Tudor Igor
Allenatore, nato a Spalato (CRO) il 16 aprile 1978.
Conosciuto in Italia anche per la sua carriera dal calciatore. Tudor cresce nel settore giovanile dell'Hajduk Spalato, con cui debutta nel 1995 in prima squadra. Dal fisico possente, insuperabile di testa, dotato di un'ottima tecnica di base, Igor si afferma in breve tempo come difensore centrale abile in marcatura e nell'impostazione del gioco. Eccede a volte dal punto di vista del temperamento - sempre focoso - rimediando qualche cartellino di troppo. Dopo una breve esperienza in prestito nelle serie minori croate, Tudor accumula una cinquantina di presenze all'Hajduk tra il 1996 e il 1998, mettendo a referto anche cinque gol. E' giunto il momento del grande salto. Sbarca a Torino, alla Juventus Campione d'Italia. Non è una stagione facile né per la squadra né per il ragazzo, già alle prese con numerosi problemi fisici. L'impatto col calcio italiano però è buono e Tudor capisce di poter giocare ad alto livello. Nel frattempo diviene una colonna della Croazia, che sfiora l'impresa a Francia '98, chiudendo il Mondiale al terzo posto. Escluso dalla manifestazione successiva giocata in Corea e Giappone, solo a causa dei continui infortuni, tra il 1997 e il 2006 Tudor mette insieme oltre cinquanta gettoni con la maglia della sua nazionale. Se non fosse i soliti problemi di natura muscolare, sarebbe un punto fermo anche della Juventus. Vince finalmente lo Scudetto nel 2002. In quella stagione, Marcello Lippi lo inizia a provare a centrocampo, nel ruolo di mediano davanti alla difesa. Igor si disimpegna egregiamente. Vince un altro titolo la stagione seguente. Il carisma e l'indole impetuosa lo rendono un beniamino dei tifosi bianconeri, ma le continue noie fisiche lo costringono ad arrendersi. Di comune accordo con la società, Tudor passa perciò in prestito al Siena nel 2005, vivendo una discreta stagione. Torna allora a Torino ma già in estate va k.o. La sua avventura italiana di fatto finisce qui. Senza mai più scendere in campo, nel 2007 Igor torna all'Hajduk. Si tratta solo di una breve parentesi: il ritiro dal calcio giocato arriva al termine del campionato, a soli 30 anni.
Il ragazzo capisce presto cosa vuole fare in futuro: l'allenatore. Dopo un periodo di formazione, nel 2009 Edy Reja vuole Tudor al suo fianco durante la sua esperienza sulla panchina dell'Hajduk. L'ex calciatore croato sfiora la Lazio per la prima volta. Quando Reja risponde alla chiamata di Claudio Lotito, che lo chiama al capezzale di una Lazio sull'orlo della retrocessione, Igor non segue però il tecnico goriziano e prosegue la sua esperienza a Spalato. Assume l'incarico di allenatore dell'Under 17 nel 2011, poi quello di secondo allenatore della Croazia due anni dopo. Finalmente arriva la chiamata che aspettava: la squadra del suo cuore gli offre la panchina della prima squadra. Subentrato in corsa, in pochi mesi Tudor vince la coppa nazionale. Si dimette dalla guida dell'Hajduk nel febbraio del campionato successivo. Inizia così un girovagare tra Grecia, Turchia, Croazia e Italia alla ricerca della giusta dimensione. Fra il 2015 e il 2020, con alterne fortune, Tudor guida Paok, Karabukspor, Galatasaray, Udinese per due volte in due anni, quindi nel 2019 torna all'Hajduk, dove termina il campionato al quinto posto. Nelle precedenti esperienze - tra dimissioni ed esoneri - non era mai riuscito a concludere la stagione sulla stessa panchina. Nel 2020 ecco la chiamata della Juventus. I bianconeri gli chiedono di affiancare Andrea Pirlo e Roberto Baronio nella conduzione tecnica della squadra. Tudor accetta, anche se il rapporto con Pirlo non sarà dei migliori. Alla fine del campionato i bianconeri sollevano tutti e tre dall'incarico. Igor torna in pista qualche solo qualche mese dopo, subentrando a Eusebio Di Francesco sulla panchina del Verona. La carriera da allenatore del croato finalmente decolla. Gli scaligeri disputano una stagione eccellente: lottano per le posizioni europee e mettono in mostra un gioco brillante. A giugno Tudor saluta i veneti, per divergenze con la società, ma anche perché aspira a una sfida più grande. In estate arriva la chiamata di una nobile del calcio europeo: l'Olympique Marsiglia. Anche in questo caso, il rapporto con la nuova società dura una sola stagione. Il giugno seguente Igor infatti si dimette: non per gli scarsi risultati, ma per incompatibilità col clima bollente che circonda l'OM. Quando Maurizio Sarri saluta la Lazio nel marzo del 2024, i biancocelesti si affidano a Tudor. Il 18 marzo, per mezzo di un comunicato ufficiale, la Società conferma di aver affidato allo spalatino "il ruolo di responsabile della prima squadra". Igor ottiene buoni risultati in campionato, non riuscendo tuttavia a qualificarsi per la finale di Coppa Italia, ultimo obiettivo importante della stagione. Il raggiungimento dell'Europa League sembra comunque essere il preludio alla conferma per l'annata seguente. Divergenze di vedute con la società in sede di calciomercato, al pari di qualche turbolenza di troppo con alcuni leader dello spogliatoio, inducono però Tudor a rassegnare le dimissioni. Il contratto siglato sino al 2025 viene risolto: il 5 giugno la Lazio conferma la decisione del tecnico croato.
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