Domenica 18 dicembre 1977 - Firenze, stadio Comunale - Fiorentina-Lazio 0-1
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18 dicembre 1977 - 1950 - Campionato di Serie A 1977/78 - XI giornata
FIORENTINA: G.Galli, Tendi, Rossinelli, E.Pellegrini, Della Martira, Orlandini, Caso, Gola (56' Braglia), Casarsa, Antognoni, Prati. A disp.: Carmignani, Zuccheri S.. All. Mazzone.
LAZIO: Garella, Pighin, Ghedin, Wilson, Manfredonia, Cordova, Garlaschelli, Agostinelli, Clerici (71' Giordano), Lopez, Boccolini. A disp.: Avagliano, Martini. All. Vinicio.
Arbitro: sig. Panzino (Catanzaro).
Marcatori: 87' Giordano (rig).
Note: giornata di sole, con vento di tramontana; terreno buono. Ammoniti Della Martira, Ghedin, Cordova, Pellegrini, Pighin, Lopez e Antognoni. Angoli 8-2 per la Fiorentina.
Spettatori: 35.000 circa (16.990 paganti).
L'era Melloni — il nuovo presidente — comincia male: la Fiorentina perde anche contro la Lazio e ritorna in seria crisi, il trainer Mazzone in serata rassegna le dimissioni e stavolta vengono accettate. Basta un calcio di rigore per creare il dramma. Della Martira trattiene e placca Giordano a pochi metri dalla porta di Galli, Panzino vede e decide per il penalty. Siamo verso la fine del match. Mancano appena 4 minuti. Giordano saetta. Galli tocca, ma il bolide è troppo secco e va in rete. Per la Lazio è una vittoria preziosa, per la Fiorentina una sconfitta che aggrava una già gravissima situazione.
E' molto difficile giocare con meno decisione e meno grinta, ma è impossibile costruire meno gioco a centrocampo, è fuori logica tirare tanto poco in porta. Non basta governare la palla per un'ora ed anche più, non basta mandare in campo un Antognoni «bello» ma spento nel carattere. Non è sufficiente esporre all'attenzione dei critici un portiere giovane, bravissimo e intelligente. Ci vuole ben altro per lasciare le secche della bassa classifica. Ci vuole più determinazione e ci vuole anche più cattiveria, forse meno presunzione ma più grinta. Bisogna rinfoderare il fioretto e brandire l'ascia. La Fiorentina per salvarsi deve ritrovare morale e tranquillità. Il campionato però non dà tregua. Dopo le vacanze di Natale verrà a Firenze il Napoli. Il calvario continua. Mazzone era criticato, con il cambio della guardia alla presidenza, la posizione del trainer non era più sicura.
E infatti stasera l'allenatore ha pagato per tutti: ha messo il suo mandato nelle mani dei dirigenti, che non hanno fatto alcun passo per convincerlo a restare. La squadra è in difficoltà. In difesa regna la confusione. Della Martira, genero del presidente dimissionario, è discusso dai tifosi. Si attende Galdiolo che «almeno sa combattere». Ma basterà il recupero del forte terzino? Tendi e Rossinelli sembrano «in barca», Pellegrini è un libero vecchia maniera, non partecipa al gioco, entra solo sui palloni lunghi e li rinvia a vanvera. Il centrocampo ha un campione, Antognoni, che però non ha contorno. Gola e Braglia (che lo ha sostituito nella ripresa), Orlandini e Caso sono elementi complementari. Ma attraversano un momento oscuro. E in prima linea? Nulla! Prati si limita al gioco della «torre», cercando di appoggiare di testa palloni utili. Ma nessuno lo affianca, non trova appoggio e praticamente non serve a niente.
La Lazio raccoglie il «regalo» e si porta a Roma due punti preziosi. Non ha rubato nulla. Meritava almeno lo zero a zero. Se le regalano un fallo da rigore perché non accettarlo? La squadra di Vinicio non rischia in attacco. Né con Clerici né con Giordano (entrato a metà ripresa). Gioca alla sua maniera. Forse più brillante che pratica, ma gioca anche per il risultato. Si era temuto per Garella, ma il giovane portiere recupera in tempo ed effettua alcune parate notevoli. Forse più spettacolari che difficili, su tiri centrali e da lontano. Ma Garella appare pronto, veloce e sicuro: qualche incertezza nelle uscite, ma si sa, le uscite non sono il suo forte. Facile il compito dei difensori. Wilson comunque giganteggia, anche in appoggio a Manfredonia, piuttosto in difficoltà nel controllo di Casarsa che arretra per partire da lontano. Cordova corre, ma sbaglia molto, Lopez piace nel palleggio ma è poco pratico, Agostinelli alterna spunti di buon gioco a momenti di abulia.
Clerici spazia, ma corre poco, Garlaschelli è più efficiente: potrebbe segnare un gol, anzi lo segna, forse con un braccio, forse con il corpo. Panzino però annulla, anche su segnalazione di un suo collaboratore. Giordano entra nella ripresa. Porta dinamismo, subisce il fallo del rigore, e segna dagli undici metri. E' un ragazzo interessante. Peccato che Vinicio, troppo spesso, lo «punisca» lasciandolo fuori. La cronaca è scarna. Ma la partita è abbastanza interessante.
L'inizio è della Lazio che con un'azione di Agostinelli e testa di Garlaschelli impegna severamente Galli in una difficile parata a terra. Risponde la Fiorentina ed ottiene subito un calcio d'angolo, e poco dopo Orlandini su corner battuto da Antognoni, chiama in causa Garella. Il gol non concesso a Garlaschelli avviene all'11', poi la partita ristagna. Nasce qualche tafferuglio, e Panzino ammonisce a destra e a manca. Alla fine i «cattivi» sono sette: Della Martira, Cordova, Prati, Ghedin, Pighin, Lopez ed Antognoni. Il gioco diventa più equilibrato. Tenta il gol anche Wilson, ma Galli risponde da campione. Mazzone cambia Gola con Braglia. Non muta la situazione. Anzi la Lazio attacca ora di più, ed al 74' colpisce un palo con Giordano subentrato a Clerici. All'86' il rigore. Agostinelli in un momento di vena manda al centro un pallone che Giordano cerca di controllare. Il laziale è davanti a Della Martira che cerca di trattenerlo. Lo ferma abbracciandolo e Giordano cade. Panzino è a pochi passi e decreta il rigore. Giordano realizza. E' la vittoria per la Lazio, è il dramma per la Fiorentina. La gente ammutolisce. Nessuno ha il coraggio di protestare. Sono momenti tristi per i toscani. Lenzini alla fine si rivolge ai suoi giocatori. Ha il fiatone per l'emozione del successo e per il dispetto dello sciopero di venerdì quando i giocatori non partirono da Roma per Firenze. Dice: «Non crediate che questa vittoria cancelli il vostro gesto di protesta. Domani ne riparleremo». E' una minaccia. Ma l'uno a zero di oggi potrebbe chiudere l'episodio.
Fonte: La Stampa