Sabato 5 novembre 2016 - Napoli, stadio San Paolo - Napoli-Lazio 1-1
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5 novembre 2016 - Napoli, stadio San Paolo - Campionato di Serie A, XII giornata - inizio ore 20.45
NAPOLI: Reina, Hysaj, Chiriches, Koulibaly, Ghoulam, Zielinski, Diawara, Hamsik (87' Allan), Callejon (81' El Kaddouri), Mertens, Insigne (67' Gabbiadini). A disposizione: Sepe, Rafael, Maksimovic, Strinic, Tonelli, Maggio, Rog, Jorginho, Giaccherini. Allenatore: Sarri.
LAZIO: Marchetti, Basta, Wallace, Radu, Felipe Anderson, Milinkovic, Biglia, Parolo, Lulic (78' Patric), Keita (83' Djordjevic), Immobile (87' Lombardi). A disposizione: Strakosha, Vargic, Bastos, Hoedt, Vinicius, Cataldi, Kishna, Murgia, Leitner. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: sig. Damato (Barletta - BAT) - Assistenti Sigg. Barbirati e Longo - Quarto uomo Sig. Marzaloni - Assistenti di porta Sigg. Massa e Irrati.
Marcatori: 52' Hamsik, 54' Keita.
Note: ammonito al 28' Parolo e al 51' Radu entrambi per gioco falloso. Angoli: 9-2. Recuperi: 1' p.t. e 3' s.t.
Spettatori: 29.994 per un incasso di Euro 600.043.
► I calciatori convocati per la partita odierna
► La Stazione Termini di Roma si colora di biancoceleste alla partenza della squadra per Napoli
La Gazzetta dello Sport titola: "Vince solo il bel gioco. Napoli e Lazio con coraggio. Ma si annullano. Botta e risposta tra Hamsik e Keita in 2'. Sarri paga ancora l'assenza di un centravanti. Gabbiadini entra nel finale".
Continua la "rosea": La storia non si ripete, a volte. A volte la storia cambia. Napoli e Lazio si sono concesse spesso sfide piene di emozioni e di gol nei tempi recenti. E anche stavolta c'erano tutte le migliori intenzioni, ma per un motivo o per un altro allo spettacolo non si sono aggiunti tanti gol: uno a testa e chi gongola è la Lazio, ovvio. Niente contro sorpasso. Il Napoli continua a interrogarsi sulle vie del gol e nel frattempo resta appeso alle prodezze di chi fino a poco tempo fa era l'uomo più discusso: Hamsik. Quello che ha rimesso in carreggiata la squadra a Istanbul. Quella che ha dato l'illusione di rinascita (in classifica). E che si è spenta in meno di due minuti. La Lazio stranamente timida si riprende subito una partita che poteva perdere e questi sono buoni segnali per la stagione. Il Napoli di strano non ha avuto nulla: il solito buon gioco, trame fitte, buoni inserimenti, baricentro alto e via ad attaccare. Ma con quel macigno addosso che è la mancanza di concretezza sotto porta. Parlando del Napoli si rischia di essere monotoni, ma il problema è lì. Milik manca sempre di più, altri terminali efficaci quanto il polacco non ne ha. E se il gol diventa una fatica di Ercole è dura mantenere il passo delle migliori. Tutto il contrario della Lazio, che di occasioni ne ha avute pochine ma le sono bastate per portare a casa il punticino, grazie anche alla complicità di Reina. E per una notte raggiunge il Milan in zona Champions League.
Non si può dire che il Napoli non ci abbia provato a effettuare il contro sorpasso. Ha imposto fin dal via un ritmo alto e ha trovato le vie per far male. La Lazio, schierata come da previsione con un 3-5-2 che in fase difensiva tornava a 4 con l'arretramento di Lulic, per buona parte del primo round ha rischiato perché si è fidata di giocare uno contro uno contro i tre peperini. Mertens falso nove metteva in difficoltà col suo passo diverso Wallace e Insigne, ispirato, creava pericoli in serie. Callejon era il più frenato dei tre, proprio perché Radu aveva la collaborazione di Lulic. In più la Lazio era troppo lunga e soffriva gli inserimenti da dietro. Il problema per il Napoli era sempre il solito: che è spesso bello ma non balla. Cioè fa una fatica del diavolo ad andare in meta. Ha avuto almeno quattro buone occasioni per portarsi in vantaggio ma per varie ragioni è riuscito a sprecare la gran mole di lavoro: imprecisione al tiro, errore nell'ultimo passaggio, ghirigori inutili dalle parti di Marchetti. Che le sue parate, diciamolo, le ha fatte. Su tiro di Insigne e punizione di Mertens, nemmeno tanto facili. Poi la Lazio si è accorciata, il centrocampo si è stretto intorno alla difesa e le linee di passaggio si son fatte un po' più rade.
Inzaghi ha impostato tutta la gara (la prova è il baricentro molto basso) sulle ripartenze di Felipe Anderson, non troppo a suo agio nel dover coprire tutta la fascia, e gli scatti di Immobile e Keita. Ma la difesa di Sarri ha sempre tenuto botta e Reina è rimasto tranquillo per 45 minuti. Ottimo Koulibaly, ma bene anche gli altri, incluso Chiriches, scelto come Zielinski per un doveroso turnover. Quando Ghoulam ha pescato alla perfezione l'inserimento di Hamsik per il bel diagonale dopo dribbling, sembrava proprio che il Napoli potesse portarsi a casa la partita. Invece manco il tempo di mettere la palla al centro che sul lancio di Parolo, Keita ha prodotto una delle sue fughe con tiro finale forte ma non impossibile da prendere che Reina non è riuscito a trattenere. Qui la sfida è diventata più aperta, meno tattica. Il Napoli ha avuto una reazione rabbiosa che gli ha fatto perdere ulteriore lucidità. La Lazio invece è diventata più solida e ha avuto anche un'altra occasione con Ciro Immobile. Maurizio Sarri ha tentato di fare il gioco delle punte, inserendo Gabbiadini e poi El Kaddouri per Insigne e Callejon. Gabbia ha avuto un paio di occasioni e nella più nitida è stato fermato in modo rude ma non falloso da Radu. Inzaghi a quel punto si è coperto inserendo Patric come quarto difensore al posto di Lulic e non ha più rischiato molto.
È stata una partita piacevole, che ha confermato che Napoli e Lazio sanno giocare bene a calcio. Se vogliamo, quelli più deludenti sono stati i giocatori più attesi: i belli delle fasce. Anche per scelte tattiche. Mertens, si sa, per quasi 70 minuti ha fatto il centravanti, Keita ha giostrato da seconda punta. E il suo dovere l'ha fatto. Callejon e Felipe Anderson invece potevano dare molto di più. Lo spagnolo è stanco, porta la carretta da troppo tempo. Il brasiliano è stato frenato dai compiti di copertura. Inzaghi può essere più che soddisfatto. Sarri si tormenterà ancora su come risolvere il problema del gol, su come svegliare Gabbiadini. Intano si consoli con l'Hamsik ritrovato. Che con questo gol (il numero 105) toglie Cavani dal podio dei goleador napoletani di tutti i tempi, dietro a Sallustro e un certo Maradona. Scusate se è poco.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio di ferro. Lampo di Keita. Napoli gelato. Botta e risposta nella ripresa tra
Hamsik e la punta senegalese. Inzaghi resta davanti in classifica".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Anche ieri sera, come succede ormai da tempo immemorabile, le inseguitrici della è Juve hanno giocato per la Juve. Uno a uno fra Napoli e Lazio e se a Inzaghi il pari va bene, non altrettanto si può dire per Sarri. Dopo la partita allo Juventus Stadium e quella di Istanbul, il problema del Napoli è chiaro e di complicata soluzione: per fare un gol, deve produrre una quantità incredibile di occasioni, deve attaccare per 90 minuti, deve spingersi sempre oltre. Ieri ha segnato una rete bellissima con Hamsik, ma una sola, tirando 18 volte e costringendo Marchetti a 8 parate. Alla Lazio è bastato molto meno per pareggiare. E questo è uno scompenso notevole per il Napoli, visto che Milik tornerà solo a gennaio. Per venti minuti la Lazio ha affrontato il Napoli sul ritmo, tenendo alto il suo centrocampo per pressare subito e lasciando solo Biglia, non ancora al meglio della condizione, davanti alla difesa. Tuttavia non era difficile, né per il Napoli, né per la Lazio, saltare la prima linea di pressione e partire con ampi spazi a disposizione. Mertens ha avuto subito una buona occasione, Keita lo stesso. E' stato il periodo più interessante anche a livello tattico, con la sensazione che dal duello fra Ghoulam-Felipe Anderson, un terzino-ala contro un'ala che doveva fare anche il terzino, potesse uscire l'azione decisiva. Si giocava a uomo, con marcature chiare, Parolo su Hamsik, Biglia su Mertens quando arretrava, Milinkovic su Zielinski ma, al momento del rilancio di Reina, si spostava su Diawara.
Poi però Inzaghi ha ritirato i suoi nel proprio centrocampo e non poteva essere per stanchezza perché erano passati appena 20 minuti. E' stata una scelta ragionata: lasciare palla e iniziativa al Napoli per colpirlo in contropiede. Il problema è che mentre la palla è rimasta a lungo fra i piedi del Napoli (oltre il 65% al 45'), il contropiede laziale non è mai scattato, un po' per l'iniziale pigrizia di Keita (che troverà comunque il modo di farsi perdonare), un po' per la difficoltà di Biglia e dei due interni a far ripartire l'azione. La Lazio non riusciva a intercettare il movimento classico del Napoli, l'uscita dalla linea d'attacco di Mertens per fare la sponda: in quell'incrocio ha rischiato di perdersi. Insigne era ben dentro la partita, Hamsik lo stesso, ma l'attacco del Napoli ha sbagliato spesso le scelte finali, non è stato deciso, né risoluto. Se alla Lazio l'assenza di de Vrij non pesava granché vista l'impeccabile prestazione di Wallace (mai un errore del centrale sui tempi d'intervento), sul fronte napoletano quella di Milik sì, eccome se pesava. Va bene l'attacco dei piccoletti, ma il fisico in area serve sempre. Due occasioni per Immobile e poi i gol hanno acceso il secondo tempo e trasformato la partita. Quello di Hamsik è stato una magìa, in area ha dribblato Basta, anticipato Wallace e fatto passare la palla fra le gambe dello stesso Basta. A Istabul, preso il gol il Napoli aveva subito pareggiato. Stavolta, segnato il gol ha incassato subito il pari per un errore di Reina: il tiro di Keita era forte, ma non irresistibile, e poi era diretto sul primo palo, coperto dallo spagnolo. La palla gli è passata sopra le mani.
Da quel momento, ben soddisfatta del pari raggiunto per una leggerezza del Napoli (non solo di Reina), la Lazio si è di nuovo ritirata. Hamsik stava imperversando e Parolo, già ammonito, non aveva più la forza per contrastarlo. Sarri ha messo dentro Gabbiadini al posto di Insigne e ha spostato Mertens a sinistra. Gabbiadini non ha portato niente nemmeno stavolta e niente darà El Kaddouri nel finale. La Lazio non ce la faceva più a tenere palla, reggevano solo i tre dietro. Il Napoli palleggiava intorno all'area di Marchetti, ha avuto qualche occasione, ma ha continuato a sbagliare la rifinitura o la conclusione. Per questo ha solo pareggiato.
Il Messaggero titola: "Lazio, un punto d'onore. I biancocelesti pareggiano in rimonta in casa del Napoli. Gol nella ripresa di Hamsik, immediata la risposta di Keita. La squadra di Inzaghi lotta su ogni pallone e conquista un risultato che la tiene saldamente in zona Europa".
Prosegue il quotidiano romano: Botta e riposta. Tutto in due minuti. Hamsik e Keita. In alto le creste. Il San Paolo fischia (soprattutto per il Napoli) al fischio finale, anche se lo spettacolo è stato davvero dei migliori. Uno a uno il risultato al novantesimo tra Napoli e Lazio. Un pareggio per molti versi giusto, ma che a Sarri non può andare bene. E' soprattutto un punto che consente ai biancocelesti di restare, in classifica, sopra il Napoli e di non interrompere quella striscia positiva che dura da sette partite. Prova di maturità superata per Biglia e compagni, che erano partiti con l'idea di andarsi a prendere almeno un punto. Missione riuscita e nemmeno sfigurando. Perché se è vero che il Napoli ha creato tantissimo e si è reso pericoloso in svariate occasioni, la Lazio ha saputo resistere agli assalti senza mai perdere la testa e provando anche lei a fare male agli azzurri. Un punto che per una notte porta la Lazio lassù, al terzo posto a braccetto con il Milan.
Che la difesa a tre fosse un rischio lo si sapeva fin dalla vigilia. Nei primi minuti di gioco il Napoli sfrutta proprio questo fattore e mette in grande difficoltà la Lazio. L'orologio non aveva segnato nemmeno il terzo di gioco che Mertens e Callejon avevano fatto già venire i brividi e il mal di testa al reparto arretrato biancoceleste. Soprattutto Basta va in affanno sulla corsia di sinistra. Insigne gli va sempre via e contenerlo è quasi impossibile. La differenza di passo e di piede tra i due è notevole e al San Paolo il confronto è quasi impietoso. Anderson dovrebbe dare una mano al serbo in copertura, ma troppo spesso non lo fa. Anche Wallace soffre la velocità di Mertens. Un inizio che spinge Inzaghi a tornare subito a 4 dietro facendo abbassare a turno i due esterni di centrocampo o chiedendo a Biglia di arretrare di qualche passo. Il fraseggio stretto e preciso degli uomini di Sarri manda in confusione la Lazio che non riesce a coprire il campo. Il centrocampo viene tagliato fuori e la palla arriva con troppa facilità a quei tre lì davanti che si trovano a meraviglia. Quando riescono a prendere l'iniziativa anche i biancocelesti fanno parecchia paura là davanti, non a caso gli attaccanti laziali vengono costantemente raddoppiati. Il Napoli gioca a ritmi altissimi, gli undici in campo corrono senza sosta. Attaccano e difendono e poi ripartono. Una tattica che sfianca la Lazio che proprio nei duelli spalla a spalla va in crisi. Nell'intervallo Inzaghi catechizza parecchio i suoi, gli chiede maggiore attenzione dietro e soprattutto ripartenze veloci per mettere in crisi il Napoli. Una spiegazione lunga visto che i biancocelesti tardano qualche minuto a tornare in campo e si beccano qualche fischio dei poco pazienti tifosi napoletani.
L'effetto dura qualche minuto visto che i biancocelesti sono pericolosi in un paio di occasioni. Ma appena il Napoli riprende le misure arriva il gol di Hamsik. Bellissimo, ma la difesa non è esente da colpe. La Lazio ha il pregio di non scomporsi. Anzi. Parolo vede Keita nello spazio che calcia forte sul palo di Reina che pasticcia. Uno a uno nello spazio di meno di 90 secondi. La partita è molto bella e il pubblico applaude convinto le giocate. Le due squadre si affrontano a viso più aperto, soprattutto gli uomini d'Inzaghi alzano il baricentro creando molti più problemi alla difesa di Sarri rispetto ai primi 45 minuti. Il Napoli calcia molto da fuori: Insigne prima e Hysaj dopo trovano un Marchetti strepitoso. Una delle chiavi del centrocampo laziale è Milinkovic che gioca tra le linee in fase di possesso inserendosi spesso e andando a saltare di testa; quando il Napoli attacca invece dà battaglia nella mediana aiutando Biglia. Sarri invece può contare su un Hamsik sontuoso. Oltre al gol dispensa assist e detta i ritmi di gioco. Un piacere vederlo. Alla fine il pareggio è il risultato più giusto. Di certo è un punto guadagnato più per Inzaghi che per Sarri, che deve fare i conti con i primi fischi del San Paolo. La strada intrapresa dalla Lazio è quella giusta e l'Europa, quella che conta, appare un sogno sempre meno proibito.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Orgoglio Lazio. Resistenza e reazione, promossa all'esame del San Paolo. Ha tenuto duro, ha ripreso subito il Napoli dopo il gol di Hamsik. Un pareggio d'oro, nella notte della verità Simone Inzaghi è rimasto davanti a Sarri. "Buona prestazione, non siamo stati passivi, è normale soffrire a Napoli, ma davamo sempre la sensazione di poter colpire in ripartenza. Siamo venuti qui a giocarci la partita. Il risultato è giusto". Ha avuto ragione Inzaghi. Cambiando modulo, la Lazio ha recuperato la parità a centrocampo. "Per togliere palleggio al Napoli la soluzione migliore era la difesa a tre. Volevo uomo contro uomo e sfruttare le ripartenze. Con un pizzico di convinzione potevamo segnare anche prima con Immobile. Qualcosa abbiamo concesso, ma succede a tutti al San Paolo, il Napoli è tra le squadre più organizzate. Una volta recuperata palla, con Immobile e Keita davanti, anche loro si dovevano preoccupare".
Contava non perdere. "Siamo in alto in classifica. La mia rivincita? No, non devo prendermene. Sono soddisfatto, ho tantissimo entusiasmo e dei ragazzi che lavorano bene. Cerco di coinvolgere tutti, mi danno risposte positive. Alleno un grande gruppo, vero, compatto. Sono passate appena dodici giornate, ne mancano tante. Di obiettivi non parlo. Tireremo le somme più avanti, vedremo alla fine del girone d'andata, ora dobbiamo continuare su questa strada". Ha segnato Keita, il suo pupillo, sistemato accanto a Immobile. "Con le sue qualità può fare qualsiasi ruolo, ha giocato anche centravanti nella passata stagione. Può giocare esterno d'attacco o seconda punta. Ho la fortuna di averlo a disposizione, decido in base alla partita. Sapevo ci sarebbe servito più avanti per creare problemi al Napoli, così è stato, ha segnato. Lui e Ciro hanno anche impedito a Chiriches e Koulibaly di impostare come al solito". Il piano tattico era chiaro: "Volevamo prenderli alti, altrimenti ci saremmo abbassati troppo. Ci sono state fasi in cui è successo, ma davanti avevamo il Napoli". Simone ha dedicato il pareggio alla famiglia Capponi, suoi amici di Roma. Hanno perso la figlia Chiara in un incidente stradale sulla Roma-L'Aquila. "Volevo dedicare il pareggio alla famiglia Capponi, amici lazialissimi. So quanto stanno soffrendo, gli sono vicino".
Nella notte del San Paolo si è esaltato il brasiliano ex Monaco. "Wallace è stato molto bravo, interpretando una partita difficile da centrale dei tre. In un sistema a tre dovevo sacrificare uno tra lui e Hoedt, che pure veniva da un ottimo periodo. Ci mancavano Bastos e de Vrij". Basta centrale altra mossa indovinata. "Non l'aveva mai fatto prima in carriera, ma per mezzo tempo a San Siro con il Milan mi aveva impressionato. Dusan era più adatto per marcare Insigne rispetto a Wallace e Hoedt". Stesso passo, uguale velocità. Simone ha un rimpianto. "Le due ripartenze di Immobile sullo 0-0 ci potevano permettere di andare in vantaggio. Se avessimo segnato per primi, sarebbe cambiata la partita. E' mancata un po' di qualità nel far girare palla durante il primo tempo, ma poi c'è stata una grandissima reazione dopo il gol di Hamsik". Interpretazione tattica eccellente. "E' stata una prova di maturità al San Paolo. Quelli del Napoli non danno punti di riferimento, si muovono tanto senza palla, non volevamo aspettarli bassi. Sono contento dell'interpretazione dei miei giocatori". Parolo, ammonito dopo mezz'ora, ha sofferto Hamsik nella ripresa. "Avevo pensato di cambiare qualcosa in mezzo con Cataldi, Parolo era ammonito, nella ripresa Milinkovic e Lulic sono cresciuti".
Era il traditore, è diventato un trascinatore: "La Champions? Non ne voglio parlare adesso, vedremo partita dopo partita, poi faremo i conti, proviamo a vincerle tutte. Siamo all'altezza delle grandi d'Italia". Il miglior Keita è nato dal Keita più ribelle. Non fa casino, corre senza inciampare, gioca senza fare polemica, segna velocemente. Ha una fretta indiavolata, ha riacciuffato il Napoli subito, senza dargli il tempo di gioire, dopo soli 87 secondi, firmando il pareggio più veloce del campionato. E ha già segnato quanto tutto l'anno scorso, in 31 presenze aveva realizzato 4 gol, gli stessi che ha firmato oggi in 10 apparizioni. E' questo che ci si aspetta da Keita. Che scappi in attacco, che fulmini gli avversari, che si superi per quanto va veloce, che prema sull'acceleratore, che resti a Roma il più possibile. La società, da metà novembre, tornerà all'assalto per convincerlo a rinnovare, in ogni caso fino a giugno non lo farà muovere da Formello. "Sul rinnovo non posso dire niente. Vivo giorno dopo giorno. Ma non è vero che ora sono più professionista. Io sono quello di sempre". Keita una partenza l'ha già programmata, avverrà dopo il 21 dicembre, dopo il match con l'Inter a S.Siro, raggiungerà il Senegal, preparerà l'avventura in Coppa d'Africa, rimarrà lontano dalla Lazio per due mesi: "E' così, dovrò andare per dare il meglio anche lì".
E' il miglior Keita, s'è trasformato in un ribelle dolce. Ora gli passano la palla tutti, non c'è nessuno che gli dà le spalle, che lo scansa, che lo dribbla da compagno, che gliele dice in faccia o gliele manda a dire. L'incoscienza giovanile e l'egocentrismo che l'avevano portato ad isolarsi hanno lasciato il posto agli atteggiamenti migliori: "Per Napoli i nostri tifosi ci hanno dato una grinta impressionante, ci serviva. Ce l'abbiamo messa tutta, abbiamo giocato con grinta e carattere. Eravamo convinti di portare punti a casa e così è stato. Per fortuna abbiamo segnato subito dopo il gol del Napoli, siamo stati dentro la partita, è un bel punto. Torniamo a casa contenti". La metamorfosi di Keita è un cambiamento fatto di crescita. Gioca come deve, parla come è giusto che sia. "Mi è piaciuta la reazione della squadra dopo il gol subito, mi è piaciuto l'atteggiamento che abbiamo avuto a Napoli. Neanche contro la Juve avevamo giocato male ed è stato importante portare un punto a casa dal San Paolo, abbiamo fatto delle belle ripartenze. E' un punto meritato". Ha esultato con Patric: "Mi ha predetto il gol, ci abbracciamo tutti in squadra, c'è una bella atmosfera. Nello spogliatoio ci siamo detti "bravi"".
Era il traditore, era il reietto. Ma il calcio è così, dà una chance a chi inciampa, a chi cade. Keita non s'accontenta, vuole sempre di più, al di là del caso contratto si sta allenando bene, è riuscito a riconquistare il posto e l'affetto dei compagni, è convinto che "possiamo fare anche meglio, questa è stata una grandissima prova di squadra, di sacrificio, ogni giorno questa Lazio può fare di più. E io, giocando da attaccante, anche se non è il ruolo in cui mi vedo di più, posso segnare". Keita, che era partito male quest'estate, provando a scappare dalla Lazio, s'è placato a fine mercato e ha rimontato. Era partito male anche ieri a Napoli, è riuscito a strappare il pareggio in poco più di un minuto. E' un Keita mai visto così continuo sotto porta, ai 4 gol segnati con la Lazio vanno aggiunti i 2 con il Senegal. In Senegal tornerà oggi per rispondere alla convocazione (lo aspetta un impegno in Sudafrica), in Senegal volerà a Natale per partecipare alla Coppa d'Africa. Può partire, l'importante è che torni sempre.
Marchetti pronto a salvare tutto o quasi tutto, al San Paolo si presenta spesso in versione Superman, è successo di nuovo ieri sera. Basta e gli altri compari della difesa a superarsi, a giocare in più ruoli o per più partite, ad aiutarsi, a respingere più assalti possibili. I segreti sono due, li ha svelati l'esterno serbo, a Napoli centrale di destra, protagonista nella difesa a tre, in un ruolo mai ricoperto in carriera: "Con l'affetto dei tifosi è tutto più facile, ci hanno dato una grande carica prima della partenza per Napoli, spero che piano piano tornino e che riempiano lo stadio sempre. Questa Lazio può fare risultato su qualsiasi campo perché c'è un bel gruppo, c'è qualità. C'era anche in passato, ma il calcio è uno sport collettivo, non individuale. Conta molto il gruppo, siamo riusciti a crearlo tutti insieme. Noi della squadra, l'allenatore e il suo staff, la società. C'è un bel clima e dobbiamo continuare su questa strada". Basta ha fatto i complimenti a tutti: "E' sempre difficile affrontare il Napoli, è una grande squadra, in casa fa sempre molto bene. Ci teniamo stretto questo punto, anzi ce lo prendiamo alla grande. Venivamo da un periodo ricco di partite, non è mai facile giocare ogni tre giorni. Adesso ci aspetta la sosta, riposeremo bene e penseremo al Genoa".
Da centrale di destra, per tornare al ruolo e alla mansione straordinaria, si è trovato bene: "Io dico sempre che una grande squadra deve saper giocare in diversi moduli. Abbiamo iniziato con il 3-5-2, ho giocato in un ruolo che di solito non è mio. Mi metto sempre a disposizione della squadra. Abbiamo fatto bene, nel primo tempo abbiamo attraversato alcune difficoltà e loro hanno creato qualcosa. E' normale che possa accadere, al San Paolo anche squadre più importanti di noi non sono riuscite a vincere. E' un punto strappato con orgoglio e ripartiremo dopo la sosta. La Lazio sta dimostrando unione, forza e qualità. Vogliamo dire la nostra, vogliamo tornare in Europa, ci sono le possibilità per riuscirci. Ma dovremo continuare a giocare e a comportarci così". Sta bene Thomas Strakosha, si è ripreso. Al 30' del primo tempo ha accusato un malore, ha lasciato la panchina, ha dato di stomaco durante l'intervallo e non è rientrato. La Lazio, a fine gara, ha fatto sapere che il portiere albanese non ha accusato ulteriori problemi, è tornato a Roma regolarmente. In panchina era pronto il croato Vargic, in caso di necessità sarebbe entrato lui. Una curiosità legata sempre all'intervallo. Il Napoli è entrato in campo molto prima della Lazio. La squadra biancoceleste è stata chiamata dal team manager Manzini, ha provato lui ad accelerare le operazioni di rientro. In campo c'era già anche l'arbitro D'Amato. Il ritardo è stato curiosamente netto.
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► Per questa partita il tecnico biancoceleste Simone Inzaghi ha convocato i seguenti calciatori:
- Portieri: Marchetti, Strakosha, Vargic;
- Difensori: Basta, Bastos, Hoedt, Patric, Radu, Vinicius, Wallace;
- Centrocampisti: Biglia, Cataldi, Felipe Anderson, Leitner, Lulic, Milinkovic, Murgia, Parolo;
- Attaccanti: Djordjevic, Immobile, Keita, Kishna, Lombardi.
La Stazione Termini di Roma si colora di biancoceleste alla partenza della squadra per Napoli
Il pomeriggio del 4 novembre 2016, alla partenza della squadra biancoceleste in treno per Napoli, i tifosi biancocelesti "invadono" la Stazione Termini di Roma per incitare i propri beniamini. Nell'articolo qui appresso il racconto e le immagini dell'evento.
Il Corriere dello Sport del 5 novembre 2016 titola: "Quanto amore! Lazio-tifosi, abbraccio sul treno dei desideri. Entusiasmo, cori, fumogeni, bandiere e tanta emozione. Sono arrivati in mille a caricare la squadra verso Napoli. Due anni dopo un'altra trasferta a Napoli
(in Coppa Italia) chiusa con il successo della squadra di Pioli la Stazione Termini torna a colorarsi di biancoceleste".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Quando i vigili hanno fermato il traffico e si è affacciato il pullman della Lazio, che stava arrivando da Castro Pretorio, un fremito ha attraversato via Marsala, accanto alla stazione Termini. "Siamo sempre con voi... Siamo sempre con voi... Non vi lasceremo mai" cantavano i tifosi biancocelesti. Sono tornati, stanno tornando vicino alla squadra, questa è la notizia più bella, perché forse conta anche di più del risultato di questa sera al San Paolo. In attesa di rivedere l'Olimpico con una buona cornice di pubblico, si sono riavvicinati. E ieri si è capito in modo definitivo. Un brivido, tanta emozione, bandiere a sventolare, applausi e cori. Un sogno ha accompagnato il pullman. Si sono accesi fumogeni e telefonini, sono saliti i decibel intorno alla stazione Termini, effetto scenografico alle 17,10 quando il sole si era ormai abbassato dietro ai palazzi. Ultras e non solo, anche bambini e famiglie, un migliaio di tifosi dopo l'invito della Curva Nord a stringersi accanto alla Lazio in partenza per Napoli. Trasferta vietata. Erano andati in tanti a trascinare la squadra biancoceleste a Udine e Torino, le ultime due trasferte. Si sono dati appuntamento in via Marsala alle 16, mezz'ora prima che la Lazio partisse da Formello, per "dare la carica" come si dice in questi casi.
Simone Inzaghi è rimasto estasiato e colpito. Non se l'aspettava così, ne aveva parlato in conferenza stampa tre ore prima, a Termini è stato sorpreso dalla partecipazione e dal coinvolgimento popolare. Una frase appena, sceso dal pullman. "Ringrazio tutti i tifosi, non mi aspettavo questa accoglienza" ha spiegato prima di salire sul treno dei desideri. Un Freccia Argento, Alta Velocità, 9377, delle ore 17,30. Quello che ha condotto la Lazio a Napoli prima di una partita decisiva almeno per decifrarne lo spessore, le ambizioni, le prospettive in questo campionato. Quartier generale fissato all'hotel Paradiso a Posillipo, con vista sul golfo. E chissà che il nome possa essere di buon auspicio in chiave Champions. Inzaghi abbagliato dai tifosi come Pioli due anni fa, perché esiste un precedente. E gli ultras della Lazio si radunarono nello stesso modo a Termini per caricare la squadra alla vigilia della semifinale di ritorno di Coppa Italia. Era finita 1-1 all'Olimpico, nella partita di ritorno al San Paolo, l'8 aprile, la Lazio vinse 1-0 e passò il turno con un gol di Lulic. Neppure due mesi dopo Pioli avrebbe ripetuto l'impresa, all'ultima di campionato, garantendosi l'accesso ai preliminari di Champions.
Erano state quelle le ultime immagini di festa e di serenità intorno alla Lazio, che a un passo dal traguardo si sciolse ripiombando nella mediocrità e nelle contestazioni. Sono passati quindici mesi di piombo e di tenebre, ne sta uscendo adesso Inzaghi, capace di ritirare su la squadra e di riportare entusiasmo. Ha trasmesso motivazioni a quei giocatori che nella passata stagione non avevano funzionato, si è giovato dei rinforzi in difesa indovinati dal ds Tare e dei gol di Immobile, accolto come un eroe a Termini. Nove gol nelle prime undici giornate. Un cecchino sotto porta. "Ciro, Ciro, Ciro, Ciro" si sono messi a cantare i tifosi quando hanno visto scendere lo scugnizzo di Torre Annunziata dal pullman. Era il ciuffo biondo che faceva impazzire il mondo ai tempi degli Allievi del Sorrento, lo hanno trascurato a casa sua, De Laurentiis neppure ci ha pensato quando doveva scegliere come sostituire Higuain. Meglio per Inzaghi. Questa Lazio piace e forse si sta riavvicinando al suo popolo perché è la Lazio dei giovani romani come Cataldi, Lombardi e Murgia, ieri omaggiato da uno striscione a Termini. Un bellissimo disegno e una scritta: "Murgia che passione". Lo ha preparato Fabrizio, uno dei suoi ammiratori, amico di un'adolescenza trascorsa al mare. Si erano conosciuti allo stabilimento "Le Palme" di Ostia. Ieri pomeriggio era a Termini. Uno dei mille a palpitare per la Lazio di Inzaghi. Alessandro lo ha ringraziato su twitter. "I nostri tifosi sono speciali. Lui più di tutti".
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