Sabato 31 dicembre 1977 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Torino 1-1

Da LazioWiki.

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31 dicembre 1977 - 1951 - Campionato di Serie A 1977/78 - XII giornata

LAZIO: Garella, Pighin, Ghedin, Wilson, Manfredonia, Cordova, Garlaschelli, Agostinelli, Giordano, D'Amico, Badiani. A disp.: Avagliano, Martini, Lopez. All. Vinicio.

TORINO: Terraneo, Danova, Salvadori, Gorin (II), Santin, Caporale, C.Sala, Pecci (46' P.Sala), Graziani, Butti, Garritano. A disp.: Rottoli, P.Pulici. All. Radice.

Arbitro: sig. Bergamo (Livorno).

Marcatori: 3' Wilson, 69' Santin.

Note: giornata serena, terreno in buone condizioni. Ammonito all'86' Garritano per fallo di reazione.

Spettatori: 45.736 di cui 13.640 abbonati e 32.096 paganti.

Da l'Unità: la cronaca della gara
Graziani "francobollato" da Manfredonia
Il biglietto della gara
Vincenzo D'Amico in azione
Una fase di gara

A Gigi Radice piace il risultato, ma non piace il Torino, che per tutto il primo tempo, subisce il gioco della Lazio, arranca in una manovra lenta e senza idee, accetta, quasi senza reagire, il punteggio che potrebbe significare una disfatta. Al trainer invece, piace la vigorosa ripresa della sua squadra, nel secondo tempo. La pressione costante, la vigoria negli interventi, il dinamismo del centrocampo arricchito dal ritmo di Pat Sala e dalla generosa reazione di Butti. Al gol di Wilson, i torinesi rispondono con una rete di Santin, due difensori improvvisati attaccanti, due gol pressoché uguali. Fa 1-1, pari e patta Vinicio protesta, Radice critica i suoi, ma la realtà ha risvolti diversi. C'è il grave dubbio per un rigore non concesso al Torino per un intervento da placcaggio sia pure in caduta di Garella ai danni di Garritano. C'è l'ombra di un gol annullato alla Lazio, gol segnato da Manfredonia a stretto contatto con Terraneo. Fallo del laziale? Forse.

La somma di errori arbitrali porta al risultato nullo per cui né la Lazio né il Torino avrebbero diritto di reclamare. Un punto a testa basta, e ne avanza per quanto hanno fatto i romani e i torinesi. Il Torino scende a Roma con la squadra mutilata dagli infortuni. Manca Castellini, ma Terraneo non lo fa rimpiangere. Non c'è Mozzini, ma Santin oltre che difendere imita il compagno assente, avanzando e segnando di testa il pareggio. E' rimasto a casa (e dovrà rimanerci almeno per un mese ancora) Zaccarelli e qui l'assenza si fa sentire. Zaccarelli è un centrocampista che ragiona. Corre, combatte, ma non lascia nulla al caso. Lo sostituisce Butti, bravo ma non bravissimo, utile ma sovente fermo, volenteroso ma non molto preciso. Non è una critica, è un giudizio di merito. Senza Zaccarelli il Torino manca di un ragionatore capace di intuire le invenzioni di Claudio Sala, di cucire la manovra, di fornire palloni validi alle punte ed allo stesso "poeta del gol".

Radice lascia in panchina Paolino Pulici, forse appena convalescente, forse debole, forse psicologicamente condizionato su campi esterni. Gioca Garritano, sbaglia un gol, ma si muove con determinazione, combatte, accetta la sfida rude con gli avversari. Se la scelta è dovuta alle condizioni dell'attaccante titolare, nulla da eccepire. Se la decisione di Radice trae origine da considerazioni tecniche, ci sia permesso di non essere d'accordo. Garritano è una punta valida, ma Pulici ha più esperienza, più rabbia nel tiro. Con Pulici, Graziani può eludere la marcatura arretrando. Con Garritano la coppia si scinde, perché anche Garritano è uomo di manovra.

C'è disordine nelle posizioni, c'è confusione nel gioco di disimpegno. La Lazio non ha grandi attaccanti. Visti oggi, Giordano e Garlaschelli potrebbero essere definiti "le belle statuine", ma nonostante questo, i rischi per Terraneo sono stati parecchi. Non è colpa di Danova o di Santin, di Salvadori o di Caporale. E' colpa di tutti. Piuttosto qualche uomo non è in forma, e più che altro manca la determinazione di qualche settimana fa. Ritorniamo al discorso iniziale: buono il risultato, meno buona la squadra. Non lo diciamo noi. Lo conferma Radice. Forse il riferimento interessa essenzialmente il primo tempo. Passano pochi minuti (tre) e viene il gol. Il primo slancio in avanti di D'Amico (e sarà anche l'unico) mette in crisi l'intero settore difensivo granata. D'Amico giunge a fondo campo e viene affrontato da Salvadori e da Caporale. E' fallo. Cordova pennella una palla sul mucchio davanti a Terraneo. Santin, Salvadori e Caporale tentano il salto ma sbagliano tempo, forse la palla è imprendibile. Giunge Wilson, smarcatissimo, e mette in rete. La scarsa vena del Torino risulta evidente proprio nel momento della rimonta. I centrocampisti balbettano, un gioco strano, la manovra è lenta, Graziani non ha palloni utili, Garritano sgambetta, ma combina poco.

Rimane Claudio Sala. Marcato da Badiani, il capitano si destreggia alla sua maniera. Non è in giornata di grande vena, comunque prova. Gorin cerca il gol (come Wilson) ma sbaglia (9'), e verso la mezz'ora Garella deve uscire e respingere di piede un pallone deviato da Garritano. C'è l'episodio del gol contestato. Dopo un errore di Graziani che tarda a tirare, viene un calcio d'angolo. La palla giunge a Manfredonia che indirizza a rete, scontrandosi con Terraneo in uscita. Pecci respinge, ma la palla è ben oltre la linea del gol. Bergamo punisce l'intervento di Manfredonia. C'è molta perplessità sulla decisione arbitrale, c'è anche qualche protesta. Con Pat Sala il Torino migliora il gioco. La Lazio accusa la fatica del primo tempo, sbanda. Aumenta la confusione.

D'Amico praticamente scompare, Cordova non regge il ritmo, Agostinelli gioca a rimpiattino. Gli attaccanti sembrano assenti. E' il momento migliore del Torino. Graziani arretra cercando di portare via dalla zona il suo controllore. E si batte bene anche Garritano che viene fermato con un autentico placcaggio da Garella senza che Bergamo intervenga a punire con il rigore la palese infrazione. Claudio Sala cresce, Patrizio Sala combatte assieme a Butti ed a Gorin. Bravo il biondo mediano, altruista, generoso, corridore ma anche ragionatore. Il pareggio del Torino arriva imitando il gol laziale. Cordova, fiaccato dalla fatica, atterra Garritano a tre metri dall'area. Claudio Sala alza un pallone imprendibile per tutti, sbuca a sinistra Santin che di testa batte Garella (69').

La Lazio trema. Il Torino galvanizzato gioca le sue carte per vincere, ma non è un bel Torino, sbaglia, corre qualche rischio in contropiede, e chiude con un po' d'affanno su un ultimo assalto della Lazio, assalto bloccato dall'arbitro pignolo sino al secondo. Bergamo fischia la fine nel bel mezzo di una bagarre sotto la porta torinese. Il Torino torna a casa subito per festeggiare l'anno nuovo, torna con un punto prezioso, che denota la saldezza della squadra anche in momenti difficili. Ma è bene dirlo chiaramente non è il Torino irresistibile dello scorso anno. Il pressing è approssimato, molti sembrano stanchi. Perché? Siamo a poco più di un terzo della stagione. Non è troppo presto? La Lazio accusa l'arbitro, ma Vinicio farebbe bene ad esaminare la situazione interna con calma. Molti giocatori appaiono lenti, svogliati, svagati. Sono giovani. Occorre la frusta. Basta saperla usare con discernimento.

Il gol del pareggio granata, siglato da Santin, ha gelato gli spalti dell'Olimpico ed anche lo spogliatoio laziale dove i giornalisti hanno trovato musi lunghi e gente poco disposta al dialogo. Smaltita in parte la delusione, Vinicio ha tentato di difendere la sua squadra ma nello stesso tempo non si è lasciata sfuggire l'occasione per replicare polemicamente ai critici che avevano posto in discussione le sue scelte tecniche riguardanti la linea d'attacco. Inoltre è stato posto sul banco degli accusati l'arbitro Bergamo che, secondo i laziali, li avrebbe privati di un gol regolare e quindi di una probabile vittoria. «Il risultato è bugiardo — ha esordito Vinicio — abbiamo sviluppato un volume di gioco decisamente superiore fino all'episodio del pareggio. Meritavamo qualcosa di più. Ma devo anche riconoscere che la Lazio ha ancora una volta dimostrato di non possedere la dimensione della grande squadra». Il discorso è poi inevitabilmente scivolato sulla direzione dell'arbitro Bergamo: «Sono rimasto letteralmente esterrefatto — ha commentato il trainer — quando l'arbitro ci ha negato il gol di Manfredonia. Non c'era stato fallo sul portiere. Il tiro del mio giocatore era stato fermato abbondantemente oltre la linea da Pecci. Giudicate voi. lo mi limito soltanto a rilevare che quella rete avrebbe costituito per noi la tranquillità e sicuramente il successo. Ho ammirato per gran parte della gara una Lazio bellissima». Ma allora, ha chiesto qualcuno maliziosamente, perché questa bella Lazio non ha vinto? «E' mancata la stoccata decisiva — ha ribattuto Vinicio — ma non dimentichiamo anche il valore degli avversari. Non si sono mai arresi e hanno raggiunto l'obiettivo che si erano prefissi. Al contrario della Lazio che dopo aver subito il gol di Santin si è appannata in maniera sconcertante. Domenica prossima, sul campo del Perugia, forse capiremo meglio quale ruolo potrà recitare in campionato la mia squadra». C'era nell'aria un atto di accusa verso le punte Giordano e Garlaschelli che non avevano saputo piazzare il colpo decisivo con il Torino vacillante sotto l'offensiva biancoceleste. Vinicio non aspettava altro per fornire in proposito il suo polemico giudizio: «Molti hanno gridato che queste erano le punte su cui la Lazio avrebbe dovuto puntare. Bene. Ecco i risultati». Manfredonia, con voce pacata, che sapeva di amara rassegnazione, ha raccontato l'episodio incriminato del suo gol non concesso: «A me è sembrato tutto regolare. Posso assicurare di non aver commesso fallo su Terraneo». Quali sono le sue impressioni sul duello con Graziani? Lo stopper laziale ha aggirato la domanda replicando di aver dimostrato che sa cavarsela benissimo anche in fase di appoggio. Una maniera indiretta per considerarsi vincitore nei confronti del centravanti granata. Poi ha aggiunto con una certa spavalderia: «Il Torino non mi ha destato una grossa impressione. L'abbiamo dominato come facemmo con la Juventus ». Wilson ha respinto l'ipotesi c'e la sua rete fosse scaturita da una fase fortunata di gioco: «In allenamento proviamo sempre lo schema dell'inserimento a sorpresa dei difensori che spuntano dalle retrovie. Il Torino mi è parsa la stessa squadra dello scorso anno. Se non ha brillato, il motivo va ricercato nella nostra grossa prestazione. Se sarà ancora un protagonista è difficile pronosticare. In un campionato strano come quello attuale può accadere tutto». «Con il risultato positivo di oggi — ha aggiunto Cordova — i granata possono recuperare entusiasmo e posizione in classifica. La graduatoria della Lazio è bugiarda. Abbiamo banalmente gettato via almeno quattro punti ». Nel coro che tendeva a cercare alibi per una Lazio poco amica della fortuna, si è però inserita una dichiarazione di Garlaschelli che forse ha meglio di tutti puntualizzato l'esatta realtà, criticando senza mezzi termini i compagni di squadra: «La Lazio è una compagine che deve sempre attaccare — ha detto il giocatore — come ha fatto oggi nel primo tempo e non addormentare la partita con i centrocampisti che giocherellano per perdere tempo». D'Amico: «Il Torino, nel primo tempo, non è esistito per merito della Lazio. Nella ripresa ci ha messo in difficoltà, ma non mi ha dato l'impressione di una squadra da scudetto, forse perché le mancavano alcuni uomini importanti». Il mesto fine anno dei laziali è diventato ancora più malinconico quando si è saputo che il terzino Ghedin aveva riportato una frattura costale. L'episodio, accaduto al 49', non è stato ben chiarito. Infatti si è visto crollare a terra il difensore senza avversari intorno. Probabilmente aveva ricevuto il colpo in una mischia precedente. L'incidente si è rivelato nella sua gravità a freddo, dopo la fine della partita.

Fonte: La Stampa