Juventus FC
(Reindirizzamento da Juve)
Le gare disputate contro la Juventus
Le gare disputate contro la Juventus B
Lo stadio Olimpico di Torino
Seduto su una panchina di corso Re Umberto, un gruppo di giovani del Liceo D'Azeglio di Torino decide di fondare una società sportiva con lo scopo primario di giocare a pallone. La Juventus F.C. secondo la leggenda nasce dunque così: per gioco, per divertimento, per voglia di novità. Il calcio, in fondo, era in quell'epoca uno sport che si stava diffondendo in maniera sempre più veloce in Europa ma soprattutto in Gran Bretagna. La società, il cui primo presidente è Enrico Canfari, si batte contro altre formazioni ben più esperte della città, squadre molto più organizzate. Eppure, nel 1905, la Juve conquista il suo primo titolo italiano: ci riesce dopo un'avvincente finale a tre con Genoa e Milanese. La Juventus F.C. sceglie come campo casalingo Piazza D'Armi, il cui parco è ancora oggi molto frequentato. Per qualche anno i fondatori della Juve indossano una maglia rosa, la stessa con cui debuttano nel 1900: il passaggio ai colori bianconeri viene deciso nel 1903 in seguito ad una errata spedizione dall'Inghilterra incaricata di fabbricare le nuove divise. Nonostante la repentina crescita dei meriti, fino allo scoppio della Grande Guerra la Juventus deve accontentarsi di un ruolo subalterno rispetto alle nuove potenze calcistiche, Pro Vercelli e Casale, ma, nell'immediato dopoguerra torna protagonista con il portiere Giacone e i terzini Novo e Bruna, primi calciatori a giocare in nazionale.
Presidente è il poeta e letterato Corrado Corradini, autore dell'inno sociale che resiste fino agli anni Sessanta. Nel 1997 Gianni Agnelli, Vittorio Chiusano, Giampiero Boniperti ed Umberto Agnelli posano sulla panchina, esposta alla mostra dedicata ai cento anni della Juventus F.C, sulla quale ha avuto inizio la gloriosa storia di questa squadra. Nel 1923 debutta in prima squadra Giampiero Combi, uno dei più grandi portieri di tutti i tempi. Viene eletto nuovo presidente della società Edoardo Agnelli, figlio del fondatore della Fiat, e considerato il crescente numero di fans, la Juventus si appropria di un vero stadio in muratura in Corso Marsiglia. Arrivano anche il primo vero allenatore Jeno Karoly e la mezz'ala sinistra Hirzer, entrambi ungheresi. La squadra dispone già di Combi, Rosetta, Munerati, Bigatto e Grabbi. Nel 1925/26, dopo un'avvincente finale con il Bologna e una scontata finalissima con l'Alba Roma, i bianconeri conquistano il secondo scudetto. Sono gli anni dei cinque scudetti consecutivi. Chi allena la Juventus in quel periodo si chiama Carlo Carcano, chi la onora porta il nome di Orsi, Caligaris, Monti, Cesarini, Varglien I e II, Bertolini, Ferrari e Borel II. I bianconeri, che vincono ininterrottamente dal 30 al 35 regalano pure un apporto determinante alla nazionale che conquista il titolo mondiale nel 1934. A quel punto la squadra fa le prime vere esperienze di calcio internazionale partecipando alla Coppa Europa Centrale (antenata della Champions League) e approdando in addirittura quattro occasioni alle semifinali.
Nel 1933 la Juventus F.C. cambia anche il campo di gioco: inizia l'epopea dello stadio Comunale costruito per ospitare i Giochi Universitari Mondiali e dove la squadra gioca sino alla finale di andata della Coppa Uefa 1989/90. All'indomani della Seconda Guerra Mondiale, precisamente nel 1947, Giovanni Agnelli diventa presidente della Juventus F.C. I campioni più rappresentativi sono adesso Carlo Parola, i danesi John Hansen e Praest e, soprattutto, Giampiero Boniperti che diventerà poi recordman di presenze (444) e di reti (177) nella storia della società. Accolti da folle oceaniche di tifosi arrivano gli scudetti del 50 e del 52. Nel 1953 Giovanni Agnelli lascia la presidenza che, due anni più tardi, passerà al fratello minore Umberto. Con il sopraggiungere di Omar Sivori e John Charles i bianconeri vincono i campionati del 58, 60 e 61. Per la prima volta una società italiana si appropria della stella al merito sportivo per avere vinto dieci titoli nazionali. Ancora vittoriosa in campionato nel 1966/67 (presidente Vittore Catella) la Juventus F.C. apre un lungo ciclo trionfale con l'avvento alla presidenza nel 1971 del suo campione più rappresentativo, Giampiero Boniperti. In quindici anni entrano in casa nove scudetti (1972, 1973, 1975, 1977, 1978, 1981, 1982, 1984, 1986) e tutte le coppe europee e intercontinentali 1985. Alla guida della squadra si succedono in questi anni Vycpalek, Parola e, soprattutto, Giovanni Trapattoni. Al fianco dei grandi campioni italiani (da Zoff a Scirea, da Tardelli a Cabrini, da Causio a Paolo Rossi, da Gentile a Furino, da Anastasi all'attuale vicepresidente Roberto Bettega) giocano grandi fuoriclasse stranieri.
Su tutti, Michel Platini, che in cinque stagioni con la Juve vince due campionati, due coppe europee, una Coppa Intercontinentale, tre classifiche cannonieri e tre edizioni del Pallone d'Oro il premio assegnato dalla rivista France Football. Ai grandi trionfi in Italia e nel mondo segue un periodo meno entusiasmante che, tuttavia, riserva altre vittorie: nel 1990 l'accoppiata Coppa Uefa - Coppa Italia (con l'attuale presidente Vittorio Chiusano a Boniperti mentre allenava Dino Zoff) e ancora la Coppa UEFA nel 1993. La svolta arriva nel 1994. Un nuovo gruppo dirigenziale formato da Antonio Giraudo, Moggi e Roberto Bettega - per definizione "la triade" - subentra al comando della Juventus F.C. Il primo passo è la scelta dell'allenatore, Marcello Lippi, che dopo nove lunghi anni di astinenza giunge subito alla riconquista dello scudetto. La Signora cambia volto e nella stessa stagione (94/95) inizia la scalata verso una serie di successi inaspettati: domina in Coppa Italia e sfiora il grande slam perdendo in finale la Coppa Uefa. L'anno successivo i bianconeri conquistano l'ultimo trofeo mancante alla bacheca societaria: la Supercoppa di Lega. Tuttavia le energie vengono interamente concentrate nella Champions League, la Coppa dei Campioni vinta soltanto nella tragica notte di Bruxelles contro il Liverpool. La Juventus F.C. approda senza intoppi alla finalissima di Roma, dopo aver eliminato Steaua Bucarest, Glasgow Rangers, Borussia Dortmund, Real Madrid e Nantes per giocarsi contro i campioni in carica dell'Ajax il titolo di campioni d'Europa.
La partita si rivela entusiasmante, combattuta, ma i tempi regolamentari finiscono sull'1-1 con reti di Ravanelli e del finlandese Jari Litmanen e si prosegue con quelli supplementari. Nonostante la Juventus abbia numerose occasioni per passare in vantaggio le spreca e non riesce a passare. Tutto si decide con i calci di rigore dove l'abilità di Peruzzi e la freddezza di Ferrara, Pessotto, Padovano e Jugovic regalano ai milioni di tifosi bianconeri una gioia indimenticabile, sicuramente più grande di quella della prima coppa dei campioni vinta nella tragica notte dell'Heysel. Capitan Gianluca Vialli può così alzare al cielo la Champions League 95-96. La stagione successiva si apre nel migliore dei modi con la vittoria della Coppa Intercontinentale a Tokyo (decide la sfida Del Piero) e della Supercoppa Europea contro il Paris Saint-Germain (6-1 a Parigi e 3-1 a Palermo sempre a favore della Juve). Le emozioni, però, non sono ancora finite. Il finale di stagione consegna alla squadra un altro scudetto - il 24' della storia bianconera - proprio mentre sfiora la vittoria nella finale di Champions League a Monaco contro il Borussia Dortmund. La Juve si fa così scappare il "Grande Slam", impresa mai riuscita a nessuno nella storia del calcio.
Lippi ci riprova subito l'anno successivo conquistando la Supercoppa di Lega, facendosi eliminare in Coppa Italia e tornando ad un passo dalla leggenda: vittoria del 25° scudetto, finale di Champions League sfuggita a favore del Real Madrid che vince 1-0 con la rete dello jugoslavo Pedrag Mijatovic la sua settima coppa. La stagione 1998/99 è da considerarsi un anno di transizione. All'ottava giornata di campionato la Juve è in testa alla classifica dopo la vittoria sulla Sampdoria, ma nella partita di Udine si infortuna Alessandro Del Piero aprendo la strada ad una serie di episodi sfortunati che accompagneranno la squadra per tutta la stagione, ma che non impediscono tuttavia ai bianconeri di arrivare fino alla semifinale di Champions League dove verranno eliminati dal Manchester mettendo fine ad una serie interminabili di finali europee consecutive. Il 7 febbraio 1999, dopo Juventus - Parma, Marcello Lippi rassegna le dimissioni, anticipando di qualche mese la sua intenzione di lasciare Torino annunciata già a dicembre. Ma quello che poteva sembrare un addio, diventa invece un arrivederci. Due anni e mezzo dopo, le strade della società bianconera e del tecnico viareggino tornano infatti ad incrociarsi. Nel mezzo, la bella ma sfortunata parentesi legata a Carlo Ancelotti. Per due stagioni consecutive, lo scudetto sfugge all'ultima giornata dopo altrettanti campionati di vertice, il primo è a portata di mano, la Juve arriva ad avere anche 9 punti di vantaggio sulla Lazio, ma li sperpera nel finale con l'indimenticabile partita di Perugia, mentre il secondo anno di Ancelotti è caratterizzato dalla lunga rincorsa alla Roma che però non si concretizza mai col sorpasso.
Da giugno 2001 l'avventura ricomincia. Marcello Lippi torna a sedersi sulla panchina della Juventus, pronto a scrivere nuovi capitoli della fantastica storia bianconera e ad aprire un nuovo ciclo. Già al primo anno è scudetto dopo una magnifica cavalcata nelle ultime giornate che toglie il tricolore dalle casacche nerazzurre che sembravano ormai destinate a fregiarsene nel prossimo campionato.