Mercoledì 27 luglio 2022 - Grassau, stadio locale - Lazio-Genoa 1-4

Da LazioWiki.

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27 luglio 2022 - Grassau (Germania), stadio locale - Amichevole - inizio ore 18.00


LAZIO: Maximiano (58' Adamonis), Lazzari (46' Marusic), Casale (46' Gila), Romagnoli (46' Kamenovic), Hysaj (46' Radu), Milinkovic (46' Kiyine, 72' Bertini), Cataldi (46' Marcos Antonio), Basic (46' Luis Alberto), Felipe Anderson (46' Romero), Immobile (46' Cancellieri), Zaccagni (58' Raul Moro). A disposizione: Furlanetto, Patric, Pedro. Allenatore: Sarri.

GENOA: Semper, Hefti (77' Candela), Bani, Dragusin (67' Vogliacco), Pajac (77' Sabelli), Badelj (82' Lipani), Frendrup (67' Galdames), Ekuban (61' Yeboah), Portanova (61' Melegoni), Gudumundsson (61' Jagiello), Coda (77' Yalcin). A disposizione: Martinez, Vodisek, Agostino, Czyborra, Favilli, Besaggio, Masini, Cassata, Fini. Allenatore: Blessin.

Arbitro: Sig. Brych (Germania) - Assistenti Sigg. Achmuller e Leicher.

Marcatori: 5' Coda, 14' Immobile, 18'Coda, 51' Coda, 54' Gudumundsson (rig).

Note: -

Spettatori: n.d.


Manuel Lazzari
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Raul Moro
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Luka Romero
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Marcos Antonio
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Luis Alberto
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Ciro Immobile
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Felipe Anderson
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Mattia Zaccagni
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Sergej Milinkovic-Savic
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Danilo Cataldi
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I due tecnici, Maurizio Sarri e Alezander Blessin
Una fase di gioco
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► Il Corriere dello Sport titola: "C’è soltanto Immobile, buio Lazio con il Genoa. Decidono il tris di Coda e il rigore di Gudmundsson. Errori e disattenzioni: Sarri e i suoi sono in ritardo. Sorpresa in Germania: Ciro in gol ma pesante ko per i biancocelesti".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: Tutto, tutti. Tranne uno. Non ha funzionato nulla, s’è salvato solo Ciro-gol, ha assistito quasi impotente all’1-4 del Genoa, alla tripletta esplosiva di Coda (si è preso anche un rigore), a tutto il repertorio suo e di Ekuban, mai presi. A fine primo tempo, a Immobile, seduto furente in panchina, rodeva e anche tanto. Niente gioco come simbolo, niente cuore come distintivo. L’imbrocchimento improvviso può avere una spiegazione nell’imballamento fisico, ma la Lazio è stata annullata e sbranata. Se non il piacere, aveva quantomeno il dovere di dare qualche segnale. Sarri ha capito subito che non sarebbe stata partita per sdottorare. Il Genoa pressava alto, ruggiva, mordeva. La Lazio non riusciva ad alzarsi, subiva, regalava palloni. E quando viene aggredita, è capitato spesso l’anno scorso, si rintana. Il peggio per Mau, ha riempito il block-notes di appunti. Il Genoa è stato verticale, la Lazio piatta, ha lasciato fare agli avversari tutto quello che avrebbe dovuto fare lei. Blessin è partito con il 4-2-2-2 che ricorda il gegenpressing del primo Klopp: Frendrup e Badelj, Portanova e Gudumundsson si stringevano e si allargavano, non hanno fatto respirare terzini e centrocampisti laziali. Coda ed Ekuban pressavano e colpivano.

La scossa. "Mettiamoci la testa", ha urlato più volte Sarri imbelvito. La difesa troppo distante dal centrocampo. La mediana soverchiata nel ritmo e nelle idee. Le ali tronche, Zaccagni e Felipe. Il primo, irriconoscibile. Il secondo, incursore troppo pacifico in fase offensiva e non. Sarri non ha avuto Patric e Pedro (problemi muscolari), ha fatto partire Luis Alberto dalla panchina. Sono mancati palleggio e imprevedibilità. Davanti a Maximiano è stata piazzata la coppia centrale Casale-Romagnoli. Lazzari e Hysaj erano i terzini (frenati). Milinkovic, Cataldi e Basic i centrocampisti. Felipe-Ciro-Zaccagni il tridente. Dopo due minuti il primo vuoto d’aria. Palla indietro, non avanti. Casale, in palleggio, ha regalato l’assist a Ekuban, ha salvato Romagnoli. Due minuti dopo ha iniziato lo show Coda. Hysaj, in uscita kamikaze, ha sbattuto contro Hefti (terzino volante), in ripartenza ha servito Coda in area: si è smarcato con un colpo di suola e ha colpito di destro davanti a Casale e Romagnoli. La reazione è stata lenta, è arrivata dopo 10 minuti. Il gol di Ciro è nato dall’unico scambio, un tesoro, che la Lazio è riuscita a creare: palla di Milinkovic in profondità per Ciro, bomber vertical per eccellenza. Ha segnato da terra, cadendo e calciando prima di rotolare. Una pia illusione.

Il Genoa ha colpito altre due volte. Ekuban ha crossato per Coda (1-2 in tap-in, a porta spalancata). Casale era fuori posizione, Romagnoli in ritardo, Lazzari si è lanciato disperatamente in scivolata. Ci ha provato Felipe Anderson (fuori di poco), sfruttando un cross di Ciro. E Coda, dopo un angolo, ha fatto le prove dell’1-3 (salvataggio di Maximiano in volo). Il tris è arrivato nel secondo tempo. Sarri ha cambiato difesa (Gila-Kamenovic coppia centrale), pane per i denti del bomber del Genoa. Ha colpito da 20 metri (1-4), trovandosi solo sulla trequarti. Pallone sotto le gambe di Kamenovic, bucato Maximiano, qualcosa in più forse poteva fare. Coda si è preso il rigore segnato da Gudmundsson. Fallo di mano di Kamenovic, centrale sconclusionato. I 4 gol li ha beccati Maximiano, ha pagato per tutti. Poi è subentrato Adamonis. La Lazio del secondo tempo aveva Marusic e Radu terzini. Luis Alberto, Marcos Antonio e Kiyine a centrocampo. Zaccagni, Cancellieri e Romero in avanti. Il Mago crea azioni scarne e ha tradito nervosismo, ha regalato una sola palla-gol nel finale (per Bertini, subentrato). Ci ha provato anche Cancellieri in giravolta. Alla Lazio sono rimasti gli avanzi. Il circo delle prime amichevoli aveva regalato vittorie. Il Genoa ha impartito la prima lezione, che resti una.


Il Messaggero titola: "Lazio, la furia di Mau. Sarri striglia la squadra dopo l’1-4 subito dal Genoa: Atteggiamento presuntuoso. Falliscono Casale e Romagnoli in coppia. Si salva Immobile col gol della bandiera".

Prosegue il quotidiano romano: Cambiano tanti uomini, ma la musica sembra sempre la stessa. Siamo quasi ai nastri della vera ripartenza, così Sarri anticipa la strigliata nello spogliatoio alla prima batosta che non conta: "Mai più un atteggiamento simile. Non andiamo da nessuna parte con questa presunzione e superficialità". Tutti imparino da Immobile, bomber affamato e senza età. Il capitano rimane l’unica certezza. La nuova difesa invece è horror contro il Genoa: in un tempo Casale è colpevole in ogni rete subita, Romagnoli complice e lontanissimo dalla miglior forma. La prima volta della coppia, sognata e ottenuta da Sarri, al momento scoppia. Anche perché, pronti via, il "vecchio" Hysaj è il solito pasticcione sulla fascia sinistra: Coda rileva la sua palla persa in uscita, giocherella di suola in area, e trafigge Maximiano con un diagonale rasoterra. Subito i tifosi lo invocano come vice-Immobile sui social. Ma di Ciro ce n’è solo uno, e ristabilisce la parità con il terzo centro in questa preparazione estiva, quasi cadendo per terra. In realtà, è doppia la perla: Milinkovic lo serve con un filtrante in verticale e lo catapulta in porta. L’ultimo capocannoniere della serie A non sbaglia, è l’unico a salvarsi in questa figuraccia. Perché lo stesso Sergente ha una tecnica sopraffina, ma ancora non ha gamba, eccede con giochi di prestigio e poca sostanza. Così la mediana non regge, Basic non aiuta, Cataldi soffre la pressione avversaria. Sarri non fa in tempo a urlare, che Coda raddoppia su un cross di Ekuban, su cui Casale è un fantasma. Lazzari non ci arriva, Maximiano nemmeno prova a uscire nella sua area piccola. Zero gol nelle prime due amichevoli in 180’, due in 18’ per il Genoa. Se la difesa balla, Immobile a parte, l’attacco non canta: Felipe Anderson ci prova con un tiro al volo a fil di palo e guarda l’erba. Zaccagni corre senza meta e, nonostante sia l’unico a rimanere in campo, non si sblocca nemmeno nella ripresa.

Distanza fra i reparti. Cambiano gli interpreti, rimane un buco al centro. Sarri cambia praticamente tutto l’undici iniziale, ma è ancora più imbufalito. C’è poco filtro, poche idee, poco possesso. Praticamente non c’è traccia del suo credo. Ancora troppe distanze fra un reparto e l’altro. In difesa entrano Marusic, Gila, Kamenovic e Radu. A centrocampo Kiyine, Marcos Antonio e Luis Alberto, più volte indispettito col playmaker brasiliano. Davanti Cancellieri e Luka Romero sull’esterno. È sempre dietro il reietto del secondo tempo: sfortunato, Kamenovic, prima si vede passare sotto le gambe il siluro da fuori area di Coda, poi procura col braccio il rigore (trasformato da Gudmudsson) in un disperato tentativo di recupero. Non esistono però nemmeno le parate di Maximiano: nei primi test ad Auronzo, lo spilungone portoghese non era mai stato impegnato, col Genoa - specie nelle palle basse - è sempre in ritardo. Lo staff di Sarri lo aveva lasciato intuire, ora c’è un primo verdetto: su questo portiere bisogna ancora lavorarci tanto. In realtà, su tutta la nuova Lazio, che conserva i vizi dell’anno scorso: corner sbagliati, attacchi confusionari e sterili anche nel finale, dopo l’ingresso di Raul Moro. Il Genoa vince con un 1-4 sciolto, perché corre il doppio e meglio. Per carità, i biancocelesti sono imballati dai carichi di lavoro, i muscoli pesano come un macigno, ma è un altro l’allarme da far rientrare subito. A Sarri non va giù la tigna mai messa in campo, lo spauracchio dei vecchi black out emersi in diverse partite "facili" dell’ultimo torneo. Oggi il tecnico tornerà ad affrontare il discorso, farà un altro lavaggio del cervello. Perché il tempo rimasto è tiranno: mancano poco più di due settimane dall’inizio del campionato.


Il Tempo titola: "Passo indietro. Coda show, Immobile salva l’onore. Campanello d’allarme per Sarri. In Germania poker del Genoa coi biancocelesti che fanno tanti errori difensivi nonostante i rinforzi".

Prosegue il quotidiano romano: Troppo brutta per essere la vera Lazio di Sarri. Sono cambiati gli interpreti, non le fragilità di una squadra che fatica terribilmente quando non ha la palla. Il Genoa dilaga con facilità nella prima amichevole in terra estera. A Gressan, sede del ritiro biancoceleste, i biancocelesti vanno subito sotto con la rete di Coda. La risposta di Immobile è immediata, ma non serve altro che a illudere i compagni di squadra. Pochi giri di orologio e raddoppio rossoblù, ancora con l'ex centravanti del Lecce. Sarri si sgola, chiede ai reparti di mantenere le distanze. La coppia di centrali, Casale-Romagnoli, va ancora collaudata. Sicuramente la prestazione di Cataldi non ha aiutato la difesa: tanti palloni persi, corse all'indietro quando ormai era saltato. Neanche l'inserimento di Basic nei tre di centrocampo è servito a fare quel f‌iltro che tanto sarebbe servito anche nella passata stagione. Il tecnico è davanti a un bivio. Dopo l'addio di Leiva, la scelta di Marcos Antonio va totalmente in controtendenza con le caratteristiche tra un brasiliano e l'altro. L'ex Shakhtar Donetsk somiglia molto di più a Jorginho che non ad Allan. Se c'è da recuperare il pallone in fretta va in sofferenza. Ed è questa la cosa che più ha indisposto l'allenatore.

Durante il ritiro ad Auronzo ha insistito molto sul pressing in fase di costruzione dal basso della difesa avversaria. Ci si sarebbe aspettati di vedere qualcosa in più nella ripresa. E invece con i cambi l'inerzia del match non cambia. Anzi, la situazione peggiore. Luis Alberto non gira, così come tutto il reparto avanzato. Non arrivano rifornimenti dalle fasce con Zaccagni e Luka Romero. Inevitabile quindi il tris di Coda prima e il rigore di Gudumundusson che chiude la contesa quando c'è ancora mezz'ora da giocare. Sarri perde anche la voglia di arrabbiarsi, è tutto l'opposto di quello che si sarebbe aspettato di vedere. Da segnalare le assenze di Pedro (fastidio al polpaccio) e Patric (problema al piede). Intanto stamattina la squadra tornerà in campo: f‌issata una doppia seduta per la giornata odierna. La prossima amichevole è in programma sabato pomeriggio alle ore 18, in terra austriaca, contro la nazionale del Qatar. Capitolo campagna abbonamenti. Si avvicina sempre di più quota 20 mila: dopo che la Curva Nord è andata esaurita, ora la crescita sarà molto più lenta. Nei prossimi giorni verrà presa una decisione anche sull'Europa League: l’ipotesi è quella di potersi tesserare anche per le tre gare casalinghe del giovedì.


La Gazzetta dello Sport titola: "Sarri è senza difesa. Nuovi arrivi e vecchi difetti. Lazio a picco: strada in salita. Duro ko per 4—1 contro il Genoa. Va in tilt il reparto più rinforzato".

Continua la "rosea": È in salita la strada della Lazio-bis di Maurizio Sarri. E il 4-1 subito dei biancocelesti nel test di Grassau contro il Genoa lo sottolinea in maniera chiara e diretta. Il nuovo corso è ripartito dalla difesa, proprio il reparto che contro i rossoblù di Blessin ha mostrato di essere maggiormente in difficoltà. Problemi che fanno parte di un tragitto previsto nel restyling di un intero settore, sul piano delle individualità come anche in chiave tattica. La tripletta di Coda che ha spianato la via all’exploit genoano mette sotto accusa errori dei singoli che però nascono dall’assorbimento di quei dettami che costituiscono la base del sistema difensivo del Comandante. L’impaccio nel mettere in pratica quei movimenti già abbozzati nel ritiro di Auronzo è collegato ad una fase di stanchezza fisiologica che può affiorare alla ripartenza di una nuova fase delle preparazione (sino a sabato la Lazio lavorerà in Germania, dopo il ciclo di allenamenti sostenuti in Veneto, sotto le Tre Cime di Lavaredo), ma è evidente che desti pure delle preoccupazioni visto che il via del campionato è all’orizzonte.

La rifondazione. Sta cambiando fisionomia la difesa della Lazio. Con novità tra i pali e nei due centrali. Sono quattro i rinforzi già all’opera: il portiere Maximiano (Provedel in arrivo), Romagnoli, Casale e Gila. Ma anche il ruolo di terzino sinistro è in attesa di sviluppi dal mercato. Tra vecchie necessità e rinnovate prospettive. Non solo il macigno dei 58 gol subiti nel passato campionato (record negativo per Sarri), decimo score nella relativa graduatoria dell’ultima Serie A. La rifondazione della retroguardia per renderla più congeniale ai dettami tattici di Sarri dopo il laborioso approdo della scorsa stagione all’assetto a quattro elementi. Ristrutturare la linea arretrata per trasformarla in una fonte di gioco come esige il copione del Comandante. Le partenze a fine contratto di Strakosha (titolare tra i pali nella seconda parte della passata stagione) e di Luiz Felipe si sono sovrapposte al divorzio (anche per contasti con una parte della tifoseria) con Acerbi, che non è partito per il ritiro in Germania ed è in attesa di un nuova destinazione.

Compiti. Sarri richiede prima di tutto tanto movimento ai suoi difensori. La retroguardia come una rampa di lancio per la manovra. Un aspetto che permette, attuando tutti vari sincronismi tattici previsti, di poter accorciare le distanze tra i vari reparti e quindi rendere la squadra più compatta in fase arretrata. Con il Genoa erano ripetuti i vuoti che si aprivano tra i vari settori nel disappunto che Sarri non nascondeva a bordo campo. Occorre una condizione fisica ottimale, o quasi, per mettere in moto sul campo quei congegni illustrati alla lavagna. Contro il Genoa Casale rientrava dopo i problemi al ginocchio accusati nei giorni scorsi, la sua intesa con Romagnoli va costruita attraverso i minuti in partita. Ci sono delle linee guida da assimilare sulle qualità di giocatori che Sarri hanno voluto per far nascere la nuova difesa della Lazio. Il tecnico ha indicato Romagnoli come leader del reparto per la capacità dell’ex milanista di saper impostare il gioco. Anche l’arrivo di Maximiano risponde all’identikit sarriano di un portiere che partecipa al rilancio del gioco. E dal Real Madrid è arrivato Gila, un altro centrale, apprezzato per la sua velocità. Ora però il tempo stringe e Sarri passerà agli straordinari per rimettere in riga la sua difesa. Nuova ma già caduta nel vecchio vizio di andare a picco.



La formazione del primo tempo:
Maximiano, Immobile, Milinkovic-Savic, Basic, Romagnoli, Casale;
Felipe Anderson, Hysaj, Lazzari, Cataldi, Zaccagni




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