Sabato 28 gennaio 2017 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Chievo VR 0-1

Da LazioWiki.

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28 gennaio 2017 - Roma, Stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXII giornata - inizio ore 18.00


LAZIO: Strakosha, Basta (83' Lombardi), de Vrij, Hoedt, Radu (75' Luis Alberto), Parolo, Biglia, Milinkovic Savic, Felipe Anderson, Djordjevic (75' Rossi), Lulic. A disposizione: Vargic, Patric, Wallace, Bastos, Lukaku, Leitner, Murgia, Kishna. Allenatore: S. Inzaghi.

CHIEVO: Sorrentino, Cacciatore, Gamberini, Spolli (78' Dainelli), Gobbi, Bastien (80' Rigoni), Radovanovic, Hetemaj, De Guzman (64' Izco), Birsa, Inglese. A disposizione: Seculin, Bressan, Sardo, Depaoli, Kiyine, Ngissah, Vignato. Allenatore: Maran.

Arbitro: Sig. Fabbri (Ravenna) - Assistenti Sigg. Ranghetti e De Meo - Quarto uomo Sig. Tasso - Assistenti d'area Sigg. Irrati e Rapuano.

Marcatori: 90' Inglese.

Note: osservato un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime della slavina che ha colpito e distrutto l'Hotel Rigopiano di Farindola (PE) e dell’incidente occorso ai soccorritori dell'elicottero del 118 a Campo Felice (AQ). Ammonito al 30' Milinkovic e al 90' Cacciatore per proteste, al 70' Izco, all'85' Lulic per gioco falloso. Angoli 10-3. Recuperi: 0' p.t., 5' s.t.


Spettatori: 10.000 circa.


I giocatori biancocelesti nel minuto di raccoglimento
Un'altra immagine dei giocatori laziali
Senad Lulic
Foto Bartoletti
Sergej Milinkovic-Savic
Foto Bartoletti
Una fase di gioco
Foto Bartoletti
Lucas Biglia
Foto Bartoletti
Stefan de Vrij svetta di testa
Foto LaPresse
Caccia al pallone
Foto Fotonotizia
Felipe Anderson al tiro
Foto Bartoletti
La rete clivense
Foto Bartoletti
Rossi, Murgia e Lombardi in panchina
Un'altra immagine della formazione

I calciatori convocati per la partita odierna

La Gazzetta dello Sport titola: "Il Chievo parla Inglese al 90’. La Lazio non capisce, è beffa. L’attaccante, all’ultimo respiro, regala la vittoria a Maran dopo 4 k.o. I biancocelesti non sfondano e si sbilanciano: seconda sconfitta di fila".

Continua la "rosea": La maledizione Chievo si abbatte ancora sulla La­zio. Cambiano i giocatori, cambiano gli allenatori, ma il copione è sempre lo stesso: l’Olimpico laziale è terra di conquista per la squadra veronese. Con quella di ieri sono 5 le vittorie sul campo dei biancocelesti in 15 confronti, con 7 pareggi e 3 sole sconfitte. Un feeling più forte di qualsiasi avversità. Delle assenze (Maran deve fare a meno di 5 giocatori tra squalificati e infortunati), di uno stato di forma precario (Chievo reduce da 4 sconfitte) e di una Lazio che per 80’ la rinchiude nella sua metà campo senza però cavare un ragno dal buco. Sì, per i biancocelesti parlare di maledizione non è esagerato. Inzaghi resta a secco al termine di una partita largamente dominata, con tante occasioni create e il torto (quindi non è solo maledizione) di non capitalizzarle. Si fanno sentire le assenze dei migliori marcatori: Immobile e Keita, pronto al rientro dopo l’eliminazione del Senegal. Soprattutto perché Djordjevic si conferma il lontano parente della sua migliore versione.

Toccherebbe ai centrocampisti rimediare, ma Parolo, Milinkovic e Anderson (inutilmente ispirato) trovano sulla loro strada un Sorrentino gigantesco. E così per la Lazio si ripete la storia in maniera sinistra. Con Petkovic 4 anni fa (era il 26 gennaio...) stessa partita e stesso risultato (gol­-vittoria di Paloschi), con una Lazio che – dopo quello scivolone – iniziò una discesa che la portò dal 2° al 7° posto. A Inzaghi il compito di evitare che si replichi identica parabola. E al di là delle occasioni sciupate (la Lazio reclama pure un paio di rigori) è innegabile che qualcosa si stia inceppando nei meccanismi. Forse anche perché ora gli avversari la conoscono e sanno come fronteggiarla. Maran docet. Il tecnico clivense fa di necessità virtù e trasforma un oggettivo svantaggio (le tante assenze) in una molla per chiedere ed ottenere dai suoi una prova di sacrificio totale. Ancora più marcata da quando dopo la mezz’ora trasforma il 4­-3­-1­-2 iniziale in un abbottonato 4­-5­-1. Quasi si scusa alla fine l’allenatore per come ha vinto. Perdonato.

Anche perché, con la squadra al completo, non disdegna mai di proporre gioco. E poi certe vittorie sono belle proprio perché conquistate con l’istinto del killer. Maran e i suoi, dopo 80’ di pura resistenza, capiscono che – con la Lazio scriteriatamente sbilanciata da Inzaghi – si può osare. E lo fanno proprio sul versante destro, dove il tecnico della Lazio piazza l’ennesimo attaccante, Lombardi, a fare il terzino per lanciare l’assalto finale. È lì che nasce l’azione del gol di Inglese. Un premio alla tenacia della squadra e dello stesso attaccante. Che, pur fiaccato dall’influenza, resta in campo fino alla fine. Per realizzare il delitto perfetto.


Il Corriere dello Sport titola: "Senza Immobile non si vola. Il Chievo batte la Lazio al 90’. Ko ingiusto, ma la conferma che servono rinforzi in attacco".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: E’ finita malissimo, la Lazio fischiata da mezza Curva Nord, Biglia quasi raggiunto al rientro negli spogliatoi (protetto solo da una vetrata della Monte Mario) da un contestatore solitario, a sua volta poi colpito in tribuna autorità da Tounkara, uno dei fuori rosa di Lotito, che invece di tornare sul mercato per rinforzare il suo attacco ha festeggiato il Capodanno cinese nel deserto dell’Olimpico. Ha vinto il Chievo con un gol in contropiede e al novantesimo di Inglese. E’ italiano e ci starebbe benissimo come vice Immobile, invece sostituiva Meggiorini e Pellissier: il suo guizzo ha permesso a Maran di interrompere una serie di quattro sconfitte consecutive. Nell’azione decisiva della partita Lulic teneva in gioco Gobbi, sfuggito al controllo di Lombardi, De Vrij e Hoedt. La Lazio era tutta sbilanciata in avanti, era rimasta solo con due difensori e senza più una logica alla ricerca di un gol che non sarebbe mai arrivato. Dopo la brutta prestazione allo Juventus Stadium, è la seconda sconfitta consecutiva.

Si rischia una caduta verticale, come aveva denunciato Lulic avvertendo segnali di scollamento all’interno dello spogliatoio e forse di cedimento fisico. E’ come se la Lazio avesse già dato tutto. Così arrivare in Europa e tenere il passo nel girone di ritorno diventerà un’impresa ai confini dell’impossibile. Inzaghi ha fatto quel che poteva, non erano mai mancati Immobile e Keita nella stessa partita e ieri si è visto: 25 tiri in porta (solo 8 nello specchio) e 30 cross senza riuscire a segnare. Chi pensava che tardassero i cambi ha avuto la risposta del campo nell’ultimo quarto d’ora: con Luis Alberto, Alessandro Rossi e Lombardi al posto di Radu, Djordjevic e Basta la situazione è peggiorata, invece di migliorare. Salviamo i due ragazzi. Difficile entrare e risolvere una partita di questo tipo. Molto meno lo spagnolo, pagato 5 milioni per sostituire Candreva. Questa sconfitta potrebbe avere forse solo un effetto positivo: spingere Lotito ad acquistare uno o due attaccanti per aiutare Inzaghi. La Lazio avrebbe meritato almeno il pareggio, questo risultato suona come una beffa, ma non cambiano il senso e l’analisi: l’organico è povero di ricambi, non si può tenere il quarto posto con 13-14 giocatori. Tutto il meglio la Lazio lo ha costruito nel primo tempo sprecando sei-sette occasioni da gol. Maran non aveva Pellissier, Castro e Meggiorini, ha piazzato De Guzman su Biglia e Birsa in appoggio a Inglese, ma il Chievo era tutto dietro. Inzaghi ha chiesto a Parolo di avanzare il proprio raggio d’azione. Cercava di portare più uomini in area per aiutare Djordjevic.

Il serbo ha lavorato in avvio dei buoni palloni, si è prodigato, ma non è mai riuscito a liberarsi per il tiro e alla lunga si è spento. Un centravanti non può non concludere mai in ottanta minuti. Il ritmo non era alto, la Lazio premeva. Sorrentino per due volte è arrivato sui colpi di testa di Parolo, si è opposto al sinistro di Milinkovic e ha respinto il destro ravvicinato ma centrale di Felipe Anderson. Il brasiliano, dopo un recupero palla, ne aveva saltati cinque in slalom e si era presentato solo nell’area del Chievo, ma non è riuscito a finalizzare un assolo da urlo. La Lazio attaccava bene sulla fascia destra, era meno incisiva sul versante opposto nonostante il movimento di Lulic, terzo attaccante. Per il Chievo solo contenimento, il primo e unico tiro a un sospiro dall’intervallo di De Guzman dalla distanza. Dopo l’intervallo la Lazio ha continuato ad attaccare senza cambio di passo e pericolosità negli ultimi trenta metri. Era un lento e costante tentativo di aggiramento. Sorrentino in spaccata si è esaltato sul diagonale di Parolo, poi ha respinto il tiro di Lulic e Felipe, da buona posizione, ha messo fuori.

L’assalto era caotico, confuso, senza soluzioni. I tre cambi, togliendo i due terzini, hanno finito per squilibrare la Lazio. Inzaghi, nel tentativo di vincere, ha rischiato e ha pagato al novantesimo. Le fasce non erano protette. Gobbi ha triangolato con Birsa, De Vrij e Hoedt erano in ritardo, Lulic teneva in gioco Inglese, Strakosha non è riuscito a respingere. Quel gol ha scatenato l’isteria e la bruttissima serata dell’Olimpico.


Il Messaggero titola: "Lazio, lezione di Inglese. Un gol del centravanti al 90’ regala la vittoria al Chievo e condanna i biancocelesti ad una sconfitta immeritata. Senza Immobile la squadra di Inzaghi non sfonda il muro dei veneti: determinanti le parate di Sorrentino".

Prosegue il quotidiano romano: Lo sguardo di Inzaghi, mentre il tiro di Inglese si adagia nella porta della Lazio, dice tutto. Una lezione. Dopo il tonfo dello Stadium arriva anche lo scivolone dell’Olimpico. Uno a zero per il Chievo. I biancocelesti buttano via una gara che si vinceva da sola. Eh sì, perché il Chievo per 89 minuti non è praticamente mai entrato nell’area biancoceleste, al contrario di Biglia e compagni che di occasioni per chiudere il match ne hanno avute almeno una ventina. Ma il problema di questa squadra è sempre lo stesso: poco carattere e zero cinismo. E così finisce che il Chievo si ritrovi con tre punti praticamente insperati. I cori contro giocatori e società si levano forti da parte della curva laziale che urla di rabbia. Con un tifoso (in Monte Mario) che perde la testa e prima insulta Biglia (che a sua volta tenta di reagire e viene fermato dagli inservienti) e forse lo colpisce anche con uno sputo, e poi arriva alle mani con Tounkara. Chiusura pessima di un pomeriggio da dimenticare in fretta, per evitare che il ko (il secondo consecutivo) rischi di compromettere il bel cammino fatto finora.

L’allarme lanciato da Lulic in settimana non era certo casuale. Qualcosa si è inceppato e ieri si è visto. La Lazio ha giocato, corso, lottato ma non ha segnato e alla fine è stata sconfitta da un Chievo schierato con undici uomini dietro la linea della palla e con un Sorrentino in serata di grazia. Eppure sembrava che la strigliata fosse stata recepita forte e chiara. I biancocelesti sono partiti subito forti mettendo alle corde il Chievo venuto a Roma per incassare. Si è rivisto il bel gioco d’inizio stagione e soprattutto la voglia. Ma il carattere quello ancora non c’è. È’ il vero tallone d’Achille di questa squadra. E soprattutto se mancano dei titolari, Keita e Immobile, la panchina fa fatica a sostituirli. Eppure, come detto, i gialloblù non sono stati mai pericolosi. O meglio, dalle parti di Strakosha non si sono mai fatti vedere. La giornata, iniziata in relax, per il giovane portiere, che ieri sostituiva Marchetti che ha dato forfait all’ultimo a causa dell’influenza, è però finita nel peggiore dei modi. Ieri la Lazio ha corso, lo ha fatto tanto, ma nel calcio se non segni non vinci mai. Lulic ha dato l’esempio dal primo minuto. Il bosniaco, schierato nei tre davanti, è stato una spina nel fianco della difesa del Chievo. Fondamentale per aprire gli spazi ma non si è risparmiato neanche in fase di copertura, per quel poco che è servito. Peccato solo che i biancocelesti lì davanti non ne abbiano azzeccata una.

Felipe Anderson, ripreso anche da Inzaghi nello spogliatoio di Torino e oggetto della "bacchettata" di Lulic in settimana, ieri è apparso più volenteroso. Sulla corsia di destra, libero da compiti difensivi, è stato un piacere per gli occhi. Dribbling, finte e un quantitativo infinito di palloni messi in area. Purtroppo lì davanti non c’era Immobile ma un Djordjevic a dir poco macchinoso. Filip, stretto tra Spolli e Gamberini (non certo Chiellini e Bonucci, senza nulla togliere) ha fatto una fatica enorme a liberarsi e a trovare lo spazio per il tiro. È pur vero che quando gli sono stati serviti palloni al bacio, lui, è sempre arrivato tardi. È la dura legge del gol, fai un gran bel gioco però se non segni gli altri vincono. La canzone degli 883 sembra cucita addosso a questa Lazio che continua a peccare di carattere. Queste sono le gare che vanno vinte se vuoi provare ad inseguire la Champions. Un sogno, forse, compromesso. Servirà un bagno d’umiltà più lungo, per molti. E soprattutto ritrovare la serenità. Quella persa da Tounkara in tribuna, il giovane biancoceleste corso in aiuto di Biglia, insultato da un tifoso mentre rientrava negli spogliatoi. Il diverbio è degenerato con lo stesso Tounkara che ha sferrato un pugno al tifoso. Necessario l’intervento della polizia. Un pomeriggio decisamente buio per la Lazio.


Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Si parte dalla fine e dall’indegna gazzarra in Monte Mario. Simone Inzaghi cerca di proteggere la Lazio e il suo capitano, che proprio in queste ore dovrebbe firmare il rinnovo del contratto se non ci saranno ripensamenti. "Sono cose spiacevoli e che non dovrebbero succedere. Biglia è il nostro capitano, soffre e non è felice, ha giocato una bella partita, deve esserne orgoglioso, perché è stato uno dei migliori". Durissima perdere così. "Questo è il calcio, spietato, non fa sconti. Ho contato 25 tiri e una quindicina di occasioni, non fai gol e lo prendi al novantesimo alla prima occasione del Chievo. Dopo Torino ero rammaricato perché non avevamo giocato, ora mi dispiace per i ragazzi. Meritavano di vincere, avevamo preparato un’ottima partita, credo abbiano giocato un buon calcio, forse dovevamo essere più cattivi in zona gol. Sorrentino ha parato tutto. Sono responsabile del gruppo, adesso dovrò essere bravo a risollevare la Lazio" ha sospirato Simone, capendo la delicatezza del momento. A posteriori forse la Lazio si sarebbe potuta accontentare del pareggio. L’ultimo cambio, Lombardi per Basta, ha finito per squilibrare la Lazio.

Inzaghi lo ha ammesso, ma se l’era giocata con coraggio. Le stava provando tutte per vincere. "Non ci stavo a pareggiarla, con lo 0-0 avremmo fatto un punto, ma abbiamo provato a mettere due attaccanti, con Lombardi e Lulic volevo più spinta, mi dispiace aver perso una partita del genere. Era destino non far gol e perderla. Pensavo di aver visto di tutto l’anno scorso con la Samp, questa è stata una sconfitta ancora più clamorosa". Sul tema sostituzioni ha aggiunto. "Abbiamo alzato ancora di più il baricentro, loro giocavano solo con Inglese davanti, Hoedt e De Vrij lo stavano marcando bene, Lulic tante volte ha fatto il terzino, a destra si dovevano scambiare Lombardi e Felipe. Avremmo perso ugualmente. Il gol è stato preso centralmente, rifarei gli stessi cambi. Più che altro spererei di non rivedere tante occasioni da gol senza segnare. Questa sarà una lezione per tutti". Era il primo bivio della stagione, ora sarà ancora più dura resistere e rialzarsi. L’Inter si è già impossessata del quarto posto, oggi possono rifarsi sotto Milan, Atalanta e Fiorentina. "Ho fatto i complimenti ai ragazzi, dobbiamo alzare la testa e guardare in alto. Dispiace per noi e per i tifosi. Mettiamoci alle spalle la sconfitta, non sarà semplice. Martedì abbiamo l’Inter, dobbiamo prepararci nel migliore dei modi". Chissà se Lotito approfitterà delle ultime ore di mercato per acquistare un attaccante. "Dopo una partita del genere non va bene trovare un alibi parlando di mercato e dell’arbitro, c’erano anche dei rigori per noi. Con un minimo di giustizia avremmo vinto 3-0 e non parleremmo di arbitri o mercato. Ora io dico: se la squadra conserverà questo spirito non ne perderemo molte altre di partite".

Dopo la scena muta allo Juventus Stadium segnali di Felipe. "Ha dato tutto, si è impegnato. Si è trovato contro un Sorrentino insuperabile. Ha giocato una buona partita, poteva fare gol". Voleva ripartire, Inzaghi, invece è arrivata una mazzata ancora più pesante. "Già da domani sarà mio compito di mettere da parte la sconfitta. Dispiace perché era una partita importante, l’avevamo preparata bene, peccato". Simone ha cercato di mantenere il suo proverbiale ottimismo. "Giocando così ne perderemo poche, ci servirà da lezione. Negli spogliatoi ho detto ai miei ragazzi di alzare la testa e di essere orgogliosi della prestazione. Con un pizzico di cattiveria e di fortuna in più avremmo vinto. Cercheremo di preparare bene la partita di San Siro, il calcio è fatto di episodi e la prossima volta gireranno per noi".



La rete-vittoria del Chievo



La formazione biancoceleste:
Strakosha, Lulic, de Vrij, Djordjevic, Hoedt, Milinkovic-Savic;
Basta, Parolo, Felipe Anderson, Biglia, Radu





► Per questa partita il tecnico biancoceleste Simone Inzaghi ha convocato i seguenti calciatori:



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