Mercoledì 19 ottobre 2016: la S.S. Lazio Calcio visita Amatrice

Da LazioWiki.

La S.S. Lazio in visita ad Amatrice colpita dal sisma del 24 agosto 2016. Le immagini dell'evento
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La S.S. Lazio Calcio in data 19 ottobre 2016 si reca in visita nella cittadina di Amatrice (RI) duramente colpita unitamente ad Accumoli (RI) e Arquata del Tronto (AP) dal sisma avvenuto nella notte del 24 agosto 2016. Qui appresso LazioWiki riporta il racconto dell'evento attraverso gli articoli e le immagini tratte dagli organi di stampa.


Dal Corriere dello Sport del 20 ottobre 2016:

Il terremoto di magnitudo 6.0, che fece tremare gran parte del Centro Italia, avvenne alle 3.36 della notte tra il 23 e il 24 agosto, con epicentro situato lungo la Valle del Tronto, tra i comuni di Amatrice, Accumoli (in provincia di Rieti) e Arquata del Tronto (in provincia di Ascoli Piceno). Il bilancio dei morti è salito fino a 298: è stata proprio Amatrice a registrare il più alto numero di vittime, ben 236. Tristemente famosi i luoghi simbolo devastati dal sisma, tra cui la scuola "Romolo Capranica", l'Hotel "Roma" e tutto il corso principale del piccolo centro reatino, ridotto a un cumulo di macerie. A poche ore dal sisma, il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi disse: "Il mio paese non c'è più". In totale, i feriti arrivarono a 388 e furono più di 2900 gli sfollati. I Vigili del Fuoco riuscirono a estrarre dalle macerie quasi 250 persone. Immediatamente scattò la campagna di solidarietà in aiuto delle popolazioni colpite, con la raccolta fondi e l'allestimento delle tendopoli, oltre alle visite delle massime autorità dello Stato e a quella di Papa Francesco, avvenuta lo scorso 4 ottobre.


"La visita. "Amatrice risorgerà". Lotito: "Siamo venuti qui per un messaggio di fiducia, questa gente ha bisogno di certezze per il futuro". Qualche ora tra le macerie del terremoto: il bel gesto della Lazio per la gente della comunità reatina".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: Dolore e ricordi sono sospesi tra macerie, detriti, edifici pericolanti. Le rovine di Amatrice, quando le guardi da vicino, ti strappano il cuore e ti tolgono il respiro. Una cartolina spezzata. Non ci sono più lacrime, solo polvere e calcinacci. Più i caschi dei vigili del fuoco e l'occhio lungo dei militari a sorvegliare la zona rossa. Si può entrare solo accompagnati, a turno, tre o quattro alla volta, non di più, perché il peso e il movimento possono provocare cedimenti. Domenica c'è stata una nuova scossa: magnitudo 4. Orizzonte spettrale, fatto di palazzi sventrati e sfigurati, sembra un bombardamento di guerra, è stato un terremoto. Corso Umberto non è più una strada ma un fiume di pietre, si vedono bene la Torre Civica e l'orologio, inchiodato alle 3,36 della notte del 24 agosto. Aspetta solo l'attimo giusto per ricominciare a muovere le sue lancette, perché questa terra è ferita e sconvolta, ma non sconfitta. Ieri mattina l'ultimo sopralluogo del G.T.S. e degli ingegneri della Protezione Civile. Hanno cominciato a studiare in che tempi portare via le macerie, stabiliranno quali sono gli edifici da demolire e quali si potrebbero forse ricostruire. Il primo passo entro un mese: mettere in sicurezza la Torre Civica (risale al 1545). Non è crollata, ma è stato rilevato un dislocamento del campanile, verrà realizzato un ponteggio controllato per proteggerla e lavorare senza rischi sul simbolo di Amatrice.

Sono quasi le tre del pomeriggio quando la Lazio, dopo la foto ufficiale e l'incontro con i bambini della scuola nata al Campo Trentino, si affaccia sul perimetro della zona rossa. Marchetti e Radu, Immobile e Lulic, Hoedt, de Vrij e tutti gli altri sono attoniti di fronte al tremendo spettacolo che si apre davanti agli occhi. Claudio Lotito si è tolto la giacca e ha indossato la felpa di Amatrice che gli è stata appena regalata dal sindaco Sergio Pirozzi. Guarda la Chiesa di Sant'Agostino. Qui da piccolo correva per le strade e faceva il chierichetto. "Lo vedi il leone? Erano due. Uno è caduto, l'altro no. Da piccolo mi ci mettevano sopra a cavacecio". Sorride e, per un attimo, si emoziona. Voce incrinata. Sotto braccio porta un suo vecchio amico d'infanzia, Giacomo Perilli. Abitava a pochi metri di distanza, ha perso due sorelle per il terremoto, lui e la moglie si sono salvati. Racconta. "Da piccolo giocavo a pallone con Claudio. Vincemmo il torneo delle frazioni. Io terzino, lui in porta. Faceva anche il capitano. Era un organizzatore. Cosa ricordo? Protestava sempre con gli arbitri". Lotito lo abbraccia. Ricordano, tornano indietro con la memoria, come se in quel momento volessero cancellare quanto è successo. Lotito riprende a raccontare. "Ero uno del paese, della comunità di Amatrice, che venne nei tempi antichi elevata a rango di città. Si chiamava Città dell'Amatrice, non tutti lo sanno, era stata dimora anche di Ferdinando II durante la dominazione borbonica. Gente laboriosa, dedita all'agricoltura e all'allevamento. Tutti in paese avevano un soprannome. Io ero il nipote di Enrichetto". Enrico, suo nonno, stesso nome dato al figlio. Il papà della signora Maria Rosaria, ovvero la mamma del presidente della Lazio. Abitavano davanti alla Chiesa di Sant'Agostino. Qui il giovane Claudio passava le sue estati spensierate. "Ti ricordi Prospero? E Palaferri, il maniscalco? Passavo lì pomeriggi interi a vedere come ferrava i cavalli".

Vorrebbe entrare nella vecchia casa del nonno, l'unica rimasta su, i vigili lo fermano. E allora si incammina, con il suo amico Giacomo, verso Corso Umberto. Riappare dopo una ventina di minuti. "Perché sono qui e perché è venuta la Lazio? Per portare un messaggio di fiducia attraverso il calcio e lo sport. La gente ha perso tutto. Bisogna aiutarla a ritrovare la certezza di un futuro. Ho sensibilizzato Lega e Federazione, sono tante le iniziative di solidarietà, stiamo facendo il possibile. L'aspetto materiale alla lunga si risolverà. Mi preoccupa quello psicologico. Dovremo stare accanto a questa gente nei prossimi mesi. Provo un dolore infinito, ma sono convinto che questa comunità terrà duro e si rialzerà. Qui hanno perso affetti, casa, lavoro, attività. Conoscevo tutti, uno per uno. Sono scomparsi tanti amici, è sconvolgente come non sia più rimasto niente nel giro di un'ora e mezzo. Ora deve prevalere il senso dell'appartenenza, dovranno sopravvivere ricordi e memoria. Ha ragione il sindaco, Amatrice non perderà la propria identità. E' come un anziano che non vuole andare in una casa di riposo per quanto sia confortevole. A casa ci sono le proprie cose, qui su questa terra Amatrice dovrà risorgere e tornare a vivere". Inzaghi e il suo vice Farris sono a pochi metri di distanza. Simone è voluto arrivare davanti all'hotel Roma. "Ero stato qui quando allenavo gli Allievi della Lazio per il torneo di Amatrice. E poi avevo accompagnato a giocare anche mio figlio Lorenzo che aveva dormito all'hotel Roma. E' terribile vedere questa tragedia. Venendo qui abbiamo fatto solo una piccola cosa per quei bambini che sorridevano ma hanno perso tanto. Sono contento se con così poco siamo riusciti a farli felici per qualche ora. Puoi vedere le immagini al telegiornale, ma solo quando sei qui riesci a renderti conto. A volte nel calcio e nel lavoro ci si prende troppo sul serio. Una passeggiata ad Amatrice fa capire il senso della vita e farebbe bene a tanti. Bisogna toccare con mano per capire cosa è successo e quali difficoltà dovranno ancora affrontare".


E' stata scelta una cava di Posta, paese a una ventina di chilometri da Amatrice, sulla Salaria, per depositare le macerie che verranno spazzate via dalle ruspe. Quando il paese sarà stato messo in sicurezza, tra qualche mese, verrà data possibilità ai cittadini di riavvicinarsi alle proprie case e se possibile recuperare ricordi o quanto è rimasto. Foto, giocattoli, pezzi di vita sono ancora imprigionati tra le mura sbriciolate dal sisma. Entro Pasqua il sindaco Pirozzi conta vengano consegnate le prime case provvisorie, sono già pronti i progetti, si sta procedendo con rapidità. E' anche e soprattutto all'interno della zona rossa che Amatrice intende risorgere. Un percorso lungo, non basteranno mesi, serviranno anni, ma la storia, le radici e l'identità di questo paese fiero, dignitoso e composto nel vivere la propria tragedia non andranno cancellate. Ecco il messaggio veicolato attraverso la visita della Lazio e dei suoi calciatori. Da un giorno diverso si può trovare la forza di ripartire.


Lazio a scuola che festa per i bambini! Regalati palloni e materiale scolastico.

Si chiama istituto Romolo Capranica. Si trova a Campo Trentino perché dalla Protezione Civile del Trentino è stato donato al popolo di Amatrice, tirato su in due settimane, dal 30 agosto al 14 settembre. Scuola materna, elementari e medie: 70-80 bambini. Oggi, con un giorno di ritardo perché ieri era prevista la visita della Lazio, verrà posato il tetto in legno del Liceo, quasi pronto. Un altro pre-fabbricato davanti a quello colorato, già dotato di acqua, luce e gas. Lo dovrebbero consegnare entro una settimana. Ospiterà una quarantina di ragazzi, ancora per pochi giorni costretti a ritrovarsi nella palestra del paese. Tutti ieri qui aspettavano la Lazio, anticipata di almeno un'ora dall'aquila Olimpia. Impossibile mantenere la solita attenzione durante le lezioni. Le professoresse hanno faticato a trattenere i bambini in attesa di Immobile, Parolo, Marchetti e tutti gli altri giocatori della Lazio. Il pullman si è fermato in località Bagnolo. Gli ultimi dieci chilometri per raggiungere Amatrice sono poco agevoli, una stradina pattugliata dalla polizia attraversa il bosco. Sono serviti alcuni mini-van messi a disposizione dalla Protezione Civile per accompagnare la squadra divisa in piccoli gruppi. I giocatori sono arrivati pochi minuti prima che suonasse la campanella (fissata per le 13,20). Sono entrati in tre per ogni classe. Hanno consegnato palloni, materiale tecnico e invernale (guanti, cappelli di lana, tute) e scolastico (diari e quaderni). Hanno regalato foto e soprattutto un sorriso a quei bambini, che correvano impazziti nel cortile. E hanno deciso di stanziare un fondo, raccogliendo soldi per acquistare altro materiale da inviare alla scuola di Amatrice.

Un bel gesto, nato in modo spontaneo all'interno della squadra biancoceleste dopo una giornata toccante, diversa dalle altre. La Lazio ha scelto la scuola di Amatrice come simbolo di speranza rivolta al futuro. E ha posato nel cortile per la foto ufficiale della nuova stagione. Diventerà un poster, si potrà acquistare insieme con il Corriere dello Sport-Stadio. Uscirà nelle edicole entro dieci-dodici giorni, verso la fine di ottobre. Il ricavato verrà devoluto in beneficenza. Lotito sta lavorando anche per organizzare una partita o un triangolare di calcio. Ci saranno altri eventi come ha confermato Angelo Peruzzi, club manager della Lazio. "Credo sia doveroso essere qui, anche perché siamo la squadra di calcio più vicina ad Amatrice in senso geografico e abbiamo vissuto questo dramma come l'ha vissuto tutta l'Italia. Ci tenevamo a fare qualcosa, ce l'hanno chiesto anche i calciatori. E' stato bello vedere il sorriso e come stanno reagendo i bambini, hanno una tenacia e una forza pazzesca. Con la nazionale ero stato a L'Aquila. Vedere interi palazzi venuti giù e le macchine sepolte dai detriti fa male. Tanto altro bisognerà fare nei prossimi mesi. Quando la vita viene sconvolta da un terremoto non si risolve tutto in una settimana. Ci vuole tempo". L'olandese de Vrij con poche parole ha dimostrato la propria sensibilità. "Questa è l'unica cosa che possiamo fare da squadra. E' bellissimo far sorridere i bambini, soprattutto qui dopo questo disastro". Massimiliano Farris, il vice di Inzaghi, si è emozionato. Quando giocava in serie C con la Viterbese, Pirozzi era il suo allenatore. Tenero l'abbraccio. "Sergio era il mio mister. E' un grandissimo uomo, ha dimostrato tutta la sua forza lasciando da parte il calcio per mettersi a disposizione della gente. Ci siamo abbracciati in silenzio perché non ci sono parole". Vero. Non ci sono parole. Solo lacrime, silenzio, rispetto. E tanta voglia di rinascere.


Pirozzi: Questa sfida è la mia Champions. "Allenavo il Trastevere, vinceremo anche qui".

Quando gli chiedono se può ricordare la notte del 24 agosto, si ferma. "Ho cancellato quanto appartiene al passato. Pensiamo al futuro". La ferita è profonda nell'animo. Sergio Pirozzi, il sindaco, non si affaccia ai limiti della zona rossa. Ha rimosso quegli istanti, non ne vuole più parlare e va rispettata l'intimità del suo dolore. Guarda avanti il sindaco. Riesce a trasmettere forza con il suo sguardo, è tosto. "Come sto? In piedi e faccio l'esempio del Leicester, non erano quotati e hanno vinto il titolo. Ho lasciato la mia vita, il calcio, le emozioni, ora questa sfida è la mia Champions racconta. "Guardate i Monti della Laga. Guardate che panorama. Oggi c'è il sole. E' arrivata la Lazio". E' un uomo di calcio. Un allenatore. Prima faceva il sindaco dalle 8 di mattina alle 11,30 e poi si dedicava al calcio. Faceva avanti e indietro da Roma. Dalla notte del 24 agosto la sua vita si è trasformata, non si è più staccato da Amatrice e ha messo in stand by la propria passione. Ora è un sindaco a tempo pienissimo. "Sento i ragazzi del Trastevere, so cosa fanno loro e niente altro, ci pensa Al, è il mio secondo". Si chiama Aldo Gardini. Sergio Pirozzi ha portato il Trastevere in serie D. Otto promozioni in carriera. Ha allenato Rieti, Sorianese, Ostia Mare, la Primavera dell'Ascoli portata ai quarti del torneo di Viareggio, la Viterbese. Classe '65, nato a San Benedetto, da sempre residente ad Amatrice e attivo nell'associazionismo.

"Mio padre era abruzzese e lavorava qui, dove sono cresciuto" racconta. E' al secondo mandato da sindaco. Oggi si batte per la ricostruzione e sbandiera con orgoglio i primi risultati. "Alleno una bella comunità, hanno seguito il proprio mister. Sono contento che i cittadini abbiano ascoltato i miei consigli. Dopo 53 giorni non c'è più nessuno in tenda e possiamo smontare la tendopoli, abbiamo reagito bene, è stata tirata su la scuola, ora qui vicino allestiremo l'area food con i ristoranti e gli alimentari. Entro Pasqua speriamo di avere le prime case temporanee. La Lazio ci ha portato un bel sorriso. Lotito portiere al torneo delle frazioni? Sì. Diciamo che faceva il secondo portiere. Anzi specifichiamo: era un bel pippone". E giù una risata affettuosa prima di abbracciarlo e regalargli la felpa di Amatrice. L'agenda è fittissima, la visita della Lazio ha permesso ad Amatrice di tenere i riflettori accesi sulla ripresa dopo il sisma. "Abbiamo reagito bene. Ringrazio la Lazio. E' stata la prima società di calcio a venire qui. Sono ben accette le altre se verranno. La Lazio ha portato un messaggio con una doppia valenza. Di sport e di vita. Ringrazio anche i ragazzi della Curva Nord e il mondo delle curve, pochi imbecilli non cancellano quanto di buono fanno questi ragazzi, si erano mossi con una raccolta di materiale alla fine di agosto. Allo stadio? Ora non posso muovermi da qui, più avanti si vedrà, forse a dicembre". Lo hanno invitato all'Olimpico e in Curva Nord. Tifa per il calcio e per la vita. "Non sono più tifoso. Da piccolo ero per la Juve e per il Cagliari perché Gigi Riva era il mio mito". Pirozzi e il suo popolo ora dovranno affrontare l'inverno. "Questo è stato un momento bello. Tutti sono eccitati, anche i bambini che non tifano per la Lazio. La partita più difficile sarà da qui a Pasqua. Chiedo aiuto allo sport, chiedo aiuto a tutti. Ho alleati gli psicologi. Saranno duri i prossimi mesi. Stateci vicino. Una visita, uno scambio, un calcio a un pallone, un comico. Tutto può aiutare una comunità ferita". E ancora il calcio che ritorna nei suoi pensieri. Ogni metafora della vita riporta al pallone. "Dopo una sconfitta c'è sempre una vittoria. Basta allenarsi bene e fare squadra, il mio popolo ha funzionato". Pirozzi, l'allenatore-sindaco, è un vincente.


Il Messaggero edizione di Rieti del 20 ottobre 2016 titola: "Ad Amatrice la solidarietà della Lazio. I biancocelesti in visita al paese devastato dal terremoto. Emozionato il presidente Lotito, in un tour nei suoi ricordi. Immobile, Marchetti e compagni tra le macerie della zona rossa. Incontro con studenti, tifosi e Pirozzi poi la foto ufficiale 2016/2017".

Prosegue il quotidiano romano: "Ecco la casa di mio nonno, è l'unica cosa che ha retto. È un dolore incommensurabile". Claudio Lotito tira un lungo sospiro dopo aver visitato il cuore squarciato di Amatrice e poi racconta della "sua" Amatrice. Il patron ieri era a capo della spedizione biancoceleste in visita al paese devastato dal sisma, per portare sostegno ai cittadini, agli studenti della Capranica e scattare la foto ufficiale della squadra di fronte al nuovo istituto onnicomprensivo: la foto servirà per raccogliere fondi. Una giornata emozionante sui Monti della Laga: lo si poteva leggere negli occhi dei bambini e delle ragazzine trepidanti per un selfie o per un autografo con i calciatori. C'era una giovane, neanche ventenne, con la maglia di Felipe Anderson piena di firme: era raggiante. E poi l'emozione di Alberto, tifoso attempato che non ha scordato a casa la sciarpetta: "Per me, la Lazio ad Amatrice, è un'emozione enorme. Il mio giocatore preferito? Keita". Sono questi i momenti che raccontano una giornata memorabile per amatriciani e tifosi. Con Keita, c'erano pure Immobile, Marchetti, Radu, Lulic. Tutti. Appena arrivati a bordo di diversi pulmini, sono entrati in classe, distribuendo sorrisi, strette di mano e gadget: palloni, sacche, guanti, cartoline, firme e selfie. Con loro anche l'aquila Olimpia, che tra carezze e foto non si è risparmiata per i bambini amatriciani. Simone Inzaghi si è emozionato a scuola e lo sarà di più nella zona rossa. "Abbiamo fatto poco, ma credo sia importante per tutti e per noi - dice il mister. - Bisogna toccare con mano per capire la tragedia di questo popolo".

Anche il club manager Angelo Peruzzi è turbato: "Arrivi qui e vedi i palazzi distrutti, ti fa pensare. Questa gente ha tenacia e forza. Noi cerchiamo di fare del nostro meglio". Accoglie con gioia la visita della Lazio, Sergio Pirozzi, che da bambino tifava "Cagliari, poi trascinato da papà sostenevo la Juventus, perché vinceva. Da quando alleno non tifo più". E quando gli chiedono se andrà in curva Nord, invitato dagli ultrà, dice: "Grazie alla Lazio, alla Nord e al mondo delle curve. Qualsiasi cosa si dica, pochi imbecilli non possono offuscare questi ragazzi. Ma ad oggi non posso uscire". Magari una capatina quando ci sarà il derby con la Roma (4 dicembre, ndr): "Sì, ma quando c'è il derby? Non lo so, so solo quello che fa il Trastevere". Salutati gli studenti e prima di andare a pranzo allo Scoiattolo, la Lazio ha visitato corso Umberto I, cuore della zona rossa. Immobile torna all'inizio del corso e racconta a Keita quello che ha visto: "C'era anche un Mickey Mouse a terra, mamma mia", poi chiede a un amatriciano cosa è successo quella notte, chiede dell'Hotel Roma. Con "ciruzzo", per primi in corso Umberto I sono entrati Inzaghi, Parolo, Lulic. Dopo di loro Marchetti e Radu e in fila tutti gli altri. Quando tornano sono commossi, toccati. Lo sono come lui, patron Lotito: "Qui ci trascorrevo una media di due mesi e mezzo all'anno, nell'infanzia e in gioventù - ricorda. - Conoscevo ogni posto e ogni luogo, rappresentano per me un momento piacevole. Ecco, lì, guardate quel palazzo: Amatrice era sotto il regno borbonico, ci ha abitato Federico II. E qui, davanti a questa chiesa, in cui ho fatto il chierichetto, quante volte mi sono seduto a cavalcioni su quei leoni". Lotito, con addosso la felpa di Amatrice - che solo pochi giorni prima era andata al premier Renzi - fa da cicerone ai giornalisti che lo tampinano, sfoggiando il suo sapere per nascondere una grande emozione. Più grande di quella dei suoi calciatori. Ha attraversato corso Umberto I, poi è tornato davanti alla casa del nonno. "Fermo presidente", gli hanno urlato, preoccupati. Siamo pur sempre in zona rossa. Ma lui imperterrito ha puntato verso l'Albergo Roma. Un tuffo nel passato, ma in un devastato presente da ricostruire.


La Lazio regala un sogno. Biancocelesti tra i bambini di Amatrice. Lotito commosso: "Vi aspetto all'Olimpico".

Lo sguardo dietro le finestre colora il cielo d'Amatrice: è luce che cade dagli occhi dei bambini all'arrivo della Lazio. Finalmente il sole alla scuola ricostruita dopo tanto buio, dopo il terremoto dello scorso 24 agosto. E non sarà subito sera: tutti i piccoli alunni invitati all'Olimpico a Natale o alla Befana (per la gara contro la Fiorentina o contro il Crotone). "Perché non siamo qui solo per donare un sorriso adesso", giura commosso, Lotito, inghiottito nelle carezze di gente comune. "Ma anche per garantire la certezza di un futuro". Così, fra le nuvole di una giornata d'ottobre, s'intravede subito l'arcobaleno dei blocchi dell'istituto. Solo i colori possono sfumare le macerie, aggiustare i giocattoli per strada, rianimare respiri ancora affannati, ma vivi. E stavolta i colori sono biancocelesti, grazie a un presidente davvero travolto insieme alle sue origini. Sono crollate vite, case, ad Amatrice è crollato il mondo: "Bisogna venire qui per rendersi conto di cosa sia successo davvero", bisbiglia mister Inzaghi. Quasi col singhiozzo al pensiero che uno di quegli scriccioli potesse essere suo figlio: "Anche il mio piccolo Tommaso ha dormito all'Hotel Roma", chiosa prima d'avventurarsi dentro un supermercato inagibile, in slalom fra ruspe, mattoni e vestiti strappati.

Dietro, allibiti, i suoi giocatori lo seguono ad uno ad uno col caschetto nella zona rossa. Keita non ce la fa, Cataldi scoppia a piangere a dirotto. C'è ancora tanto rumore nel silenzio e nel deserto del corso principale, nel campanile rimasto in piedi all'orizzonte di un passato raso al suolo. Tutti se lo lasciano alle spalle, capo chino. "Tristeza", cinguetta qualche brasiliano sui social, dopo la gita non proprio turistica. La seconda per il dt Peruzzi: "Con la Nazionale ero stato a L'Aquila, ma vedere degli interi palazzi che sono venuti giù, delle macchine con sopra i detriti, ti fa male. Credo che nemmeno i giocatori sapessero cosa ci fosse qui, a parte qualche immagine vista in tv. Ho visto i ragazzi abbastanza sgomenti nel vedere la situazione e la tenacia pazzesca di questi bambini". E di chi da lì lotta per loro ogni giorno. Vigili del fuoco, forze dell'ordine, la protezione civile, i volontari, il sindaco Pirozzi: "E' stato un mio allenatore - spiega il vice Farris, dopo l'abbraccio - ed è un grandissimo uomo. Ha lasciato il calcio per mettersi solo a disposizione della sua gente". Lotito sta però studiando un'amichevole con il suo Trastevere nei prossimi mesi: "Ma la partita più difficile sarà da qui a Pasqua, quando arriveranno le vere case. In questo periodo mi serve aiuto - la chiosa del primo cittadino - e lo chiedo al mondo dello sport. Un'altra visita, uno scambio, un pallone, un comico, sicuramente potrà aiutare una comunità ferita. Dopo una sconfitta, c'è sempre una vittoria. Basta allenarsi, fare squadra". Per dare un calcio al terremoto.

Tremano le foglie e ancora anche il terreno. Ma poi torna la vita in un baleno. La scuola è il simbolo della rinascita d'Amatrice: "La costruzione del liceo verrà completata col montaggio del tetto entro questa settimana. Oggi ci siamo fermati per l'iniziativa solidale della Lazio", spiega il dottor Battisti, capo dei lavori della Protezione Civile. Prima della visita finale alla zona rossa, i giocatori si erano recati nella classi (tre ciascuno per ogni aula) degli 80 alunni. Consegnati i gadget dalla mascotte Skeggia. Quindi la foto della squadra per il poster, il cui ricavato verrà devoluto in beneficenza. Visibilmente scosso, de Vrij: "Quello che è successo, è un disastro. Mi dispiace molto, ma l'unica cosa che possiamo fare da squadra è provare a far sorridere questi bambini". Il loro sguardo non mente: è luce che cade dagli occhi sui tramonti di questa terra.


Dal Corriere di Rieti e della Sabina:

La S.S. Lazio in visita ad Amatrice. Giornata davvero speciale ieri per gli alunni della scuola di Amatrice che hanno ricevuto la visita della Lazio: la squadra di calcio, è il caso di dirlo, era davvero al completo. Dal capitano Biglia a Lulic, dal bomber Immobile a Parolo, c'erano davvero proprio tutti i beniamini dei tifosi. Giunti ad Amatrice, i giocatori si sono diretti alla scuola accompagnati dal tecnico Simone Inzaghi, dal Presidente Claudio Lotito e dal club manager Angelo Peruzzi. I giocatori hanno bussato alle aule consegnando in dono e firmando, gadget e magliette. Comprensibile l'emozione dei ragazzi che hanno esultato per l'arrivo della squadra e dei propri idoli. Ma la Lazio è salita ad Amatrice non solo per presenza. Proprio la scuola di Amatrice è stato il momento per lo scatto ufficiale di inizio stagione, quello che insomma viene allegato e distribuito nella rivista ufficiale e nei media. Un gesto altamente simbolico che testimonia la vicinanza della società verso il sisma che ha colpito Amatrice. Molti giocatori, come ha spiegato lo stesso Peruzzi, pur avendo seguito dalle tv quello che era successo ad Amatrice, non si rendevano conto dell'effettiva situazione. E così la visita dalle aule della scuola si è spostata proprio nella zona rossa. Ad aprire la visita non poteva che essere il Presidente Lotito, che ha passato tanti estati ad Amatrice, di cui è originario.

"E' un'emozione particolare - ha spiegato - vedere questa gente tenace dimontagna che io conosco bene, che ha perso tutto. Dobbiamo salvare la memoria di questo posto e degli abitanti, non dobbiamo permettere che Amatriceresti sola. E' una città ricca di storia e personaggi e io non potevo non dare una mano, ma soprattutto non fare sentire la vicinanza mia e della squadra al Sindaco e a tutti i cittadini". Così, munitisi dell'ormai immancabile caschetto ed accompagnati dai Vigili del Fuoco, quasi tutti i giocatori, a turno e compostamente, si sono recati lungo Corso Umberto ed hanno visitato le macerie e le rovine di Amatrice. Particolarmente toccato anche mister Inzaghi che ha ammesso: "per capire veramente cosa è successo bisogna venire qui sul posto". Lo ha chiesto anche il sindaco Pirozzi, che ha partecipato alla foto con la squadra, un aiuto da qui a Pasqua. Il lungo periodo invernale necessita ancora di sostegno e visite come quelle della Lazio possono dare un sostegno inaspettato, come ha detto il difensore de Vrij che molto scosso ha detto: "Quello che è successo ad Amatrice è stato un disastro. Mi dispiace molto. L'unica cosa che possiamo fare da squadra, è provare a far sorridere le persone, come oggi abbiamo cercato di fare con i ragazzi". E il calcio si sa, in questi momenti oltre a far divertire può far unire e sentire la voce dei terremotati.




La foto ufficiale della formazione biancoceleste scattata davanti la scuola di Amatrice (RI). Da tale immagine ne deriva un poster il cui ricavato è devoluto in beneficenza.
Foto Getty Images



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