Domenica 17 marzo 1974 - Milano, stadio San Siro - Inter-Lazio 3-1
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17 marzo 1974 -1.808 - Campionato di Serie A 1973/74 - XXI giornata
INTER: L.Vieri, Fedele, Facchetti, M.Bertini, Giubertoni, Burgnich, G.Mariani (76' N.Scala), Mazzola (I), Boninsegna, Bedin, Oriali. A disposizione: 12 Bordon, 14 E.Skoglund. Allenatore: Masiero.
LAZIO: Pulici, Polentes, L.Martini, Wilson, Oddi, Nanni (46' D'Amico), Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, Inselvini. A disposizione: 12 Moriggi, 13 Facco. Allenatore: Maestrelli.
Arbitro: Sig. Michelotti (Parma).
Marcatori: 5' Fedele, 32' Oriali, 51' Garlaschelli, 69' G.Mariani.
Note: cielo parzialmente coperto, temperatura fresca, campo in perfette condizioni. Mariani è uscito al 32' della ripresa per una distorsione alla caviglia sinistra (contrasto su Re Cecconi). Partita correttissima e nessuna ammonizione. Angoli: 5 a 3 per l'Inter. Antidoping per Mazzola, Fedele, Bertini, Re Cecconi, Inselvini e D'Amico.
Spettatori: 68.749 di cui abbonati 15.342 per un incasso di £. 190.506.500.
Brutta battuta d'arresto per la Lazio contro l'Inter. Pur ritrovando un Re Cecconi ancora non al meglio della condizione, l'undici di Maestrelli incappa in un'Inter smaniosa di rivalsa davanti al suo pubblico, che gioca la sua migliore partita dell'anno. Che sia una giornata storta per i biancocelesti è subito evidente dal 5', quando Fedele realizza la prima rete dopo uno svarione di tutta la difesa laziale. Nulla può Re Cecconi sul tiro a palombella del n.2 nerazzurro. L'Inter macina gioco e Pulici ha il suo daffare per evitare che Boninsegna di testa raddoppi. Il portiere laziale devia infatti alla sua sinistra una palla destinata ad entrare. Al 32' è Oriali ad incunearsi in area e a trafiggere in uscita Pulici. Fino ad ora la Lazio non ha mai impensierito la difesa interista. Il primo tempo si chiude con i nerazzurri meritatamente in vantaggio e una Lazio completamente in bambola. Nella ripresa Maestrelli sostituisce uno spento Nanni con D'Amico, ed al 48' una punizione di Boninsegna dal limite è parata in angolo da Pulici. Al 51' è proprio il giovane talento di Latina a smarcarsi e a crossare per Garlaschelli che, di controbalzo, anticipa Giubertoni ed insacca alle spalle dell'immobile Vieri. La partita si riapre, la Lazio sembra ritrovare tonicità d'azione e con Chinaglia sfiora il pareggio, ma la palla lambisce il palo. L'Inter non sta a guardare ed Oriali, su passaggio di Fedele, spreca di un soffio la rete del 3-1. Al 69' una bellissima discesa di Mazzola I, che si smarca da quattro avversari, porta Mariani a segnare di testa a porta vuota. Nel finale è ancora Boninsegna, per due volte, ad impegnare Pulici in parate difficili ed è solo grazie all'abilità dell'estremo difensore biancoceleste che la Lazio non subisce un risultato più pesante. Dopo questa infausta giornata gli uomini di Maestrelli vedono assottigliarsi il loro vantaggio in classifica. La Juventus si porta a 28 punti, a solo 2 lunghezze dai laziali.
l'Unità titola: "Il ritmo e l'aggressività dei nerazzurri sorprendono la squadra di Maestrelli. L'Inter migliore dell'anno punisce gli errori di una fiacca capolista. Primo tempo di netta marca milanese con reti di Fedele e Oriali, poi il furbo Garlaschelli riduce le distanze ma Mariani le ristabilisce su meraviglioso "assolo" di Mazzola. Tre prodezze di Pulici impediscono il gol a Boninsegna".
L'articolo così prosegue: Aggredita dall'Inter, la Lazio si liquefa sotto il sole precocemente estivo di San Siro e finisce battuta per 3-1. Se la cava ancora a buon mercato, questa Lazio, dato che sottoporta i nerazzurri sprecano il settanta per cento di quanto costruiscono e perché tre volte Pulici nega con straordinarie parate la gioia del gol a Boninsegna. Insomma, una sconfitta che non ammette discussioni, anche se — paradossalmente — i tre palloni con cui l'Inter va a a bersaglio sono tutti viziati da gravi sbandamenti della difesa biancazzurra. In effetti, la Lazio "esiste" solo una dozzina di minuti all'inizio della ripresa, allorché l'innesto dell'abile D'Amico (ma perché tenerlo in panchina?) sembra conferire alla capolista l'antica fisionomia, ordinata e volitiva. In questo lasso di tempo, la Lazio riduce il distacco con una prodezza sottomisura di Garlaschelli, degna degli opportunisti più celebrati, e da l'impressione di voler rialzare la cresta. Ma l'impressione è fallace e dura quanto l'Inter decide di farla durare, cioè molto poco. Il tempo di riordinare le file e di ripudiare l'intenzione di vivere di rendita, tornando a far leva sul ritmo e sul "tourbillon", ed ecco l'Inter riemergere dalla cintola in su, come nel primo tempo e come mai, in questa sua stagione bislacca e "chiacchierata". Premendo sull'acceleratore, i nerazzurri saltano con estrema facilità il centrocampo (si fa per dire) di Maestrelli e sciamano come cavallette nell'area di Pulici, segnando il 3-1 grazie ad una prodezza di Mazzola (di Mariani la conclusione) e sfiorando ripetutamente il "punteggio-monstre". Ma anche così il risultato fa sorpresa. Vero è che l'Inter veniva da un periodo di forma discreta e da due successi consecutivi, ma che fosse capace di schiantare con tanta disinvoltura la capolista, nemmeno il più acceso dei suoi "fans", avrebbe osato sperarlo.
La verità è che l'Inter ha potuto esaltarsi, al di là dei suoi indubbi meriti, per la giornata-no della Lazio, seriamente deficitaria oggi sia nei singoli, sia nel complesso, sia nell'organizzazione del gioco, che a centrocampo è stato di un'incredibile impotenza e che ha finito per coinvolgere anche la difesa in smarrimenti e affanni incredibili. Maestrelli avrà forse sbagliato nell'inserire Re Cecconi, reduce da un lungo "forfait" e dimostratosi ancora lontano dalla forma smagliante di un tempo. Ma non v'è dubbio che i guai più vistosi sono venuti da Frustalupi, da Martini e da Nanni, che della manovra laziale costituiscono per solito il tessuto connettivo più lineare e intelligente. Si è visto, invece, un trotterellare anonimo e grigio, fatto di temi scontati, di pause sconcertanti e di idee annebbiate. Molte, troppe volte i centrocampisti laziali (incluso il modesto Inselvini hanno perduto in fase d'impostazione palloni "facili", quelli — cioè — che poi mettono in gravissimo imbarazzo i difensori e li espongono a magre colossali. Ne sa qualcosa il povero Wilson, che ha dovuto spendere tesori d'energia per tamponare falle imprevedibili, che s'aprivano da ogni parte, E Wilson, nonostante gli sforzi, ha finito anch'egli per andare in barca (si veda il secondo gol di Oriali). Del resto, non poteva andare altrimenti, date le premesse. A rappresentare la Lazio sullo standard consueto sono rimasti in due o tre: il granitico Oddi, il portiere Pulici (anch'egli parzialmente colpevole nel gol di Orlali, ma autore poi di eccezionali interventi) e quell'impasto di grinta, furberia e razzente dinamismo che è Garlaschelli. Poco, pochissimo, come si vede. Tant'è che Chinaglia, mai servito a tempo e luogo se non con molli traversoni alti (preda di Facchetti), la partita l'ha dovuta vivere quasi da spettatore, reprimendo a stento la rabbia di non poter esaltare le sue virtù goleadoristiche sul palcoscenico di San Siro, che — scaduto sin che si vuole — è sempre... San Siro.
Chinaglia a bocca asciutta. Boninsegna pure. Colpa di Mazzola? L'interrogativo può trovar risposta affermativa solo sul piano statistico di bassa lega, perché l'Inter dal rientro di Sandro ha tratto giovamento, altro che storie! Nell'Inter dei podisti ci vuole anche qualcuno che illumini la scena con lampi di classe e Mazzola, quando si impegna al massimo, è in grado di aumentare la caratura del gioco nerazzurro. Oggi, però, la vittoria non porta il nome di uno o più giocatori: porta finalmente il nome della squadra, e crediamo che sia la prima volta in questa stagione. Si è vista l'Inter che il "mago" aveva vagheggiato, con il movimento e le incursioni a getto continuo, lo sfruttamento delle fasce laterali, la velocità e, al tempo stesso, il rispetto di un minimo di geometria. Fulcro di questa nuova Inter si è confermato Bertini che, ripulitosi delle scorie barocche che ne isterilivano l'azione, ha fatto continuo sfoggio di potenza e di puntualità, calamitando i palloni randagi e impostando da consumato regista. Un Bertini così è tanta manna in vista di Monaco: e stavolta senza scomodare i vecchi "pallini" di Valcareggi. Boninsegna non ha segnato, ma solo perché sulla sua strada ha trovato un grande Pulici. In compenso hanno segnato i "gregari": Fedele, Oriali, Mariani. Fedele ed Oriali, nell'occasione, hanno fatto la figura dei marziani, macinando decine di chilometri al galoppo come tanti puledri senza briglia. Davanti alle loro incursioni, la difesa laziale — mai protetta a dovere — si squagliava come il burro. Se i due "cocker" avessero trasformato in tiri a rete o in passaggi-gol tutto il panico che han seminato in area laziale, Pulici avrebbe dovuto ricorrere al pallottoliere. Ma, anche così, i due misirizzi hanno scatenato l'entusiasmo di una platea che quest'anno non ha davvero avuto molte occasioni per eccitarsi. La partita s'è messa subito su una brutta china per la Lazio. Al 5' Nanni si rifugia in corner su Oriali.
La battuta di Mariani è lunga e sorvola sia Mazzola che Boninsegna. Fedele stoppa di petto e indovina un pallonetto carogna che va a spiovere nell'angolo alto fuori dalla portata di Pulici. Qui c'è Re Cecconi, il quale rifiuta l'estrema possibilità che gli resta per evitare il gol: quella cioè di affibbiare una manata ai pallone e di cavarsela col rigore. Il "biondo" tenta di arrivarci con la testa, ma non ce la fa. Ed è l'1-0. La Lazio non ci si raccapezza e l'Inter — a dire il vero — non le da neanche il tempo di pensare. Oddi e Wilson "tengono" Boninsegna, ma non possono impedire alla piena nerazzurra di straripare, visto che gli argini del centrocampo laziale sono inesistenti. Così, dopo un conato offensivo di Re Cecconi (tiro maligno che costringe Vieri a "gattonare" e a parare in due tempi), i nerazzurri riprendono l'assedio. Al 25' punizione di Bedin, stacco e incornata di Boninsegna, volo ad angelo di Pulici, e superba respinta. Ma al 32' la seconda frittata è fatta. Duetto Fedele-Mariani che lancia troppo lungo Oriali e consente a Nanni un facile recupero. Nanni però s'addormenta, traendo in inganno anche Wilson. E così Oriali ha tutto il tempo di rilanciarsi in avanti, di resistere al ritorno del "libero" e d'infilare Pulici in azzardata uscita. Sul finire del tempo l'Inter potrebbe segnare altre due volte. La Lazio è groggy, però l'innesto di D'Amico sembra ridarle tono. Pulici (5') si salva su una punizione-folgore di Boninsegna e un minuto dopo è il 2-1. D'Amico temporeggia davanti a Fedele, lo frastorna con un paio di finte e centra sottoporta: guizzo di Garlaschelli che, con l'esterno del sinistro, lascia di stucco Vieri.
L'Inter tarda un momento a riprendersi e per poco Chinaglia non indovina il pareggio con un bolide fuori di poco. Poi i nerazzurri tornano ad esprimersi ad un ritmo folle e la Lazio molla definitivamente i pappafichi al 25'. Errore Frustalupi-Martini e palla a Mazzola che innesta la quarta, scatta sulla destra in area e pennella un lungo cross che scavalca Pulici. Entra Mariani di testa e segna da un metro. II finale è tutto nerazzurro ed è una specie di sfida tra Boninsegna e Pulici. Per due volte il portiere dice di no a perentorie conclusioni del "Bonimba".
In un altro articolo è riportato:
Comprensibile entusiasmo negli spogliatoi nerazzurri. "Masiero confermato? Non lo so, vedremo..". Fraizzoli loda sia Enea che Herrera. Coro laziale "Ottima Inter".
Oltre centonovanta milioni d'incasso e soprattutto il prestigio d'aver fermato con la massima autorità la capolista. Sono cose che contano, forse più dei nuovi due punti in classifica, per il morale dell'Inter. Un'Inter che, tutto sommato, adesso si trova a cinque punti dalla vetta e — non avesse subito l'impegno del derby — potrebbe anche ben far fruttare il mesetto casalingo che il campionato gli ha riservato. Insomma, c'è qualcuno che dopo aver visto una squadra trasformata, una squadra che, almeno per una volta, è stata degna dei vecchi titoli, sì insomma, c'è qualcuno che pensa allo scudetto? Grazie al cielo è lo stesso Fraizzoli a stare coi piedi ben piantati per terra: "Non ci montiamo la testa, per carità! Cosa volete parlare di scudetto ormai. Vogliamo invece un gran bel ritorno e semmai ci resta il rammarico di aver buttato via un sacco di punti prima! Oggi abbiamo vinto una buona partita, e di questo dobbiamo essere grati a Masiero. Ma non dobbiamo dimenticare il lavoro svolto dal signor Herrera in precedenza". Azzeccasse tutti gli obbiettivi, battesse il Milan domenica e finisse il campionato in terza posizione, Masiero potrebbe essere riconfermato per la prossima stagione come già fatto una volta con Invernizzi ? "Non fatemi dire cose che non so. Sono tante le eventualità da considerare. Non so. vedremo...". Si aggredisce Masiero, lottando con il suo entusiasmo: "Cosa debbo dire: sono soddisfatto, soddisfattissimo. Sei punti in tre partite, uno di fila all'altro...".
Come ha visto il rientro di Mazzola ? "M'è parso ottimo, Sandro ha giocato soprattutto per la squadra prima che per sé ed il risultato, s'è visto". Ma Boninsegna non ha segnato... "Credo che metterebbe la firma anche lui a non segnare, purché la squadra vinca sempre come oggi!". Il capitano è inafferrabile e scappa all'antidoping. Facchetti si concede al riflettori della TV assieme con Pulici. Sono altri due grossi protagonisti della giornata, ed entrambi hanno parole d'elogio per i loro avversavi diretti: Chinaglia e Boninsegna, s'intende che, ciascuno alla sua maniera, ha bloccato. Lo spogliatoio biancazzurro tarda ad aprirsi. Vi entra frettoloso Lenzini ("Abbiamo perso bene", e via), escono abbattuti Re Cecconi ("Sul tiro di Fedele ho perso l'orientamento, avrei dovuto prendere il pallone con le mani") e Nanni ("Perché sono uscito ? Maestrelli mi ha detto che ero stanco, quindi ero stanco...") ed infine, dopo aver studiato la maschera e la parte, affiora anche Maestrelli: "Inter caricatissima, niente da fare. Noi poi oggi eravamo al cinquanta per cento delle nostre consuete possibilità e non chiedetemi come mai. Si capisce, subendo un gol da stupidi così a freddo, è sempre difficile recuperare. Avessimo pareggiato subito, forse le cose sarebbero cambiate. Ma sarebbe stato difficile: l'Inter di oggi era troppo forte. Onore all'Inter". Michelotti, ottimo direttore, vorrebbe anche dire qualcosa sulla partita, ma Ferrari-Aggradi al suo fianco lo zittisce: "L'arbitro non può parlare!". Peccato, una volta tanto che nessuno gli rimproverava niente...