Domenica 18 settembre 1983 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Inter 3-0

Da LazioWiki.

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18 settembre 1983 - 2177 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1983/84 - II giornata

LAZIO: Cacciatori, Miele, Vinazzani, Manfredonia, Batista (87' Piscedda), Spinozzi, Cupini (79' Vella), G.Marini, Giordano, Laudrup, Piraccini. A disp. Ielpo, D'Amico, Meluso. All. Morrone.

INTER: Zenga, Bergomi, Baresi I, Bagni, Collovati (50' Ferri II), Bini, Coeck, Sabato, Altobelli, Beccalossi, Serena (71' C. Muraro). A disp. Recchi, H.Muller, Pasinato. All. Radice.

Arbitro: Barbaresco (Cormons).

Marcatori: 22' Giordano, 61' Cupini, 90' Laudrup.

Note: giornata estiva, terreno in perfette condizioni, esordio in serie A per Miele e Batista. Ammoniti Beccalossi (proteste) e Vinazzani (gioco falloso). Angoli 14-0 per l'Inter.

Spettatori: 65.000 circa (43.486 paganti per un incasso di 480.900.000 lire, abbonati 17.389 per una quota partita di 214.504.000).


Giordano fra i difensori interisti
Punizione di Giordano, palla all'incrocio dei pali
Da Il Messaggero
Zenga battuto
Da Il Tempo
La Lazio è in vantaggio
Dal Corriere dello Sport
Giordano esulta sotto la curva
Da Il Messaggero
Batista, una prova di personalità
Da Paese Sera
Cacciatori si oppone ad Altobelli
Dal Corriere dello Sport
La tensione di Chinaglia in tribuna
Dal Corriere dello Sport
La rete di Cupini
Marcature asfissianti a tutto campo per contrastare i nerazzurri
Batista in azione
Chinaglia esulta dopo una rete
La gioia del presidente
Grande partita di Manfredonia
Da Paese Sera
Radice prende a calci la panchina
Da Il Messaggero
Il tecnico laziale Morrone
Da Paese Sera
La gioia biancoceleste
Da La Repubblica
Batista e Giordano all'uscita dal campo
Dal Corriere dello Sport
Laudrup al termine della partita
Da Paese Sera

► Il Corriere dello Sport titola in prima pagina: “Lazio implacabile”. Nella cronaca: “Micidiale contropiede biancazzurro, grande partita di Manfredonia. Un palo di Sabato ma Inter senza concretezza”.

Roma - Quando la partita è finita, arriva Laudrup. Ieri come a Verona, l'ultima impresa è sua. E se a Verona fu la malinconica e vana correzione di un punteggio disastroso, ieri è stato il suggello di un risultato che significava il riscatto: il festoso passaggio - davanti ad uno stadio stracolmo ed entusiasta - da una vittoria già ampia ad un autentico trionfo.

Ieri come a Verona, un gol strepitoso: una palla blanda catturata in una zona morta del campo, e via in una progressione incontenibile. Sabato ha tentato di fermarlo, poi gli interisti Io hanno rivisto, Laudrup, quando si è presentato davanti a Zenga: palla tra le gambe del portiere ed Inter kappaò. Inter distrutta, Inter in crisi.

Arriva Laudrup quando la partita è finita, ormai è una caratteristica singolare, ma Laudrup arriva anche prima. È arrivato, per esempio, anche sul secondo gol laziale, quello che Cupini ha realizzato con una conclusione fulminante e che ha liberato la Lazio dall'incubo del pareggio interista.

Laudrup ne ha fatti fuori due, in un metro quadrato: poi ha porto a Piraccini che con un lungo cross ha pescato Cupini libero, sulla destra: gran tiro al volo ed incrocio dei pali: era il 61', l'Inter che aveva un lungo periodo di superiorità si trovava con il sedere a terra. Era stata sfortunata? No, era stata soprattutto maldestra.

La partita - La Lazio ha disputato una giudiziosa partita di contenimento. Il fragoroso 3-0 fa forse immaginare epiche imprese che non ci sono state, se si tolgono le già descritte imprese personali. La Lazio non ha certo raggiunto vertici di gioco da vedetta, ma ha assunto capacità di comportamento, padronanza delle situazioni; ha raggiunto un preciso modo di esprimersi.

E così si è espressa la Lazio: una saggia copertura e rilanci rapidi. Un movimento lucido e preciso. L'Inter racconterà di aver mantenuto l'iniziativa per ottanta minuti. E con questo? L’Inter ha colto un palo, al 23', subito dopo il gol di Giordano: una staffilata di Sabato da fuori area. Barbaresco aveva fatto riprendere il gioco quando tre laziali stavano ancora festeggiando il gol, sotto le curve.

L'Inter ha avuto altre occasioni, e al 46' Manfredonia ha salvato sulla linea dopo che Bini aveva rubato il pallone a Cacciatori (entrambi a terra). Al 59' Sabato ha concluso fuori dopo una bella iniziativa e al 61' Baresi, solo, ha calciato alto. Sono fatti precisi, ma sono argomenti insufficienti per contestare un risultato nettissimo. E sono troppo scarno prodotto di una superiorità di manovra quasi costante, riassunta soprattutto in una lunga serie di calci d'angolo.

Manfredonia e gli altri - Radice ha preferito Beccalossi a Muller, così cedendo alla piazza. Il risultato è stato un Beccalossi completamente annullato da un vigoroso Vinazzani. L'Inter ha prevalso ugualmente a centrocampo per merito soprattutto di Sabato ed ha sfondato spesso sulle fasce dove Cupini e Piraccini non hanno saputo arginare a dovere (Piraccini però ha avuto bei momenti in fase offensiva e Cupini si è riscattato con lo splendido gol). Ma a questo punto, l'Inter ha dovuto fare i conti con il magnifico Manfredonia, il saggio Batista e gli altri del reparto difensivo laziale: tutti bravi, da uno Spinozzi quasi inappuntabile come libero ad un Miele bravissimo e prezioso sui palloni alti. Altobelli e Serena quasi non si sono visti.

Batista. È un autentico cervello, e si sapeva. Non stava troppo bene fisicamente, ha sbagliato qualche lancio. Ha ceduto nel finale: ma il suo senso di posizione è quasi magico. Non poteva avventurarsi troppo, in quelle condizioni, nei contrasti, e questo ha gettato un’ombra su una partita comunque positiva. Manfredonia ha giganteggiato, degli altri abbiamo detto.

Questa Lazio così ben protetta ha avuto due momenti veramente difficili: quello finale del primo tempo e quello iniziale nella ripresa. Il pareggio dell’Inter è sembrato allora probabile. Poi Marini (non ha fatto il fenomeno ma ha confermato di essere indispensabile) ha ricucito il gioco e la Lazio è tornata prepotentemente in scena. Laudrup ha avuto la possibilità di esprimersi e lo ha fatto con pezzi di grande bravura: non ha ancora la necessaria continuità ma ai laziali già piace tanto così: ed hanno ragione.

Ha avuto occasioni di esprimersi anche Giordano, che stavolta merita precisi appunti di egoismo. Sì, è andata proprio così: Giordano si è avventurato talvolta in impossibili soluzioni personali, quando aveva la possibilità di chiamare in gioco compagni piazzati. Ci rifletta, e dimostri le prossime volte che il mostriciattolo dell'egoismo non lo ha davvero morso.

Però Giordano è un fuoriclasse: e come tale ha realizzato. al 22', il primo gol, quello che ha spalancato alla Lazio le porte del trionfo. Fallo di Bagni su Laudrup, fuori area sulla sinistra. Esecuzione perfetta all'incrocio dei pali.

Barbaresco ha dimostrato la sua personalità ma ha commesso molti falli di valutazione. Tra l'altro ha annullato un gol di Laudrup nel primo tempo per un fuorigioco apparso tutt'altro che chiaro.


Paese Sera titola “La Lazio è umile quindi è grande”. Splendida festa all’Olimpico: 3 gol stordiscono l’Inter.

La Lazio ha stravinto il derby dei sospiri. Adesso nei guai, e che guai, c'è l'Inter, ma da queste parti nessuno si preoccupa. Una domenica biancazzurra perfetta. Chinaglia aveva ordinato ai suoi tifosi di venire a dare una mano. Hanno risposto in settantamila offrendo un colpo d'occhio cui gli osservatori laziali non erano più abituati. Sono stati dunque i tifosi per primi a credere. Quando i giocatori hanno visto lo stadio hanno cominciato a crederci pure loro. E per l'Inter è stata una disfatta. Morrone, che a Verona chissà perché era stato criticatissimo, stavolta esce ingigantito. Ha messo Miele su Serena, Manfredonia su Altobelli, Spinozzi libero. Poi ha chiesto aiuto a Batista, Marini e Piraccini. E ha così trasformato, con un colpo di bacchetta magica, quella brutta ranocchia vista sette giorni fa in un principino biancazzurro.

Non crediate, comunque, che la Lazio possa puntare adesso al primato. O che sia una squadra capace di dare tre gol a tutti. Sarebbe un pericoloso errore lasciarsi travolgere dall'euforia. La Lazio ha maltrattato l’Inter perché e stata umile, piccola, provinciale. Ha cominciato con la tremarella. Palloni buttati in tribuna mentre l'Inter (che ripescava Beccalossi e confermava le due punte: atto di coraggio di un Radice ormai al lumicino) giocava da far paura, cioè bene. Lazio quasi, in affanno. Poi al ventiduesimo i nerazzurri hanno steso Laudrup e Giordano si è piazzato davanti alla palla per battere la punizione. La posizione non era l'ideale per arrivare al gol, essendo la palla tutta spostata sulla sinistra.

Ma con Giordano, dovremmo saperlo ormai, certi ragionamenti non si possono fare. Il centravanti ha teleguidato il pallone, facendolo prima andare verso Zenga e quindi verso l'angolo più vicino. Un capolavoro, insomma. Se Giordano non si offende, un gol di Zico.

A quel punto la Lazio si è fatta ancora più piccola e testarda. Nemmeno un metro agli avversari, meglio ammoniti e pestati che superati. L'Inter era tutt'altro che male: discreta la difesa, buonino il centrocampo con un Bagni ovunque e un Coeck con le stampelle. Solo l'attacco non era granché. Serena e Altobelli davano l'impressione di marcarsi da soli. Andavano insieme sullo stesso pallone. Quando non sbagliavano loro ci pensava Miele, Spinozzi e Manfredonia. Quest'ultimo ha disputato una delle sue più belle partite. Stanco di guardarsi da un Altobelli che sembrava l'ombra dell'attaccante che si conosce, Manfredonia si è divertito ad andare a prendere un po' tutti. Un gigante in una squadra, per fortuna, non più di nani e pigmei. Miele ha garantito qualche palla aerea. Spinozzi si è fatto sempre sentire in mezzo all'area. E poi Batista. Non ha ancora capito la Lazio (e viceversa), fallisce tutti i palloni lunghi, ma è già un grandissimo interditore. Avrà conquistato una decina di palloni al limite dell'area, dando un ovvio respiro alla difesa.

Rieccoci alla partita, comunque. Con la Lazio in vantaggio, l'Inter che preme, Barbaresco che sbaglia e sempre a favore dei nerazzurri. Al 23’, subito dopo la rete di Giordano il suo errore più grave. Tre laziali stavano ancora festeggiando sotto la curva nord quando lui ha detto di riprendere. Undici contro otto, gli interisti sono arrivati ad un soffio dal pari con Sabato che ha centrato il legno di sinistra. Un'azione chiaramente irregolare: Barbaresco avrebbe dovuto semmai ammonire i laziali rimasti al di là del campo.

L'avvio di ripresa dell'Inter e stato micidiale. Manfredonia ha salvato sulla linea. Sabato ha messo fuori subito dopo. Baresi da solo ha alzato dal limite. Aria di pareggio, si pensava. La Lazio, si era al quarto d'ora, non era ancora riuscita a confezionare un contropiede. Al 16’, Laudrup ha dato a Piraccini, che ormai si reggeva con lo spago. Piraccini ha messo lungo verso Giordano. Il pallone ha superato il centravanti ed è finito sul destro di Cupini, che aveva seminato Baresi. Collo del piede e palla nell'angolo alto. Una rete splendida e una liberazione per i settantamila, che hanno preso ad inneggiare a Chinaglia (in tribuna e non più accanto a Morrone) come se la rete l'avesse fatta lui.

La grande paura era passata. La Lazio a quel punto si è sentita veramente in serie A e da serie A: non stava battendo forse l'Inter? E non era l'Inter meno brutta di quanto fosse stata dipinta? Si, tutto vero. Mancava alla festa Laudrup. Michelino, a partita quasi chiusa come è suo strano costume (anche a Verona ha fatto gol nel momento in cui il gol non contava) si è fatto mezzo campo da solo e ha messo sotto la pancia di Zenga. Addirittura tre a zero.

Un risultato che, andando controcorrente, definiamo pericoloso. La Lazio ha vinto all'Olimpico come altre volte le succederà, ma non è grande. Per continuare su questa strada deve rimanere con i piedi per terra. Sano calcio all'italiana, non è vergogna.


La Stampa titola: "La Lazio si diverte sui resti dell'Inter".

Tre gol all'Inter sono una bella soddisfazione per la piccola Lazio ancora in fase di costruzione, ma sono soprattutto un capitale messo nella banca del campionato che paga interessi piuttosto alti. Non accadrà a molte altre squadre di affrontare un'Inter così dimessa nell'arco del campionato, e quindi ecco il maggior valore di questo successo meritato.

"Non so ancora se questa sarà la formazione definitiva" diceva Morrone a fine partita confermando che si sta seguendo la via sperimentale più che schemi definiti in partenza. Certo, ci sono giocatori che non si discutono in assoluto come Laudrup, Giordano, Batista, Vinazzani, Manfredonia, altri che volano sulle ali di una forma smagliante come Spinozzi; ma ci sono anche tanti giovani che hanno doti e difetti ancora da mettere a confronto.

Lo schema di gioco è ben bloccato in difesa con Spinozzi spesse volte rimpiazzato al volo da Manfredonia (Altobelli non ha avuto molte palle e quelle poche non le ha toccate). Batista a interdire poco più avanzato. A centrocampo Batista fa ripartire l'azione ma poi non segue, non si inserisce nella manovra offensiva, forse per carenza di condizione atletica. Il resto finisce sulle spalle dei ragazzi Cupini, Piraccini, Marini, tutti abbastanza bravi ma fatalmente discontinui, spesse volte tagliati fuori dal vivo dell'azione.

Il gioco per le punte non fluisce quindi in modo continuo e se Laudrup va a cercarsi i palloni li porta avanti anche per tre quarti campo fino in rete, Giordano non fa invece la sua parte. Certo l'invenzione di un gol come quello sparato su punizione (23’) costituisce merito assoluto, ma che Giordano sia in grado di far secco qualunque portiere e non soltanto Zenga su calcio piazzato lo sapevamo da tempo. Da un giocatore come lui si pretende però di più. Vedete che di margini di miglioramento alla Lazio ne restano parecchi.

All'Inter manca molto di più. In campo sono ruotati tredici giocatori e tre soltanto meritano, pur nell'aridità del giudizio in cifre, la sufficienza. I guai cominciano dal portiere, insicuro ed indeciso, per proseguire con il libero Bini incapace di andare a raddoppiare una marcatura. In ritardo su ogni recupero, nemmeno più pericoloso negli inserimenti offensivi. Nessuno corre, ad eccezione di Coeck, soltanto Sabato cerca di far gioco.

Bergomi è l'unico a marcare implacabile l'uomo. Non c'è molta chiarezza nell'impostazione del gioco, nessuna determinazione nei contrasti, non un guizzo, uno spunto vincente. La tensione esasperata della vigilia forse ha giocato in modo determinante, ma è inconcepibile che una squadra che si voleva da scudetto possa subire un gol come il secondo laziale. Laudrup si destreggiava bene sulla sinistra (61') tra due avversari, prima di far partire un lungo traversone. In area convergevano in tre su Giordano e la palla più lunga finiva a Cupini, solo e bravo nel tirare al volo in porta. Dov'era il libero, dove Baresi avversario diretto, dove il portiere? E a proposito di portiere, quel pallone fiondato in rete rasoterra, a tempo scaduto, da un Laudrup reduce da una galoppata di sessanta metri ce l’ha sulla coscienza. Radice, secondo Mazzola, può stare tranquillo per la poltrona. Ha provato anche lui, dopo Marchesi, l'avvicendamento Muller-Beccalossi, ma è stato peggio il rattoppo perché almeno il tedesco ogni tanto prova a tirare. Ha ancora un Marini in riserva ma non è molto. E poi da quest'oggi, quando Fraizzoli avrà letto i giornali e scoperto il tre a zero, varrà ancora la parola di Mazzola?

Tratte da La Stampa, alcune dichiarazioni post-gara:

Fraizzoli, dileguatosi a dieci minuti dalla fine, ha visto "un'Inter che ha giocato col cuore". Secondo Mazzola, che ha fatto invece a tempo ad assistere al "tris" firmato da Laudrup, "ci voleva più determinazione". E Radice? Giura di non aver "nulla da rimproverarsi". Tre stati d'animo diversi fotografano gli umori in casa nerazzurra dopo l'infausto epilogo dello spareggio scacciacrisi, primo dei tanti paradossi del nostro campionato. Radice parla di "risultato incredibile", e di "finale scriteriato" della sua formazione. Spiega che la Lazio "ha trovato il gol del vantaggio nel momento in cui stava subendo. E per una squadra in difficoltà è stata una vera e propria manna". Guai a parlargli di ultima spiaggia: "L'hanno tirata fuori i giornali che si accaniscono a distruggere l'immagine di questa società. La verità è che anche oggi abbiamo sbagliato delle occasioni incredibili, facendoci infilare in contropiede come polli". Cambierà qualcosa per Inter-Torino? "L'immediato e il futuro verranno fuori anche dalla sconfitta con la Lazio". E la carta Beccalossi ? "Non è stata affatto una mossa a sorpresa. E poi Evaristo non ha demeritato". Fraizzoli ha abbandonato l'Olimpico prima della terza rete... "Forse era affaticato". Si continua a ripetere che almeno per ora non cambierà nulla. "Lo sapevo già prima della partita". Mazzola tira in ballo la tensione, "Ma non credo — chiarisce — che i giocatori abbiano reso di meno perché troppo caricati di responsabilità. E' stata una partita accettabile".

E Radice? "Non c'è alcun problema per lui. I problemi li abbiamo noi". Fino a quando? "Non si può dire. Per adesso, ripeto, non è in discussione l'allenatore". Come ha visto la Lazio? "E' facile giocare con Laudrup e Giordano che inventano gol". Non ha rimpianto Bordon? "E finitela con questo Zenga. Lasciatelo giocare in pace". Hansi Muller ignora i motivi della sua esclusione. "Conosco invece le ragioni dei nostri mali, ma sarebbe sbagliato parlarne". Ti ha fatto più male perdere tre a zero o stare fuori? "Non lo posso dire". Beccalossi non apre bocca. Collovati informa di essere uscito "per dolori allo stomaco", mentre Bagni dice che "fino alla prima rete della Lazio l'Inter è stata nettamente superiore". "Mi rendo conto che facciamo un grande sforzo per non ottenere niente — ammette Sabato — Questa Lazio, credetemi, non è più forte di noi". "Tirare sempre in ballo la sfortuna è sbagliato — dice Altobelli — No, qualcosa non va, a parte l'affanno nei tiri in porta". "Nessun contrattempo diplomatico — garantisce Marini — Non stavo bene, ma spero di rientrare presto". Bini viene considerato il meno in forma... "Non fatemi giudicare i compagni" Rimpiange Oriali e Bordon? "Penso di non essere il solo".

"Abbiamo campioni di primo ordine e questo, assieme alla gran voglia di riscatto, spiega il successo della Lazio, sostiene Chinaglia. 'Il pubblico — continua il presidente — lo avete visto. Ha risposto con una partecipazione e un entusiasmo incredibili. Il campionato è lungo, c'è ancora molto da lavorare. Sono certo che la squadra ci darà tante soddisfazioni". "La chiave di volta è stato il secondo gol — giura Morronecon il raddoppio di Cupini ci siamo sbloccati. Purtroppo Batista ha finito l'incontro malconcio. L'infiammazione al piede si è riacutizzata. Speriamo di poterlo recuperare per la trasferta di Genova". Giordano ricorda che di gol alla Zico su punizione ne aveva già segnati "parecchi". E Laudrup? "Deve soltanto smaliziarsi. Ha mezzi enormi. Hanno inventato una nostra rivalità che non è mai esistita. Anche a Verona, una settimana fa, gli ho dato una palla in area che ha trasformato in rete. Dateci un po' di tempo e vedrete che la nostra intesa non potrà che migliorare".