Domenica 4 novembre 1979 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 1-0

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4 novembre 1979 - 2017 - Campionato di Serie A 1979/80 - VIII giornata

LAZIO: Cacciatori, Tassotti, Citterio, Wilson, Pighin, Zucchini, Garlaschelli, Labonia (24' D'Amico), Giordano, Nicoli, Viola. A disp. Avagliano, Manzoni. All. Lovati.

JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Cabrini (46' Virdis), Furino, Gentile, Scirea, Causio, Tardelli, Bettega, Verza, Marocchino. A disp. Bodini, Brio. All. Trapattoni.

Arbitro: Barbaresco (Cormons).

Marcatori: 11' Verza (aut).

Note: giornata tiepida con cielo sereno; terreno in buone condizioni. Lazio con il lutto al braccio per commemorare la morte del tifoso Vincenzo Paparelli. Durante il minuto di raccoglimento per Vincenzo Paparelli, esposto lo striscione "Tutti insieme NO alla VIOLENZA".

Spettatori: 45.000 circa di cui 23.167 paganti oltre i 12.000 abbonati per un incasso di £. 114.599.700.


Il biglietto della gara
I tifosi biancocelesti ricordano Vincenzo Paparelli
Il minuto di raccoglimento in memoria di Vincenzo Paparelli
Un altro fotogramma del minuto di silenzio in memoria di Paparelli
Pighin marca stretto Virdis
La cronaca della gara
Fiori in curva da parte dei capitani
(Foto: Valentino Prestano)
Saluti a fine gara
(Foto: Valentino Prestano)

Vince la Lazio, che approfitta di una sventuratissima autorete dell'incolpevole Verza. E' l'episodio decisivo, che rimuove il risultato, altrimenti destinato al più equilibrato dei pareggi. Il successo dei laziali rende ora precaria la situazione psicologica della Juventus, costretta mercoledì ad affrontare in Coppa delle Coppe il Beroe e successivamente l'Inter a San Siro, in campionato. Continua la crisi di gioco della squadra di Trapattoni, che qui all'Olimpico poteva raccogliere di più se avesse approfittato della contingente debolezza dell'avversario, privo di Manfredonia e di Montesi.

La Juventus si è preoccupata di limitare innanzitutto il raggio di azione di Giordano, che attraversava un felice momento. Per raggiungere lo scopo ha fatto ricorso a Cuccureddu, che si è disimpegnato molto bene, e si è avvalsa del prezioso sostegno di Scirea e di Furino, sempre pronti ad intervenire in seconda battuta. E poiché l'altra punta laziale, Garlaschelli, era ridotta presto all'inefficienza più totale a causa del marcamento soffocante di Cabrini prima (si è infortunato al 41') e di Gentile dopo, s'era creata una situazione di vantaggio per i bianconeri.

La Lazio poteva infatti proporre il gran prodigarsi di Viola, la generosità di Wilson, la diligenza di Tassotti, Citterio e Pighin, ma non disponeva di elementi capaci di aiutare più da vicino l'azione isolata di Giordano e Garlaschelli. Ma la Juventus non si è adattata alle circostanze, ha macinato gioco senza raccogliere farina perché lo ha fatto con scarso senso di responsabilità, perlomeno nel primo tempo.

Non ha reagito all'autorete di Verza (è la quinta che la Juve subisce all'Olimpico in partite disputate contro i laziali e i romanisti) con il piglio dovuto, continuando a trascinare la palla con movimenti rallentati e dunque scontati e prevedibili; c'era anche una lentezza strana nel concepimento di un concetto di gioco. Se i bianconeri avessero fatto ricorso alla convinzione messa in pratica nella ripresa forse avrebbero ottenuto quel pareggio che sarebbe stato il risultato più equo in un match del genere. Ieri alla Juventus sono mancati soprattutto Bettega (che però ha l'attenuante di aver giocato il secondo tempo con una distorsione ad una caviglia) e Causio, elementi troppo importanti nell'economia della squadra: servono a disorientare i piani dell'avversario ed a stimolare i giovani colleghi. I due non sono risultati utili sia nella prima che nella seconda funzione.

In simili frangenti, la Juventus non ha potuto dare vitalità alle proprie offensive, anche se si giovava di un Marocchino sufficiente e mobile. Ha rimandato tutto nella ripresa, quando ha mostrato più carattere e decisione. Proprio nel secondo tempo si registrava un'inversione di tendenza: il gioco elaborato, fiacco e ruotiniero acquistava pepe; la manovra diventava più piccante ancorché sterile. Marocchino aveva il pallone più propizio fra i piedi ma lo sciupava con una girata affrettata nell'esecuzione. E l'altro giovane, Verza, mancava di autorità al momento di battere in porta. Forse Verza era rimasto shoccato dalla sciaguratissima autorete.

La Lazio arginava con molta cautela questo ritorno di fiamma della Juventus, finalmente più convinta nella ricerca del risultato. Lo limitava anche con una prova collettiva lodevole, basata su un commovente aiuto reciproco. Viola e Wilson, uno davanti e l'altro indietro, trascinavano tutti. Giordano e Garlaschelli risultavano sempre e troppo emarginati, anche per il marcamento spietato che dovevano subire. Il forcing finale della Juventus creava confuse mischie davanti a Cacciatori, che sapeva difendere il risultato.

La Juventus forse si appellerà all'infortunio di Cabrini, il quale dopo la sosta ha dato il cambio a Virdis. Ma sul piano tattico questo avvicendamento non ha cambiato molto (forse dinamicamente si), poiché in quel momento Gentile si era già bene adattato a Garlaschelli. Inoltre, Virdis poteva costituire un'ennesima alternativa d'attacco e costringere il centrocampo avversario a indietreggiare e ad allontanarsi ancor più da Giordano e Garlaschelli. Questo in teoria, ma all'atto pratico Virdis risultava quasi nullo.

Pericoli finali ne correva Cacciatori, ma su azioni confuse. Quando una squadra non libera al tiro un uomo, solitamente soccombe. E quando un suo uomo liberato al tiro fallisce per mancanza di personalità o autorevolezza, deve chinare il capo davanti al destino di un'autorete. Resta da dire dell'esemplare comportamento del pubblico e dei giocatori. L'Olimpico, teatro sette giorni fa di un drammatico episodio che ha portato il lutto in una famiglia romana e sgomento nel calcio, non ha vissuto di risse, non ha esibito striscioni offensivi, non ha dato vita a scene grottesche di carnevale macabro. Tutti hanno compiuto un puro e semplice esercizio sportivo.