ferruccio Valcareggi lo seleziona fra i 40 giocatori che possono aspirare ad andare a giocare i Mondiali del Messico. Purtroppo il giocatore non viene selezionato fra i 22, ma si consola sposando la sua fidanzata Connie.
Lorenzo e la retrocessione in serie B[modifica | modifica sorgente]
L'esplosione di Chinaglia nel panorama del calcio italiano si deve in gran parte al fiuto di Juan Carlos Lorenzo nel lanciare il giocatore e questo l'attaccante lo apprezza ripagando l'allenatore con una grande stima. La stagione 1970/71, che doveva essere quella della definitiva consacrazione, parte tuttavia male e la squadra si trova a combattere subito per non retrocedere. Viene convocato nella Lega Nazionale dove disputa una partita. In Campionato Chinaglia lotta come un leone ma la squadra non gira e alla fine arriva penultima con l'inevitabile retrocessione in Serie B e soprattutto con l'esonero, peraltro già più volte preannunciato durante la stagione e poi sempre ritirato per le pressioni della tifoseria, di Lorenzo.
Per il giovane attaccante è un duro colpo tanto da arrivare a chiedere alla società di essere ceduto ma si ritrova deferito e multato dalla Lega, dove il neo Direttore Sportivo Antonio Sbardella lo ha deferito per le dichiarazione rese alla stampa. Non si sente di giocare nel campionato cadetto ma soprattutto sente la mancanza di Lorenzo, sostituito nel frattempo dal giovane allenatore Tommaso Maestrelli. Intanto incombe la finale della Coppa delle Alpi e i giocatori raggiungono la Svizzera per giocare le partite conclusive di questo torneo, mentre i giornali sportivi parlano di un'offerta della Juventus, del Torino e del Milan per l'attaccante biancoceleste che sembra sul punto di essere ceduto per ricostruire, col ricavato, una squadra capace di ritentare subito la promozione nella massima serie.
L'incontro con Maestrelli, la serie A, la Nazionale[modifica | modifica sorgente]
Una sera di giugno a Chinaglia si presenta Maestrelli che, con modi affabili, gli illustra tutto di un fiato il suo progetto per riportare la Lazio nell'olimpo del calcio e gli confessa che di quel progetto l'attaccante sarebbe stato il cardine principale. Chinaglia non replica, non ne ha il tempo, ma è molto colpito dal modo di fare del nuovo allenatore biancoceleste. Durante la fase finale della Coppa delle Alpi, Chinaglia è afflitto da una forte influenza e da mal di gola. Maestrelli lo sprona e, spremendogli del succo di limone in gola, lo convince a scendere in campo e Giorgio segnerà una tripletta in 45 minuti.
La Lazio vince il torneo mentre Lenzini rifiuta tutte le offerte per l'attaccante che si prepara a giocare la terza stagione in maglia biancazzurra, la prima in seconda divisione. Chinaglia è felice di essere rimasto perché i metodi di Maestrelli lo entusiasmano e soprattutto apprezza la sua umanità nel trattare con la squadra. In Coppa Italia Chinaglia e compagni battono la Roma 1-0 e passano il turno. Il Campionato cadetto si rivela duro e Maestrelli è alle prese con soventi contestazioni capitanate da tifosi nostalgici di Lorenzo costituitisi in un gruppo chiamato "Coscienza della Lazio". Chinaglia, giocatore dalla correttezza cristallina, conosce anche la prima espulsione, a Reggio Emilia, in una gara persa 1-0 ma non ne ha colpa in quanto l'arbitro è ingannato da una sceneggiata del portiere Boranga. Comunque il centrattacco laziale segna molte reti e scende in campo anche con otto punti di sutura a una tibia per dimostrare il suo attaccamento alla maglia. Viene convocato nella Lega Nazionale di Serie B Under 25, dove disputa una partita.
La Lazio riesce infine a centrare il secondo posto e la promozione in Serie A e per Giorgio (vincitore del premio Chevron Sportsman dell'anno per la serie B), inaspettatamente, arriva anche la convocazione della Nazionale in tournée nei Balcani. Chinaglia raggiunge la Nazionale la sera della matematica promozione in Serie A e il 21 giugno 1972 esordisce segnando la rete del definitivo pareggio contro la Bulgaria. Per un giocatore di Serie B è un record esordire e segnare in maglia azzurra. Naturalmente si scatenano di nuovo le grandi squadre per ingaggiarlo e arrivano ad offrire quasi un miliardo di lire, cifra stratosferica per l'epoca, ma ormai Chinaglia ha nella pelle questa squadra e questa maglia ed il Presidente Umberto Lenzini rispedisce al mittente tutte le offerte.
La beffa di Napoli e il viaggio premio negli U.S.A.[modifica | modifica sorgente]
Tornato di nuovo a giocare nella massima serie, Chinaglia si appresta a vivere una stagione tranquilla. La Società, dopo notevoli sforzi in campagna acquisti, chiede una salvezza tranquilla, obiettivo che sembra alla portata dei biancazzurri. Ma il pre- campionato e sopratutto la Coppa Italia non portano segnali positivi. La squadra non decolla e gioca male, Maestrelli è nell'occhio del ciclone, ma con l'inizio del torneo tutto si trasforma e i biancazzurri iniziano a macinare bel gioco e a conseguire ottimi risultati fino ad arrivare a comandare la classifica fra la sorpresa di tutto il panorama calcistico. Ormai Giorgio fa parte del clan azzurro in pianta stabile, giornali e rotocalchi lo mettono in copertina e lo cercano per intervistarlo. Negli spogliatoi Chinaglia è ormai il leader incontrastato, anche se la squadra è divisa in clan: da una parte lui e Pino Wilson, dall'altra Luigi Martini. Volano botte ed insulti a Tor Di Quinto ma, quando scendono in campo, i giocatori sono tutti amici pronti a sostenersi: nella gara Lazio-Napoli del 21 gennaio 1973, quando sia in campo che negli spogliatoi scoppia il putiferio fra Rimbano e Vavassori da una parte e Chinaglia e Wilson dall'altra con scambi reciproci di schiaffi e calci, tutti i biancazzurri si pongono a difesa dei loro compagni nonostante i due napoletani giurino di vendicarsi nella partita di ritorno.
Intanto il Campionato nonostante una lieve flessione dei biancocelesti, continua e la Lazio è addirittura in lotta per lo Scudetto. Il Sabato Santo del 1973, nel big match contro il Milan, Long John (questo l'appellativo datogli dai tifosi) spezza addirittura due falangi al portiere rossonero Belli con una potente punizione, mandandolo in ospedale mentre lui esulta per la rete del raddoppio appena segnata. Ma il sogno tricolore di Chinaglia e compagni si spegne all'89' minuto dell'ultima giornata quando, a Napoli, in un clima rovente, la Lazio subisce la rete della sconfitta, e la Juventus vince uno Scudetto dai torbidi contorni di cui si parlerà per molti anni a venire. E' una delusione cocente che solo in parte viene mitigata dalla tournée negli U.S.A. dove si giocano alcune amichevoli tra cui una con il Santos di Pelé. I calciatori sono accompagnati dalle mogli e passeggiare per le strade di New York, riaccende in Connie la nostalgia degli States e la voglia di tornarci a vivere. Anche Long John è affascinato dalla megalopoli ma al momento pensa solo a vendicare il terzo posto della stagione passata e non avrà pace finché non ci riuscirà.
Lo scudetto conquistato a suon di rabbia e reti[modifica | modifica sorgente]
Il campionato 1973/74 inizia nel migliore dei modi per la Lazio con due vittorie nelle prime due giornate. Il desiderio di rivincita è tanto ma non è facile mantenere il passo delle squadre più titolate. Chinaglia segna e fa segnare e ha un nuovo compagno di reparto: un ragazzo del vivaio che si chiama Vincenzo D'Amico e che in campo è una furia.
E' di Chinaglia il goal vincente nel Derby d'andata e ancora sue le reti decisive all'Inter (1-1), a Cagliari (0-1) e al Napoli (1-0). Un poker di reti in quattro giornate a riscattare il rigore fallito con la Fiorentina qualche settimana prima.
Chinaglia sembra possedere la forza per guidare da solo tutto il gruppo biancoceleste. In allenamento non vuole mai perdere e le partitelle vengono prolungate, con i fari delle macchine accesi, fino a che la sua squadra non passa in vantaggio. E Maestrelli, complice, cerca sempre di accontentarlo perché ne conosce il carattere. A Natale la Lazio è così prima in classifica e viaggia verso il titolo.
Giorgio è una furia nel febbraio 1974 contro la Juventus quando segna una doppietta e trascina i biancazzurri alla vittoria in una gara epica. Ma è anche capace di prendere a ceffoni Mario Maraschi reo, da ex, di aver segnato la rete della sconfitta a Genova contro la Sampdoria o a calci nel sedere Vincenzo D'Amico reo di averlo sbeffeggiato. E' guascone, trascinatore, attaccabrighe, come nel Derby di ritorno quando inizia a punzecchiare la curva giallorossa prima della gara, alzando un piede come se prendesse la mira e alla fine, uscendo dal campo tra i lacrimogeni, lanci di sassi, pezzi di suppellettili, dopo che in campo aveva fomentato il pubblico esultando alla sua maniera sotto la curva sud dopo un goal. Per alcune settimane deve addirittura rifugiarsi nell'abitazione di Maestrelli per sfuggire alla furia dei tifosi giallorossi che lo aspettavano sotto casa.
La domenica successiva contro il Napoli, gioca, forse, la più bella gara della sua carriera segnando una tripletta con la quale rimonta e annulla per tre volte il vantaggio dei partenopei. Per fermarlo i difensori usano tutti i sistemi leciti ed illeciti ma è imprendibile e alla fine anche il pubblico ostile deve inchinarsi alla sua forza. Contro il Verona impone a tutti i compagni di restare sul campo, senza andare negli spogliatoi per l'intervallo, in attesa degli avversari perché la Lazio è in svantaggio per 1-2. Nel secondo tempo la Lazio vincerà 4-2 e per lui si prospetta anche il titolo di capocannoniere, in una lotta spalla a spalla con l'interista Boninsegna. Chinaglia e compagni si apprestato a coronare il loro sogno il 12 maggio 1974 quando, in uno stadio gremito ben oltre il limite della capienza, la Lazio si gioca il tricolore contro il Foggia. La partita è nervosa e la squadra sente troppo il risultato, ma al 60' un sacrosanto rigore per un fallo di mano offre all'attaccante laziale la palla del match-point che significherebbe Scudetto. Chinaglia è emozionato, chiude gli occhi e tira piuttosto male ma segna il goal che vale il titolo tricolore al portiere foggiano Trentini. Mezz'ora più tardi lui e la Lazio si laureano Campioni d'Italia, dando vita a festeggiamenti senza precedenti che si concludono solo all'alba.
Sempre nel 1974 Giorgio incide un disco dal titolo "I'm football crazy", brano scritto dai fratelli De Angelis e colonna sonora del film "L'arbitro" diretto da Luigi Filippo D'Amico ed interpretato dall'attore siciliano Lando Buzzanca.
I Mondiali del 1974[modifica | modifica sorgente]
Chinaglia si laurea anche capocannoniere con 24 reti, record di tutti i tempi per un giocatore biancoceleste e si aggiudica il premio Chevron Sportsman dell'anno stavolta per la serie A e pochi giorni dopo riceve la convocazione per andare in Germania per i Mondiali tedeschi. Il Commissario tecnico Ferruccio Valcareggi aveva inserito alcuni giocatori laziali fra i 40 preselezionati: Luigi Martini, Giancarlo Oddi, Luciano Re Cecconi, Felice Pulici, Giuseppe Wilson oltre lo stesso Chinaglia. Martini si era tuttavia gravemente infortunato ad una spalla il giorno dello Scudetto e quindi era fuorigioco, ma si sperava nella convocazione degli altri.
Invece sono solo in due, oltre Chinaglia, ad essere convocati: Re Cecconi e Wilson. Chinaglia non crede ai suoi occhi: "Non capisco come la Lazio, Campione d'Italia, possa essere rappresentata da soli 3 giocatori.... pazzesco", tuona alla stampa da dove gli fanno eco le dichiarazioni, non proprio positive di Re Cecconi, Wilson e del napoletano Juliano, che accusa apertamente il C.T. azzurro di non considerare i giocatori delle squadre meridionali. Quello della Nazionale non era uno spogliatoio unito ma Chinaglia non si lascia intimorire ed ogni occasione è buona per far conoscere il proprio pensiero. In questo clima si arriva a giocare la prima gara contro l'Haiti, squadra che non avrebbe dovuto rappresentare un ostacolo.
Chinaglia è in campo dal primo minuto ma i palloni buoni non arrivano, i centrocampisti non appoggiano per gli attaccanti e lui si perde nella mediocrità generale. A inizio della ripresa un contropiede di Sanon porta incredibilmente in vantaggio gli Antillani: lo spettro della Corea aleggia su Monaco. Fortunatamente arriva sia il pareggio che il vantaggio italiano nel giro di 18 minuti. Haiti ha un evidente calo fisico, ma al 69' Valcareggi richiama Chinaglia in panchina per sostituirlo con Anastasi. Le telecamere inquadrano "Long John" visibilmente contrariato che esce dal campo. Poco prima di arrivare sulla pista di atletica senza guardare in faccia il C.T., con la mano fa come il segno di scacciarlo e poi parte un Vaff...... in diretta mondiale.
Negli spogliatoi rompe in terra tutte le bottiglie che trova e ci vogliono molte persone per calmare la sua rabbia. Ormai il fatto è di dominio pubblico. I giornali, all'indomani, escono con titoli di fuoco contro di lui. Allodi e Carraro vogliono cacciarlo via già la sera stessa dandogli del disadattato e Giorgio afferma di essere ben contento di andarsene ma infine il buon senso prevale. Arriva il tecnico biancoceleste Tommaso Maestrelli in aerotaxi da Roma per convincerlo a ragionare e, come al solito, il saggio allenatore ci riesce. Chinaglia si scusa in una conferenza stampa messa su in fretta e furia dall'entourage della Nazionale, ma niente potrà essere di nuovo come prima. Chinaglia viene escluso nella gara pareggiata con l'Argentina ma, a sorpresa, rientra in quella con la Polonia che vedrà l'Italia perdere 2-1 ed uscire dal Mondiale. E' facile dare al giocatore la colpa dell'eliminazione, ma la verità è che quella Nazionale era ormai sfinita, con troppi giocatori anziani e demotivati che lasceranno presto la squadra. Infatti alla guida del team azzurro nel frattempo viene chiamata una vecchia conoscenza della storia laziale: Fulvio Bernardini.
► La polemica fra Chinaglia e Valcareggi durante i mondiali di Germania
Fischi negli stadi[modifica | modifica sorgente]
Rientrato in Italia, Chinaglia si rifugia in famiglia lontano da tutto e da tutti. Lo si rivede solo il giorno dell'inizio del ritiro a Pievepelago. La Lazio deve difendere il tricolore e le premesse per bissare il successo della stagione appena trascorsa ci sono tutte. Una squalifica inflitta alla Lazio in Coppa dei Campioni permette alla squadra di concentrarsi solo sul Campionato che parte, per altro, con ottimi risultati, ma per Chinaglia ogni trasferta è una salva di fischi ed insulti da parte dei tifosi avversari che non gli perdonano le vicende del Mondiale. Inoltre pseudotifosi giallorossi minacciano più volte la moglie del giocatore, che ad un certo punto è costretta a trasferirsi a New York per motivi di sicurezza. Insomma non è una situazione tranquilla e anche la squadra ne risente, tanto che, dopo un'inizio promettente, subisce un calo di rendimento tale da allontanarla progressivamente dalla vetta della classifica. Chinaglia soffre molto questa situazione perché è convinto che l'ostilità dei tifosi avversari sia dovuta ad una montatura della stampa del Nord, indispettita per i suoi continui rifiuti di andare a giocare sia con le formazioni milanesi che con quelle torinesi. Si sente perciò il classico capro espiatorio del fallimento dei Mondiali ma del quale egli non è responsabile ma ne paga le conseguenze su tutti i campi di calcio che calca.
La malattia dell'amato amico allenatore[modifica | modifica sorgente]
Nel febbraio 1975 Chinaglia è tra i primi a notare che Maestrelli non è più in forma come prima. L'allenatore lo rassicura parlando di uno stato di stress che Chinaglia pensa sia dovuto all'eventuale decisione di lasciare la Lazio per andare ad allenare la Nazionale, come il presidente Artemio Franchi vorrebbe. Ma la verità è, purtroppo, ben diversa e, dopo una trasferta a Bologna, l'amato allenatore entra in clinica per accertamenti. Chinaglia si reca ogni giorno nella clinica per sollevarlo di morale e non è per nulla preoccupato perché crede ad un affaticamento nervoso come afferma lo stesso allenatore. Prima della gara col Torino, invece arriva la ferale notizia che Maestrelli ha un cancro esteso al fegato con nessuna probabilità di sopravvivenza. Chinaglia lo apprende negli spogliatoi e crolla a piangere. Sia per lui che per la squadra il Campionato finisce lì, anche se ci sono da onorare le ultime partite. Non passa giorno che Chinaglia con la squadra non vada a confortare l'allenatore in clinica. Non si rassegna all'idea di vedere consumato dal male il tecnico che più di tutti lo ha capito e formato, sia come giocatore che come uomo. A fine stagione Giorgio parte per gli U.S.A. per raggiungere la famiglia, confortato anche da un lieve miglioramento di Maestrelli.
Le sirene americane[modifica | modifica sorgente]
La moglie Connie si era trasferita definitivamente nel New Jersey, stufa della vita a Roma, dove anche fare la spesa era diventato difficile per le continue angherie di alcuni tifosi non laziali. Chinaglia aveva accettato l'idea e anche lui meditava di stabilirsi dopo la carriera negli States. Il calcio negli Stati Uniti era a livello dilettantistico ma alcuni club avevano provato ad alzare il tono e l'interesse, allora scarso, per il "Soccer". Tra questi club ci sono i New York Cosmos che hanno ingaggiato addirittura Pelé e stanno creando una squadra di vecchie e nuove glorie ancora in grado di giocare divinamente. Una mattina Chinaglia viene raggiunto da una telefonata di Peppe Pinton, consulente della squadra dell'Hartford, che gli propone di giocare un'amichevole con la maglia di quella squadra contro la selezione polacca. Chinaglia accetta e la Lazio dà l'autorizzazione previa assicurazione contro gli infortuni di ben 2 milioni di dollari. Per Chinaglia giocare quella gara è un successo mediatico. Infatti stampa e Tv si occupano di lui con servizi e trasmissioni inusuali per un calciatore di soccer. Intanto per l'esordio di Pelé nei Cosmos, Chinaglia, desideroso di assistervi, si era rivolto al Presidente della squadra Clive Toye per ottenere un biglietto.
Questi lo invitò ad assistere alla partita assieme a lui. Durante la gara i due si parlano e Chinaglia esprime inaspettatamente il desiderio di giocare con i Cosmos, anticipando così il rientro definitivo negli Usa e potendo quindi stare di più con la famiglia di cui sentiva molto la mancanza. Fissato un appuntamento per l'indomani nella sede della Warner Bros, Chinaglia apprende della volontà di Toye di trovare un accordo. All'indomani i due si recano dal presidente della Warner, Steve Ross, anch'egli entusiasta della faccenda. L'unico ostacolo è rappresentato dalla Lazio e soprattutto da Lenzini che va su tutte le furie e nega ogni possibilità di accordo. Chinaglia arriverà ad acquistare un'intera pagina del Corriere dello Sport per spiegare ai tifosi il suo desiderio di tornare in famiglia, ma anche ciò servirà a poco.
Ritorno a Roma e le discussioni con Corsini[modifica | modifica sorgente]
A fine agosto 1975 Giorgio deve fare ritorno in Italia per non incorrere in sanzioni e nelle squalifiche che il Presidente della Lazio aveva minacciato di effettuare nel caso in cui il centravanti non si fosse presentato. A Fiumicino lo accolgono migliaia di tifosi e Giorgio sembra trovare nuovi entusiasmi ma amara è la realtà che trova a Tor Di Quinto. Tommaso Maestrelli, stremato dalla malattia, non è più l'allenatore della Lazio ed è sostituito da Giulio Corsini, un personaggio dal carattere opposto a quello del Maestro, che si atteggiava a sergente di ferro e che aveva voluto rinnovare la squadra smembrando quella formazione che solo due anni prima aveva vinto lo Scudetto. I due si scontrano immediatamente e non si sopportano vicevendolmente. La squadra va male e presto rimane impelagata nella zona retrocessione.
Corsini accusa Chinaglia di remargli contro, Chinaglia a sua volta lo accusa di non capire nulla di calcio. Il 16 novembre 1975, nell'intervallo del Derby che la Lazio sta perdendo per 1-0, i due si scontrano ferocemente negli spogliatoi. Corsini a brutto muso urla a Chinaglia: "Finché io sarò l'allenatore tu non andrai mai negli Usa a vedere la famiglia!" Chinaglia risponde: "I patti con la Società sono che io vada negli USA una volta al mese e quindi non ti impicciare." L'allenatore tiene duro, Chinaglia scoppia a piangere per la rabbia ma a questo punto la squadra viene in soccorso al giocatore, attaccando violentemente Corsini. Chinaglia non sta a guardare e i due vengono praticamente alle mani. Ci vogliono dirigenti e inservienti per evitare una tragedia. Ma ormai è ammutinamento generale e il giocatore torna in campo con una carica enorme e segna la rete del pareggio sotto un diluvio. La sera stessa parte per New York. La domenica seguente la Lazio perde ad Ascoli e Corsini viene esonerato. Al suo posto ritorna a sorpresa Maestrelli che pare recuperato miracolosamente.
L'Addio alla Lazio[modifica | modifica sorgente]
Chinaglia si calma ma ormai è deciso a lasciare la Lazio, a costo di smetterla con il calcio. Lenzini deve cedere per non perdere soldi e la sera del 25 aprile 1976, dopo aver giocato la sua ultima gara in biancazzurro contro il Torino, Giorgio parte definitivamente per andare a giocare nei New York Cosmos chiudendo così la sua avventura in biancoceleste, dopo 209 partite in campionato e 98 reti. Il giocatore ormai è deciso, non può e non vuole tornare indietro, è troppo stanco di fare su e giù per visitare la famiglia ed è troppo stanco della stampa italiana che muove il dito contro di lui ogni qualvolta si trovi in situazioni particolari o quando gli capiti di giocare meno bene del consueto. Per evitare che i tifosi della Lazio, affezionatissimi al giocatore, gli possano impedire di partire, decide di prendere un aerotaxi diretto a Genova dall'aeroporto dell'Urbe. Da qui un altro aereo lo porterà a Parigi da dove finalmente volerà verso New York. Ma ora lo aspetta "O Rei" Pelé, suo nuovo compagno di squadra e una nuova squadra.
I New York Cosmos[modifica | modifica sorgente]
Chinaglia si trova ad affrontare il soccer americano con un bagaglio d'esperienza elevato. Tutto è molto facile perché i difensori americani non sono così arcigni e abili come quelli del Campionato italiano e segnare per lui è facilissimo. L'intesa con Pelé è all'inizio un po' faticosa ma presto i due si intendono e costruiscono azioni fantastiche. L'esordio contro il Los Angeles di George Best è un trionfo: 2 reti di Chinaglia e 6-0 finale. Al suo primo anno segna 19 reti, un buon inizio insomma. Raggiunto dalla notizia della morte di Tommaso Maestrelli (avvenuta il 2 dicembre 1976), ritorna a Roma per i funerali e accompagna la bara piangendo. Poche settimane dopo viene gelato dalla notizia della morte dell'ex compagno Luciano Re Cecconi ma questa volta non se la sente di tornare. Gioca e vince campionati con i Cosmos, classifiche dei marcatori in serie, va in tournée in tutto il mondo e gioca anche contro la Lazio, accolto con affetto dai tifosi. Anche negli affari si fa largo e a New York si costruisce un piccolo impero finanziario. Nel suo ufficio c'è sempre un gagliardetto della Lazio. Nel 1978 convince l'amico di sempre Pino Wilson a raggiungerlo negli Usa ma dopo alcune partite, l'ultima il "NASL Super Bowl" vinto dai Cosmos in cui viene nominato MVP (miglior giocatore del match), quest'ultimo preferisce tornare a casa. Diviene il più popolare giocatore di soccer in America surclassando gente del calibro di Neeskens, Beckenbauer, Carlos Alberto, ed è a tutt'oggi il giocatore con più segnature della storia del calcio professionistico americano.
Il fallimento da Presidente[modifica | modifica sorgente]
Passano gli anni e Chinaglia ormai è un mito negli Stati Uniti, anche se il soccer non è entrato mai completamente nei cuori degli americani. Le squadre si ridimensionano, gli sponsor languono e gli stadi si svuotano. La NASL, la lega americana, entra in crisi. Chinaglia, nel 1983, ha 36 anni e la carriera agonistica sta volgendo al termine. Una mattina di metà maggio di quell'anno, Giorgio sta ascoltando la radiocronaca di della gara Milan-Lazio, partita di Serie B, che vede i biancazzurri soccombere 5-1. Prende, come al solito, una decisione che viene dal cuore. Per lui rimasto laziale e tifoso, non resta che tornare: questa volta da Presidente. Malgrado il parere contrario della famiglia chiama collaboratori e avvocati vari e in gran segreto contatta il presidente della Lazio, Gian Chiarion Casoni, per chiedere la disponibilità a cedergli il controllo della maggioranza. La risposta è positiva e la domenica successiva prima di Lazio-Atalanta, il Corriere dello Sport pubblica la notizia dell'interessamento dell'ex bomber a rilevare la Società. Allo stadio accorrono in 55.000, ognuno con una bandiera o una sciarpa e portano la Lazio a vincere per 2-1 e a trovarsi a un passo dalla promozione. I tifosi della Lazio possono iniziare a sognare dopo anni bui. Poche settimane dopo, a promozione avvenuta, Chinaglia sbarca a Roma tra il tripudio della folla. La Lazio è sua per 2 miliardi di lire. L'assemblea dei soci lo nomina Presidente il 13 luglio 1983.
Purtroppo nessuno gli aveva detto che c'era un debito complessivo di 13 miliardi da coprire ma nonostante ciò, non si perde d'animo. Acquista il nazionale brasiliano Joao Batista e dalla Juventus Michael Laudrup, più altri giocatori e conferma sia Bruno Giordano che Lionello Manfredonia. Malgrado la Lazio sia una buona squadra, la salvezza arriva solo all'ultima giornata, dopo aver esonerato Giancarlo Morrone sostituendolo con Paolo Carosi. Prende anche una sonora squalifica per aver tentato di aggredire ad ombrellate l'arbitro Menicucci, durante l'incontro Lazio-Udinese, reo di aver fatto proseguire il gioco oltre il 90' permettendo così che i friulani pareggiassero.
Per la stagione 1984/85 ha un piano molto preciso: vuole vendere i due gioielli Giordano e Manfredonia alla Juventus per incassare un bel po' di soldi per rimpinguare le casse e acquistare l'emergente attaccante Briaschi. Il piano salta perché sia il centrocampista che il bomber rifiutano di passare alla squadra bianconera. I tre litigano e lo spogliatoio si spacca. Il risultato è che la Lazio, nonostante un'ottima formazione, finisce penultima, retrocede in Serie B e la Società è sull'orlo del fallimento. Chinaglia è costretto a cedere la società prima a Franco Chimenti a cui subentreranno poi i fratelli Calleri e Renato Bocchi. Troppo fiducioso nelle sue possibilità, tradito dagli amici, mal consigliato dai soci, dopo due anni e mezzo abbandona la Lazio da sconfitto.
Anni tranquilli[modifica | modifica sorgente]
Tornato negli Usa Chinaglia si trasferisce in Florida dove apre un ristorante assieme alla sua nuova compagna. Sono anni tranquilli, mentre il soccer riprende vigore ed interesse anche negli States. Si occupa di calcio e ogni tanto ritorna in Italia dove ottiene un contratto da opinionista e commentatore di partite in televisione. Il carattere irrequieto lo porta spesso ad innescare polemiche ma il nuovo ruolo gli piace anche se gli va un po' stretto. In Italia si candida due volte alle elezioni ma non viene eletto. Nel febbraio del 1990 torna a giocare nella seconda categoria abruzzese con il Villa S. Sebastiano, realizzando una doppietta all'esordio. Diventa presidente del Foggia e del Lanciano ma le due esperienze si esauriscono presto. La Lazio di Sergio Cragnotti, intanto, comincia a vincere in Italia ed Europa. Spesso si accosta il suo nome a qualche ruolo dirigenziale o addirittura alla presidenza, ma non se ne fa mai nulla. Fra il patron e Chinaglia non c'è feeling. Partecipa alla serata del Centenario della Società il 9 gennaio 2000 tra l'ovazione dei 90.000 presenti. Poi ritorna in Florida.
Le vicende giudiziarie[modifica | modifica sorgente]
Il nome di Chinaglia riappare all'improvviso all'inizio del 2006 quando si espone come portavoce di una cordata che vuole rilevare il controllo della Lazio dal presidente Claudio Lotito. Afferma che dietro c'è una importante multinazionale farmaceutica ungherese e tiene alcune conferenze stampa. Ma il Presidente della Lazio, tra molte polemiche ed accuse reciproche, non vuole saperne di cedere il controllo della Società e per questo Chinaglia fa ritorno negli States. Pochi mesi dopo viene raggiunto da un ordine di arresto in contumacia, assieme ad altre persone, per aggiotaggio e altri reati. Pare di capire che dietro le offerte di acquisto non ci fosse nessuna multinazionale, ma solo un tentativo di riciclaggio di denaro sporco. Chinaglia si dichiara innocente ed estraneo ai capi d'imputazione ma non farà più ritorno in Italia per evitare l'arresto. Sarà la giustizia a chiarire la vicenda. Intanto il 28 novembre 2007 la Consob multa l'ex giocatore emettendo questo comunicato: "La Consob ha multato Giorgio Chinaglia per 4,2 mln per condotte manipolative poste in essere in relazione ai titoli della SS Lazio spa e per procurato ritardo all'esercizio delle funzioni di vigilanza della Consob". La commissione dispone una sanzione amministrativa accessoria nei confronti di Chinaglia che prevede la perdita temporanea dei "requisiti di onorabilità e incapacità" ad assumere incarichi di amministrazione, direzione e controllo, per un periodo di 18 mesi.
Il 22 luglio 2008 vengono eseguiti sette arresti e il sequestro di due milioni di euro, parte del denaro che il clan dei Casalesi aveva "investito" per la scalata della S.S. Lazio. Questo il bilancio dell'operazione "Broken Wings", svolta dalla Guardia di Finanza e dalla Digos di Roma e illustrata nel corso di una conferenza stampa. L'obiettivo del potente clan di Casal di Principe era quello di entrare nel mondo del calcio, nel salotto buono della Serie A italiana. Per questo i Casalesi avevano messo su un meccanismo che operava su due livelli e che coinvolgeva anche dei professionisti. Da un lato la camorra dell'area casertana riciclava il denaro proveniente da attività illecite per scalare il titolo del club capitolino, e dall'altro coinvolgeva figure carismatiche del club, come Giorgio Chinaglia, per "preparare la piazza all'arrivo di fantomatici nuovi acquirenti". Chinaglia a cui è stato spiccato un secondo mandato di cattura, risultava ancora latitante. Il 30 settembre 2008 però, il tribunale del Riesame di Roma annulla l'ordinanza della misura applicativa della custodia in carcere per Giorgio Chinaglia e per altri soggetti coinvolti, non essendo provato per il Tribunale che il denaro destinato ad essere utilizzato per la scalata alla Lazio fosse provento di un'attività di riciclaggio.
La prematura scomparsa[modifica | modifica sorgente]
E' una Domenica, come il giorno preferito dal Chinaglia calciatore quando arriva alle agenzie la tremenda notizia della sua morte. "Mio padre Giorgio Chinaglia è morto questa mattina". A confermare piangendo la notizia della scomparsa del leader del primo scudetto laziale data da Skysport, è al telefono dall'America il figlio Anthony: "E' morto questa mattina intorno alle 9:30. Era stato operato una settimana fa dopo un attacco di cuore. Gli erano stati impiantati 4 stent e l'operazione era andata bene. Era stato rimandato a casa dove sembrava essersi ripreso. Stamattina si era svegliato per prendere una medicina e si era rimesso al letto. Poi sono andato a controllarlo ed ho scoperto che non respirava più. Ho provato a rianimarlo ma non c'è stato niente da fare". In Italia sono da poco passate le 17 quando si sparge la notizia, tra lo sgomento dei tifosi biancazzurri. I notiziari sui programmi sportivi vengono interrotti per dare la notizia in diretta. La sera tutti i telegiornali nazionali gli tributano un ricordo. Così finisce la storia di una delle più grandi bandiere della Lazio. Giorgio Chinaglia è morto così in Florida l'1 aprile 2012, tradito dal cuore a soli 65 anni.
Il rientro a Roma[modifica | modifica sorgente]
Pochi giorni dopo la sua scomparsa, agli ex compagni Pino Wilson e Giancarlo Oddi viene l'idea di riportare le spoglie di Giorgio a Roma. La famiglia di Tommaso Maestrelli, per bocca del figlio Massimo, mette a disposizione la tomba di famiglia al Cimitero Flaminio di Prima Porta. L'idea viene accolta favorevolmente dalla prima famiglia del giocatore, ma bisogna attendere tuttavia la sentenza di un tribunale statunitense prima di avere il via libera per il rientro della salma a Roma. Solo nei primi giorni di settembre 2013 viene resa nota la notizia del rientro in Italia ed il 15 settembre 2013 l'aereo con a bordo la bara di "Long John" atterra alle 6,30 a Fiumicino scortato dai familiari. Il giorno successivo viene allestita una camera ardente presso la Chiesa del Cristo Re a viale Mazzini e nel pomeriggio viene celebrata una Messa di suffragio. Migliaia sono i tifosi a rendergli omaggio. Nella serata dello stesso giorno Giorgio Chinaglia viene tumulato accanto a Tommaso Maestrelli.
Palmares[modifica | modifica sorgente]
► Estate 1975, Chinaglia vuol lasciare la Lazio
► 29 agosto 1975, Chinaglia ritorna a Roma
► 13 luglio 1983: Giorgio Chinaglia diventa Presidente della Lazio
► Il "Chinaglia Day" del 16 ottobre 1983
► L'addio a Giorgio Chinaglia - 1
► L'addio a Giorgio Chinaglia - 2
► L'addio a Giorgio Chinaglia - La rassegna stampa
► La commemorazione allo Stadio Olimpico
► Giorgio Chinaglia torna per sempre a Roma - p. 1
► Giorgio Chinaglia torna per sempre a Roma - p. 2
► Galleria immagini su Giorgio Chinaglia | ► Torna ad inizio pagina |