Domenica 20 ottobre 2002 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Perugia 3-0

Da LazioWiki.

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20 ottobre 2002 - 3007 - Campionato di Serie A 2002/03 - VI giornata

LAZIO: Marchegiani, Stam, Negro, Mihajlovic, Favalli, Fiore (60' Liverani), Giannichedda, Stankovic (76' Chiesa), Cesar, S.Inzaghi (66' Castroman), Lopez. A disposizione: Concetti, Fernando Couto, Baggio, Corradi. Allenatore: Mancini.

PERUGIA: Rossi, Di Loreto, Viali, Milanese, Zé Maria, Tedesco, Baronio (58' Obodo), Blasi, Grosso, Miccoli, Vryzas (46' Amoruso, 65' Criniti). A disposizione: Tardioli, Rezaei, Pagliuca, Berrettoni. Allenatore: Cosmi.

Arbitro: Sig. Farina (Novi Ligure).

Marcatori: 11' S.Inzaghi, 84' Chiesa, 90' Chiesa.

Note: ammoniti S.Inzaghi e Blasi per gioco scorretto. Calci d'angolo: 5 - 3. Recuperi: 1' p.t., 5' s.t.

Spettatori: paganti 8.164 per un incasso di € 178.006,00, abbonati 27.114 per una quota di € 489.268,52.


Cesar in azione
Il secondo goal di Chiesa
Simone Inzaghi dopo la rete

La Gazzetta dello sport titola: "Chiesa, due gol per il derby". L'attaccante in rete a 385 giorni dal grave infortunio. E domenica arriva la grande sfida con la Roma. Scoppia il caso Oddo. Spedito in tribuna, a gennaio finirà al Milan.

Continua la "rosea": Trecentottantacinque giorni dopo il suo ultimo gol e il successivo gravissimo infortunio, Enrico Chiesa riassapora la serie A nel modo migliore. Grazie a due suoi centri nella porta del Perugia negli ultimi diciannove minuti di una partita prima dominata e poi fattasi (relativamente) insidiosa, la Lazio vola via sulle ali di un 3-0 che al tirar delle somme rende giustizia a Roberto Mancini. Quel giorno, il 30 settembre 2001, a Firenze c'era anche lui. A terra, insieme a Chiesa, finì l'intero progetto e la Fiorentina. Non più in grado, come sappiamo, di rialzarsi. In campo e anche fuori. La Lazio, invece, con quei due ha tutta l'aria di poter andare molto lontano. Il tecnico la sta costruendo e modellando a propria immagine, cercando sempre il gioco e variando le soluzioni con una gamma di intuizioni, ora più felici, talvolta meno (accadde con il Chievo all'esordio) che ampliano le potenzialità del gruppo. Il giocatore, che sembra avere ritrovato un'importante condizione atletica, può rivelarsi il grande finalizzatore che a questa squadra, perduto Crespo, mancava. Lopez, infatti, si sta ritagliando spazi di squisito rifinitore, mentre Inzaghi e Corradi sono i bomber dal gol non facilissimo, anche se il primo (preferito ieri al secondo più adatto ai match esterni) ha sbloccato in avvio il risultato al termine dell'azione più bella (Stankovic-Lopez-Cesar). La Lazio si è fin troppo adagiata su questo vantaggio e sull'inconsistente reazione del Perugia, che sarebbe stato capace di indirizzare in tutto il match un solo tiro nello specchio della porta.

La squadra di Cosmi, che conoscendo Gaucci è da ritenersi sotto osservazione, ha perso strada facendo tutto il suo proverbiale furore e bene ha fatto (per una volta) il suo fumantino presidente a strigliare (eufemismo) i più indolenti fra i suoi. Tra questi c'è soprattutto un Baronio che passeggia (e pensare che con Pirlo era il ragazzo prodigio di una delle tante celebri Under 21), e se Miccoli e il malconcio Tedesco continuano a dannarsi, in attacco tra Vryzas e i sopraggiunti Amoruso (subito ko) e Criniti non c'è verso di indovinarne una. Contro un avversario insufficiente anche nella fase difensiva e capace soltanto di impadronirsi per un certo lasso di tempo della metà campo, Mancini, dopo avere rilanciato Negro e [Favalli Giuseppe|Favalli]] in difesa e proposto Cesar quale centrocampista di sinistra (la mossa vincente, dopo che a Bergamo il brasiliano si era rivelato tale ma da terzino), ha potuto sbizzarrirsi in sostituzioni più (Chiesa) o meno (Liverani) fortunate. I dieci minuti in cui, con l'idea di difendere l'1-0, la Lazio è passata al modulo con il solo Lopez di punta, sono stati i peggiori della squadra biancoceleste. Certi impigrimenti mentali, d'altra parte, appartenevano anche al dna del giocatore Mancini. Bravo però da allenatore a comprendere al volo la situazione e a correggersi buttando dentro Chiesa per Stankovic. I due gol, su altrettanti assist di Lopez, sono stati facili (sul secondo, però, Enrico ha fatto esplodere il destro), ma la coppia ha dato l'impressione di poter essere micidiale in contropiede anche contro avversari di rango. La Roma è avvertita.


Il destino, a volte, sa come ricompensarti per quello che ti ha tolto in precedenza. Enrico Chiesa lo ha scoperto ieri pomeriggio all'Olimpico. Magari gli sarà sembrato poco per quanto ha patito negli ultimi dodici mesi. Ma le sofferenze, i dubbi, le paure, dopo la partita contro il Perugia, sono davvero cancellate. E quello che conta, adesso, è soltanto questo. L'attaccante genovese tornava in campionato dopo un anno e 20 giorni. Ed era già contento di questo. E' vero, aveva giocato qualche spezzone di partita, anche una gara intera, ma quella contava poco: era il superfluo ritorno del primo turno di coppa Uefa (in Grecia, contro lo Xanthi). Era pure tornato al gol, Chiesa. Ma su rigore e in amichevole (a Napoli). Apparizioni significative, ma non come quella sul palcoscenico della serie A. Insomma, sul suo calvario doveva ancora essere posta la parola fine. E' accaduto ieri pomeriggio. Nell'ultimo quarto d'ora di un Lazio-Perugia che la squadra di Mancini stava dominando, ma che non riusciva a chiudere. A farlo ci ha pensato lui. Addirittura con una doppietta. E' stata la maniera più bella, quasi fosse stata pianificata a tavolino, di chiudere la parentesi più brutta della sua carriera.

L'ultimo gol Chiesa lo aveva segnato 385 giorni fa. Era il 30 settembre del 2001: quello stesso giorno, però, il suo ginocchio fece crac. E quell'infortunio (rottura del tendine rotuleo sinistro) fu pure l'inizio della fine per la Fiorentina, sulla cui panchina c'era Roberto Mancini. A quei momenti di un anno fa hanno ripensato entrambi ieri pomeriggio. Consumata la rivincita, si sono guardati, hanno sorriso, si sono abbracciati. La loro felicità era la stessa. "Provo una gioia indescrivibile - ammette alla fine Chiesa -. Devo ringraziare Lopez che mi ha fornito due assist stupendi e devo ringraziare tutta la squadra. Aspettavo questo momento da tanto tempo. Ho trascorso un anno veramente difficile. La dedica è per la mia famiglia: è stata dura dovermi sopportare in un periodo così difficile. Alla Lazio spero di poter essere sempre più utile, magari già a partire dalla prossima partita. E' il derby, non una partita qualsiasi: mi piacerebbe esserci". Chiesa è felice, ma forse lo è ancora di più Mancini che lo ha voluto alla Lazio, scommettendo sul suo recupero sin dall'inizio. "E' stato fortunato Enrico - commenta con un sorriso Mancio -. Capita, quando rientri dopo un infortunio così grave. Ha avuto due palle e ha fatto due gol. Ma è una fortuna che si è ampiamente meritato. Ha sofferto tanto e ha dovuto lavorare duro. Ora comincia a raccogliere i frutti. Non è ancora il miglior Chiesa, ha bisogno di giocare con regolarità, ma se continua così tornerà quello di prima. Per noi potrà essere molto utile". Anche il presidente Cragnotti (che ha seguito la gara in tv, a Montepulciano) applaude il ritorno dell'attaccante: "Ha dimostrato di essere un fenomeno. Devo fare i complimenti a Mancini e a tutto lo staff medico per come lo hanno recuperato".

Cragnotti, che oggi terrà una conferenza stampa con Sensi in cui farà un appello ai tifosi per il derby e parlerà del progetto-stadio, pensa già alla gara con la Roma. "Voglio riscattare il 5-1 dell'anno scorso. Questa Lazio ce la può fare: contro il Perugia ha giocato davvero bene". Una vittoria, quella con gli umbri, che la società e la squadra biancoceleste hanno dedicato al dirigente Felice Pulici, sottoposto ad un delicato intervento chirurgico nei giorni scorsi (il cui esito è stato positivo). Ritrovato Chiesa, la Lazio rischia però di perdere definitivamente Oddo. Il difensore (unico laziale convocato in Nazionale ultimamente) è stato mandato in tribuna da Mancini e non l'ha presa affatto bene ("Ma non è vero che ho rifiutato di andare in panchina" ha precisato l'ex veronese). Mancini ha così commentato: "Sono contento che si sia arrabbiato, vuol dire che ci tiene a dare il suo contributo. Lui sa che io lo stimo e sono convinto che ci potrà tornare utile in futuro". Ma il futuro di Oddo, a questo punto, sarà certamente lontano dalla Lazio. Il Milan lo aspetta: a gennaio sarà rossonero.