Sabato 6 dicembre 2003 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 2-0

Da LazioWiki.

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6 dicembre 2003 - 3072 - Campionato di Serie A 2003/04 - XII giornata -

LAZIO: Peruzzi, Stam, Negro, Mihajlovic (56' Couto), Favalli, Albertini, Giannichedda, Fiore, C.Lopez (33' Oddo), Corradi, Muzzi (26' Liverani). A disposizione: Sereni, Zauri, Dabo, S.Inzaghi. Allenatore: Mancini.

JUVENTUS: Buffon, Thuram, Legrottaglie, Montero (46' Ferrara), Zambrotta, Tacchinardi, Appiah, Camoranesi (46' Maresca), Nedved, Del Piero, Trezeguet (46' Di Vaio). A disposizione: Chimenti, Davids, Pessotto, Miccoli. Allenatore: Lippi.

Arbitro: Sig. Bolognino (Milano).

Marcatori: 21' Corradi, 48' Fiore.

Note: ammonito Montero. Calci d'angolo: 3 - 7. Recuperi: 3' p.t., 3' s.t.

Spettatori: paganti 19.525, per un incasso di 724.730 euro, abbonati 41.406 per una quota di 523.410,51 euro.

La rete di Bernardo Corradi
Il raddoppio di Stefano Fiore
Esultanza biancoceleste
Un ottimo rinvio di Paolo Negro
Corrsport del giorno dopo

La Gazzetta dello Sport titola: "Mancini fa esplodere la crisi Juve. Corradi e Fiore esaltano la Lazio: da 12 anni e mezzo i bianconeri non perdevano 3 partite di fila".

Continua la "rosea": Lippi aveva detto che questa Juve non è in crisi, ma tre sconfitte di seguito sono come i tre famosi indizi che formano una prova. Se è possibile la squadra bianconera all'Olimpico ha giocato peggio che contro l'Inter una settimana fa, confermando la sua idiosincrasia alle sfide dirette, nelle quali non ha mai vinto, anzi prima pareggiava e ora perde. Come una società di mutuo soccorso, quando una rivale è attardata in classifica, arriva la Juve e le lascia i tre punti. E' capitato ai nerazzurri di Zaccheroni che hanno riaperto il discorso scudetto dopo il 3-1 del Delle Alpi, è possibile che capiti pure alla Lazio (anche se qui il distacco dal Milan è rimasto immutato) dopo un perentorio 2-0 che non dice tutto sulla nettissima superiorità espressa dai laziali sugli avversari, soprattutto nel primo tempo. Aveva visto giusto Mancini alla vigilia: era l'occasione di tentare il tutto per tutto e quindi ecco tre punte in campo: poteva apparire un azzardo contro la vera Juve, ma questa non lo è più e in difesa conferma limiti dinamici preoccupanti proprio al centro e quindi contornare la torre Corradi di due frecce come Muzzi e Lopez è stata la chiave vincente. Per la verità i due si son fatti entrambi male a cavallo della mezzora, ma per fortuna della Lazio il gol di Corradi (incornata al 21' anticipando Legrottaglie su cross dalla destra di Fiore) era già arrivato ad incanalare la partita nella giusta direzione per i padroni di casa.

E' stata subito un gara squilibrata, con una Juve rattrappita, evidentemente non più sicura dei propri mezzi, che è stata presa d'infilata dalla Lazio che ha mantenuto per l'intero primo tempo il comando delle operazioni. Gioco veloce, anticipi sicuri in difesa con Stam implacabile a rendere più evidente l'inadeguatezza del Del Piero attuale. A centrocampo Alberini, Giannichedda e poi Liverani costituivano una barriera mobile in grado di fermare le scomposte azioni dei bianconeri e di attivare subito gli attaccanti. In avanti poi Fiore, riportato nella suo amato ruolo di interno sinistro, si produceva in volate irresistibili che trovavano in Corradi un punto di riferimento puntuale ed efficacissimo. Proprio il confronto improponibile tra Corradi e un Legrottaglie totalmente in bambola ha prodotto guasti irreparabili nella difesa juventina. Che non è stata neppure granché protetta dai mediani, in quanto Appiah gioca troppo distante dalla sua area di rigore e Tacchinardi aveva già i suoi problemi a tenere il passo di Fiore. Lippi aveva ridisegnato la sua formazione titolare con un 4-2-3-1 che in passato aveva dato buoni frutti, ma con un Nedved ancora una volta bloccato e con Camoranesi e Del Piero inesistenti, anche Trezeguet è rimasto totalmente estraneo alla sua squadra e alla partita. Usciti Lopez e Muzzi, Mancini ha ricomposto la formazione con un 4-3-2-1, nel quale Oddo a destra e Fiore a sinistra funzionavano da supporto all'unica punta, Corradi, rimasta in campo tra i laziali. E quando quest'ultimo "scherzando" Legrottaglie sulla destra in piena area di rigore bianconera, passava a Fiore, solissimo, la palla del 2-0, si è capito subito che la sfida non avrebbe avuto più storia.

Nella ripresa infatti Lippi mandava subito in campo i tre sostituti: Ferrara al posto di Montero, Maresca al posto di Camoranesi, Di Vaio in quello di Trezeguet. Cambiava però poco. Prendeva in mano il pallino la Juve, anche perché la Lazio man mano arretrava e si chiudeva davanti a Peruzzi, ma non si creavano mai situazioni di pericolo reali per la porta laziale, né si aveva l'impressione che la gara potesse mutare in qualche maniera. Forse era da impiegare Miccoli per avere qualche guizzo imprevedibile in più, ma evidentemente Lippi non ha voluto aggravare la situazione di Del Piero anche dal punto di vista psicologico. Forse più di Montero era da sostituire Legrottaglie con Ferrara, ma l'altezza di Corradi deve aver influito in questa scelta. Maresca ha fatto poco e nulla perché non era certo questa la migliore situazione per inserire un giovane quasi mai preso in considerazione. La Juve nei confronti importanti sta pagando le lacune di una difesa non all'altezza della squadra, specie quando poi la manovra, e di conseguenze le punte, non funziona. La Lazio esce rinfrancata nell'occasione più difficile. È ancora in grado di far gioco e di proporsi come protagonista. Fino a quale punto? Si vedrà. Non è questa Juve il banco di prova più attendibile. Al momento il confronto deve essere fatto con il Milan, la Roma, la stessa Inter. Difficile per esempio stimare una difesa poco impensierita da un attacco bianconero evanescente. Ma è già importante aver ritrovato il miglior Fiore della stagione, aver scoperto che Corradi non è solo utile alla manovra offensiva, ma sa anche segnare gol importanti. Se dovesse ritornare dopo la squalifica lo Stankovic di un anno fa, con Cesar recuperato, la Lazio potrebbe fare ancora paura a tutti.


Il Corriere della Sera titola: "La Lazio manda davvero in crisi la Juve. Corradi e Fiore a segno nel primo tempo. Terza sconfitta di fila per i bianconeri. Gli errori di Lippi".

Continua il quotidiano: Non è crisi, però è un'altra bella tranvata. Il vocabolo non esiste in italiano, ce ne scusiamo con i puristi, però rende l'idea. È come quando ti trovi il simpatico mezzo pubblico su rotaie nella fiancata dell'auto. Non una bella esperienza, come quella della Juventus ieri sera all'Olimpico. Sette gol in sette giorni: dopo i tre dell'Inter, i due del Galatasaray in Champions, pure i due della Lazio. Una dieta dimagrante alla rovescia. Perde la Juve, perde Marcello Lippi, incapace (sbagliati i cambi della ripresa, soprattutto quello di Trezeguet, su cui si doveva puntare per una rimonta) di contrastare la strategia di Roberto Mancini che annichilisce la Juventus anche se deve correggere in corsa la sua idea. Sia Lopez che Muzzi, esterni del tridente manciniano, s'infortunano a metà del primo tempo, provocando lo scompaginamento della tattica prevista e, soprattutto, mettendo in apprensione l'ambiente in vista della decisiva trasferta di Champions League a Praga. Considerando il risultato con cui termina la partita e, soprattutto, l'assoluta continuità di rendimento, sia dal punto di vista tecnico che da quello tattico, della squadra, i timori sono tutti in prospettiva. L'allenatore della Lazio copre abilmente ogni spazio con un 4-3-3 che in fase di ripiegamento diventa un 4-5-1.

La Juve subisce la rapidità a soffietto dell'avversario, che si distende e si accorcia con velocità e intelligenza. Quando la Lazio attacca c'è sempre un uomo che si smarca per ricevere palla, mentre la manovra della Juve è sempre intasata. Il centrocampo è dominato dalla Lazio. In questo caso ci vorrebbe la giocata, cioè la manifestazione dell'estro individuale, ma la Juve ne difetta proprio nei suoi uomini migliori - Del Piero, Nedved, Trezeguet, Camoranesi -, tutti avvolti dalla foschia della mediocrità. C'è, da parte bianconera, anzi da parte rosa, visto il colore della maglia (l'unico bianconero è Buffon: non sembra neanche un portiere), solo una sterile reazione dopo il vantaggio di Corradi: Del Piero in mischia impegna Peruzzi che si ripete, qualche minuto più tardi, su una punizione di Nedved. La Lazio è più concreta e realizza due reti molto belle, incrociate. Sulla prima è Fiore, su rimessa laterale di Stam, a cercare la splendida torsione d'incontro di Corradi che anticipa Legrottaglie (20'). L'attaccante ricambia al 48', con la Juve che pensa di stare già negli spogliatoi: lancio di Negro dalla retroguardia, Corradi irride ancora il disastroso Legrottaglie aprendo la strada centrale al destro omicida di Fiore. Juve tramortita, al cospetto di una media da retrocessione. Mentre Mancini trionfa su tutta la linea, riuscendo a riequilibrare la squadra sostituendo due attaccanti con un difensore anche se offensivo (Oddo) e con un centrocampista (Liverani), le contromisure di Lippi non hanno spessore: né Ferrara (per Montero), né Maresca (per Camoranesi), né Di Vaio (per Trezeguet) riescono a colorare questa grigia prestazione.

Malgrado i cambi (si fa male anche Mihajlovic e Giannichedda finisce zoppicando), oltre i due gol, la Lazio si costruisce un'altra occasione con Corradi e costringe Buffon alla respinta su una punizione di Mihajlovic. E anche nel secondo tempo, sebbene la Juve tenga maggiormente il controllo del campo, l'unico portiere impegnato è Buffon. Un disastro, l'ennesimo. E se è vero, come sostiene Lippi, che i bianconeri quest'anno i gol li hanno sempre subiti, purtroppo è clamorosamente evidente che non sono più capaci di farli. Siccome non è nello stile della casata, non ci si potrà neanche aggrappare a un fallo da rigore (mano di Giannichedda su Appiah) non visto da Bolognino. E poi servirebbe solo a occultare i problemi. Non è crisi, ma adesso qualcuno deve togliere il tram dalla fiancata della Juve.


Tratte dal Corriere della Sera, alcune dichiarazioni post-gara:

Roberto Mancini chiedeva coraggio ai suoi. La Lazio e le scelte del tecnico sono stati premiati. I tifosi chiedevano una vittoria per cancellare Siena e l’hanno ottenuta. E’ arrivato il primo successo in uno scontro diretto. La squadra si è mostrata più forte della Juventus, della sfortuna (due infortuni nel giro di otto minuti, quelli di Lopez e Muzzi) e dei numeri, visto che i bianconeri difficilmente avrebbero sbagliato tre partite di fila. Mancini voleva capovolgere la storia e c’è riuscito. C’è molto del tecnico in questo successo che fa morale, classifica ed allontana una presunta crisi. «Ho ritrovato la Lazio. Segnali positivi erano arrivati già dalla gara di coppa Italia a Modena. Contro la Juve ci tenevamo a fare una buona partita nonostante i tanti problemi. Nel primo tempo siamo stati straordinari. Nella ripresa, colpa anche gli infortuni, abbiamo sofferto senza mai rischiare contro una grande squadra». Non si era abbattuto dopo l’umiliante sconfitta di Siena, non si esalta dopo la convincente vittoria sui bianconeri. Mancini guarda al futuro, e questo si chiama Praga: «Come bisogna dimenticare in fretta le sconfitte altrettanto dobbiamo fare dopo una vittoria così. Ora la nostra testa deve essere già alla Champions League. Sia noi che lo Sparta dobbiamo vincere, sarà una partita aperta ma noi scenderemo in campo solo per un risultato».

Tanti i problemi di formazione. La vittoria è stata pagata a caro prezzo, lunga la lista degli infortunati che condizionerà le scelte del tecnico. Claudio Lopez, che ha lasciato il campo in lacrime, ha riportato lo stiramento del legamento collaterale ginocchio destro. Ne avrà per 40 giorni. Per Giannichedda stiramento alla coscia sinistra. Anche per lui niente Praga. Per Muzzi contrattura alla coscia sinistra, è in forte dubbio per martedì. «La fortuna ci continua a voltare le spalle. Stavamo attuando con buoni risultati il nuovo modulo ma questi nuovi infortuni agli attaccanti non ci permettono di continuare in questa direzione. Dobbiamo fare di necessità virtù», dice Mancini. Dopo i silenzi e le facce scure di Siena, è tornato il sorriso tra i dirigenti. Particolarmente euforico il presidente Longo. «Siamo stati grandi. Con la Juve non c’è stata partita. E’ stata la più bella gara da quando sono presidente. Devo fare un elogio a tutti perché hanno giocato una partita stratosferica. Mancini, poi, è stato un profeta, considerato che alla vigilia aveva detto che avremo vinto».