Mercoledì 17 gennaio 1973 - Milano, stadio San Siro - Milan-Lazio 3-1
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1755. Campionato di Serie A 1972/73 - XI giornata - inizio ore 14,30
(Recupero della gara sospesa il 17/12/1972)
MILAN: Vecchi, Anquilletti, Sabadini, Rosato, Schnellinger, Biasiolo, Chiarugi, Benetti, Bigon, Rivera, Prati. (12 Belli, 13 Sogliano). All. Maldini; DT Rocco.
LAZIO: Pulici F., Facco, Martini L., Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, Manservisi. (12 Moriggi, 13 Petrelli). All. Maestrelli.
Arbitro: sig. Lo Bello di Siracusa.
Marcatori: 9' Rosato (aut), 45' Chiarugi, 48' Bigon, 72' Benetti.
Note: cielo sereno, terreno in ottime condizioni. Ammoniti Prati, Bigon e Rivera. Al 62' Pulici respinge un calcio di rigore a Rivera. Presenti in tribuna Valcareggi, Bearzot, Vicini ed il presidente del Settore Tecnico Franco Carraro.
Spettatori: 65.000 circa.
l mito dell'imbattibilità laziale evapora nel gelo di S. Siro. Pur bella e virile, la squadra romana non è sfuggita alle tenaglie di un Milan concentratissimo, che ha sfruttato al massimo la sua esperienza e la sua « verve » casalinga. Un grande Chiarugi, un ottimo Rivera hanno scompaginato le retrovie biancocelesti, mentre al lavoro - ordinatissimo, pulito, talora da manuale persino nell'eleganza degli scambi - operato dal centrocampo laziale non ha corrisposto l'attacco di Chinaglia, un pallido ed enorme « uomo di paglia » che riconferma sul terreno milanese la sua trascorsa « giornata turca » a Napoli. Maestrelli ha giocato sul campo milanese una buonissima gara, schierando i suoi uomini secondo schemi più che piacevoli. Rocco gli ha dato la replica con una banda di rossoneri talora confusi, talora veramente indiavolati e tesi al successo senza pietà. Ne è scaturito uno dei migliori confronti del campionato, un piatto di football quale raramente avevamo gustato quest'anno. Sia detto ad onore di entrambe le squadre, la vittoriosa e la sconfitta, che pur qualche attenuante può vantare, visto che il suo uomo-gol, cioè Giorgione, ha le cartucce cariche di sabbia e non sfrutta i suggerimenti e la gran massa di lavoro svolta dai suoi compagni. Il primo tempo dà un'immagine sostanzialmente perfetta di questa Lazio, composta e manovriera, che arriva al gol con un pizzico di fortuna ma per poco non lo raddoppia con autorità. Al 9' Re Cecconi (calerà nella ripresa, il « Netzer della Bassa », ma finché non è debilitato dagli sforzi convalescenziali si fa vedere come uomo e faro di prim'ordine) cattura un pallone dopo un calcio piazzato, svia sulla destra in slalom perfetto, crossa verso l'area.
Chinaglia è abile (per l'unica volta), a toccar di tacco all'indietro, Frustalupi è lestissimo al tiro teso che una zampata disperante di Rosato devia oltre la porta di Vecchi: è l'uno a zero che frusta il Milan e mette in orbita la squadra biancoceleste, padrona dei nervi e quindi di se stessa, agile e pronta in innumerevoli serie di scambi tra le due aree. E' evidente che il Milan soffre, che Benetti è superato (per ora) da Re Cecconi, che Biasiolo non guarda neppure Frustalupi, autentico spigolatore di migliaia di palloni. I rossoneri cercano di reagire ma con il fiato reso affannoso dalla rabbia e dall'handicap del gol incassato. Ecco infatti che la Lazio può raddoppiare. Re Cecconi recupera in appoggio, imbecca alla perfezione Chinaglia che supera Rosato e sferra un tiro teso, pochi centimetri oltre la traversa. Il Milan, tra questo minuto (è il 16') fin oltre il 20' appare contratto, non riesce a distendersi, la scioltezza stessa delle manovre laziali lo raggrinzano, lo umiliano, così come Nanni (29') stecchisce Rivera in «tackle» e susseguente « dribbling » che lasciano il capitano rossonero seduto sconsolatamente a terra. Gran fasi volanti di gioco, una inzuccata di Prati e una di Chiarugi prima della mezz'ora finché si fa vedere l'onorevole, cioè lui.
Lo Bello, esattamente al 31': punisce Wilson che ha ostacolato in area Rivera dopo che costui aveva già perso il pallone afferrato da Pulici in uscita. Calcio a due (molto arbitrario) e sul tocco dello stesso Rivera, Chiarugi è messo a terra, ma il sublime onorevole fa finta di nulla. Figuriamoci cosa succede tra la neve delle gradinate, dove migliaia di spettatori appaiono come minuscole formiche sparpagliate su una banchisa polare. Al fescennino arbitrale, davvero poco encomiabile, rispondono urla (chiediamo scusa) di « duce-duce ». Ci penserà la partita a cancellare l'impressione che qualcosa non quadri davvero nell'autorità arbitrale. Milan che accentua il forcing e Lazio che non desiste dalle sue manovre così spicce e rispettabili. Sfiora l'incrocio dei pali Re Cecconi con un bolide. Al 36' Lo Bello tollera un paio di fallacci su Prati che tenta la rovesciata « in bicicletta » nell'area laziale, ma i rossoneri rischiano. Infatti su un contropiede, per poco non va a rete Garlaschelli. Salva una provvidenziale scivolata di Schnellinger.
E siamo in odor di pareggio, visto che il Milan accelera i tempi, con rabbia seppur con ordine non sempre pregevole. Un lungo cross di Rosato, che avanza abbandonando il suo « prigioniero » Chinaglia, imbecca perfettamente Chiarugi, la cui fronte fa da spigolo per una saetta in porta. Uno a uno e scade il primo tempo, con bocca amara per Maestrelli. Ripresa. La Lazio riparte senza alcuna soggezione, ma il Milan segna di rimessa, con quel fortunato cinismo che contraddistingue le grandi squadre: dalla linea di fondo, dopo un'azione non eccezionale, Prati opera la sua cosa migliore nella giornata, e cioè un servizio breve per Bigon che a tre metri da Pulici, d'esterno destro, devia in rete. E' il terzo minuto. Due a uno. Un risultato che Rocco non avrebbe certo sperato tanto facile. Qui la Lazio, pur non volendo mollare, perde colpi: se Frustalupi continua ad apparire uno dei migliori in campo, se Nanni alterna attimi di potenza rispettabile ad alcune assenze (favorite da un Rivera in crescendo) cala l'indispensabile Re Cecconi, provato dai grandi 45 minuti iniziali e dagli antibiotici antinfluenzali. Benetti da nostromo si fa ammiraglio o quasi, il centrocampo milanista acquista più grinta e tono, soprattutto si fa vedere Chiarugi, « cavallo matto » ma utile se imbrocca la sua giornata.
Al 16' con un grande slalom il toscano corica un difensore, ne scarta altri due e sferra un bolide che rade la traversa, roba inusitata per i campi italiani. E' il secondo biglietto da visita dopo il primo gol. Intermezzo di rigore: e cioè un indiscutibile penalty che Lo Bello decreta per un atterramento di Bigon in area laziale. E' il 17': batte Rivera con un tiretto presuntuosello, che infatti Pulici devia in tuffo sulla destra. Nuove speranze per la Lazio ? Avesse Chinaglia dell'esordio in campionato, forse sì, ma « King King » Giorgione non si libera, non si lancia, non sa sfruttare i servizi. Si ripresenta Chiarugi, al 25': fuga, dribbling in corsa, scarti da puledro ispirato e un « servizio » squisito per Prati che si impapera e non sfrutta. La Lazio un po' è sfortunata, un po' è « cotta ». Ecco infatti che Pulici, operando una tranquilla rimessa imbocca Rivera, al limite dell'area.
Il rossonero ringrazia, dribbla due uomini, serve Benetti che fa partire un colpo di bombarda (ne aveva ciccati barbinamente due in precedenza) e segna il terzo gol. E' il 28'. « Adios » Lazio, anche se Chinaglia si lancia per una volta in profondità, sbagliando poi la conclusione, anche se il « forcing » di Frustalupi consente a Garlaschelli di avventarsi su una pallagol che Vecchi in uscita sventa al 36'. Partita ardente, da applausi veri, che dimostra come il calcio tra Milano e Roma (ed evidentemente Torino) sia assai diverso da quello che appare in maglia azzurra. Questo è il chiodo che va battuto: ci sono persino le ali, di qua e di là della linea gotica. Ci sono centrocampisti che sanno lavorare, ci sono uomini di regia non privi di tocchi talentuosi e di un minimo d'invenzione. Il Milan fa sua una gara d'alto livello, la Lazio, malgrado il punteggio severo, malgrado gli inevitabili processi che domani investiranno Chinagliene in crisi (e lo sapevamo tutti noi, tranne zio Valcareggi) ha onorato la sua posizione in classifica ed anche le sue ambizioni di squadra « outsider ». S. Siro ha visto il football « all'italiana » quello che ci fu negato a Napoli. Anche se molti uomini possono far meglio, da Prati a Benetti allo stesso Rivera. La forconata che il « Diavolo » infligge alle speranze biancocelesti sottolinea che il football di casa nostra è vivo. Purché lo si sappia impostare secondo le regole del buonsenso e della necessaria determinazione battagliera.
I rossoneri escono a testa alta dagli spogliatoi e anche quelli che non parlano, come Schnellinger, hanno tutta l'aria di dire: «Avete visto che vi sbagliavate ? Abbiamo risposto con questa vittoria alle critiche di Bologna». Poi c'è Romeo Benetti che nell'euforia si permette pure una battuta: «Una volta i re di Roma erano sette, arrivò Re Cecconi e salirono a otto. Oggi sono ritornati sette». Probabilmente Benetti crede di aver ridimensionato Re Cecconi che invece, secondo noi, pur andando in campo mezzo influenzato ha disputato una buona partita. Benetti scende anche in polemica con Wilson: i due in fase di gioco non si sono risparmiati i... complimenti e continuano stucchevolmente negli spogliatoi.
Uno scambio di battute tra i due veramente infelici. Ce l'ha con Benetti pure Frustalupi che mostra una bozza grossa su una gamba: «Mi dispiace dirlo perché Benetti è un amico e abbiamo pure giocato insieme. Però i suoi falli sono tutti caratterizzati dall'intenzionalità». Finalmente arriva il presidente del Milan Buticchi che ha appena finito di brindare con Lenzini e Lo Bello e si parla di calcio: «Il Milan ha reagito bene dopo il primo quarto d'ora di sbandamento: sul piano agonistico mi è molto piaciuto. D'altronde abbiamo fatto tutto noi: tre gol, un rigore sbagliato e un'autorete. Una nota di merito particolare per Chiarugi che a mio giudizio merita la convocazione in azzurro». Ora siete primi in classifica al pari della Juventus... «Andiamoci piano. C'è l'Inter che deve recuperare ancora una partita».
«Comunque sono soddisfatto di quanto ha fatto fin qui la mia squadra». Dallo spogliatoio dell'arbitro esce anche Rivera con un bicchiere di champagne in mano. E' stato ammonito da Lo Bello ? chiediamo. «Sì, per proteste» precisa il capitano. Rivera comunque non corre pericolo di squalifica. Gianni spiega come ha potuto sbagliare il rigore: «Pulici è stato molto bravo. Credevo abboccasse alla finta, invece non si è mosso e poi ho tirato piano». Di solito calcia dall'altra parte come mai ha cambiato ? «Pensavo, cambiando direzione di ingannare Pulici: ho fatto male i conti. Era dalla finale di Coppa Italia con il Torino a Genova che non sbagliavo rigori. Però abbiamo giocato abbastanza bene. Mi sembra che il ritorno alla vecchia formula d'attacco sia stata una mossa azzeccata. Ne ha beneficiato anche Prati, che è stato però molto sfortunato nelle conclusioni». Paron Rocco, di ottimo umore riceve gli auguri dallo sportivissimo Maestrelli, gli consiglia cordialmente di non mollare e poi esamina la partita: «Abbiamo stentato nei primi venti minuti: la squadra evidentemente era timorosa per le critiche ricevute dopo Bologna. Poi siamo venuti fuori bene e sono rimasto soddisfatto sia del gioco che del risultato. Potevamo segnare su rigore ma forse se veniva il gol di Rivera non arrivava poi quello di Benetti. Quindi è giusto così. Ora, piuttosto, dobbiamo pensare a recuperare in fretta le forze perché la Lazio ci ha veramente impegnato. Niente ritiro comunque perché i miei giocatori li ho responsabilizzati».
A Valcareggi che era in tribuna è piaciuta molto la partita e nella partita Chiarugi: «Un grande incontro con gioco arioso sulle ali. Ho rivisto il Chiarugi dell'anno dello scudetto della Fiorentina» ha detto il commissario tecnico e il giocatore ringrazia: «Questa dichiarazione contribuisce ancora di più a sollevarmi il morale. Alla Nazionale per ora cerco di non pensarci: la mia nazionale adesso è il Milan». E se fosse convocato per giocare in Turchia ? «Non lo so, non credo, non voglio pensarci». A destra si è trovato a meraviglia, stando a quanto si è visto...«In principio non ero tanto convinto perché in precedenza non mi era mai andata bene: poi ho segnato il gol e mi sono rinfrancato». Nessun dramma alla Lazio per questa sconfitta. Andati in vantaggio gli azzurri hanno creduto di farcela fino in fondo: alla fine resta l'amarezza per il risultato negativo. Maestrelli parla di un grande Milan ma anche di inesperienza del suoi uomini: «Ho sempre sostenuto che in casa propria il Milan è la squadra più forte del campionato — dice il trainer — purtroppo loro hanno pareggiato a pochi secondi dalla fine del primo tempo pregiudicando un po' il nostro rendimento nella ripresa. Abbiamo commesso qualche ingenuità che ha favorito il Milan in occasione del primo e del secondo gol. Comunque nulla cambia nel campionato della Lazio. Domenica contro il Napoli cercheremo di vincere». Lenzini aggiunge: «L'altra volta la Lazio ha giocato meglio. Oggi però non ha demeritato: bisogna tener conto che due giocatori come Re Cecconi e Martini accusavano i postumi dell'influenza». Alla partita hanno assistito anche gli juventini Salvadore e Capello: «Il Milan è sempre l'avversario numero uno per lo scudetto» ha commentato il regista bianconero a fine incontro.
Fonte: La Stampa