Giordano Bruno
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Bruno Giordano, attaccante, nasce a Roma il 13 agosto 1956 nello storico rione Trastevere, in Vicolo del Cinque, dove, da bambino, passa le giornate a giocare a pallone fra vicoli, piazze e l'oratorio di Don Orione.
Un trasteverino a Tor di Quinto[modifica | modifica sorgente]
E' proprio tra le stradine care al Trilussa ed al Belli che il ragazzo si forgia. Ha due piedi d'oro ed i compagni se lo litigano in squadra. Preferisce più il gioco che lo studio e se ne accorge presto Don Francesco Pizzi, che, tramite un giocatore della Primavera laziale, Temistocle Forti, lo segnala al grande Flacco Flamini il quale lo porta alla Lazio per 30.000 lire e 10 palloni nel 1969. Nella Lazio il giovane Giordano si fa largo in tutte le categorie minori, segnando moltissime reti e uscendo sempre fra gli elogi dei suoi tecnici che vedono in lui una futura promessa. In quegli anni le giovanili della Lazio sono una vera fucina di giovani talenti. E in squadra con lui ci sono giocatori come Lionello Manfredonia, Stefano Di Chiara e Andrea Agostinelli.
L'esordio con rete a Marassi[modifica | modifica sorgente]
Tra le persone che si accorgono di lui c'è anche Tommaso Maestrelli che più di una volta lo segue personalmente nelle gare della Primavera ed è pronto a convocarlo in prima squadra per la stagione 1975/76, ma la malattia del Maestro sconvolge questo piano. Fortunatamente è Giulio Corsini, il nuovo allenatore, a portarlo in ritiro ed a lanciarlo nelle prime gare di Coppa Italia al posto di un Chinaglia rimasto negli States per cercare di essere ceduto ai Cosmos New York. E' proprio questa assenza che gli spiana la strada verso la prima squadra e, viste le ottime prove, Corsini lo sceglie per far coppia con Chinaglia rientrato nel frattempo e controvoglia nei ranghi, nella prima partita di campionato contro la Sampdoria.
E' il 5 ottobre 1975 quando Giordano esordisce in Serie A. E miglior esordio non può essere perché, a tempo scaduto, è proprio una sua rete a regalare la vittoria insperata ai biancocelesti. Il giovanotto, vedendo la rete gonfiarsi scoppia in pianto, incredulo. Il giorno dopo i giornali sono tutti per lui. Viene confermato anche per la partita successiva contro l'Inter, ma deve lasciare il campo al 39' per un infortunio muscolare. Rientra alla 4^ giornata contro il Perugia ed al 64' segna il suo secondo goal in 3 presenze in A. Niente male per un ragazzo alla prima esperienza nella massima serie.
Le cose a livello di squadra, però, non vanno bene. Corsini viene esonerato e Maestrelli torna sulla panchina biancazzurra. Il cambio sulla panchina non giova però al trasteverino che scivola nelle retrovie della squadra, preferito ad altri giocatori che però non convincono nessuno.
Al posto di Chinaglia[modifica | modifica sorgente]
Il nome di Giordano riappare così sui taccuini alla 26^ giornata quando siede in panchina a Cesena col numero 14 ma non entrerà in campo. La domenica seguente 25 aprile 1976 si replica e vede giocare al suo idolo Chinaglia l'ultima gara ufficiale in maglia biancazzurra. Maestrelli, che non voleva bruciare il giovane attaccante, non disponendo di una punta centrale, giocoforza affidò a lui la maglia numero 9. La Lazio era con un piede e mezzo in Serie B e giusto un miracolo poteva salvarla. A Firenze contro i Viola, la Lazio perse per 4-3 con onore e Giordano aveva segnato ancora.
Ora c'era la decisiva e proibitiva gara con il Milan. Maestrelli schiera l'asse Re Cecconi, Giordano, D'Amico e Antonio Lopez, e la Lazio dilaga per 4-0, con ancora una rete (la seconda) del trasteverino. Tutto si decide a Como il 16 maggio e quando la Lazio è sotto di due reti a zero, tutto sembra ormai compromesso. Ma è proprio il ragazzo con il numero 9 a dimezzare lo svantaggio. La Lazio poi pareggerà e si salverà, e avrà pure trovato un attaccante degno dei suoi predecessori. Umberto Lenzini, ancora amareggiato per la fuga di Long John, blinda subito il ragazzo e rifiuta le offerte da parte dell'Inter e del Torino ritenendolo incedibile. Giordano intanto si rifugia nella sua amata Ladispoli per passare le vacanze spensierate lontano dai clamori calcistici che ha iniziato ad assaporare. La nuova stagione si prospetta più difficile ma con il nuovo allenatore Vinicio l'intesa è già totale. Viene convocato nella Nazionale Under 21 dove disputa 5 partite.
La stagione 1976/77 vede una squadra rinnovata e più giovane con gli innesti di Lionello Manfredonia, Andrea Agostinelli e Fernando Viola. L'esperienza poi del "traditore giallorosso" Ciccio Cordova, arrivato alla Lazio dopo una lunga polemica per il suo passato da capitano della Roma porta nuove geometrie ed idee tattiche. Giordano ormai fa parte dei titolari e bagna la nuova stagione con una rete che non basterà ad evitare la sconfitta interna per 3-2 contro la Juventus. Una sua rete espugna Firenze alla seconda, poi nulla fino al giorno del derby di andata del 28 novembre 1976, quando regala l'ultima gioia a Maestrelli che ascolta, prima di entrare in coma, per radio la prodezza del centravanti che realizza una rete "impossibile" dalla linea di fondo. Quel derby lo consacra agli occhi dei tifosi. La sera viene intervistato dalla Domenica Sportiva ed in romanesco stretto spiega come è nata la rete. Il ragazzino sta per diventare un campione. Segna reti su reti fino ad arrivare a quota 10 goal che portano la Lazio ad un ottimo 5° posto finale ed alla qualificazione in Coppa UEFA.
Capocannoniere[modifica | modifica sorgente]
Ormai è un attaccante affermato e si ripete anche nella stagione 1977/78. Il 2 ottobre 1977 gioca una delle gare più belle della sua carriera quando, grazie alla sua doppietta, la Lazio strapazza la Juventus per 3-0. Il secondo gol, un pallonetto stupendo, entra di diritto nella cineteca del calcio. La Lazio però ha perso un po' di smalto ed il nuovo allenatore Bob Lovati deve faticare non poco per risollevarla. Alla fine arriva un ottavo posto e 12 sono le reti nel carniere. Gioca 5 partite (più un'altra convocazione) con 5 reti nella Nazional Under 21.
Le squadre italiane farebbero follie per averlo, ma Lenzini non cede e il bomber rimane alla Lazio anche se la squadra non è molto forte. E la stagione 1978/79 si rivela quella della consacrazione definitiva per Giordano che sfodera tutto il repertorio segnando di destro, di sinistro e di testa. L'inizio folgorante lo portò alla convocazione con una presenza nella Nazionale B ed a esordire in Nazionale il 21 dicembre 1978, in coppia con Paolo Rossi, entrando al posto di Francesco Graziani contro la Spagna.
La Lazio gioca per lui, il pubblico è affascinato da questo ragazzo che alla fine segnerà la bellezza di 19 reti laureandosi capocannoniere e vincendo il Premio Chevron Sportsman dell'anno. Gioca, da capitano, una partita con la nazionale Olimpica realizzando una doppietta. Il mondo del calcio lo applaude, la Juventus arriva ad offrire quasi 2 miliardi di lire per il suo cartellino, ma non c'è nulla da fare.
La vicenda calcioscommesse[modifica | modifica sorgente]
Ladispoli è una graziosa cittadina balneare a non meno di mezz'ora di macchina dal centro di Roma. E' qui che due commercianti Massimo Cruciani ed Alvaro Trinca operano i loro affari di ristoratori, ma è anche qui che parte una vicenda dai contorni loschi e nebbiosi. Il campionato della Lazio è altalenante, tra centro classifica e zona retrocessione. Giordano gioca una partita nella Under 21 e due, da capitano, con due reti nella Nazionale Olimpica. Verso l'inizio di febbraio 1980, Lenzini viene a conoscenza del fatto che i due commercianti vogliono indietro alcuni soldi persi nelle scommesse clandestine. A loro dire, alcuni giocatori (tra cui Giordano), si sarebbero accordati con loro, per truccare delle partite, ma poi si sarebbero tirati indietro facendo perdere grosse somme ai due. Lenzini crede però che sia un tentativo di estorsione e si rifiuta di dare soldi ai due ristoratori per il loro silenzio sulla vicenda.
Lo scandalo scoppia il 23 marzo 1980 al termine di Pescara-Lazio, quando all'uscita degli spogliatoi, alcune macchine della Guardia di Finanza attendono il giocatore che viene arrestato assieme a Lionello Manfredonia, Massimo Cacciatori e Pino Wilson. La sera stessa i quattro giocatori vengono portati al carcere romano di Regina Coeli dove vengono detenuti separatamente per alcuni giorni. Il mondo sembra crollare addosso a Giordano. Lui si dichiara estraneo a tutto ma la giustizia sportiva non la pensa così ed al termine del processo sportivo verrà squalificato per 3 anni e 6 mesi con la Lazio retrocessa in Serie B, secondo quanto riportato dai giornali dell'epoca.
Anni tremendi[modifica | modifica sorgente]
Per lui sembra essere la fine della carriera ma Lenzini gli offre di continuare ad allenarsi a Tor Di Quinto. Il presidente della Roma Dino Viola arriva addirittura ad offrire un contratto sia all'attaccante che a Manfredonia al buio, e propone una cifra alla Lazio per acquistare i due calciatori, naturalmente molto più bassa del loro reale valore. Giordano rifiuta, come il suo compagno: ha voglia e smania di riscattarsi insieme alla Lazio dopo il pandemonio creato. Nel 1981 rifiuta e fa rifiutare al nuovo presidente Gian Casoni una buona offerta del presidente dell'Udinese Lamberto Mazza che lo vorrebbe nella sua squadra a fine squalifica. I tifosi vedendolo solitario in campo, non lo contestano, anzi scrivono addirittura una supplica al presidente Pertini, chiedendogli di intercedere per perdonargli la leggerezza commessa. Intanto lui continua ad allenarsi a parte, speranzoso di rientrare a giocare il prima possibile.
La Lazio naviga in acque cattive e rischia addirittura la Serie C, la crisi finanziaria è sull'orlo del collasso ed urge un sacrificio. L'occasione arriva dal presidente della Fiorentina, il Conte Pontello, che offre una grossa cifra per avere l'attaccante, visto che si parla di una riduzione della squalifica prima dell'inizio della stagione 1982/83. Le 2 squadre si accordano sui dettagli economici ed a Firenze alcuni giornali danno l'affare per concluso, ma ancora una volta sono i tifosi ad impedire il trasferimento con una contestazione alla Società che a quel punto non si sente più di sfidare la piazza.
Il ritorno in campo[modifica | modifica sorgente]
L'estate del 1982 è caratterizzata dai Mondiali di Spagna e Giordano deve vederli in televisione. Sicuramente ci sarebbe stato anche lui fra i 22 giocatori che la sera dell'11 luglio si laureano Campioni del Mondo tra lo stupore generale. Ed è proprio all'indomani di quel trionfo che la F.I.G.C. annuncia l'amnistia generale per gli squalificati che possono così tornare a giocare. Per Giordano e l'amico inseparabile Manfredonia è finalmente giunto il tempo di rimettersi gli scarpini. La Lazio è in Serie B ed ha fatto un enorme sforzo in campagna acquisti per tentare la scalata alla massima serie, pur con pochi soldi a disposizione. Il 12 settembre contro il Campobasso Giordano rientra in campo con la maglia numero 9. Le cose non vanno in realtà bene perché la squadra arranca, ma alla fine l'allenatore Roberto Clagluna trova la quadratura del cerchio e i biancazzurri, grazie anche alle reti del bomber ritrovato, si portano a lottare per la promozione.
Nelle ultime giornate la situazione si complica e l'allenatore viene esonerato ma Giancarlo Morrone, chiamato al posto di Clagluna, riesce a portare i biancazzurri in Serie A evitando gli spareggi. Giordano vince la classifica dei cannonieri con 18 reti, il Premio Chevron Sportsman dell'anno per la Serie B e gioca due partite come fuori quota (con due reti) nella Nazionale Under 21. Per Giordano è la rivincita dopo anni di buio e per di più ritrova un vecchio compagno come nuovo Presidente: è Giorgio Chinaglia che nel frattempo ha acquistato il pacchetto di maggioranza della Società alla quale promette un ritorno ai fasti del passato.
L'infortunio di Ascoli[modifica | modifica sorgente]
La stagione 1983/84 sembra prospettarsi come la nuova consacrazione per Giordano. Torna a giocare in Nazionale ad ottobre contro la Grecia realizzando il suo primo goal in maglia azzurra. Ma come i sogni svaniscono all'alba, ben presto ci si accorge che la squadra creata dal nuovo Presidente non è per niente forte, anzi si ritrova subito nei bassifondi della classifica. Eppure la stagione era iniziata con una roboante vittoria sull'Inter per 3-0, ma poi si era persa, sopraffatta dalle altre squadre che sembrava viaggiassero ad una marcia in più. Paolo Carosi, subentrato a stagione in corso, diede un gioco diverso e pian piano riuscì a far punti, ma la situazione di classifica era comunque difficile. Il 30 dicembre 1983 la Lazio è di scena ad Ascoli e Giordano cerca, sul campo, di dare il meglio di sé stesso anche se è guardato a vista dai terzini marchigiani. Al metà del primo tempo il dramma sportivo ed umano: sono le 14:51 e si gioca da 21 minuti quando lo stopper dell'Ascoli Antonio Bogoni, interviene da dietro colpendo prima Giordano al polpaccio della gamba destra e poi portando il piede sinistro davanti a quello dell'avversario. Un tackle a tenaglia ovvero un'entrata assassina.
Giordano cade in un urlo di dolore che scuote lo stadio ed i giocatori in campo. Esce in barella e lo portano nel nosocomio piceno per le radiografie. Il responso è tremendo: frattura con una prognosi dai 5 agli 8 mesi. Per lui e la squadra in lotta per non retrocedere il colpo è tremendo, ma non si perde d'animo e appena possibile comincia subito la rieducazione e la fisioterapia. Il miracolo è compiuto il 21 aprile 1984, quando in meno di quattro mesi torna in campo e dopo 32 secondi segna la prima rete della Lazio contro il Napoli in una gara drammatica e decisiva vinta per 3-2 dai biancazzurri. Giordano scoppia in lacrime: il campione è ritornato. Le ultime gare vedono la Lazio salvarsi grazie ad altre 2 reti del bomber. Il peggio sembra passato, ma non è così.
Il rapporto incrinato e l'addio alla sua maglia[modifica | modifica sorgente]
La Società naviga in brutte acque finanziarie e Chinaglia deve trovare un espediente per salvare il salvabile e creare una squadra degna del nome che porta. Si accorda con la Juventus per le cessioni di Giordano e Manfredonia in cambio dell'attaccante genoano emergente Briaschi, del difensore Massimo Storgato e un bel pacco di miliardi che risolleverebbero le casse. I due giocatori vengono convocati dal Presidente per comunicar loro la notizia e dopo un paio di giorni vanno a colazione dall'Avvocato Gianni Agnelli che vuole conoscerli. Ma qualcosa va storto e i due rifiutano il trasferimento facendo saltare l'accordo ed i nervi di Chinaglia che si trova di nuovo nei guai e spiazzato dalla decisione dei due calciatori.
Anche fra i due giocatori nascono degli screzi, che risultano insanabili. Lo spogliatoio si spacca e tutto precipita. Neanche il ritorno a sorpresa sulla panchina di Juan Carlos Lorenzo prima e di Giancarlo Oddi poi, risollevano le sorti di una squadra che finisce in Serie B già nel girone d'andata, arrivando ultima in campionato. Per Giordano l'avventura laziale finisce qui. Separato in casa accetta l'offerta del Napoli e dopo quasi 20 anni saluta la sua città per trasferirsi alla corte di Maradona.
Con la Lazio colleziona 203 presenze e 86 reti in Campionato.
Campione d'Italia a 200 km da Roma[modifica | modifica sorgente]
La nuova fase della sua carriera agonistica si svolse alle pendici del Vesuvio dove riuscì a vincere il primo scudetto per i partenopei nel 1986/87. Costituì il famoso tridente "MaGiCa", prima con Maradona e Carnevale, poi con Maradona e Careca. Tecnicamente Maradona lo considerò il proprio partner ideale. Andò via da Napoli alla fine della stagione 1987/88 dopo un burrascoso litigio con Luciano Moggi D.S. dei campani. Si trasferì all'Ascoli, poi nel Bologna e di nuovo all'Ascoli dove terminò la carriera agonistica nel 1992 e con il quale realizza il suo centesimo goal in Serie A. E proprio in una partita fra Ascoli e Lazio, ultima giornata del campionato 1988/89, Giordano sbagliò un gol fatto che avrebbe significato uno spareggio per non retrocedere in Serie B.
Inizia la carriera di allenatore[modifica | modifica sorgente]
Nel gennaio del 1995 disputa alcune partite con il Torrino calcio a 5. Preso il patentino di allenatore, ha allenato diverse squadre di Serie C, tra cui il Monterotondo, il Crotone, la Tivoli, il Frosinone, l'Ancona, la Nocerina, l'Aquila, la Reggiana, il Catanzaro fino ad arrivare all'esordio in Serie A con il Messina nel 2006. Dal 19 aprile 2009 è il nuovo allenatore del Pisa. Subentra all'esonerato Giampiero Ventura con un accordo valido fino al 30 giugno dello stesso anno, non riuscendo però ad evitare la retrocessione della squadra in Prima Divisione. Nel febbraio 2011 subentra all'ex compagno Fernando Orsi alla guida della Ternana in Lega Pro 1 Divisione. Alla fine di ottobre 2013 viene chiamato alla guida dell'Ascoli ma viene esonerato per divergenze con i dirigenti della squadra picena nel febbraio 2014. Alla fine di agosto 2015 viene chiamato alla guida della squadra ungherese del Tatabanya.
Palmares[modifica | modifica sorgente]
- 1 Campionato Under 23 1973/74
- 1 Campionato Primavera 1975/76
- 1 Torneo di Sanremo 1974
5 dicembre 2015 - Corriere dello Sport
5 dicembre 2015 - Corriere dello Sport
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