Domenica 4 dicembre 2005 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Siena 3-2
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4 novembre 2005 - 3.167 - Campionato di Serie A 2005/06 - XIV giornata
LAZIO: Peruzzi, Belleri, Siviglia, Cribari, Zauri, Behrami, Dabo, Liverani (90' Baronio), Cesar (68' Manfredini), Di Canio (59' Pandev), Tare. A disposizione: Ballotta, Stendardo, Keller, Inzaghi. Allenatore: D.Rossi.
SIENA: Mirante, Negro, Tudor, Legrottaglie, Bachini (46' Locatelli), D'Aversa, Foglio, Vergassola, Gastaldello (73' Molinaro), Chiesa (70' Marazzina), Bogdani. A disposizione: Fortin, Portanova, Paro, Volpato. Allenatore: De Canio.
Arbitro: Sig. Marelli (Como).
Marcatori: 42' Di Canio, 53' Bogdani, 61' Cesar, 80' Tare, 90' Peruzzi (aut).
Note: pomeriggio nuvoloso, terreno in buone condizioni, Ammoniti: nessuno. Angoli: 4-1 per la Lazio. Recuperi: 1' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 23.000 circa con 4.012 paganti per un incasso di euro 73.888, abbonati 18.565 per una quota di euro 230.239,26.
La Gazzetta dello Sport titola: "Spunta Pandev, la Lazio vola. Sull'1-1 il trequartista ispira i gol di Cesar e Tare. Piegato il Siena".
Continua la "rosea": Ha un debole per la Toscana, la bella Lazio messa insieme dal contestatissimo presidente Lotito e dall'intuitivo Delio Rossi, specialista in mosse vincenti. Prima la Fiorentina, poi l'Empoli, infine il Siena. Tre match, nove punti e si aspetta con impazienza la trasferta di Livorno, domenica prossima, per completare il poker. Il 3-2 conclusivo, proprio lo stesso col quale il Siena era passato all'Olimpico contro la Roma, non dice tutto di una partita che i biancocelesti hanno dominato oltre il risultato, anche se la chiave del match è diventata, dopo un'ora, l'ingresso in campo del panchinaro Pandev. Non c'erano Oddo e Rocchi, due dei tre sempre presenti (ora è rimasto solo Zauri) della Lazio. Assenze pesanti, perché le accelerazioni, i cambi di velocità della squadra, nascono proprio da quei due. Rossi non ha fatto una piega, ha inserito Belleri (fin lì due comparsate da subentrato) al posto di Oddo ricavandone una dignitosa controfigura, e dato fiducia alla torre Tare, già a segno a Empoli, che ha ribadito l'imprescindibilità dei lunghi in questo campionato. A sorpresa, è arrivato poi il recupero in extremis di Cesar, per un centrocampo assai offensivo con Behrami, Dabo, Liverani e appunto Cesar. La Lazio è partita benissimo, ha sfiorato due volte il gol con Di Canio e Tare, ma ha dovuto aspettare la fine del primo tempo, e una pausa di riflessione troppo prolungata, per passare in vantaggio con Di Canio, sveglio nel tap in dopo il colpo di testa di Tare respinto da Mirante.
Il Siena, troppo passivo, ha buttato via la prima metà della gara. Un 3-5-2 che in realtà era spesso un 5-3-2, con gli esterni Foglio e Gastaldello a fare i terzini su Cesar e l'intraprendente Behrami, dal cui cross sarebbe nato l'1-0. Una difesa a tre troppo lenta e macchinosa, non casualmente la peggiore del campionato. E, a fianco di un altro lungo che si fa valere (Bogdani), un Chiesa questa volta impresentabile. Così, ritrovare il Siena sull'1-1 poco dopo l'inizio della ripresa è stato sorprendente. Beninteso, De Canio aveva fatto il cambio giusto (fuori lo spento Bachini e dentro Locatelli per una specie di 3-4-3), ma con la partita un po' più in equilibrio nulla lasciava comunque presagire il gol di Bogdani, su azione fotocopia (Foglio al cross invece di Behrami) a quella che aveva portato in vantaggio la Lazio, sempre fragile nei centrali difensivi. Delio Rossi non si è scomposto. Largo a Pandev al posto di Di Canio, decisione che non abbiamo lì per lì condiviso. Sul piano del puro e semplice rendimento offerto fino a quel momento, noi avremmo infatti tolto Cesar. Ma l'allenatore della Lazio la sa lunga, riesce a leggere bene nelle risorse dei propri uomini, e poi ha il campo dalla sua, a dargli subito ragione. Il subentrato Pandev decisivo e il confermato Cesar pure. Ecco il 2-1, con l'assist del primo al termine dell'azione corale più bella, e il diagonale millimetrico del secondo. De Canio ha tolto (tardi) Chiesa inserendo Marazzina e poi un esterno più offensivo, Molinaro, per Gastaldello, mentre Rossi ha preso a coprirsi con Manfredini per Cesar.
Siena pericoloso solo su palla inattiva, dalla punizione di D'Aversa respinta da Peruzzi a quella di Foglio che ha scheggiato la traversa. Fin quando Pandev non ha sradicato palla dai piedi di Vergassola, consegnando a Tare il definitivo 3-1. Che non sarebbe rimasto tale solo perché in pieno recupero Peruzzi avrebbe buttato dentro la propria porta il cross senza pretese di Molinaro. La papera più grossa nella circostanza più ininfluente. Applausi della nord. Spesi certo meglio dei fischi a Lotito.
Il Corriere della Sera racconta così la gara:
La Lazio vede l'Europa, il Siena rischia di essere risucchiato nella zona calda della classifica. I biancocelesti riescono nell'impresa di bissare il successo di due domeniche fa ad Empoli, grazie a Di Canio e a Cesar per la prima volta in gol in campionato, e a Tare al secondo centro in una settimana (3-2 il risultato). I toscani, invece, sono in crisi di gioco e di risultati: ben tre sconfitte nelle ultime quattro partite, la panchina di De Canio ora è a rischio. All'Olimpico il Siena si era illuso dopo l'1-1 di Bogdani, che ad inizio di ripresa aveva replicato al vantaggio di Di Canio (di nuovo a segno dopo 11 mesi). L'illusione forse era quella di ripetere l'impresa contro la Roma (3-2 il 2 ottobre scorso), ma il sogno bianconero durava poco: l'uno-due micidiale firmato da Cesar e Tare indirizzava la partita in favore dei biancocelesti. Ininfluente il clamoroso autogol di Peruzzi a tempo scaduto, roba da far felice la Gialappa's. L'inizio del match era avvenuto in un clima surreale, a causa della contestazione della Nord laziale nei confronti del presidente Lotito.
La curva è rimasta vuota per quindici minuti, dopo che nella tarda mattinata tremila ultrà avevano manifestato con un corteo il loro dissenso nei confronti della dirigenza, decisa peraltro a non mettere in vendita il pacchetto di maggioranza. Tuttavia i tifosi, messe da parte le polemiche, hanno applaudito, al fischio finale dell'esordiente Marelli (buona la sua direzione), una Lazio che ha saputo mettere in campo intelligenza tattica, cuore, determinazione. Una Lazio solida, a tratti spettacolare e trascinata dai suoi uomini migliori, Tare, Di Canio e Cesar su tutti. Il Siena, che ha pensato solo a difendersi, deve invece riflettere su una classifica che inizia a preoccupare. Alla fine, l'unico a fare festa, sotto la sua vecchia curva, era Paolo Negro, grande ex che con la Lazio ha vissuto 12 anni della sua carriera vincendo praticamente tutto.