Sabato 26 febbraio 2000 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Udinese 2-1
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26 febbraio 2000 - 2.884 - Campionato di Serie A 1999/00 - XXIII giornata
LAZIO: Marchegiani, Negro, Nesta (69' Couto), Mihajlovic, Pancaro, Conceição, Stankovic (69' Simeone), Veron, Nedved, Salas, Ravanelli (77' Mancini). A disposizione: Ballotta, Gottardi, Lombardo, S.Inzaghi. Allenatore: Eriksson.
UDINESE: Turci, Bertotto, Sottil, Gargo, Alberto (48' Locatelli), Jorgensen, Giannichedda (66' Appiah), Fiore (64' Van der Vegt), T.Manfredini, Sosa, Muzzi. A disposizione: De Sanctis, Zamboni, Warley, Margiotta. Allenatore: De Canio.
Arbitro: Sig. Castellani (Verona) - Guardalinee Sigg. Albanese e Gini - Quarto uomo Sig. Raiola.
Marcatori: 18' Negro, 47' Salas, 90' Locatelli.
Note: cielo parzialmente coperto, terreno in discrete condizioni. Ammonito Alberto per gioco falloso. Angoli: 8-3 per la Lazio. Recuperi: 2' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 42.209 di cui 36.757 abbonati per un incasso di £.1.330.965.984.
Ridimensionata in classifica, la Lazio affronta l'Udinese con voglia di rivalsa. E fin dall'inizio si capisce che è la giornata di Veron che si rivela subito in gran vena. Al 6' Ravanelli rimane a terra per una testata in uno scontro aereo con Manfredini che gli procura un taglio al sopracciglio destro. L'attaccante comunque si fa medicare e stoicamente rientra in campo per dare battaglia. Al 18' arriva il vantaggio biancazzurro grazie ad un lancio lungo di Veron che libera Ravanelli sulla fascia. L'attaccante perugino si libera della marcatura di Gargo e passa la sfera a Negro che tira un diagonale preciso e potente che s'insacca in rete. I friulani arrancano e soltanto Muzzi prova ad impensierire Marchegiani con un tiro di poche pretese. La ripresa inizia subito con il raddoppio dei biancazzurri grazie a Salas che, imbeccato da Veron, scatta sul filo del fuorigioco, evita l'uscita di Turci e realizza. La Lazio ora rallenta i ritmi e l'Udinese la schiaccia a centrocampo senza però grossi pericoli. Solo nel tempo di recupero la rete di Locatelli dà qualche speranza ai friulani, ma la partita finisce con la vittoria dei biancazzurri per 2-1. La classifica vede la Juventus prima con 50 punti, seguita dalla Lazio e dal Milan a 45, l'Inter a 43 mentre si stacca la Roma.
La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio si beve una tisana. Negro e Salas rimettono il gruppo in carreggiata, l'Udinese si sveglia quando entra Locatelli ma è troppo tardi. Squadra ospite remissiva per oltre un'ora, poi De Canio scongela Locatelli, tenuto forse in panchina in vista della sfida di coppa Uefa, e il risultato torna in discussione".
Continua la "rosea": Più che di un brodino si tratta di una tisana. Ha sempre a che fare con la convalescenza, ma il suo uso rappresenta uno stato più evoluto, più al passo coi tempi. È questa la Lazio che batte 2-1 l'Udinese per quasi un'ora più remissiva degli ultimi tempi. Poi i biancocelesti, portatisi con merito e con il controllo assoluto del match sul 2-0 con le reti di Negro e Salas, tirano fin troppo i remi in barca e De Canio si decide a far entrare Locatelli, tenuto fuori fin lì, forse con la malintesa intenzione di preservarlo per Praga. Comincia un'altra partita fatta di squadre allungate, di occasioni di qua e di là, di rischi, eccessivi rischi, sotto la porta di Marchegiani. Il gol, manco a dirlo di Locatelli, arriva abbastanza tardi per far sì che l'ipotesi di un beffardo (e catastrofico) pareggio non si materializzi, ma è sufficiente a tenere desti i dubbi sulla tenuta e sulla reale consistenza attuale della squadra di Eriksson. Le note liete della Lazio si riassumono nel recupero di Veron e nella riconferma dell'importanza di Ravanelli, che peraltro in Europa non ci sarà causa precedente partecipazione col Marsiglia. L'uno anima, l'altro cuore di una squadra che non ha ancora ritrovato il ritmo e le distanze giuste. Veron è ieri tornato ad essere dopo un paio di oscurissimi mesi il vero faro e per quanto ci riguarda ha figurato quale migliore in campo. Confessiamolo: quel centrocampo che faceva contemporaneamente a meno di Sensini e Almeyda (infortunati) e Simeone (in panca) ci aveva lasciato perplessi, consideravamo un rischio la coppia centrale Stankovic-Veron nel giorno dei due esterni (Conceiçao e Nedved) più offensivi. Invece Eriksson ha riproposto il Veron molto arretrato, quasi centromediano metodista, che s'era visto talvolta ad inizio stagione e la risposta dell'argentino è stata assai positiva.
Condizione in parte ritrovata (anche se il calo della seconda metà della ripresa è stato verticale), lanci millimetrici: non a caso i due gol-partita nascono proprio dal suo piede destro. Il primo, un lancio di sessanta metri che Ravanelli ha addomesticato con grinta prima ancora che con perizia, trasformandolo in un assist per Negro, che si è così fatto perdonare la corbelleria del rigore col Milan. Il secondo, un pallone rubato a metà campo e servito subito con felice intuizione a Salas, così da consentirgli la rete in contropiede dopo avere elegantemente scartato Turci. Quanto a Ravanelli, ha la fame di un ragazzino, altro che 33 anni. S'è spaccato la testa in un terrificante quanto fortuito scontro aereo con Manfredini dopo appena 5', ma piazzato un cerottone sulla fronte sanguinante ha ripreso a giocare e a far dannare Bertotto come niente fosse, ben oltre la decisiva partecipazione al gol che dopo diciotto minuti ha sbloccato la partita. Era appena iniziata la ripresa quando Salas ha raddoppiato e fin lì in campo, pur senza incantare, c'era stata solo la Lazio. De Canio aveva avuto una buona intuizione nel piazzare Sosa di fatto in marcatura su Mihajlovic al rientro dopo la gomitata di Torino a Ferrante e infatti dal piede di Sinisa sono partiti solo i calci d'angolo. Assai meno condivisibile la decisione conservativa del tecnico di tenersi Locatelli in panchina privilegiando un centrocampo a cinque, nel quale Jorgensen, quale teorico uomo in più, avrebbe dovuto provocare l'effetto sorpresa. Progetto naufragato per la scarsa vena del danese, con l'aggravante che il Muzzi (bravissimo nella ripresa) chiamato a sdoppiarsi quale esterno sulle corsie di Pancaro e Negro avrebbe finito col lasciare troppo spesso quest'ultimo libero di avanzare indisturbato. Da cui l'emblematico 1-0. De Canio ha fatto entrare Locatelli un minuto dopo la rete di Salas.
E' chiaro che a quel punto si sono incrociate due strade psicologiche assai diverse. Per la Lazio la partita era finita e c'era da pensare solo al Feyenoord. Per Locatelli, azzurro ma non abbastanza da meritare un posto da titolare, c'era da mostrare qualcosa. La trasformazione dell'Udinese, nella quale a proposito della cattiva influenza di Zoff non ha brillato Fiore, è stata inversamente proporzionale a quella della Lazio, specie dopo che Conceiçao, per il resto assai efficace, si è pappato il più facile dei 3-0 su assist di Salas. De Canio ha completato la rivoluzione del centrocampo togliendo Fiore e Giannichedda e inserendo Van der Vegt e Appiah. Eriksson ha preso atto che la Lazio non c'era più e ha puntato su Simeone per Stankovic per tarpare (invano) Locatelli, ma ha anche rischiato togliendo Nesta per Couto. A quel punto Marchegiani ha avuto quel daffare che prima aveva riguardato solo Turci. Buon per il portiere della Lazio che il gran tiro-gol di Appiah a dieci minuti dal termine abbia trovato ben tre giocatori dell'Udinese in chiara posizione di fuorigioco, decisiva quella di Muzzi che forse ha pure toccato il pallone. Quando Locatelli ha invece ribadito in porta un suo precedente tiro respinto, i novanta erano appena scaduti e non ci sarebbe stato più tempo per provocare ulteriori sconquassi. Per la Lazio ce ne è abbastanza per trascorrere una buona domenica tifando Roma e Cagliari, ma se Eriksson ha detto la verità ("L'ultima mezz'ora? La squadra era molto stanca"), guardando al calendario c'è da preoccuparsi. Quanto all'Udinese, qualcosa ci dice che martedì a Praga Locatelli giocherà dal primo minuto.