Domenica 12 maggio 2024 - La Festa per il Cinquantenario del primo Scudetto
Per l'occasione, Poste italiane e Istituto poligrafico e zecca dello Stato hanno ideato un francobollo speciale e coniato una moneta ad hoc. La Lazio Calcio indossa una divisa che richiama quella storica dei Campioni d'Italia. E' il 12 maggio 2024: si celebra il Cinquantenario della conquista del primo Scudetto.
I protagonisti del '74, in persona o incarnati dai discendenti di chi non c'è più, ricevono così l'omaggio della Società e dei laziali nell'arco di una giornata interamente dedicata al trionfo della "Banda Maestrelli". L'emozione tocca l'apice prima della gara di campionato. Chiamati sul terreno di gioco uno ad uno, ex tesserati e familiari si commuovono, ascoltando il loro nome scandito dalla folla, proprio come avveniva cinquant'anni fa. Gioia e malinconia si sciolgono nell'abbraccio collettivo dei sessantamila dell'Olimpico.
Nel vecchio centro d'allenamento di Tor di Quinto, destinazione anche dello spettacolare lancio dei paracadutisti della Polisportiva, in mattinata il Presidente della Lazio Generale Antonio Buccioni e il Segretario Angelo Franzè hanno inaugurato invece una targa commemorativa posta nei pressi dello storico spogliatoio della formazione biancoceleste; altrettanto è stato fatto il giorno prima a Prima Porta, il cimitero dove per sempre riunite riposano le spoglie di Tommaso Maestrelli, Giorgio Chinaglia e Pino Wilson. Dopo la partita alcuni dei vecchi protagonisti si sono ritrovati al Circolo Canottieri Lazio per un brindisi informale, offerto loro in quella che - ama ricordare Buccioni - è la "casa di tutti i laziali". La sera il noto giornalista radiofonico Guido De Angelis, la S.S. Lazio nella persona di Claudio Lotito e di alcuni giocatori, tra cui il capitano Ciro Immobile, hanno infine accolto i festeggiati nella splendida cornice dell'Auditorium. L'evento conclusivo, "Diario del sogno", intrecciando passato e presente suggerisce l'idea di un futuro possibile, a patto di non ridurre la memoria a esercizio di retorica e stile.
Un articolo tratto dall'edizione romana de "Il Corriere della Sera" (Massimo Perrone) e uno da "Il Messaggero" (Alberto Dalla Palma) ripercorrono gli eventi principali della giornata.
L'anniversario - Che festa per lo scudetto ‘74. I campioni, i figli, le bandiere. Pulici jr. piange e dirige i cori. E dall’altoparlante ecco Chinaglia: «I’m football crazy»
In porta c’è Pulici. Gabriele, il figlio di Felice. Nato proprio quel 12 maggio 1974. Il nonno chiamò allo stadio, Maestrelli decise di non avvertire il neopapà. Che prese l’aereo per Milano subito dopo aver vinto lo scudetto, la maglia ancora addosso. «Venne buttata via da mia madre, la ritrovammo trent’anni dopo». Mandas non l’ha potuta mettere uguale, il nero si sarebbe confuso col blu scuro dell’Empoli, ma nel suo luccicante arancione ha fatto i miracoli (tre: su Caputo, Shpendi e Cancellieri) come Pulici in quel derby del 1976, vinto 1-0 con un gol di Giordano 4 giorni prima della morte del Maestro. «Se oggi ho parato l’impossibile è perché ho volato con le sue ali» disse Felice; e avrebbe potuto ripeterlo anche il giovane greco, imbattibile nel giorno della festa dei cinquant’anni. In porta c’è Pulici, Gabriele, che si commuove sentendo il coro della Nord (sì, quello: Pu-Pu-Pulici) e urla, con gli indici alzati, «La Lazio mia, la Lazio mia…». E poi, piazzati al posto giusto sul campo, gli altri. La filastrocca più amata, che continuava e continua così: Petrelli, Martini, Wilson (James), Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi (Stefano) e… «non è con noi ma rimarrà sempre il grido di battaglia: Giorgio Chinaglia!», il figlio George jr. non è potuto venire, la numero 9 è sulle spalle di Massimo Maestrelli. E la formazione finisce con altri due eredi, Frustalupi (Nicolò) e D’Amico (Matteo). In panchina naturalmente Maestrelli (il nipote, Tommaso come lui) e Lovati (il figlio Stefano). Presidente Lenzini: c’è Andrea, nipote di Umberto. Le figurine giganti di tutti e 13, i titolari, l’allenatore e il patron, vengono innalzate nella Sud. Proprio quando il corteo sta sfilando lì sotto, dall’altoparlante esce Chinaglia che canta «I’m football crazy» con quella vocina delicata che i compagni non riuscivano a credere fosse sua. Poi risuona anche la canzone allegramente rustica - aggiornata a scudetto vinto - che diceva «Forza Lazio / senza mago / avemo vinto er campionato / e Maestrelli / a li castelli / lo faremo ‘mbriacà». Sventolano centinaia di bandiere, anche se quel giorno magico erano di più. Un’enorme scritta, «Meravigliosa», composta da cartoni bianchi e azzurri, spunta in Tribuna Tevere ricoprendola per intero. Entra la Lazio di oggi, si mischia a quella di ieri. E poi vince 2-0: conquistando l’Europa negata, dopo lo scudetto di cinquant’anni fa, dalla brutta notte con l’Ipswich. (M. Perrone)
La festa dell'Auditorium e il sogno di Lotito: «Scudetto al Flaminio»
Il Diario di un Sogno inizia qualche ora dopo il successo contro l'Empoli. L'Auditorium per una notte diventa il cuore del tifo biancoceleste, salgono sul palco i cinque testimoni dello scudetto del '74 e i figli di tutti gli altri che hanno spinto quella Lazio nella storia del calcio con Tommaso Maestrelli. Massimo, il figlio, è sempre accanto a loro, non da un giorno intero ma da una vita. «Posso solo ringraziare tutti voi, la Lazio, i tifosi e la gente che mi ha abbracciato. Vivere una giornata del genere è stata un'emozione unica. Grazie, grazie, grazie, non posso dire altro». Scorrono le immagini, battono forti i cuori, scendono tante lacrime. Martini, Oddi, Nanni, Garlaschelli e Petrelli vorrebbero raccontare a Giorgio, a Felice, a Vincenzino, a Pino, a Mario e a Luciano quanto amore c'è intorno a quella Lazio. «I nostri spogliatoi erano divisi, si sono spaccati in modo naturale, ma quando si entrava in campo nessuno poteva toccarci. Se uno di noi veniva colpito, gli altri dieci saltavano addosso agli avversari», ricorda Giancarlo Oddi. «Essere laziale rende la vita speciale», spiega Gigi Martini, la voce rotta dalle molteplici emozioni che riportano la Lazio nel mondo degli anni '70. «Abbiamo pianto tutto il giorno, mi giravo e vedevo Niccolò, James, Gabriele con le lacrime agli occhi», sussurra Matteo D'Amico, l'ultimo figlio che ha perso il papà. Ma come si fa a non restare coinvolti da questo mondo così diverso da tutti gli altri, dove la lazialità ti entra nel cuore e nella mente? La Lazio del '74 sì che è una famiglia e sapete chi l'ha costruita? Tommaso Maestrelli, uomo unico e speciale. Cinquanta'anni dopo questi matti sono ancora tutti legati l'uno all'altro, uniti da un unico respiro. James Wilson chiede a tutti di alzarsi in piedi. «Facciamo un applauso a chi non c'è più perché è merito loro se noi siamo qui. Ci mancano, dedichiamogli un pensiero».
In una serata che scorre senza un attimo di respiro anche il sindaco Gualtieri può dimenticare per un attimo la sua fede. «Sì, tutti lo sanno per quale squadra tifo, ma in questo momento sono orgoglioso di rappresentare un grande club della capitale e di festeggiare i suoi miti» dice conquistando il pubblico biancoceleste. «Lo scudetto del 1974 resta qualcosa di unico per tutto il mondo del calcio, non è stata solo un'impresa della Lazio, quelle emozioni hanno coinvolto la gente» chiude Gualtieri prima di lasciare il microfono all'assessore allo sport Onorato, che ha aperto il cuore dei laziali annunciando una svolta nel caso-Flaminio. «Siamo qui a pochi metri dall'impianto su cui stiamo lavorando con il presidente Lotito. Potrei aprire una conferenza dei servizi direttamente qui, considerando le personalità presenti, compreso il ministro Lollobrigida. Stiamo trovando una soluzione, manca davvero poco, nei prossimi giorni bisogna stringere».
Sul palco, accompagnato dalle immagini di Giorgio Chinaglia, sale Ciro Immobile. Ovazione. La Lazio di oggi saluta quella di ieri, eterna. «Non voglio dare le spalle ai campioni d'Italia, è stato un onore festeggiarli con un successo. Io amo la Lazio e i suoi tifosi, le mie emozioni sono profonde e lo dico da uomo piuttosto che da giocatore. Sono orgoglioso di indossare questa maglia». Dal passato al presente, il cuore in tumulto, si aggiunge l'emozione del presidente Lotito che ricorda quello scudetto con una lettera aperta a Umberto Lenzini, prima di scontrarsi con qualche tifoso. «È stata una giornata epica, abbiamo tramandato la nostra storia. Speriamo di emularla e riuscire pure a vincere lo scudetto. La Lazio dopo la Juve è la squadra che ha vinto di più. E parlo davanti l'assessore che ha visto anche il progetto del Flaminio. Lo hanno visto, lo presenteremo. Speriamo abbia il consenso delle istituzioni. Chi lo ha visto ha detto che è un capolavoro, dicendo che è un ampliamento di quanto fatto da Nervi pensato per soddisfare le esigenze dei tifosi». La notte scorre via, resta solo la Lazio e per sempre. (A. Dalla Palma)