Domenica 26 agosto 1973 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Genoa 3-2

Da LazioWiki.

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26 agosto 1973 - Amichevole pre-campionato 1973/74

LAZIO: Pulici, Facco, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, Manservisi. A disp. 12 Moriggi, 13 Labrocca, 14 Inselvini, 15 Mazzola, 16 Chimenti. All. Maestrelli.

GENOA; Spalazzi, Maggioni, F.Ferrari, Maselli, Rossetti, Busi (46' Garbarini), Perotti (46' Derlin), Corso, Bordon, Simoni, Corradi. A disp. 12 Lonardi, 14 Piccioni, 16 Lisanti. All. Silvestri.

ARBITRO: sig. Lenardon (Siena).

Marcatori: 6' Chinaglia, 35' Chinaglia (rig), 52' Maggioni, 72' Garlaschelli, 73' Corso (rig).

Note: serata calda, terreno in ottime condizioni. Prima dell'incontro il presidente della Lazio Lenzini ha donato una targa ricordo al Genoa per il suo ritorno in Serie A. Leggeri incidenti a Martini e Chinaglia, entrambi contusi alla gamba sinistra, a Ferrari e Rossetti scontratisi frontalmente e rimasti stordinti per un paio di minuti. Ammonito Martini per comportamento antiregolamentare (ha scagliato lontano il pallone dopo che l'arbitro aveva sanzionato un suo intervento con una punizione).

Spettatori: 20.000 circa (paganti 15.889, incasso 39.085.000).


Chinaglia protagonista dell'incontro dal
Corriere dello Sport
Manservisi contrastato dall'ex biancoceleste Maggioni
Il primo gol di Chinaglia dal
Corriere dello Sport
Raddoppio di Chinaglia su rigore dal
Corriere dello Sport
Manservisi impegna la difesa genoana dal
Corriere dello Sport

► Il Corriere dello Sport titola: “Tutti gli applausi al nuovo Chinaglia - La Lazio piace nel debutto casalingo col Genoa (3-2) - Due gol e altre prodezze del centravanti - Re Cecconi e Martini, recuperata la buona forma, hanno alimentato il gioco offensivo”.

La Lazio gioca a strattoni, venti minuti buoni, dieci di relax, ma quando “gira” lo fa con tutti i sentimenti, ricamando schemi con la disinvoltura di chi li conosce a memoria. Trae nuova linfa, rispetto alle precedenti esibizioni, dalla recuperata vena di Re Cecconi, tornato al galoppo impetuoso sulla verticale destra, terzino, mediano e attaccante insieme; e da Martini, riassestatosi anch'egli nella zona di competenza col risultato di accrescere la spinta offensiva e di consentire un lavoro più ordinato agli uomini di regia.

Frustalupi detta lampi di gioco vincendo per k.o. tecnico il puntiglioso duello con Mariolino Corso, ex... maestro, irriconoscibile, grassottello e dalle gambe di legno. Nell'area avversaria, Chinaglia e Garlaschelli sgattaiolano a raccogliere il frutto di tanto diligente lavoro. Il centravanti lo fa dal primo al novantesimo minuto, sollevando esclamazioni di meraviglia nei tifosi laziali che ancora non lo conoscevano nella edizione riveduta e corretta; Garlaschelli, inizialmente vittima di strani disagi, aspetterà il secondo tempo.

Nella sua prima uscita romana e a tre giorni di distanza dal debutto in Coppa Italia, insomma, la squadra mostra garretti solidi, confortando i primi lusinghieri giudizi e sgombrando i dubbi sulla relativa difficoltà dei precedenti impegni. Il Genoa - anche se tutt'altro che un grande Genoa - non è la Sassolese, né il Viareggio, né il Frosinone: è una squadra di pari categoria, anche se tuttora avvinghiata a problemi di non facile soluzione.

La Lazio ha saputo annientarne le iniziali velleità prendendola per il bavero e scuotendola con assalti decisi. Nel primo tempo l'ha relegata a ruolo da comprimaria, offrendole soltanto tre speranze di gol, la prima al 25' (punizione avvitata di Corso sul palo), la seconda al 26' (Maselli-Bordon, alto da pochi passi), la terza al 45' (Corso-Simoni, parata a terra di Pulici). Verso la mezz'ora, come risulta dal racconto cronologico delle occasioni genoane, la Lazio si è concessa una pausa piuttosto profonda, ma per il resto ha pienamente onorato spettacolo e gioco. L'ha indubbiamente favorita il vantaggio conseguito dato appena cinque minuti, alla cui realizzazione hanno contribuito in misura pressoché uguale il pubblico prima, la dabbenaggine della difesa genoana poi, Chinaglia infine. È andata così: Busi, anziché appoggiare un comodo pallone al proprio portiere come stava facendo, viene indotto dai fischi della platea a fare dietro-front cercando l'appoggio sui compagni; lo trova in Maselli, il quale smista corto a sua volta su Ferrari; il terzino è distratto, la palla gli scivola davanti, giunge a Chinaglia che in corsa, sulla linea dell’area, la scaraventa in rete.

Chinaglia - che vi era già segnalato al secondo minuto per  una travolgente puntata verso Spalazzi - al 14' pesca Frustalupi a gran distanza, corre al centro, riceve e in spaccata volante lambisce il palo; al 35' calcia con freddezza un rigore concesso forse con eccessiva generosità da Leonardon per uno spintone di Maggioni a Garlaschelli; al 40' lambisce la traversa con un tuffo di testa su cross di Frustalupi; al 43' semina tre avversavi in dribbling giungendo con un secondo di ritardo sulla uscita di Frustalupi; al 49' raccoglie un servizio di Nanni, palleggia e coglie in pieno l’incrocio dei pali con una autentica fiondata; al 60', ricevuto da Wilson, smista d'acchito su Garlaschelli che sempre al volo fa fischiare il pallone sopra la traversa; al 20' lo stesso Garlaschelli si trova disgraziatamente a deviare una sua conclusione destinata in rete; all'83' si vede ribattere dal piede di Spalazzi un fondente a pelo d’erba. Sono questi soltanto gli episodi più significativi di una prestazione ad altissimo livello.

Chinaglia - oramai pienamente compenetrato nel ruolo di punta avanzata - gioca con animo nuovo, sollevato da remore e dubbi che l'anno scorso ne avevano condizionato negativamente il rendimento. Il recupero dell'equilibrio fisico e di una fiducia radicata dai gol, gli offrono serenità, rispetto per i compagni (non protesta più, applaude le prodezze altrui), convinzione nel tiro, persino elementi tecnici sino ad oggi precari: il colpo di testa, l'agilità nel dribbling. Dovesse continuare al livello di ieri sera, il più grosso... acquisto della Lazio porrebbe rivelarsi proprio lui.

Garlaschelli ha dimostrato nella ripresa di aver assimilato il nuovo schema offensivo svolgendo con il centravanti un assiduo lavoro di “incroci” e di rilevamenti: Re Cecconi lo ha pescato proprio in posizione centrale (Chinaglia era all'ala) quando al 26' della ripresa ha fulminato Spalazzi con una gran botta sono la traversa (terza rete laziale).

Insomma, sembra proprio che il nuovo attacco funzioni. Quattordici gol in quattro partite (seppure amichevoli) costituiscono un bottino di tutto riguardo. Ciò che maggiormente è piaciuto nella Lazio di ieri sera è stata la sua costante proiezione offensiva. È una squadra rivolta al gol, quindi farà cassetta oltre che raccogliere simpatie.

Gli appunti da rivolgere sono onestamente scarsi. La tenuta atletica (tutti gli undici titolari hanno sostenuto per la prima volta novanta minuti di gioco) è buona pur avendo ancora bisogno di lievitazione. Gli “intervalli” concessi al Genoa non saranno consentiti in campionato e forse neanche in taluni incontri di Coppa Italia. Alcune licenze difensive (qualcuno che si spinge in avanti a sproposito o una marcatura troppo elastica) vanno represse.

Singolarmente, però, gli uomini del pacchetto arretrato si sono disimpegnati con sufficiente autorità. Pulici si è opposto con sicurezza alle puntate genoane (ha subito due gol imparabili); Facco è apparso addirittura tra i migliori, mai consentendo a Corradi (cannoniere di fresca nomina) di portarsi in piattaforma di tiro; Oddi ha saputo subito frenare le velleità dell’astro nascente Bordon; Wilson ha controllato la zona con l’ormai consueta diligenza, distinguendosi oltretutto per alcune incursioni offensive assai efficaci; Martini ha operato più che altro da centrocampista-attaccante (curava l’ala arretrata) rivelandosi, come abbiamo già detto, in netto progresso rispetto alle prove precedenti.

Frustalupi e Re Cecconi hanno costituito a centrocampo una barriera insormontabile per un Genoa lento di gambe e di idee, consentendo a Nanni una libertà d’azione che il mediano ha saputo mettere a frutto portandosi di frequente in posizione di punta aggiunta; Manservisi è stato l’uomo più sacrificato nel brillante contesto, impegnato a creare spazi per i compagni e forse da questi ultimi un po’ trascurato, oltre che frenare l’irruenza di Maggioni.

Difficile stabilire se siano state le grazie di una Lazio in abito da gran sera ad abbagliare il Genoa oppure lacune proprie. E’ comunque fuor di dubbio che Silvestri dovrà sveltire una manovra apparsa prolissa, evitando soprattutto che la squadra si adagi sul passo lento di un Corso apparso in condizioni di forma assai precarie. Pur accettando ogni attenuante (allenamenti ritardati, primo collaudo su novanta minuti), dall’ex interista era lecito attendersi qualcosa di più che un paio di suggerimenti buoni, un calcio di punizione terminato sul palo e la perfetta esecuzione del rigore (28’ della ripresa) assegnato per uno sgambetto di Martini ai danni di Derlin.

Simoni è stato costretto a strappargli di mano la bacchetta di direttore d’orchestra ed ha saputo farlo con profitto. La mezz’ala va anzi segnalata tra i migliori della propria squadra, unitamente al mediano Maselli, l’unico che abbia cercato di sveltire la manovra. Grosse falle anche in difesa, dove Rossetti è apparso alle prese con un compito per lui troppo grande e né Busi, né Garbarini, che l’ha sostituito nel secondo tempo, hanno saputo dare al ruolo di “libero” l’esatta interpretazione. Ha fatto spicco, ancora una volta, il nuovo acquisto Maggioni, guardiano inflessibile di Manservisi e fra gli… attaccanti più insidiosi. Il gol realizzato al 6’ della ripresa (traversone di Derlin, controllo di petto e pallonetto alle spalle di Pulici) è il terzo segnato finora e lo innalza addirittura al ruolo di capocannoniere.

Il Genoa è destinato a migliorare non appena Rosato e Bittolo saranno in grado di riprendere il proprio posto, ma ieri sera ha rivelato scompensi che vanno al di là di due recuperi pure assai importanti.

La Stampa titola: "Lo slancio di Chinaglia è fatale per il Genoa - Scatenato il centravanti laziale all'Olimpico - Due gol di "Long John" nel primo tempo, una traversa in apertura di ripresa - I rossoblù reagiscono nel secondo tempo - Segnalo Maggioni, Corso e Garlaschelli".

Circa ventimila spettatori per questa amichevole di lusso. Lazio e Genoa si presentano al pubblico romano con motivi tecnici assai diversi. La Lazio è la squadra dello scorso anno, con identici uomini e con una sola correzione tattica, quella di Chinaglia impegnato leggermente più avanzato. Long John aveva protestato di sentirsi sacrificato nel ruolo di suggeritore, e poiché Chinaglia nella Lazio conta parecchio, Maestrelli ha accettato la sua protesta. Diversa la situazione del Genoa, che è nuovo per la Serie A, ed elenca innovazioni importanti, come l'inclusione di Corso nel ruolo di suggeritore avanzato con liberi compiti, e di Busi che Silvestri preferisce inspiegabilmente a Garbarini.

È un Genoa esordiente, pacato, direi un Genoa quasi impressionato d'essere di fronte ad una Lazio al completo, la squadra che lo scorso anno si classificò al terzo posto. I timori genoani si dimostrano fondati fin dal quinto minuto: sono i difensori rossoblu a tentare un disimpegno, e Busi dà a Maselli, che lascia a Ferrari, quest'ultimo liscia la palla, che Chinaglia ghermisce e scaglia con violenza nella rete di Spalazzi. È un gol di rapina, forse immeritato. Diremmo anzi che è un gentile omaggio dei difensori liguri.

I laziali giocano a memoria. Non hanno nulla da apprendere, sono sicuri, abbastanza in palla, pronti nei recuperi. Il duello più interessante è quello fra Corso e Frustalupi; i due hanno momenti meravigliosi. Non c'è un vincitore. Entrambi, però, cercano l'applauso. Naturalmente, tocca alla Lazio attaccare, e Chinaglia trova vita facile con Rossetti.

Per fortuna del Genoa, Re Cecconi non ha ancora raggiunto la strepitosa dinamica messa in mostra lo scorso anno, e Chinaglia sovente non riceve aiuti. Ci pensa Frustalupi al 15', e Long John tenta un tiro al volo che va sei-sette metri fuori bersaglio. La gente è incantata ed applaude egualmente il generoso centravanti italo-inglese. Si cerca sull'altro fronte il giovane Bordon, ma il friulano è talmente solo da non poter far nulla. Bordon conferma le sue doti di combattente, non abbandona mai la lotta, ma gioca poco. Così, ogni giudizio appare impossibile. Gli attaccanti del Genoa sono controllati con facilità dai Facco, dai Martini, dai Wilson e dai Nanni.

Sempre efficaci le avanzate di Garlaschelli e di Chinaglia, che partono su suggerimenti di Frustalupi e di Re Cecconi mettendo a soqquadro i settori difensivi davanti al portiere Spalazzi. I padroni di casa sono anche più veloci, creando così maggiori difficoltà ai centrocampisti genoani. Corso e Simoni non hanno sprint, e trascinano nei loro "tocchetti" anche Maselli. Si nota che manca Bittolo, che nello scorso anno era il "motorino" del Genoa capoclassifica della Serie B.

La Lazio attacca, il Genoa si difende. Con il passare dei minuti i difensori rossoblu superano la crisi di ambientamento accusata all'inizio. Al 25' c'è una punizione per il Genoa. Corso e Bordon sono pronti al tiro. Ci prova il "mancino", e Pulici deve esibirsi in una stupenda parata per evitare il pareggio. La palla tocca il montante sinistro della porta laziale e torna in gioco. I tifosi incitano la Lazio, che ora gioca in surplace.

Si fanno avanti gli ospiti con azioni abbastanza ben congegnate, ma non segnano. Al 34' l'arbitro Lenardon, severissimo, concede un calcio di rigore alla Lazio: Re Cecconi crossa al centro. Chinaglia tenta di intervenire, ma non può, e la palla giunge nei pressi di Garlaschelli, che è leggermente spinto da Ferrari. Garlaschelli cade, anche Maggioni ostacola Manservisi e Lenardon concede il penalty. E' una decisione molto discutibile. Chinaglia, comunque, fa gol, ed è 2-0 al 35'.

Che la decisione dell'arbitro sia eccessiva si vede subito, perché Lenardon concede al Genoa quattro o cinque punizioni al limite dell'area laziale per falli assolutamente inesistenti. E' un compenso che non serve a niente. Anzi, lo slancio in avanti mette il Genoa in condizioni di subire i contropiede laziali e al 42' Re Cecconi ha la palla del 3 a 0, ma fallisce clamorosamente il bersaglio.

Si va al riposo con i laziali in vantaggio di due gol. Il gioco ha dimostrato i meriti dei bianco-azzurri a questo risultato. Però ci sia lecito dire che il Genoa deve fare esperienza. I suoi centrocampisti sono piuttosto lenti, ma i guai per Silvestri vengono specialmente dalla difesa, dove c'è più confusione che ordine, più paura che sicurezza. All'inizio della ripresa attacca ancora la Lazio, anche se a ritmo più blando, e Chinaglia al 49' con un tiro saettante colpisce la traversa della porta di Spalazzi. Il Genoa reagisce e al 51' segna con Maggioni che sfrutta un centro di Derlin. E' il terzo gol di Maggioni (che è terzino).

La Lazio reagisce e Garlaschelli realizza il terzo gol con un gran tiro al 71'. Poco dopo (73') Facco interviene duramente su Simoni in area, e Lenardon non perde l'occasione di restituire il regalo al Genoa, sotto forma di un altro penalty. Questa volta, naturalmente, a favore dei liguri, e Corso non sbaglia. Fa 3-2.