Piazza della Libertà

Da LazioWiki.

Ponte Margherita e Piazza della Libertà all'inizio del '900
Piazza della Libertà nel 1906
La Stazione di Piazza della Libertà a inizio secolo
Piazza della Libertà oggi
Piazza della Libertà dalla testata di Ponte Margherita. Dove oggi è visibile il barcone vi era Pippanera
Un ritaglio de "Il Messaggero" del maggio 1915 mostra come i laziali fossero ancora legati alla Piazza della Libertà. Era il luogo di partenza per le escursioni. In questa gita l'accompagnatore era il presidente Fortunato Ballerini
Ponte Margherita e Piazza della Libertà nel 1922 visti dal dirigibile

L'area verde di piazza della Libertà intitolata a Luigi Bigiarelli

Piazza della Libertà è la piazza romana in cui il 9 gennaio 1900 nacque la S.P. Lazio.

Situata alla fine di Ponte Margherita (che era l'ultimo ponte della città verso monte prima di Ponte Milvio) sulla riva destra del Tevere, da qui si diparte Via Cola di Rienzo che, terminando a Piazza Risorgimento, attraversa e taglia in due il rione Prati. In questa piazza, di forma rettangolare, costituita da due aree verdi che formano aiuole, munita di alberi secolari e circondata da palazzi di stile eclettico (che risale all'urbanizzazione del quartiere avvenuta alla fine del XIX secolo), i nove tradizionali fondatori guidati da Luigi Bigiarelli, seduti su una panchina, decisero di fondare la Società Podistica Lazio e ne scelsero il nome ed i colori sociali. La piazza era il luogo di ritrovo dei ragazzi che, risaliti dal Tevere tramite una piccola scalinata, dopo aver nuotato e dopo essersi rivestiti nel capanno di Pippanera situato sull'argine, si fermavano lì a discutere. Essa per molti anni fu il punto di partenza dei soci della sezione Escursionismo nelle loro passeggiate festive. I nove fondatori furono: Luigi Bigiarelli, suo fratello Giacomo, Alberto Mesones, Alceste Grifoni, Odoacre Aloisi, Galileo Massa, Arturo Balestrieri, Enrico Venier e Giulio Lefevre. Ad essi si aggiunsero immediatamente: Rinaldo Fortini, Olindo Bitetti, Tito Masini ed altri. Il 9 gennaio del 2000, centenario della fondazione, è stata scoperta una targa a ricordo perenne dell'evento.


Per l'occasione il 3 gennaio dello stesso anno Mario Pennacchia scrive sulla Gazzetta dello Sport:

All'inizio era una società di podisti. Cento anni di storia. Quattro anni dopo la restaurazione dell'Olimpiade ad Atene, una scintilla della fiaccola olimpica cade sulla sponda del Tevere e dà vita alla Lazio. Lungo la corrente che scende da ponte Milvio, una decina di capanne di legno e stuoie piantate su palafitte punteggiano il panorama. A Roma, il Tevere è vita. È proprio questo è il tempo in cui germoglia il "fenomeno" che infiammerà il secolo: ad Atene nel 1896 sono risorte le Olimpiadi, a Milano è nata "La Gazzetta dello Sport", due anni dopo a Torino è stato improvvisato il primo campionato di calcio e alle 7 federazioni sportive esistenti (Ginnastica, Vela, Ciclismo, Canottaggio, Nuoto, Tiro a segno e Tennis) si è aggiunta quella del Football. In questa Roma si rincorrono nomi di giovanotti che nemmeno sanno di essere destinati ad unirsi ed esaltarsi intorno ad un'idea. I più frequentano una capanna dal nome che è insieme un'insolenza e uno sberleffo: "Pippa nera". Sta sotto ponte Margherita e vi si scende da piazza della Libertà. Uno di questi giovani è un bersagliere sopravvissuto alla spaventosa disfatta di Adua: si chiama Luigi Bigiarelli e la brutale esperienza della guerra che gli brucia addosso si riversa nella sua ansia di vivere. Abituati alla comune quotidianità spensierata, questi ragazzi romani residenti fra Trastevere, piazza Navona, Prati, piazza del Popolo e porto fluviale di Ripetta non si rassegnano alla malinconia dell'inverno e non hanno altro modo di ribellarsi che continuare a vedersi, sempre là, sulla sponda della "Pippa Nera".

Ecco il dove, quando e per merito di chi spunta la Lazio: Piazza della Libertà, 9 gennaio 1900, su iniziativa dell'ex sergente dei bersaglieri Luigi Bigiarelli, condivisa dal fratello Giacomo, da Odoacre Aloisi, Arturo Balestrieri, Alceste Grifoni, Giulio Lefevre, Galileo Massa, Alberto Mesones, Enrico Venier. Tranne i due Bigiarelli e Balestrieri, tutti sotto i vent'anni. Hanno subito due nodi da sciogliere: il nome e i colori. Il nome dovrebbe essere spontaneo: quello della città. Ma nella frenesia del nuovo che li accalora e li confonde, pretendono di essere originali fino in fondo: "C'è già la Ginnastica Roma, non possiamo confonderci. Ma più grande di Roma, tanto che addirittura la comprende, c'è il Lazio, cioè la nostra origine latina, e così ci chiameremo: Società Podistica Lazio". Il richiamo ideale diventa poi irresistibile quando si passa alla scelta dei colori: "Da quattro anni sono risorte le Olimpiadi, la Grecia è la culla dei Giochi, dunque la sua bandiera non può non essere la nostra bandiera: bianco e celeste". La notizia di questa nuova società sportiva vola di quartiere in quartiere ed è singolare la forza del suo richiamo. Da ogni parte della città arrivano giovani ansiosi di aderire e di battersi. Al podismo si aggiunge il nuoto e poi la ginnastica e ancora il canottaggio. Finché proprio sull'uscio della prima sede trovata in Via Valadier 21 - dopo il primo provvisorio recapito a casa di Bigiarelli in via degli Osti, all'Arco della Pace - non viene a rimbalzare un pallone. In via Valadier si presenta un tipo originale: "Voi siete la Lazio, è così? Io mi chiamo Bruto Seghettini, sono socio del Racing Club di Parigi. Siccome ho saputo della vostra nuova società, sono venuto a chiedervi se giocate al football".

I laziali, ignari, si guardano disorientati e l'altro estrae un pallone mai visto. Seghettini mostra come si fa e piazza un bel tiro su una finestra, mandandone il vetro in frantumi. Questo è a Roma il calcio d'inizio di una partita che avrà il respiro del secolo. La prima sfida è con la Virtus, cioè una squadra di laziali secessionisti: si gioca in piazza d'Armi (dove un giorno sorgerà il Foro Mussolini, poi Foro Italico) il 16 maggio 1902 (n.d.r.: per LazioWiki la data è il 15 maggio 1904). Vince la Lazio 3-0, con 3 gol del suo centravanti Ancherani. Al contrario dei compagni che spopolano nelle altre discipline, come Pericle Pagliani nella corsa e Romano Zangrilli nella marcia, i calciatori sono desolati perché non trovano avversari. Ma quando il nuovo presidente Fortunato Ballerini - che per vent'anni guiderà e farà grande la società - ottiene il campo al Parco dei Daini adiacente a Villa Borghese, per i laziali è un colpo di fortuna. Perché vi incontrano seminaristi irlandesi e scozzesi e al prezzo di sonanti sberle ne vengono ogni giorno sempre più ammaestrati nell'arte del football "originale". Man mano che spuntano nuove società e nuove squadre, la Lazio le incontra e le spazza via. Così si aggiudica i primi tornei. E per non inaridirsi decide di sconfinare. Nel giugno del 1907 (nd.r. per LazioWiki l'anno è il 1908) accetta di misurarsi con la vincente del triangolare fra Pisa, Livorno e Lucchese, ma una volta sul posto è costretta ad affrontarle tutte e tre. Le liquida in un sol giorno, tra le 10 e le 18.

Ora si sa chi è la Lazio e l'Internazionale di Milano l'invita all'inaugurazione del suo nuovo campo in via Goldoni il 1° gennaio 1913. I nerazzurri si impongono per 3-1 ma Franco Scarioni sulla "Gazzetta dello Sport" lusinga i romani: "Al fischio della fine una clamorosa ovazione salutava la squadra di Roma che si è dimostrata non indegna della prima categoria lombardo-ligure". Ed eccola, la Lazio, prima finalista nazionale del Centro Sud. Inesperta, costretta a giocare a mesi di distanza dalla fine dei tornei di qualificazione, quando ormai è in disarmo, e soccombe sia alla Pro Vercelli (1913) sia al Casale (1914). Ma resta vessillifera del Centro-Sud e così si ripropone nella stagione 1914-15. Prima nel girone centrale, è attesa dalla formalità dell'ultima partita per poi vedersela con la finalista del Nord. Lazio-Lucca è in programma il 23 maggio 1915 ma alle due squadre l'arbitro si limita a leggere questo telegramma della Federazione: "In seguito mobilitazione generale per criteri di opportunità sospendesi ogni gara". Adesso non è più una squadra, ma una schiera di laziali che va in campo: partono soldati i calciatori Corelli, Consiglio, Branca, Faccani, Grasselli, Terrile, Bona, Saraceni, Donati, Laviosa, Di Napoli, i fratelli Levi, Zoppi, Zucchi, Serventi, Gaslini, Fioranti e, con Bitetti, decine di soci e atleti delle altre discipline fra i quali Alberto Canalini, il falegname costruttore delle prime porte di legno, che cadrà sul fronte. Altri come lui non torneranno e non pochi conquisteranno medaglie al valore. E mentre il presidente onorario della Lazio Paolo Boselli è nominato dal re capo del governo di unione nazionale, il presidente Ballerini trasforma il campo della Rondinella in orto di guerra.



La mappa-web di Google della piazza





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