Domenica 28 aprile 1974 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Genoa 1-0
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28 aprile 1974 - 1.815 - Campionato di Serie A 1973/74 - XXVII giornata - inizio ore 15.30
LAZIO: F.Pulici, Petrelli, L.Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi (73' Inselvini), Franzoni. A disposizione: 12 Moriggi, 13 Polentes. Allenatore: Maestrelli.
GENOA: Spalazzi, Maggioni, Della Bianchina, Maselli, Rosato, Garbarini, Derlin, Bittolo, Corradi, Simoni, Corso (83' P.Mariani). A disposizione: 12 Lonardi, 14 Busi. Allenatore: Silvestri.
Arbitro: Sig. Bernardis (Milano).
Marcatori: 43' Garlaschelli.
Note: giornata nuvolosa con pioggia a tratti, campo allentato. Ammoniti Della Bianchina e Bittolo. Angoli 9-3 per la Lazio.
Spettatori: 37.197 di cui 18.315 abbonati per un incasso di £. 62.366.300.
La Lazio vede avvicinarsi il traguardo della vittoria finale ma le gambe cominciano a tremare perché la stagione è stata faticosa. Tuttavia manca poco: solo 6 punti tra i biancazzurri ed il sogno. La squadra di Maestrelli scende in campo con Franzoni in coppia con Chinaglia in avanti, con il resto della compagine tutta confermata. La partita sembra un monologo biancoceleste. In apertura Frustalupi spedisce alto un passaggio di Franzoni. Poi è Re Cecconi a crossare rasoterra un pallone ma la difesa genoana fa muro. Alla mezz'ora è Petrelli a levare di testa una palla a Chinaglia (meglio posizionato) dopo un cross di Frustalupi e a spedire sul lato. Anche il retrocesso Genoa si affaccia però in avanti e per poco Simoni non beffa Pulici in uscita avventata: Wilson salva in corner. Al 35' è la volta di Franzoni, su perfetto traversone di Frustalupi, a spedire di un soffio a lato a porta vuota. Due minuti dopo è Chinaglia, di testa, a colpire il palo a ribadire che si tratta di una giornata stregata per i biancocelesti. Al 43', dopo altri tentativi mal sfruttati da Franzoni e Chinaglia, arriva il sospirato gol.
Da un cross di Franzoni, un difensore tocca di testa e serve involontariamente Chinaglia, questi tira e la palla colpisce la traversa e la linea di porta; rete o non rete? Ci pensa l'accorrente Garlaschelli a dissipare ogni dubbio raccogliendo la palla di testa ed insaccandola in gol. Il primo tempo si chiude così, con una Lazio che riesce solo allo scadere a rompere il catenaccio rossoblù, anche per imprecisione in fase realizzativa. La ripresa vede sempre gli uomini di Maestrelli in avanti: su punizione battuta da Frustalupi al 50°, Nanni colpisce di testa, ma un difensore respinge a portiere battuto. Dopo un po' è Chinaglia, in mezza rovesciata, a mandar fuori di poco la palla. Alla mezz'ora provvidenziale parata di Spalazzi su tiro ravvicinato di Garlaschelli. E' poi il Genoa, nel finale di tempo, a farsi minaccioso tre volte, ma i suoi tiri non impensieriscono più di tanto Pulici. Finisce così una gara sofferta e pericolosa. Negli spogliatoi Chinaglia, in preda a nervosismo, scaraventa una borsa contro il muro. Alla Lazio ora manca davvero poco visto che a tre giornate dal termine è in testa con 40 punti davanti alla Juventus subito dietro a 37.
l'Unità titola: "Doveva essere una partita facile, invece... La capolista in tono minore fatica a battere il Genoa: 1-0. Il gol della vittoria firmato da Garlaschelli. Avvertita l'assenza di D'Amico. Fra i giocatori rossoblù nessuno tira a rete".
L'articolo così prosegue: Quella che sulla carta doveva essere una partita facile per la capolista Lazio, essendo ormai il Genoa praticamente condannato alla retrocessione, si è invece dimostrata, alla prova dei fatti, irta d'affanni. Certo, i biancazzurri hanno vinto con un gol di Garlaschelli, colpito due "legni" (entrambi di Chinaglia), fallito diverse occasioni da rete, ma il gioco ha lasciato a desiderare, soprattutto sul piano della manovra, e se il Genoa avesse avuto in avanti l'uomo-gol, forse sarebbe riuscito anche a portar via un pari. Ma i rossoblù è dall'inizio del campionato che si stanno portando dietro una paurosa carenza di punte e l'attuale condanna ne è la vistosa espressione. Anche oggi l'orgoglio li ha sorretti; la regia di Corso è stata magistrale; la difesa ha retto, anche se con molto affanno; il centrocampo non ha demeritato, ma né Corradi né Simoni sono stati puntuali in zona nevralgica (basti pensare che i tiri più pericolosi sono partiti dal piede di un terzino, Maggioni). E' vero che mancavano Bordon e Pruzzo, ma dai loro sostituti ci saremmo aspettati qualcosa di più. Insomma, questo Genoa ha avuto sì una annata scalognata (ma la campagna acquisti chiama direttamente in causa i dirigenti), ma non ha davvero meritato di finire tanto in basso. La Lazio, che sta conducendo un campionato di testa quasi dall'inizio della stagione, accusa, a tratti, delle pause, conseguenza forse dello sforzo psico-fisico, e ha anche perduto buona parte dello smalto e della fluidità di manovra che le erano proverbiali. Ma ciò è comprensibile: non si scopre certo l'America nel constatarlo, ma è altrettanto ovvio che la lotta per la conquista dello scudetto (il primo nei 74 anni della sua storia) è ancora dura e si deciderà, forse, proprio in dirittura d'arrivo. Non ha entusiasmato oggi la Lazio, ha fatto correre brividi lungo la schiena ai suoi tifosi, ma c'è da dire che il modulo messo in atto era inedito: tre punte (Chinaglia, Garlaschelli e Franzoni), in quanto il "baby" D'Amico è stato tenuto a riposo, vuoi perché il ginocchio ha continuato a fare le bizze, vuoi perché il terreno pesante ha dettato l'ultimo responso.
E così si è verificato un intasamento nell'area di rigore avversaria che finiva per favorire la difesa dei grifoni; per di più la manovra era spesso affidata a temi in orizzontale e, quindi, difficilmente prevedibile. E per tutto il primo tempo, nonostante Frustalupi cercasse in più di un'occasione, la conclusione da fuori area, e Re Cecconi, Nanni, Petrelli, Franzoni e Martini mettessero a dura prova il blocco difensivo avversario, i biancazzurri non riuscivano a cavare un ragno dal buco. Irresistibili erano stati soltanto i primi dieci minuti, poi Corso aveva dettato il tema principe: un tran tran di corti passaggi a ritmo lento e possesso della palla; scontato che un pari fosse l'obiettivo dei rossoblù. Ma al 31' una punizione del "vecchio" Frustalupi trovava Chinaglia pronto a sfuggire al "mastino" Rosato: testa (meraviglia delle meraviglie...) del centravanti e la palla colpiva il palo destro di Spalazzi. Rispondeva, dopo pochi minuti, il bravo Maggioni che concludeva la sua azione personale con un gran tiro di poco alto sulla traversa. E quando tutto sembrava prevedere che il primo tempo si sarebbe concluso in bianco, al 44' il gol laziale: Franzoni (uno dei più attivi, che aveva rimpiazzato D'Amico) svaria lungo la fascia destra e poi lascia partire un cross a rientrare; Chinaglia riceve e tira; la palla si stampa sulla traversa, il guardalinee sbandiera in segno di gol e alza le braccia al cielo, ma l'arbitro non fischia. Il pallone, nel frattempo, è ripiombato in campo e fortuna vuole che Garlaschelli sia pronto a spedirlo in rete di testa (l'arbitro pare abbia dichiarato che il gol è proprio della mezz'ala, ma l'ultimo responso spetterà alla moviola). Allo scadere un episodio contrastato: Corso è in possesso di palla ed entra in area; ha davanti a sè soltanto Wilson, i due vengono a collisione e finiscono a terra: il rossoblù reclama il rigore, l'arbitro è di tutt'altro avviso e assegna una punizione a favore dei biancazzurri. La decisione più giusta stava nel mezzo: un calcio di punizione per ostruzionismo da parte del laziale al limite dell'area.
Nella ripresa i biancazzurri sembrano più convinti e al 6' Petrelli si vede respingere sulla linea da Garbarini, un pallone colpito di testa. Al 10' Chinaglia ha nuovamente una palla d'oro offertagli da Franzoni, tira e Rosato salva in corner. Le idee della Lazio non hanno l'impronta della lucidità, ma il pressing è notevole. Al 16' scambio Garlaschelli-Petrelli con tiraccio finale del terzino che Spalazzi respinge di piede. Ma i genoani non demordono e al 20' una punizione di Corso viene parata a terra da Pulici. Un minuto dopo è Bittolo ad impegnare il portiere laziale. Frustalupi sta perdendo terreno con il "mancino", ma anche il rossobù denuncia la fatica. Il regista laziale verrà sostituito al 73' da Inselvini, mentre Corso subirà uguale sorte al 8' dalla fine (entra Mariani). Ormai l'incontro sta trascinandosi avanti alla stanca e il pubblico accenna a protestare all'indirizzo dei suoi. Ma è certo che le velleità e le ultime residue energie vengono frustate dal terreno pesante e dalla pioggia che non dà requie. E così i 90' si chiudono su un tiro di Maggioni che fa la barba la palo destro della porta difesa da Pulici. Tanta fatica, molto affanno per questa Lazio capolista, ma vittoria di platino, anche se il vantaggio dalla Juve resta invariato (l'Inter è stata infilata da due gol di Bettega) e la suspense sarà, forse, vissuta sino alla fine, tanto da parte della Lazio quanto della Juve.
In un altro articolo le dichiarazioni post-gara:
"Rinviati i festeggiamenti all'Olimpico. Sincero Maestrelli: "Speravo nell'Inter". Poteva essere una partita con un finale da festeggiamenti sul campo ma la vittoria della Juve a San Siro e il successo sofferto dei biancoazzurri su un Genoa che in questo campionato non ha più nulla da dire, hanno consigliato i tifosi laziali a rimandare l'"esplosione di gioia" alla prossima partita in casa contro il Foggia. "E' stata per voi una delusione il risultato di San Siro?". Questa è stata la prima domanda rivolta a Maestrelli quando esce dagli spogliatoi biancazzurri per "affrontare" i giornalisti. "Pensavo a un risultato diverso - risponde il trainer della Lazio - forse perché ho ancora negli occhi l'impressione del gioco che l'Inter praticò contro di noi". Per quanto riguarda lo scudetto, il cammino si fa più duro? "Abbiamo tre partite da giocare - ha aggiunto - e dobbiamo fare quattro punti. Questo è quello che conta, cosa farà la Juventus in queste partite ci interessa fino ad un certo punto".
Il trainer biancazzurro parla poi della partita di oggi sostenendo che con l'assenza di D'Amico la squadra non è riuscita a praticare il suo gioco a centrocampo, tuttavia le azioni da rete sono state moltissime e la possibilità di arrotondare il bottino dei gol è sfumata per imprecisione e per sfortuna. Ad un quarto d'ora dalla fine Maestrelli ha sostituito Frustalupi con Inselvini. "Mancano tre partite - ha detto Maestrelli - e ho creduto opportuno non sottoporre Frustalupi ad uno sforzo non necessario". Silvestri, il popolare "Sandokan", trainer del Genoa, ha avuto parole di elogio per la Lazio. "E' una squadra - ha detto - che ha meritato il risultato di oggi e che ha tutte le carte in regola per vincere lo scudetto". Per quanto riguarda il Genoa, Silvestri ha fatto rilevare che la sua squadra ha dimostrato ancora una volta di possedere un buon gioco ma di non avere delle punte che riescano a trasformare in goal il lavoro dei centrocampisti.
Nota[modifica | modifica sorgente]
Il presidente della Lazio Umberto Lenzini esce dallo stadio rabbuiato e preoccupato, scortato da due guardiaspalle dopo i fatti post-derby, rifiutando le interviste e rilasciando solo questa frase: "Non so nulla, non voglio sapere".