Domenica 23 novembre 2003 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Perugia 3-1
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23 novembre 2003 - 3068 - Campionato di Serie A 2003/04 - X giornata -
LAZIO: Peruzzi, Oddo, Stam (46' Negro), Mihajlovic, Favalli, Sergio Conceicao, Dabo (57' Giannichedda), Liverani, Stankovic (90' Albertini), Corradi, S.Inzaghi. A disposizione: Sereni, Couto, Zauri, Delgado. Allenatore: Mancini.
PERUGIA: Tardioli, Diamoutene, Di Loreto, Ignoffo, Zé Maria, Tedesco, Obodo, Grosso, Fusani, Vryzas (75' Bothroyd), Margiotta (72' Do Prado, 85' Nastos). A disposizione: Pardini, Loumpoutis, Gatti, Berrettoni. Allenatore: Cosmi.
Arbitro: Sig. Bolognino (Milano).
Marcatori: 47' Stankovic, 62' Grosso, 87' Corradi, 94' S.Inzaghi.
Note: giornata di sole, terreno in buone condizioni. Osservato prima del fischio d'inizio un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime di Nassirya. Espulsi al 70' Diamoutene per gioco scorretto, all'84' Ignoffo e Sergio Conceicao per reciproche scorrettezze, al 92' Di Loreto per gioco scorretto, l'allenatore degli umbri Cosmi e il dirigente del Perugia Alessandro Gaucci per proteste. Ammoniti Negro e Inzaghi, Obodo, Fusani, Tedesco. Calci d'angolo: 8 - 6. Recuperi 3' p.t., 5' s.t.
Spettatori: paganti 3.651 per un incasso di euro 83.076,00, abbonati 41.286 per una quota di euro 522.510,30.
La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio vince all'ultimo round. Una rissa vergognosa conclude una partita nervosa: sei espulsi, risolve un colpo di Corradi".
Continua la "rosea": Un bell'esame antidoping collettivo. Forse nemmeno quello avrebbe riportato alla ragione i protagonisti di Lazio-Perugia. L'Olimpico come il Colosseo, e questa volta la gente c'entra davvero poco. No, stavolta i responsabili sono da cercare in campo e sulle panchine. Chi più, chi meno, hanno perso la testa tutti. Il Perugia senza eccezioni, mentre nella Lazio qualcuno è riuscito a restare aggrappato al buon senso, magari mostrando i pugni. In mezzo l'arbitro, il povero Bolognino. Inadeguato finché si vuole, responsabile di avere concesso alla Lazio il gol dell'1-0 viziato da una spintarella di troppo, ma poi, quasi un'ora dopo quell'episodio, travolto dall'isteria generale cui ha cercato comunque di porre rimedio a colpi di cartellini gialli e rossi. Certo, con un tipo come Collina non sarebbe successo. Ma, credeteci, di Collina ieri forse non ne sarebbero bastati nemmeno un paio. Lazio-Perugia è finita 3-1 per i biancocelesti, con la Lazio in dieci, espulso Conceicao, e col Perugia in otto: espulsi Diamoutene, Ignoffo, Di Loreto oltre all'allenatore Cosmi e al dirigente accompagnatore Alessandro Gaucci, mentre il padre e presidente Luciano veniva costretto ad abbandonare la Tribuna (Monte Mario!) e la trasmissione "Quelli che il calcio..." per le intemperanze dei suoi vicini. Si sarebbe rifatto nel dopo partita. Il match si è deciso negli ultimi minuti, tra una rissa e l'altra ma quando la superiorità numerica della Lazio era ancora limitata a una sola unità. Un match che fin lì il Perugia non meritava davvero di perdere ed anzi del quale era stato a lungo padrone.
Al gol di Stankovic (ma con precedente spinta di Conceicao su Fusani e prime inutili proteste degli ospiti) nei minuti di recupero di un primo tempo equilibrato, era infatti seguita una prima metà della ripresa interamente del Perugia, complice anche il forfait di Stam sostituito da Negro, buono per mandare in tilt la difesa, Peruzzi escluso. Il pareggio di Grosso, dopo un miracolo del portiere su Margiotta, faceva giustizia. A riaccendere le polveri ha pensato (25') Diamoutene, con una entrata su Favalli che, i Gaucci possono dire quel che vogliono a proposito di Bolognino, meritava soltanto il cartellino rosso. E rosso è stato, con un po' di piagnistei ma senza che ancora si avesse sentore del peggio. Che si è manifestato più in là, al 39', senza che nel frattempo la Lazio avesse fatto una sola cosa giusta per sfruttare la superiorità numerica. La miccia è stata accesa da una di quelle situazioni che fanno tanto discutere nel calcio di oggi. Che fare quando il giocatore della squadra avversaria è a terra? Il Perugia di questi "morituri" senza conseguenza ne aveva già proposti due o tre, ricavandone altrettanti fischi e palloni buttati a lato, poi restituiti all'insegna di un reciproco fair-play sempre meno convinto. Quando Do Prado, subentrato poco prima a Margiotta, si è abbattuto a terra nel rincorrere un pallone, vittima evidente di uno stiramento muscolare (l'infortunato vero, insomma), nella Lazio si è aperta una sorta di dibattito, non estraneo il pubblico che insisteva affinché il gioco continuasse. Così è stato per un attimo, fin quando cioè la palla non è arrivata a quel bravo figlio di Oddo, che l'ha messa fuori. Avesse potuto immaginare il dopo, non lo avrebbe fatto... Con Do Prado abbandonato quasi a sé stesso, mentre Inzaghi lo spingeva fuori campo senza troppi complimenti, parecchi metri più in là si scatenava una indegna gazzarra.
Bolognino si faceva faticosamente largo con l'aiuto del guardalinee Papi, e spuntavano, all'insegna dell'equità, i cartellini rossi per Ignoffo e Conceicao. Ma non c'era verso di calmare le acque. Anche una semplice rimessa laterale diventava motivo di scontro tra le due panchine e Mancini per calmare le acque mostrava i pugni a Conceicao (ancora in circolazione davanti all'ingresso degli spogliatoi...) e a Corradi, mentre Bolognino faceva accomodare fuori Alessandro Gaucci. I nervi saltavano per intero quando (42') Corradi, servito da Stankovic, portava nuovamente in vantaggio la Lazio. La partita del Perugia a quel punto era andata e con essa il residuo buon senso. Un'entrata assassina di Ze' Maria su Stankovic (barella per lui come per Do Prado) proprio davanti alla panchina del Perugia scatenava l'ultimo round della rissa. Inzaghi, tra i più scalmanati, trovava in Cosmi un degno interlocutore. Bolognino buttava fuori anche l'allenatore che non trovava di meglio che andarsene gridando un "Forza Roma" all'indirizzo della Monte Mario, individuato dalle telecamere. L'elegante cucchiaione di Inzaghi su assist di Corradi fissava il 3-1 quando il Perugia era rimasto in otto, dopo che Di Loreto aveva tentato invano di portarsi a casa, quale souvenir, un pezzo della coscia di Liverani. Mercoledì qui arrivano, scomodi clienti d'una Lazio attualmente non adeguata a una qualificazione di Champions League, i turchi del Besiktas. Tranquilli, pur ricordando un feroce Roma-Galatasaray del 2002, è impossibile immaginare sul piano comportamentale qualcosa di peggio di Lazio-Perugia.