Sabato 29 novembre 2003 - Siena, stadio Artemio Franchi - Siena-Lazio 3-0
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29 novembre 2003 - 3070 - Campionato di Serie A 2003/04 - XI giornata -
SIENA: Rossi, Cirillo, Delli Carri, Mignani, Cufré, Guigou, Cucciari (87' Fernando Menegazzo), Argilli, Taddei, Flo (73' Rubino), Ventola (66' Lazetic). A disposizione: Fortin, Foglio, Morello, S.Bonomi. Allenatore: Papadopulo.
LAZIO: Peruzzi, Oddo, Couto, Mihajlovic (52' Negro), Zauri, Fiore, Dabo (52' Giannichedda), Liverani (64' Delgado), Stankovic, Corradi, Muzzi. A disposizione: Sereni, Colonnese, Albertini, Gottardi. Allenatore: Mancini.
Arbitro: Sig. Bertini (Arezzo) - Assistenti: Sigg. Copelli e Gregori.
Marcatori: 41' Taddei, 43' Taddei, 95' Fernando Menegazzo.
Note: ammoniti Ventola, Liverani, Lazetic, Cucciari. Espulso al 69' Stankovic per proteste. Calci d'angolo: 7 - 3. Recuperi: 1' p.t., 5' s.t. Esordio in serie A per Roberto Delgado classe 1986.
Spettatori: paganti 4.853 per un incasso 90.114 euro, abbonati 8.169 per un incasso di 129.000 euro.
La Gazzetta dello Sport titola: "Sienao meravigliao. Lazio distrutta dai brasiliani: Taddei e Menegazzo fissano il 3-0. Taddei firma i primi due gol e confeziona l'assist finale. Fisico e tattica, il Siena domina in tutto. Annullato nei primi minuti un gol a Fiore. L'unica nota positiva per la Lazio: l'esordio del giovane Delgado".
Continua la "rosea": Che forza questo Siena. Buca un'inguardabile Lazio, vittima di un febbrone da cavallo, sicuramente più alto di quello del suo allenatore (Mancini è tornato in panchina: imbacuccato nel primo tempo, nella ripresa non ce l'ha fatta più e s'è tolto pure la giacca a vento e il cappello per cercare di scuotere i suoi) e si mette a sognare. L'uno-due decisivo alla fine del primo tempo è firmato dallo scatenato Rodrigo Taddei, autore anche dell'assist del tris a cura del nuovo entrato Menegazzo negli ultimi secondi del match. Un Siena do Brasil secondo il tabellino, ma sarebbe ingiusto non dare anche al resto del Sudamerica un po' di copertina, visto il pomeriggio d'autore degli ex romanisti Cufrè e Guigou. Comunque è tutta la squadra che ha impressionato, con un Cucciari che per qualche attimo - non soltanto per il codino - pareva Baggio tornato juventino. Certo la Lazio è stata davvero brutta: ha ballato sul burrone per tutto il primo tempo prima di cascare giù e nella ripresa non è riuscita a tirare fuori quel minimo di orgoglio necessario per frenare il disgraziato andazzo della metà iniziale. Anzi: Stankovic s'è fatto pure buttare fuori per un insulto al guardalinee, che aveva sorvolato su un fallo di mano di Cufrè. Quanto a Bernardo Corradi, ha avuto le ruote sgonfie per tutta la partita. La superiorità del Siena è stata fisica e tattica. E se la Lazio ha l'alibi Besiktas, non va dimenticato che questa settimana, seppure 24 ore prima, i toscani hanno affrontato la Juve in coppa Italia.
Quanto alla collezione degli assenti e degli squalificati, è vero che Mancini era mal messo (da Stam a Favalli, da Lopez a Cesar passando per gli squalificati Inzaghi e Conceiçao), ma a Papadopulo mancava il cuore del centrocampo, tra l'infortunio di Ardito e la squalifica di D'Aversa, e l'ex Chiesa, peraltro sostituito molto degnamente da Nicola Ventola, esaltato dal match fino al punto di arrabbiarsi quando il tecnico l'ha richiamato in panchina, sottraendogli un'altra mezz'ora di festa. Il bello, e il brutto per la Lazio, è che i due mediani Cucciari e Argilli (che in allenamento e in partita funziona spesso da difensore centrale...) sono stati padroni del campo come se degli insostituibili titolari. La corsia bollente del match è stata quella dove Taddei (spostato a sinistra) svariava in continuazione con Oddo costretto spesso alla ritirata. In realtà però la Lazio è finita in ambasce anche dall'altra parte, con Zauri costretto a scalare verso il centro con il fiatone e Guigou in libertà visto che Stankovic tornava pochissimo. E d'altronde il "la" del primo gol è stato dell'uruguaiano: pennellata per la testa di Ventola, pallone sulla schiena di Dabo e Taddei in beata solitudine che batte Peruzzi. Due minuti dopo l'interista ha fatto secco Mihajlovic sulla destra, vicino alla linea di fondo, cross dalla traiettoria perfetta per l'appuntamento con il piatto destro di Taddei. Per i serbi della Lazio è stata una di quelle giornate da prendere e buttare nel cestino. Nella pagella di Stankovic non c'è soltanto l'espulsione. Dopo venti minuti di primo tempo s'è trovato un pallone a porta vuota sul piede ma l'ha mandato per aria. Proprio all'inizio, invece, c'era stato il gol annullato nato dalla punizione prendi e batti, lontano dalla zona del fallo secondo Bertini (che non ha voluto replicare Gabriele...) dello stesso Stankovic con tocco per Liverani e conclusione vincente di Fiore.
In pratica la Lazio d'attacco s'è esaurita in queste due circostanze. E se proprio Mancini deve trovare almeno una bella notizia in questo tonfo, bisogna fermarsi alla fetta di ripresa giocata dall'italo-spagnolo Delgado, il suo pupillo venuto dalla Primavera, che se l'è cavata dignitosamente al suo esordio in serie A. Il conto delle occasioni da gol è impietoso. Il Siena ha centrato undici volte la porta e la Lazio quattro. Ma nella qualità delle offensive c'è stata una bella differenza e Peruzzi ha pure impedito che il passivo fosse addirittura più rotondo. E' finita con il presidente Paolo De Luca invocato dallo stadio, peraltro generoso con tutti. Per lui giornata perfetta: premiazione galante della lazialissima Anna Falchi prima dell'inizio della partita e poi quasi una danza della felicità in tribuna di fronte ai piatti cucinati dai suoi. Il contrario dello stato d'animo della Lazio, che ora è attesa da Juve e Sparta Praga (con l'imperativo di vincere per restare aggrappati alla Champions e sperare nel Chelsea). Non proprio due tiramisù ideali per riprendersi.
Il Corriere della Sera titola: "Biancocelesti nervosi e senza idee. Taddei e Menegazzo lanciano i toscani. Il Siena brasiliano balla su una Lazio fantasma".
Continua il quotidiano: Vatti a fidare dei vecchi amici: era meglio il "Forza Roma" di Cosmi nella domenica delle risse piuttosto che il "Forza Lazio" dell'ex Papadopulo nel sabato del Titanic. Triturata dal ritmo del Siena e dai suoi errori, la banda Mancini dice addio anche alle illusioni di rientrare nel giro-scudetto con una sconfitta che è più pesante del risultato stesso. Decide una doppietta di Taddei, brasiliano di sostanza, esterno capace di andare in gol (sono già 4), uno che potrebbe fare la sua figura anche in squadre di prima fascia e che si prende il lusso di mandare in gol nel recupero pure il giovane connazionale Menegazzo (classe 1981). Ma sono decisivi anche, nel bene, gli ex romanisti Guigou e Cufrè, motivatissimi, che sommergono gli avversari sulle fasce, e, nel male, i tre harakiri serbi firmati Stankovic e Mihajlovic. È il primo a sbagliare a porta vuota, sullo 0-0, al 18', il gol che poteva cambiare faccia alla partita: una scarpata di quelle che hanno creato il mito dello sciagurato Egidio (Calloni).
Poi, nella ripresa, si fa cacciare per proteste e salterà così la partita di sabato contro la Juve. È il secondo a farsi rubare palla da Ventola al 42', sulla linea di fondo, come un pivellino: il cross trova Taddei per il 2-0 e chiude la gara. Solo due minuti prima, il brasiliano aveva portato in vantaggio i toscani con un sinistro a fil di palo, innescato da un assist involontario del disastroso Dabo su cross di Guigou. Il Siena, che non vinceva dal 25 ottobre (2-1 al Lecce), ha fatto la figura dell'Ajax anni Settanta: ritmi vertiginosi, palla fatta girare di prima, punte pronte al sacrificio, difesa sempre di anticipo. Persino troppo bello per essere vero. O, comunque, molto aiutato da una Lazio che è sembrata clonata sulla malattia del suo allenatore, Roberto Mancini. Lui, imbacuccato come un Babbo Natale, stava in panchina con 40 di febbre. I suoi giocatori, in campo, non sembravano più in salute di lui. Un campanello d'allarme fisico che, a una settimana dal match con la Juve e a dieci giorni dalla decisiva sfida di Champions a Praga, contro lo Sparta, dovrà essere ascoltato con attenzione. La squadra non sembra attrezzata per le due competizioni e le assenze di Cesar e Lopez l'hanno privata di ogni pericolosità sulle fasce laterali.
Mai, nella gestione Mancini, la Lazio aveva giocato così male. Neppure a Oporto, quando fu battuta per 4-1 dal Porto, poi vincitore della Coppa UEFA. L'allenatore ha avuto un lungo faccia a faccia con la squadra negli spogliatoi. Pare abbia chiesto se qualcuno non crede più nel progetto o se ritiene che il problema sia la conduzione tecnica. Ci sarà tempo, nei prossimi giorni, per riparlarne a freddo. Il direttore generale, Giuseppe De Mita, ha intanto parlato a nome della società: "Ci vergogniamo per questa prestazione. Ci dispiace aver visto in campo alcuni atteggiamenti, non tecnici, da parte di alcuni giocatori. Quello di Stankovic è stato solo la punta dell'iceberg". Fioccheranno multe, non è da escludere qualche "illustre" in panchina.