L'affare Gascoigne

Da LazioWiki.

Paul Gascoigne in maglia biancoceleste

La scheda di Paul "Gazza" Gascoigne

Di seguito il racconto delle principali fasi della trattativa che portò la Lazio ad acquistare Paul Gascoigne nella primavera del 1991, attraverso la cronaca dei principali quotidiani.

Si trattò di un'operazione clamorosa, sia per la popolarità del personaggio, protagonista ai Mondiali del 1990, sia per l'inserimento della Lazio nella trattativa, sia per le fasi appassionanti della stessa, descritte di seguito, che ebbero uno stop drammatico per via dell'infortunio occorso al campione inglese nella finale di FA Cup a Wembley, il 18 maggio 1991, in quello che era il passo di addio nel Tottenham e l'inizio delle nuova avventura a Roma, nella Lazio.

La Lazio ebbe il coraggio e la forza di crederci e perfezionò l'acquisto per l'anno successivo. Il 23 agosto, in occasione del Memorial Giorgio Calleri, fu presentato all'Olimpico al pubblico di fede biancoceleste. Aveva così inizio la "Gazzamania".


Febbraio 1991: Tottenham in crisi finanziaria, Gascoigne è in vendita.[modifica | modifica sorgente]

Ventidue miliardi di lire - scrive il quotidiano La Repubblica il 27 febbraio 1991 - per farli venire in Italia ad ingrossare e ingrassare le file della legione straniera: il Tottenham ha deciso di vendere i suoi due figli prediletti, Gary Lineker, attaccante, 31 anni a novembre, e Paul Gascoigne, 24 anni a giugno, ruolo fantasia. Lineker é un vecchio sogno dei nostri club: in ordine di tempo gli ultimi a provarci erano stati Torino e Fiorentina. Gascoigne è il nuovo gioiello del calcio inglese: amato e odiato, come si compete ad una star autentica. E' sbocciato ai Mondiali: i giudizi su di lui passano dall'idolatria alla stroncatura. Senza vie di mezzo. Ma visto e considerato che i club italiani di soldi ne hanno tanti- e ora l'hanno scoperto tutti- ecco che il presidente della società inglese Nat Solomon ha trovato la strada più facile per sanare il bilancio quasi fallimentare del suo club, vendere Gascoigne e Lineker, dopo aver tentato altre vie tortuose, anche quella di chiedere un aiuto (finanziario) all'avvocato Agnelli.

Il Tottenham é in crisi nera, e non solo tecnica, settimo posto in classifica, staccatissimo dalla zona che conta: ha un deficit di circa 25 miliardi di lire, ogni settimana paga alle banche 100 milioni di interessi passivi. L'ha detto Salomon ai 700 azionisti, infuriati (il Tottenham, come altri club inglese, è quotato in borsa): "Siamo disposti a vendere se riceveremo offerte importanti". Ed ha anche fissato il prezzo per i due: circa 20 milioni di dollari, 22 miliardi di lire. Ovvio che la quota più consistente è rappresentata da Gascoigne, perché Lineker è un po' stagionato, anche se segna sempre (soprattutto in Nazionale) con regolarità. Ma Gascoigne, detto Gazza, è il futuro: il meno inglese dei calciatori inglesi.

Il mio Baggio, la sua fantasia è una delizia per gli occhi, disse, al tempo dei Mondiali, il ct Bobby Robson che lo promosse titolare dopo mille titubanze e sotto la pressione dell'opinione pubblica inglese, dei giornali ultrapopolari, che hanno sempre stravisto per questo giovanotto grassoccio, goloso e rissoso. Un talento terribilmente trasgressivo, dalla lunghissima e colorita aneddotica: il discolaccio, nauthy boy, Gascoigne fu scoperto da papà John quando aveva solo 6 anni. Scartato dall'Ipswich, Paul iniziò la carriera di calciatore nel Newcastle: a 15 anni faceva l'attendente di King Keegan, gli lustrava le scarpe da gioco. A 18 anni Gazza arrivò finalmente alla prima divisione: da allora un crescendo, fra mille grane e atteggiamenti da clown: il pallone nascosto sotto la maglia, il tenero abbraccio ad una bambola gonfiabile regalo di un tifoso, gli sberleffi ad avversari, arbitri, supporter.

Il giocatore più spettacolare che mai s'è visto, dopo George Best, ma anche un hooligan che gioca a calcio: queste le etichette coniate per lui. Ma per lui ci sono soprattutto gli scherzi e gli scherni degli avversari: fatman (grassone), porky (non è necessaria traduzione...), anche lanci di tavolette di Mars invece delle classiche monetine. Poi, il Mondiale: da riserva a titolare. Trascinatore dei leoni d'Inghilterra: un tocco delicato, qualche genialità, lunghe assenze. Ma a un genio, o presunto tale, non si chiede anche la continuità. Di lui, ad Italia '90, si ricordano anche le lacrime dopo l'ammonizione contro la Germania nella semifinale di Torino. Poi il rientro a casa: qualche gol strappapplausi in campionato, qualche bizza di troppo (con conseguente squalifica), anche la scherzosa ma non troppo strizzatina ai genitali dell'arbitro Courtney... Chissà se in Italia Lo Bello glielo lascerebbe fare.

Perché il nodo è proprio questo: c'è il rischio che questo talentuoso e viziato giovanotto (guadagna un miliardo all'anno, più sponsor e premi: cifra record per l'Inghilterra) possa ingrossare la fila dei Greaves, dei Law, dei Rush, tutta quella foltissima pattuglia di giocatori britannici che da noi hanno lasciato più scandali e delusioni che gol. Ma Gazza ora si sente pronto. Anche se conserva qualche dubbio sulla nostra cucina, come se quella londinese fosse migliore. A tagliar corto ai suoi timori culinari, potrebbero essere mister Solomon e i suoi 700 azionisti: loro sono stufi di perdere soldi e gli italiani sono così ricchi (e ingenui)...


Analisi delle caratteristiche tecniche di Gazza e il potenziale interesse del calcio italiano[modifica | modifica sorgente]

Sarà molto curioso - scrive su La Repubblica il giornalista Mario Sconcerti il 2 marzo 1991 - seguire l'avventura di Paul Gascoigne adesso che il Tottenham ha deciso ufficialmente di cederlo. Gascoigne è un vorrei ma non posso molto speciale per il calcio italiano. Costa caro, è matto, ha un ruolo difficile sempre sospeso tra genio e sregolatezza, per di più è inglese, razza, si dice, mai riuscita ad integrarsi bene nel calcio italiano. Insomma la paura di spendere l'incasso di un intero campionato (si parla di 17-20 miliardi) per mettersi in casa un altro problema, bloccherà a lungo quelle poche società che possono permettersi il suo acquisto.

Ma che cos'è in realtà Gascoigne? E soprattutto, il suo talento vale il grande rischio ? Io credo senz'altro di sì. Gascoigne è giovane (24 anni), forte fisicamente e gioca in un ruolo che in Italia è molto sguarnito, quello di regista. Regista puro, classico, senza incertezze; una specie di De Sisti sregolato, con più tiro e più potenza. Un Bulgarelli più istintivo. Ma soprattutto una somiglianza di gioco e di figura impressionante con Eraldo Pecci.

Che sia un fuoriclasse autentico per me non ci sono dubbi. Ma per esempio dubbi ne ha Graham Taylor, nuovo commissario tecnico della nazionale che lo ha messo fuori squadra. Io credo che Gascoigne potrebbe integrarsi bene e risolvere i problemi di molte squadre italiane. Per esempio il Napoli. Non bisogna pensarlo l'erede di Maradona. Gascoigne è un centrale tipico, costruisce gioco ed è capace anche all'occorrenza di marcare. Non è un fantasista grande e atipico. Non è l'uomo da cui si devono aspettare i gol, anche se ne segna molti (17 quest'anno tra campionato e Coppe: solo Rush, 20, ha fatto meglio). Io credo sia soprattutto un geniale facitore di gioco.


Calleri a Londra. La clamorosa trattativa per il passaggio di Gazza alla Lazio[modifica | modifica sorgente]

Il fatto saliente di ieri - scrive il quotidiano La Repubblica il 15 marzo 1991 - cioè la presenza a Londra di Gianmarco Calleri salito a trattare il trasferimento alla Lazio del migliore straniero non ancora arrivato in Italia, Paul Gascoigne, è anche un episodio emblematico, un momento che fa riflettere. In curioso stridente ed ormai lampante contrasto con l'angosciosa situazione finanziaria della Roma, il signor Calleri porta la Lazio al tavolo delle grandi potenze, perché se lo può permettere: la sua società è in attivo, ha un bilancio sano e di diritto si inserisce nella prima fascia amministrativa del calcio italiano; prima fascia, per parlare chiaro, significa comprare, vendere e affittare spendere a proprio piacimento, senza controlli, senza veti di Federazione e Lega.

Che Paul Gascoigne venga o no a Roma non cambia nulla; resta l'attuale situazione a far diventare notizia il sorpasso economico, a ribaltare quello che ormai era più che un luogo comune o un dato di fatto. Oggi come oggi infatti la Roma strapazzata e confusa non potrebbe né comprare né vendere giocatori senza autorizzazione. Sarebbe inserita nella terza fascia, quella dei reietti, obbligati a sanare i propri debiti prima di muoversi. Il problema attuale non è certo tecnico: non bastano 2 punti di differenza in campionato per affermare che la Lazio intesa come squadra di calcio sia superiore alla Roma. Anzi, il lavoro di Bianchi ha prodotto frutti importanti, spingendo i suoi in una virtuale semifinale di Coppa Uefa (profumi d'Europa che non si sentivano dal 1984) e rischiando seriamente di raggiungere la finale in Coppa Italia. Per un curioso quanto sinistro paradosso questa Roma ricorda la Juventus dello scorso anno che, pur consapevole di uno smantellamento imminente, generale e totale, riuscì a vincere Coppa Italia e Coppa Uefa. Coi paragoni possiamo fermarci qui, per azzardarsi oltre bisognerebbe trovare i 70 miliardi con cui la Juventus si è rifatta il trucco, ma di questo parleremo tra poco.

Cos'è successo realmente? Dov'è finita la Lazio avventurosa dello scudetto cacciata dagli alberghi dove non pagava mai i conti o quella impazzita dei primi anni '80, travolta dal calcio scommesse, dalle bottigliate negli spogliatoi, annegata di debiti? E dove la Roma seria e prospera, orgogliosa dei propri bilanci, caparbia, fiera di essere la Roma dell'ingegner Viola e del senatore Viola? Analisi tanto frettolose quanto ingenerose porterebbero a concludere facilmente il sillogismo: se le cose stanno così, si vede che Calleri è stato molto bravo e che gli ultimi anni di Viola hanno costituito un disastro societario. Ma non si può sposare una tesi del genere, per lo meno non in toto. Viola è stato un grandissimo presidente ed un grandissimo personaggio. Ha portato la Roma a livelli altissimi: pur avendo molti nemici, non ha mai mollato ed ha vissuto di acrobazie economiche per far rimanere la sua Roma tra i potenti. Così sul bilancio della Roma hanno pesato operazioni disastrose come quelle di Bergreen, di Andrade, di Renato, giocatori deprezzati e invece tuttora validissimi come Policano, Baroni e via discorrendo, l'ingaggio di Cerezo diviso a metà con Mantovani pur di cacciare il brasiliano e qualche altra piacevolezza. Meglio allora, molto meglio l'affare Ancelotti che almeno ha portato in cassa quei soldi che l'anno seguente, a contratto scaduto, non sarebbero mai arrivati.

La storia di Calleri è in questo senso agli antipodi: presa la Lazio sull'orlo della serie C insieme a Renato Bocchi, ha poi liquidato il compagno di cordata realizzando nel frattempo una politica aziendale accortissima: bassi gli ingaggi, disponibilità totale a cedere i pezzi pregiati come Di Canio, nessuna impennata da cicala e tanto lavoro da formica. Un esempio? Pur di non mollare soldi a Troglio, Calleri ha rinunciato a Ruben Pereira, di cui era praticamente invaghito. E la fortuna non guasta, visto che Troglio, adesso, è un tassello preziosissimo nel mosaico di Zoff. Venisse Gascoigne, si può star certi che il bilancio quadrerà comunque. In che modo? Con la cessione di Sergio, tanto per non far nomi.

Calleri è molto bravo anche nei rapporti con le altre società, oltretutto, ed ha amici un po' dovunque. Guai a dire che la Juventus gli ha dato una mano mettendolo in contatto con Gascoigne, dunque non diciamolo, ma che male c'è ad avere legami affettuosi con un club che oltretutto hai anche battuto sul campo? In questa chiave di lettura bifronte vanno visti anche i disagi provocati dal Mondiale ed i relativi indennizzi. Vero che sia la Roma sia la Lazio sono state dirottate al Flaminio subendo in teoria danni analoghi. Ma è vero anche che la Roma era strutturata da Olimpico. Era una squadra che puntava in alto, e la Lazio di Calleri aveva filosofia esportabile anche nella più ridotta capienza del Flaminio. In ogni caso, i circa 10 miliardi arrivati a Trigoria fra indennizzo e proventi della schedina mondiale sono serviti solo a turare una falla; circa 9 miliardi piovuti in testa a Calleri rappresentano una voce attiva.

E adesso? Calleri continuerà la sua politica oculata, vivrà maggiori difficoltà perché i giocatori alzeranno le loro pretese, soprattutto se la squadra continuerà ad andare così bene. Se riuscirà a resistere, tanto di cappello, ma sarà dura.


Venables tenta di bloccare la trattativa, ma il destino di Gazza è Roma[modifica | modifica sorgente]

"All you need is love" canta Paul Gascoigne in Inghilterra, canta l'inno pacifista dei Beatles, aspettando di sbarcare in un mondo nuovissimo, almeno per lui: l'Italia, Roma, la Lazio. "Qualunque cosa faccia nella vita deve essere divertente, se non lo è vuol dire che ho fallito", dice Gazza che ha debuttato come cantante, incidendo un disco subito dopo l'operazione all'inguine. C'è un contratto italiano di cinque anni ad attenderlo adesso - scrive La Repubblica il 19 marzo 1991 - stabiliti anche i dettagli, stabilito tutto, 800 milioni a stagione, la casa ai Parioli, la macchina, la possibilità di esportare da noi anche la Gascoigne Promotion, roba che solo Maradona ha.

Una trattativa lampo, quella di Calleri che ora si gonfia come un pavone: questa Lazio ha i soldi, li ha già pronti freschi in banca (Gascoigne ne costa una ventina, di miliardi, fra annessi e connessi), questa Lazio si muove con la velocità delle grandi, battendo in contropiede gente come Tapie, padre-padrone del Marsiglia.

C'è ancora l'ultimo scoglio da superare, ma forse è piccolo, lo scopriremo prestissimo: c'è un timida cordata, capitanata da Venables, manager-allenatore, che tenta di rilevare il Tottenham, club allo sbando, soprattutto finanziario, che tenta di diventare padrona di tutto, bloccando così il trasferimento di questo folle giocatore da copertina. Ma la Lazio si sente forte. L'ultimo assalto, dopo quello londinese, si è avuto a Roma, dal pomeriggio di domenica a quello di ieri: Calleri, Regalia e Manzini da una parte, i due manager di Gazza, Stein e Lazarus, dall'altra. La garanzia, per la Lazio, che il giocatore è contento di giocare in Italia, la sicurezza che non potrà andare da nessun'altra parte, nemmeno se, per ipotesi, Tapie tenterà il gioco al rialzo. Il preliminare di contratto è già pronto per essere depositato in Lega il 10 aprile, quando si apriranno le frontiere '91-'92.

Gascoigne sarà, sarebbe, legato al club romano per cique stagioni, non tre più due di opzione come sembrava in un primo tempo. Non possono più fare marcia indietro, non possono più trattare con altri, assicurano da via Margutta i due artefici del colpaccio, Calleri e Regalia, mentre in sede piombano un inviato e un fotografo del Sun, mentre da Londra chiama stupita la BBC. Adesso manca il sì della borsa inglese, visto che il Tottenham è l'unico club quotato, ma è anche un club con l'acqua più che mai alla gola; manca anche l'abbandono di Venables e dei suoi soci (occulti). Poi l'affarone sarà ufficiale, la foto di Gascoigne con la maglia biancazzurra, chissà quanti abbonati in più. E Calleri sorride: i fantasmi del passato hanno battuto in ritirata.


Aprile 1991, si chiude la trattativa, Gazza è ormai della Lazio[modifica | modifica sorgente]

Gascoigne alla Lazio: arrivano altre conferme. Ieri - scrive La Repubblica nell'articolo del 27 aprile 1991 - il dirigente del Tottenham Nat Solomon era a Roma per definire gli ultimi dettagli di questa operazione che frutterà alla società inglese circa diciassette miliardi.

Lapidarie le reazioni dei protagonisti di questa operazione di mercato. Il ds della Lazio Regalia ha detto solo: "Di Gascoigne parleremo a fine campionato. Per il momento non abbiamo nulla da dire...". Dall'Inghilterra si è alzata la voce del tecnico del Tottenham Terry Venables: "Per quello che so di questa storia, dico che Gascoigne dovrebbe lasciar perdere. E poi dubito che la Lazio abbia davvero i soldi necessari per dare a Paul l'ingaggio che si merita. Al mio giocatore dirò che ha solo 23 anni e che, se proprio vuole trasferirsi all'estero, in Europa ci sono club migliori". L'affare Gascoigne costringe la società biancoazzura a muoversi sul mercato con rapidità. Probabilmente sarà ceduto Sosa (25). Le prime richieste sono arrivate dalla Spagna.


18 maggio 1991: Finale di FA CUP, il grave infortunio. Salta il trasferimento alla Lazio?[modifica | modifica sorgente]

Il fallo su Gary Charles che costa a Paul Gascoigne la rottura dei legamenti
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Il titolo di prima pagina de La Gazzetta dello Sport

Il 18 maggio 1991 a Wembley si disputa la 110° edizione di FA Cup. Di fronte si trovano Tottenham Hotspur e Nottingham Forest. Al 14' minuto di gioco Gascoigne compie un tackle sciagurato su Gary Charles e si accascia al suolo. Il dolore è lancinate e non riesce a trattenere le lacrime. L'arbitro Roger Milford gli risparmia il cartellino rosso e dopo le cure dei medici Gazza riprende il suo posto.

Sulla punizione causata dal brutto fallo, il Nottingham va in vantaggio con Stuart "Psycho" Pearce, il gioco riprende mentre Gascoigne effettua una leggera corsetta a metà campo.

Il Tottenham riprende il gioco e immediatamente Gazza si accascia di nuovo al suolo, incredibilmente prova a risollevarsi da solo ma non ci riesce, la diagnosi sarà un colpo durissimo per lui e per tutti i suoi tifosi: rottura del legamento crociato del ginocchio destro.

Esce in barella applaudito dal suo pubblico e il Tottenham riesce a ribaltare il punteggio regalando a Gascoigne, nella sua ultima apparizione con gli Spurs, la tanto agognata FA Cup.

Nonostante il grave infortunio e la lunga inattività che si profila, la Lazio decide di andare avanti e chiude la trattativa con gli Spurs.


La Gazzetta dello Sport titola: “Gascoigne e Lazio piangono - Un maledetto sabato per Zoff che perde l'Europa e un fuoriclasse - L'inglese operato al ginocchio, fuori gioco per almeno sei mesi: salta il trasferimento - La finale di coppa d'Inghilterra doveva essere la "sua" gara. Invece lui l'ha finita all'ospedale, lo stesso dove era stato operato d'ernia in marzo. Vi è tornato in lacrime, con tanta paura”.

Londra - Un attimo per mandare all'aria tutto. Sfortuna dannata, complici la tensione, il tumulto di adrenalina e il peso soffocante dell'impegno nella finale della coppa d'Inghilterra. I sogni di un immediato futuro miliardario in Italia, con la Lazio, sono svaniti in un dolore lancinante per Paul Gascoigne.

Appena t3 minuti e 40 secondi sul cronometro di Nottingham Forest-Tottenham, le 16.15 di sabato in Italia. Gascoigne si è avventato sul pallone per fermare l'incursione di Gary Charles, terzino del Forest dallo scatto bruciante: la sfera era già fuori portata, prima ancora che “Gazza” si lasciasse andare nel più balordo dei tackles. Un fallo da espulsione. Le conseguenze avrebbero potuto essere gravissime per le gambe di Charles. E invece sono risultate drammatiche per il ginocchio destro di Gascoigne.

L'arbitro, Roger Milford, non ha nemmeno accennato ad estrarre un cartellino. Invece ha immediatamente autorizzato l'ingresso del massaggiatore del Tottenham, che “Gazza” invocava con frenetici gesti del braccio, in una smorfia di sofferenza. "Mi sono subito reso conto che si trattava di una cosa seria" - ha poi detto Milford, a fine partita - "Avrei ammonito Gascoigne, che già avevo avvertito nel primo minuto, per un intervento a gamba tesa. Ma il ginocchio si gonfiava a vista d'occhio, e non ho voluto infierire".

Nella sua interpretazione tutta britannica del regolamento, Milford ha comunque concesso una punizione diretta al Nottingham Forest. Pearce ha dovuto attendere oltre 2', e quando finalmente Gascoigne si è rimesso in piedi, ha fulminato il Tottenham con un gran gol. Gascoigne ha cominciato a riportarsi verso il centro del campo, ma dopo una decina di metri è crollato di botto. Il massaggiatore stavolta si è precipitato verso il giocatore insieme ai barellieri.

Gascoigne ha saputo del trionfo del Tottenham dal televisore nella camera del Princess Grace Hospital, dov'era stato ricoverato poco dopo le 17, con un'ambulanza. La stessa clinica privata dove la mattina dell'11 marzo era stato operato ad una doppia ernia provocata da uno strappo addominale. Un intervento che gli aveva consentito di tornare in campo dopo appena trenta giorni. Ma adesso le cose stanno diversamente: Gascoigne dovrà attendere almeno sei mesi prima di ricominciare ad allenarsi. Questo, nella migliore delle ipotesi.

Che si trattasse di un danno molto serio ai legamenti del ginocchio è parso evidente già negli spogliatoi di Wembley. E i test effettuati fin dalla serata di sabato al “Principessa Grace” non hanno lasciato dubbi. Poco dopo le 9.30 di ieri mattina Gascoigne è entrato in sala operatoria, per un intervento, che si è protratto per 2 ore, al legamento crociato anteriore del ginocchio destro. Lo specialista che ha effettuato l'operazione, John Browett, com'è nella prassi inglese, non ha rilasciato dichiarazioni. I ragguagli li ha dati, uscendo dal Princess Grace poco prima delle 14, il fisioterapista del Tottenham, John Sheridan. “L'operazione è riuscita, “Gazza” sta bene. Ma non potrà essere a posto per l'inizio della prossima stagione”. Più tardi ha confidato: difficile che possa rimettersi prima di sei mesi. Gascoigne resterà in clinica per almeno 10 giorni.

La lesione è simile a quella che ha messo fine a soli 26 anni alla carriera di Steve Coppell, brillante ala del Manchester United e dell'Inghilterra all'inizio degli anni Ottanta. Gazza è disperato" - aveva annunciato, con le lacrime agli occhi, l'allenatore Terry Venables dopo la conquista della coppa - "Il suo futuro? Non so cosa farà ora la Lazio, ma sarebbe magnifico se restasse al Tottenham. Adesso Gascoigne resterà. Il più euforico, dopo la sconfitta del Nottingham Forest, era Irvin Scholar, presidente del Tottenham Football Club: “Non tutti i mali vengono per nuocere" - ha dichiarato raggiante ai giornalisti - "L'infortunio di Gascoigne ci consente di allungare I tempi di manovra, e l'entusiasmo generato dalla vittoria farà da catalizzatore per la ricostruzione finanziaria della società: sono certo che la ricapitalizzazione da me promossa andrà in porto ora che abbiamo vinto la coppa. Non solo salderemo i debiti, ma terremo Gascoigne e anche Venables, per lanciarci alla conquista della Coppa delle Coppe.

Un barlume di consolazione per Gascoigne, che ha potuto partecipare alla gioia dei compagni nella serata di sabato. Il pullman del Tottenham si è portato da Wembley al Princess Grace: e i giocatori hanno portato la coppa d'Inghilterra in camera a “Gazza”, che l'ha baciata in un fiume di lacrime.

La Lazio ci crede, si firma l'accordo definitivo[modifica | modifica sorgente]

Nel giro di poche ore - scrive La Repubblica il 25 maggio 1991 - Lazio e Tottenham hanno trovato l'accordo sul futuro di Paul Gascoigne. Ieri a Londra, al termine di un lungo incontro nella sede della società inglese, le parti sono riuscite a riunire i loro punti fermi e trasformarli in un compromesso per certi versi clamoroso. Gascoigne infatti arriverà in Italia il 24 luglio. La data coincide con la vigilia del raduno della nuova Lazio. Non è escluso quindi che il giocatore possa seguire, anche se infortunato, i giocatori in ritiro.

Ma certamente le fasi si recupero e di rieducazione del ginocchio di Gascoigne saranno seguite direttamente dallo staff medico della società biancoazzurra. L'accordo è stato stilato in questi termini: la Lazio verserà in tempi brevi una prima rata dei sedici miliardi previsti dal contratto di trasferimento. Voci dall'Inghilterra parlano di quattro miliardi di sterline (otto miliardi di lire), ma l'esatta entità della cifra è sicuramente inferiore. Il giocatore resterà comunque proprietà del Tottenham fino al giugno del '92.

Una volta verificate le reali condizioni di Gascoigne e le sue possibilità di recupero, la Lazio sceglierà se avvalersi o no dell'opzione. Naturalmente il presidente Calleri si coprirà le spalle stipulando un'assicurazione che gli permetta, nel caso in cui le cose si mettano male, di recuperare, almeno in parte, la cifra spesa per l'opzione. Questo nuovo sviluppo ha fatto tornare il sorriso sulla faccia del centrocampista inglese che proprio ieri a dichiarato alla stampa di essere ottimista sul suo futuro.


22 agosto 1991: Ore 18,20, Gazza sbarca a Fiumicino[modifica | modifica sorgente]

L'arrivo di Gazza a Fiumicino
da La Stampa
In viaggio verso Roma
Da Il Tempo
Il Presidente Gian Marco Calleri lo presenta alla stampaDa Il Tempo
Gascoigne all'Olimpico, il giorno dopo lo sbarco a Fiumicino
foto Guerin Sportivo
Il saluto allo stadio in delirio
foto Guerin Sportivo
Sotto la Curva Nord
foto Guerin Sportivo
In giro per la città
foto Guerin Sportivo

Il giorno - scrive La Repubblica il 23 agosto - degli abbracci e delle manganellate. Dei piccoli manager con la barbetta a punta e degli uomini della sicurezza stile Tonton Macoute. Paul Gascoigne, il campione malato, è arrivato a Roma. Aveva poche parole da offrire alla folla, ma è bastata solo la sua presenza, quella faccia rosea nascosta sotto un paio di ray-ban, per scatenare l'entusiasmo. L'aeroporto è esploso in un grido selvaggio, qualcuno ha provato a scavalcare le recinzioni, i poliziotti hanno sfoderato i manganelli neri, un paio di tifosi sono finiti a terra doloranti. E all'entusiasmo si sono aggiunti i lividi.

"Sono felice di essere a Roma. Ringrazio il presidente Calleri per avermi portato alla Lazio. Appuntamento a tutti per domani". Tutto qui, "Gazza" non si spreca perché non ama la stampa. Ogni suo movimento è registrato e analizzato da una troupe di fiducia, la Crysalis Television, ma quando si avvicina un fotografo o un giornalista estraneo, è il momento di innervosirsi e scappare. "Diventa claustrofobo quando ha la gente addosso" urlava un dirigente della Lazio prima che il Divino Infortunato uscisse dagli uffici della polizia per affrontare i flash.

E nemmeno con il migliaio di tifosi che dalle prime ore del pomeriggio avevano affollato l'aeroporto è stato molto generoso: lo attendeva una Mercedes nera, di quelle lunghe venti metri usate per il Papa o per Gorbaciov, l'autista ha schiacciato l'acceleratore ed ha quasi messo sotto una dozzina dei ragazzi con bermuda e T-shirt "Lazio 100%".

La società Gascoigne & Co. ha trovato così un'altra giornata per autocelebrarsi. La gente ormai crede talmente al personaggio "Gazza" da non rendersi conto che dietro quegli occhiali scuri c'è un calciatore che non sa ancora se potrà tornare a fare il suo mestiere.

Questa sera per Lazio-Real Madrid si attendono tra i quaranta e i cinquantamila spettatori, ma la squadra di Di Stefano e di Hugo Sanchez c'entra poco: gran parte verranno per lui, il campione hooligan dai muscoli spezzati, che saluterà il pubblico in italiano (ha già preso quattro lezioni, sa dire "Quanta pella ciente" e "cama stai?") e farà probabilmente un giro del campo. Ridacchiava il suo manager Mel Stein, barbetta bianca e occhi furbi, arrivato da Londra insieme al caro Glenn Roeder, l'amico di Paul, al padre John, un po' stralunato, a una funzionaria della Gascoigne Promotion e alla troupe della Crysalis.

Sorrideva compiaciuto per l'entusiasmo che il suo pupillo è riuscito a conservare. Il recupero sta procedendo secondo i piani stabiliti, ma l'infortunio resta molto grave: difficile avere, adesso, delle garanzie sul recupero del legamento cruciforme saltato in un pomeriggio di maggio a Wembley.

La stessa Lazio ha chiesto e ottenuto una visita di controllo decisiva per il 31 maggio '92, oltre a coperture e controcoperture assicurative. Il giocatore invece non abbandonerà la sua amata fisioterapia nemmeno in questi giorni romani di vacanza e public relations.

Ma in fondo sono gli stessi consumatori di abbonamenti a venire incontro ai dolori di Gascoigne, comunque vada a finire questa storia. Sugli striscioni dei tifosi non c'erano richieste di scudetti o posti nelle coppe europee, ma dichiarazioni di amore e promesse di grandi bevute di birra e grandi avventure erotiche.

Tutti insieme, Lui e quelli della Curva Nord. In questo enorme contenitore di passione e tifo, è difficile separare il sentimentalismo per il campione povero che fa le linguacce e piange quando perde l'Inghilterra, dall'esaltazione per l'arrivo di un giocatore che potrebbe cambiare faccia ad un centrocampo spesso in crisi di identità.

Ma l'affare Gascoigne funziona così, e non saranno certo manager e dirigenti a buttare acqua sulle passioni dei tifosi impazziti. Lui intanto lavora, suda, scherza. Tra la fisioterapia e una barzelletta sugli irlandesi, si prepara ai giorni che contano veramente: il processo per la rissa a Newcastle, il prossimo settembre, la visita medica per dare l'ok alla sua guarigione e al suo contratto con la Lazio. Intorno a lui otto "gorilla" in doppiopetto, come negli incubi di una star del cinema.

La Gazzetta dello Sport titola: "Già ubriachi di Gascoigne - Entusiasmo ma anche teppismo dei tifosi laziali all'arrivo dell'inglese - "Siamo qui per bere birra con te" - E a Fiumicino c'è anche un ferito - Più di duemila ultrà travolgono persone e cose per salutare il loro idolo. Una "catena" della polizia salva l'inglese".

Roma — La “Gazzamania” esplode alle ore 18.20 in punto. Appena si affaccia nel corridoio-salone degli arrivi Internazionali di Fiumicino, Gascoigne è accolto da un boato terrificante. Sono oltre duemila ultrà della Lazio, giovanissimi: nel tentativo di toccare il loro idolo travolgono tutto. Spaccano carrelli. Calpestano valigie, transenne. E anche i loro compagni. Uno rimane a terra dolorante. Le bandiere Inglesi e della Lazio fanno saltare l'intonaco del soffitto. La polizia forma una cintura umana e Gascoigne è super proietto. Il procuratore del giocatore, Mel Estein, con flemma e ironia anglosassoni guarda gli agenti privati mandati dalla Mondialpol e commenta: “Non pensavo che ci fossero degli italiani così grossi”.

Un po’ di fortuna, tanti muscoli, la grinta dei poliziotti, dei carabinieri e del vigilantes: sia quel che sia, il peggio viene scongiurato. Gascoigne può filare - anche se non proprio all'inglese - verso l'hotel Hilton, suo quartier generale in questo soggiorno romano. Sul cocuzzolo di Monte Mario il clima è meno rovente (anche se la temperatura è canicolare). Il fatto è che tutta la zona è saldamente presidiata dal mattino ed è sconsigliato il tifo più scalmanato. Comunque, cento irriducibili aspettano Gascoigne e lo salutano con un prolungato applauso e cori anglo-laziali. L'attesa era cominciata a Fiumicino nel primo, torrido pomeriggio: tifosi in postazione con striscioni in inglese.

Il campione inglese ha già i suoi fedelissimi. Glielo fanno capire non una scritta inequivocabile: “Gazza's boys are here shag the women drink the beer”. Che in italiano (con una traduzione un po' addolcita…) suona così: “I ragazzi di Gazza sano qui per amare le donne e bere la birra”. Già ubriachi di Gascoigne gli urlano: “Proud of you” (fieri di te). “Gazza” inalbera i simboli più vecchi e collaudati del tifo laziale. Tre sciarpe con la scritta “Lazio nel cuore” e un cappellino consegnatogli dagli “irriducibili”. Sorride. È provato. E magari anche un po' timido.

La tuta è di taglia extralarge, così non si capisce se Gazza sia un po' su di peso. Ma il viso è disteso e anche un po' abbronzato. Gascoigne sotto gli occhi vigili del fido dirigente accompagnatore Maurizio Manzini, che parla e capisce anche le sfumature dello slang inglese, recita a scatti: “Sono felicissimo essere Roma. Bella. Bellissima città. Ringrazio presidente Callieri (testuale, ndr) per avermi portato alla Lazio. Attendo tutti giornalisti domani per conferenza stampa”. Di più è impossibile tirargli fuori. Qualcuno gli chiede a che punto è il suo italiano. Risponde Manzini: “È solo alla quarta lezione”. Il discorso e chiuso.

Gazza” da parte sua non abbandona gli occhiali da sole. Persino nella penombra della sala arrivi, dove stanno stipati cronisti e fotografi sgomitanti, le lenti proteggono il campione inglese dagli occhi troppo indiscreti. Elegantissimo l'amico ed ex compagno di squadra Glen Roeder, guarda tutti come sa fare un inglese: con distacco. Sara l'osservatore della Lazio sul mercato inglese. Una carica voluta da “Gazza” per tenerselo legato. Gascoigne, così apparentemente spaccone, appare come una persona bisognosa soprattutto di affetto e comprensione. Soprattutto a vederlo sbucare dal tunnel a soffietto che collega l'aeromobile al corridoio dell'aeroporto. Gazza è preso in custodia da quattro poliziotti che lo… prelevano a tutta velocità. I quattro sono alti e grossi e Gazza sembra un... sospettato prelevato all’alba.

Non è finita: sette dipendenti dell'aeroporto, dribblando il servizio d'ordine, si parano davanti all'idolo inglese saltandogli quasi al collo. La febbre dell'autografo scatta persino al varco di frontiera. Poliziotti, finanzieri senza distinzione di qualifica e grado si assicurano autografi. Strette di mano e foto a raffica. Al fotoreporter non resta che spintonarsi per rubare un'immagine. La famiglia Estein, papà Mel, moglie e due figli, si guardano intorno meravigliati. Vestiti come turisti inglesi pronti per il mare, sono convinti di trovarsi in una gabbia di matti. E non hanno torto…

Prima della baraonda, con tempismo eccellente era sbarcato a Fiumicino, proveniente da Rio de Janeiro, anche il presidente Calleri. Accolto dal diesse Regalia, era filato via prima della Gazza esplosione.

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