Paese Sera
Paese Sera nasce come edizione pomeridiana del quotidiano romano Il Paese il 28 gennaio 1948. Nato sotto l'egida del P.C.I. fu ideato da Terenzi, amministratore delegato de l'Unità. Rivolto alle classi emarginate e disagiate, si valse della collaborazioni dei migliori giornalisti di quegli anni. Gli articoli erano scritti anche da figure prestigiose come Don Lorenzo Milani, Raniero La Valle, padre Ernesto Balducci, Gianni Rodari (che si firmava Benelux) e molti altri. Progressista, critico, indipendente persino dal P.C.I. che fu accusato dal giornale di non aver criticato l'invasione dell'Ungheria da parte delle truppe sovietiche. Era letto da un pubblico variegato, ma non conformista, che rifiutava le posizioni moderate e filogovernative degli altri due quotidiani romani Il Messaggero ed Il Tempo. Nel 1968 fece scalpore il consenso espresso nei confronti del Movimento Studentesco e delle lotte operaie. L'analisi accurata e non compiacente dei suoi giornalisti nei confronti dei fatti nazionali e mondiali non fu tollerata dai media e progressivamente fu condotta una sotterranea guerra, spesso ambigua e sleale, nei confronti del quotidiano romano. La nascita di Repubblica fece calare notevolmente le vendite, nonostante lo spessore culturale e professionale dei diversi direttori e della redazione. Grave fu la rottura tra il P.C.I. e il giornale allora diretto da Andrea Barbato e ancor più grave fu la viscerale opposizione alla linea editoriale da parte di Bettino Craxi. Il 3 aprile 1983 la società Impredit, che aveva acquisito delle quote di proprietà, licenziò tutte le maestranze e il giornale cessò le pubblicazioni. Il 1 dicembre la società cooperativa 3 aprile, formata da alcuni giornalisti superstiti e da parte del personale, riuscì a rimettere in moto le rotative e il giornale tornò in edicola. Fu di nuovo un grande successo di vendita, ma gli attacchi al giornale continuarono. Dopo numerose aperture e altrettante chiusure il giornale si trasformò in tabloid il 29 settembre 1986, sotto l'abile direzione di Claudio Fracassi. I continui dissidi tra cooperativa e consorzio editoriale si acuirono e il giornale chiuse definitivamente i battenti mentre era direttore Renzo Foa, nel gennaio 1994, dopo aver rifiutato le offerte di un misterioso gruppo finanziario che si dichiarò favorevole ad investire molti soldi a patto di un radicale cambiamento di linea politica e dell'allontanamento di Fracassi.