La Lazio è quotata in borsa
Dal Corriere della Sera del 13 gennaio 1998:
La Lazio accelera le pratiche per il suo ingresso in Borsa. Che sarà guidato, questa la novità del giorno, dalla Imi Sigeco. Con un comunicato emesso ieri dalla società biancoceleste, si rende noto che toccherà alla Imi Sigeco il compito di coordinare il processo di collocamento delle azioni della Lazio sul mercato telematico della Borsa italiana. E questo, probabilmente, l'ultimo passo prima dell'assemblea degli azionisti, in programma nel centro sportivo di Formello, sabato prossimo, 17 gennaio. In quell'occasione, verrà chiesta l'ammissione al listino, che dovrebbe poi essere registrata entro la prima metà del '98. All'ordine del giorno anche altre due questioni di una certa rilevanza: la prima riguarda l'allargamento del consiglio d'amministrazione, che sarà portato da sette a nove unità. La seconda coinvolge invece la modifica dello statuto e il varo di un aumento del capitale sociale (che attualmente è di 41 miliardi) previa copertura delle eventuali perdite sulla base della situazione patrimoniale al 31 dicembre 1997. Giorni caldi, quindi, per la società biancoceleste di Sergio Cragnotti, controllata, com'è noto, dalla Cirio. L'ingresso in piazza Affari è da tempo ai primi posti del progetto dell'azionista di maggioranza, mentre altri grandi club italiani (Milan, Fiorentina, Inter) hanno espresso la volontà di seguire la Lazio su questa strada.
L'Adnkronos, in una nota del 19 marzo 1998 riporta:
E' stata formalizzata oggi la domanda di ammissione a quotazione alla Borsa valori italiana delle azioni della S.S. Lazio. La richiesta era stata deliberata in data 17 gennaio dall'assemblea degli azionisti della società insieme con la modifica dello statuto sociale e un aumento di capitale fino a 50 miliardi di valore nominale con esclusione del diritto di opzione. Sponsor dell'emittente e coordinatore globale dell'offerta è la Banca d'Intermediazione Mobiliare Imi. Consulente della S.S. Lazio per l'operazione è Centrofinanziaria Spa.
Da La Repubblica del 20 aprile 1998:
Presentata la quotazione della società romana. In vendita 20 milioni di azioni, via il 6 maggio. Altra rivoluzione. La Lazio in Borsa. Il calcio italiano sbarca finalmente a Piazza Affari. Prima società a compiere il passo (ma presto toccherà anche al Bologna) è la Lazio che il 6 maggio approderà in Borsa, a Milano, come hanno annunciato in una conferenza stampa oggi il padrone, Sergio Cragnotti, e il presidente del club romano, Zoff. Il 27 e il 28 aprile le "azioni biancocelesti" verranno messe in vendita a un prezzo compreso tra le 4.500 e le 6.500 lire. L'offerta riguarda venti milioni di titoli, pari al 41,3 per cento: 15 milioni sono destinati agli investitori istituzionali e cinque milioni a quelli più piccoli ("Che risiedono in molte regioni: il tifo non c'entra, insomma, questo è business", parole di Cragnotti).
Poi, il 6 maggio, in coincidenza con la finale (di Coppa Uefa - n.d.a.) tra Lazio e Inter a Parigi, ecco il debutto a Piazza Affari e l'ingresso nel listino ufficiale. "Dopo sei anni di lavoro, con grossi risultati, si è finalizzato il mio progetto - ha spiegato Cragnotti - Sì, c'è un indebitamento di 103 miliardi, ma si deve parlare di netto perché nelle casse della società ci sono 40 miliardi di liquidità. Per i restanti 60 si provvederà attraverso l'azzeramento frutto dell'aumento di capitale pari a 50 miliardi ormai imminente. La Lazio è una società che si offre al mercato con un indebitamento pari a zero ed è da due anni che realizza utili, non eclatanti è vero, ma che comunque mostrano conti in pareggio. Abbiamo battuto le grandi come Inter, Juve e Milan? Beh, sono anni che coltivo e lavoro a questo progetto... Gli altri debbono ancora risanare i bilanci, dare garanzie di risultati economici e mostrare di poter interessare il mercato".
Dopo i lanci pubblicitari, gli spot in tv con i giocatori in bombetta e dopo la presentazione della quotazione di stamattina a Milano, in settimana ce ne saranno altre a Roma, Edimburgo e Londra. Ma non finisce qui: Cragnotti rilancia il progetto di un nuovo stadio di proprietà della società biancoceleste (come capita in Inghilterra, nella Premier League): "Abbiamo chiesto al comune di Roma di poter ristrutturare il Flaminio, da utilizzare per le partite con un'affluenza al di sotto dei 40 mila spettatori, ma la risposta è stata no. Allora contiamo di realizzare un nuovo impianto entro tre anni, autofinanziandoci", ha aggiunto il finanziere e proprietario del gruppo Cirio che, dal gennaio del 1997, controlla l'89 per cento del pacchetto della Lazio.
Dal Corriere della Sera del 21 aprile 1998:
Borsa, Lazio in campo il 6 maggio Cragnotti: l'aumento dei ricavi legato ai diritti tv; nei prossimi anni daremo dividendi. Il debutto sul listino coincide con la finale di Coppa Uefa contro l'Inter. Sabato prossimo verrà deciso il prezzo di vendita, i proventi del collocamento andranno a ridurre i debiti. "Questa squadra ha tutte le potenzialità per diventare un grande generatore di profitti. Nei prossimi anni distribuirà dividendi". Sergio Cragnotti fa sfoggio di ottimismo. E in vista dell'esordio in Borsa della "sua" Lazio, previsto per il 6 maggio prossimo, cerca di scaldare i mercati finanziari puntando sul futuro. Certo, è vero, finora la Lazio ha macinato perdite, quasi sempre riequilibrate da proventi straordinari di ogni sorta. Ma d'ora in poi, promette Cragnotti, non sarà più così. I ricavi esploderanno per effetto dei maggiori incassi da diritti televisivi. Anche la gestione dello stadio diventerà un business redditizio. E, per finire, la compravendita di giocatori potrà dare un apporto di rilievo al buon andamento della società. In estrema sintesi eccola qui la ricetta di Cragnotti per convincere gli investitori a comprare i titoli della Lazio, la prima squadra di calcio italiana ad affrontare l'esame dei mercati finanziari. Il collocamento guidato dall'Imi partirà il prossimo 27 aprile per concludersi il giorno successivo e il prezzo, per ora indicato in una forchetta compresa tra 4.500 e 6.500 lire, sarà deciso sabato 25 aprile.
Come annunciato sabato scorso, verrannno messe in vendita 20 milioni di azioni, di cui 15 milioni riservate agli investitori istituzionali e il resto destinate al pubblico dei risparmiatori. Il lotto minimo acquistabile è pari a mille azioni. L'esordio vero e proprio in Borsa, ha annunciato ieri Cragnotti durante una conferenza stampa, è fissato per il 6 maggio. E quella sarà davvero una data fatidica per il club biancoceleste. Poche ore dopo la chiusura delle contrattazioni in Borsa, a Parigi sarà dato il fischio d'inizio alla finale di Coppa Uefa con l'Inter, una sfida da cui dipende l'intera stagione calcistica della Lazio. Il giorno dopo, quindi, per la prima volta i mercati azionari a dare il loro giudizio su una prestazione sportiva. Un giudizio che si esprimerà in termini di rialzo o ribasso. L'esperienza delle squadre inglesi, le uniche che già da anni sono trattate in Borsa, dimostra che per i risparmiatori l'investimento nel football non è esente da rischi. Sconfitte e infortuni di giocatori chiave influenzano pesantemente le quotazioni. Non per niente dopo il boom iniziale da quasi un anno il calcio britannico nella City è in forte ribasso. Per il futuro, come detto, l'equilibrio finanziario di una società come la Lazio dipende in gran parte dall'aumento degli incassi derivanti dalla cessione dei diritti televisivi sulle partite. Finora questa importante fonte di ricavi è stata gestita in forma mutualistica dalla Lega calcio, che ha suddiviso i ricavi dai contratti con le emittenti televisive in modo da suddividere le risorse anche tra le squadre minori.
L'attuale regime di gestione dei diritti scade nel giugno dell'anno prossimo e sono già in corso le grandi manovre per definire lo scenario del futuro, con i grandi club che premono per una gestione autonoma. Già adesso però i diritti tv rappresentano una voce importante e in continua crescita nei ricavi della Lazio. Nella stagione chiusa a giugno '95 la tv valeva 14,8 miliardi pari al 21,4% degli incassi. L'anno scorso la percentuale è salita al 34,2% (25,7 miliardi). E per quest'anno, secondo le previsioni della società, i diritti dovrebbero fruttare almeno 40 miliardi. Scendono invece i ricavi da gare (biglietti e abbonamenti) passati da 37 a 27 miliardi tra il '95 e il '97. I ricavi però non bastano a far quadrare i conti e l'anno scorso il mini utile di 251 milioni del bilancio al 30 giugno '97 è stato raggiunto grazie alle plusvalenze (27 miliardi) realizzate con la cessione di calciatori. Negli ultimi sei mesi dell'anno scorso però la Lazio ha condotto una campagna acquisti onerosa. Di conseguenza i debiti netti al 31 marzo scorso erano saliti a 102,4 miliardi, contro i 52 miliardi in bilancio al 30 giugno '97. In compenso, secondo la società, i ricavi della stagione in corso dovrebbero aumentare del 42% rispetto ai 77 miliardi del 1996-97. Ma ancora non basterà per quadrare i conti. A far calare l'indebitamento di circa il 50% saranno i proventi del collocamento delle azioni.
Un collocamento che farà bene anche alle casse dell'azionista di controllo Cirio, che potrà incassare fino a 65 miliardi, grazie alla vendita di 10 milioni di azioni Lazio. Altri 10 milioni di azioni da destinare ai mercati deriveranno da un aumento di capitale ad hoc della squadra laziale. Ma nello schema del collocamento c'è un particolare inedito per operazioni di questo tipo. A ben guardare infatti, circa la metà del collocamento istituzionale verrà sottoscritto da una finanziaria che fa capo allo stesso Cragnotti, la Compagnia mobiliare italiana.
Da Il Messaggero del 21 aprile 1998:
Il presidente Dino Zoff tentenna, "tra i due eventi proprio non so scegliere: l'appuntamento sportivo è importantissimo, l'ingresso in Borsa altrettanto". La data del 6 maggio richiederà alla Lazio un doppio apporto scaramantico: alle 10 del mattino scenderà in campo a piazza Affari, primo giorno di quotazione, e in serata a Parigi, per la finale di Coppa Uefa contro l'Inter. Sergio Cragnotti, azionista di maggioranza tramite Cirio e Compagnia mobiliare italiana che al termine dell'operazione controlleranno rispettivamente il 35 e il 25% del capitale, punta naturalmente a una vittoria gemella. Al successo sul listino crede con fermezza, dice alla platea di analisti raccolti per la partenza del "road show": "Rischi non ne vedo, a dispetto dello scetticismo che ancora circonda il nostro debutto. In Italia una squadra di calcio sul listino viene ancora considerata un fenomeno suggestivo, poco serio". Lui ignora e tira dritto, guarda agli sviluppi e annuncia la costruzione di uno stadio biancoazzurro perché "avere una casa propria è fondamentale: sarà l'obiettivo principale a partire dal '99 (ora la priorità è Formello), verrà realizzato nel prossimo triennio. "Voglio godermi la conclusione di un progetto costato cinque, sei anni di lavoro. Siamo arrivati prima di Milan e Juve. Qualche giorno fa Galliani mi ha detto che non sbarcheranno in Borsa prima del 2000: devono risanare i bilanci, attrarre l'interesse del mercato e dare garanzie di risultato". La Lazio, spiega, è una forte generatrice di cassa ed è pronta alla distribuzione dei dividendi, anche se sulla remunerazione agli azionisti già nel primo esercizio Cragnotti non si sbilancia. Assicura però che i ricavi "segneranno un fortissimo aumento: nei primi sei mesi del bilancio '97/98 il fatturato è cresciuto del 40% a quota 53 miliardi con un risultato in sostanziale pareggio".
Con 40 miliardi di liquidità in cassa, altri 50 che arriveranno dall'aumento di capitale, un indebitamento lordo di 103 miliardi "che si riduce a 60 netti da ripianare con i proventi del collocamento, la squadra ha grandi progetti". A cominciare da uno stadio personale, primo regalo confezionato da piazza Affari: "Nel calcio non è più tempo di mecenati, per un impianto da 300 miliardi serve un azionariato forte, un salto dalla gestione padronale". Addio all'Olimpico a metà con la Roma, "struttura importante ma forse per noi sovradimensionata" che resterà solo per le partite maggiori. E probabile trasloco in uno stadio nuovo, non al Flaminio ristrutturato: "Abbiamo inviato una richiesta specifica al sindaco Rutelli, le difficoltà sono molte. Stiamo portando avanti diversi contatti politici, ma pare un progetto quasi impossibile da realizzare. E non per cattiva volontà della Lazio». Per Cragnotti, comunque, è solo un intoppo su un percorso già definito: dare alla squadra una "nuova casa" immagine di una società moderna, non più cittadina ma nazionale e internazionale". Il denaro per realizzare lo stadio? Entrerà dalla porta del merchandising e soprattutto dei diritti televisivi, 40 miliardi previsti per quest'anno. "Le grandi squadre devono prendere in mano i diritti internazionali. Si va verso la possibilità di una commercializzazione diretta, mentre per il chiaro e il mercato italiano è ancora tutto da definire, mantenendosi uniti dentro la Lega".
Da La Gazzetta dello Sport del 26 aprile 1998:
Ogni azione 5.900 lire, per un valore della Lazio di 273 miliardi (272 miliardi, 706 milioni, 260 mila lire): questa la decisione del consiglio di amministrazione della Lazio che si è riunito ieri alle 11 a Roma in via Cappuccini fissando il prezzo di ogni azione che da domani sarà venduta e dal 6 maggio contrattata alla Borsa di Milano. Sarà proprio il mercato a dire se la Lazio vale 273 miliardi, se 5.900 lire per ogni azione sono tante o poche o è il prezzo giusto. Di certo il calcio italiano non è abituato a simili valutazioni. Secondo Cragnotti dovrà abituarsi. La Lazio è la prima società italiana ad entrare in Borsa e quindi non avendo parametri di raffronto ogni stima sulla... stima risulta avventata: parola al mercato. Ieri gli analisti hanno espresso le stesse valutazioni, soffermandosi però su un particolare: in Italia le immobilizzazioni (cioè i beni reali) di una società di calcio sono costituite in gran parte ancora dai diritti alle prestazioni dei calciatori (81% la media, in base agli ultimi bilanci dei club di A), quindi su qualcosa che non è solido come uno stadio o una catena di ristoranti e bar o negozi per il merchandising, sull'esempio inglese.
La Lazio possiede il centro sportivo di Formello e in tre anni vuole acquistare il Flaminio: l'investitore, insomma, baderà più ai piani di sviluppo che alla situazione di oggi. E Cragnotti l'ha scritto: all'inizio nessuno potrà aspettarsi dividendi. Ieri il consiglio di amministrazione (Dino Zoff presidente, Elisabetta Cragnotti amministratore delegato ed i consiglieri Sergio, Andrea, Massimo Cragnotti - Elisabetta, Andrea e Massimo sono i figli del maggiore azionista Sergio -, Giovanni Gilardoni, Clemente Mimum, Antonio Nottola, Guido Pugliesi) ha fissato il prezzo dell'azione in 5.900 lire partendo dal minimo (4.500 lire) e dal massimo (6.500) espressi nel prospetto informativo e nella nota informativa sintetica depositati alla Consob sulle cui basi la Lazio ha ottenuto l'ok dalla Borsa Spa (presidente Stefano Preda, amministratore delegato Massimo Capuano) all'offerta pubblica di vendita e alla quotazione. Sararanno collocate sul mercato 20 milioni di azioni, corrispondenti al 43,27 del totale delle azioni. Sul mercato, quindi, saranno vendute azioni per 118 miliardi (col resto delle azioni si arriva al valore globale di 273 miliardi).
Del pacchetto di azioni in vendita, il 25% (29 miliardi e 500 milioni) sarà destinato agli investitori normali, quindi anche ai tifosi, che potranno acquistare domani e martedì partendo da un minimo di mille (5 milioni e 900 mila lire) attraverso il consorzio di queste 17 banche e società di intermediazione (Sim): Imi (è anche il potente sponsor che accompagna la Lazio nella quotazione, tra l'altro azionista della Borsa Spa); San Paolo; Banca Nazionale del lavoro; Banca di Roma; Banca Commerciale; Interbanca; Sim Albertini; Sim Aletti; Banca Popolare Verona e Banco San Geminiano e San Prospero; Banco Ambrosiano Veneto; Sim Finnat Euramerica; Sim Interimmobiliare Securities; Sim Rasfin; Banca Antoniana Popolare Veneta; Banca Fideuram; Banca Popolare dell'Emilia Romagna; Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio. L'altro 75% del pacchetto (15 milioni di azioni: 88 miliardi e 500 milioni) sarà collocato presso investitori istituzionali: grandi gruppi e banche.
Da La Gazzetta dello Sport del 28 aprile 1998:
Ieri la Borsa di Milano ha chiuso con un allarmante -6,4%. E venerdì aveva perso un altro -3,6%. E sabato Cragnotti ha dato il benservito a Boksic: "Vada pure al Milan". E domenica la Lazio ha perso 2-1 in casa col Parma. Insomma, non poteva partire in condizioni meno favorevoli la campagna di collocamento delle azioni della Lazio, messe in vendita ieri e oggi a 5.900 lire l'una. A disposizione, 5 milioni di azioni per investitori normali, quindi anche tifosi. Bene: secondo fonti bancarie, la richiesta di ieri è stata 6-7 volte superiore all'offerta. Risultati sullo stesso metro sarebbero stati raggiunti dall'Imi che coordina un consorzio con altre 16 banche e Sim nel collocamento dei 15 milioni di azioni per investitori istituzionali, grandi gruppi. Si andrà, quindi, al sorteggio per le assegnazioni. Gli investitori normali possono acquistare un lotto minimo di mille azioni. Cragnotti ha valutato la Lazio 273 miliardi.
Da La Gazzetta dello Sport del 29 aprile 1998:
Dopo tanta attesa, dopo tante voci, dopo le pubblicità e le parole è arrivato anche il primo giorno della Lazio in Borsa. E il primo vero confronto con il mercato. Il debutto vero è previsto il 6 maggio, ma già ieri sul terzo mercato, quello non ufficiale, è possibile trattare titoli della squadra biancoceleste ad un prezzo tra le 5.970 e le 6.000 lire, in aumento rispetto alle 5.900 richieste ai sottoscrittori nell'offerta pubblica di vendita partita lunedì. Ma intanto sull'offerta pubblica di vendita e sottoscrizione della Lazio calcio è calato un fitto silenzio. Nonostante i termini dell'operazione si chiudessero ieri la società biancazzurra, forse in ossequio alle stringenti norme Consob che il suo nuovo status da ora le impone, ha deciso di rinviare a oggi ogni comunicazione ufficiale sull'esito. Una procedura insolita, quella di rendere noto il risultato del collocamento addirittura il giorno dopo, mai seguita nelle ultime grandi opv, che hanno visto coinvolte società del calibro della Telecom o dell'Eni con importi ben maggiori da collocare sul mercato. Solo 5 milioni di azioni, del valore unitario di 5.900 lire, erano infatti destinati al pubblico indistinto in Italia, mentre 15 milioni di titoli erano riservati ad investitori italiani ed esteri. Le indiscrezioni di stampa e di mercato indicano comunque che il collocamento avrebbe registrato, nonostante lo scenario altalenante del listino, il tutto esaurito. Si è parlato di richieste di acquisto superiori di cinque-sei volte l'offerta.
Dal Corriere della Sera del 30 aprile 1998:
Richieste dieci volte superiori all'offerta per i titoli della squadra romana. Si andrà al sorteggio. E la Lazio conquista 40 mila tifosi in Piazza Affari. La Lazio sbarcherà a Piazza Affari con il sostegno di oltre 40 mila tifosi azionisti. Un esercito di risparmiatori che non hanno esitato a investire almeno 6 milioni pur di partecipare all'avventura borsistica del club biancoceleste, la prima squadra di calcio italiana a raggiungere la quotazione. Non tutti gli aspiranti soci potranno però essere soddisfatti. Le richieste hanno infatti superato di oltre dieci volte l'offerta di titoli, messi in vendita al prezzo di 5.900 lire ciascuno. Di conseguenza non sarà possibile accontentare tutti, anche assegnando a ogni investitore il lotto minimo di mille azioni. Risultato: come previsto nel prospetto informativo si dovrà procedere al sorteggio per decidere i nuovi azionisti della squadra. Al momento non ci sono indicazioni ufficiali, ma è probabile che, anche se venisse allargato il quantitativo di titoli riservato al pubblico indistinto, alla fine gran parte dei risparmiatori finirà per restare a mani vuote.
In sintesi è questo l'esito, comunicato ieri, del collocamento dei titoli della Lazio, che si è chiuso martedì. Ai risparmiatori erano stati destinati cinque milioni di titoli. Ma all'Imi, la banca che ha curato il collocamento, sono pervenute adesioni per 54,6 milioni di azioni da parte di 43.845 investitori. La folla di aspiranti soci non si è fatta scoraggiare dal crollo di Borsa di lunedì (primo giorno del collocamento). Né dagli ultimi bilanci della Lazio, pesantemente indebitata. Anche gli investitori istituzionali, cioè assicurazioni, fondi pensione e d'investimento, hanno risposto positivamente all'operazione promossa dalla squadra controllata da Sergio Cragnotti. L'offerta riservata ai grandi investitori ha fatto segnare richieste per 82 milioni di titoli della squadra romana, contro i 15 milioni di azioni messe sul mercato. Si sono fatti avanti 145 investitori, di cui 94 stranieri, in buona parte britannici. A giochi fatti, la Cirio di Sergio Cragnotti, che è il maggior azionista della Lazio, incassera' 59 miliardi grazie al collocamento di 10 milioni di titoli Lazio. Altri 59 miliardi finiranno invece nelle casse della squadra presieduta da Dino Zoff, che potrà così alleggerire un indebitamento aumentato fino a quota 102 miliardi dopo l'onerosa campagna acquisti della scorsa estate.
A questo punto la Lazio è attesa all'esordio vero e proprio a piazza Affari, in calendario per il prossimo 6 maggio. L'esordio in Borsa coincide con la finale di coppa Uefa con l'Inter. Come dire che il giorno dopo lo sbarco sul listino anche i mercati potranno dare il loro giudizio sulla prestazione della squadra. Ma lo daranno in termini di rialzo o ribasso. Intanto, come antipasto, il buon esito del collocamento è stato accompagnato dalla vittoria di ieri sera in Coppa Italia a spese del Milan.
Da La Repubblica del 7 maggio 1998:
Questa volta la squadra biancazzurra è stata subito "espulsa" per eccesso di rialzo. La Lazio ha infatti cominciato con una sospensione il suo difficile percorso, quasi un "campionato" in Piazza degli Affari. I titoli della squadra biancoceleste, collocati a 5.900 lire, hanno segnato una pre-apertura a quota 6.700 lire (che equivale ad un rialzo del 13,5% rispetto al prezzo pagato dai sottoscrittori). Un'oscillazione troppo forte, che ha fatto scattare ieri il blocco temporaneo delle contrattazioni.
Dal Corriere della Sera del 7 maggio 1998:
Debutto fulminante dell'unica squadra italiana quotata. Eccesso di rialzo, azioni sospese. Ma la Lazio ha fatto gol in Borsa. Boom del titolo al primo giorno in Piazza Affari: scambi per 60 miliardi. Prima ancora di scendere in campo al Parco dei Principi, la Lazio aveva già vinto la sua partita in Piazza Affari. Ieri, all'esordio sul listino azionario italiano, il titolo biancoceleste ha davvero fatto faville. In una giornata opaca, nella quale l'indice Mibtel del mercato telematico ha perso lo 0,38%, le azioni della società guidata da Sergio Cragnotti e Dino Zoff, dopo una sospensione in avvio per eccesso di rialzo, hanno spuntato un prezzo ufficiale di 6.577 lire, con un guadagno dell'11,5% rispetto alle 5.900 lire del prezzo di offerta al pubblico. Il tutto con scambi record per una matricola: circa 60 miliardi. Insomma, il primo debutto della storia di una società di calcio italiana al listino è stato fulminante. I prezzi futuri sono tutti da scoprire. Potrebbero essere influenzati dalla sconfitta di ieri? "In realtà no - risponde Beppe Michelucci, capo area mercati mobiliari della Banca Popolare di Milano, che segue i problemi del calcio in Borsa -, perché ciò che conta è entrare in Europa, giocare nelle coppe continentali. E la Lazio è comunque in Europa: è in zona Uefa e, con la vittoria in Coppa Italia, giocherà la Coppa Coppe". Ciò che dice Michelucci spiega anche perché le oltre 6.500 lire non sono da considerare eccessive secondo gli analisti di mercato. "Per quanto riguarda il patrimonio della società, le azioni possono parere sopravvalutate - sottolinea un analista che preferisce non essere citato -. Ma tutto cambia se consideriamo gli utili futuri legati ai diritti televisivi. Basta pensare che per il Milan i danni economici della sconfitta proprio con la Lazio in Coppa Italia sono stati quantificati in circa trenta miliardi".
In termini puramente finanziari, è importante che alla fine si conquisti la platea internazionale, l'unica che conti in fatto di diritti tv. E che conterà sempre di più, soprattutto se si realizzerà il sogno dei presidenti dei club più blasonati, che puntano al campionato europeo tramite l'accorpamento di Champions League e Coppa Uefa. C'è da dire che le società italiane, ora la Lazio, domani il Bologna e poi chissà quali altre, sono comunque più sensibili al singolo risultato di quanto lo siano, ad esempio, quelle inglesi, che hanno fatto da apripista nel proporsi al mercato. "La Lazio è solo una squadra di calcio e quindi può risentire più facilmente del risultato di una specifica partita - spiega ancora Michelucci -, mentre le squadre inglesi, a incominciare dal Manchester United, la più importante, sono delle conglomerate: la loro principale fonte di guadagno sono naturalmente i diritti e la pubblicità, ma ricavano introiti anche dalla gestione dello stadio e dall'oggettistica, dalle magliette alle tazzine con il marchio sociale. Anche per le squadre italiane non è escluso un futuro simile: ora ci sono leggi più stringenti a tutela del marchio, anche se poi non è semplice farle rispettare da tutti, a cominciare dalle bancarelle abusive che vendono le magliette vicino a San Siro".
Michelucci si riferisce ai recenti accordi internazionali che rendono meno macchinoso ricorrere all'autorità giudiziaria per impedire lo sfruttamento abusivo del marchio. "Fin dal 1992 - aggiunge l'avvocato Gualtiero Dragotti, che si occupa da anni di controversie sui marchi - è stata allargata la protezione del marchio anche a prodotti e servizi diversi da quelli di partenza. Quindi, se una squadra ora vuole marchiare penne e orologi, e non solo magliette, lo può fare con maggiore sicurezza". Ma comunque la giustizia civile italiana è lenta e tutelare il marchio resta complicato. E allora si ritorna lì, al vero affare, la televisione. E per ironia della storia la povertà dell'Italia di ieri, quella degli emigranti, è la ricchezza dei padroni del calcio dell'Italia di oggi. "Pensi a quanto possono valere diritti tv e sponsorizzazioni di una squadra italiana di primo piano, con i nostri connazionali sparsi in tutto il mondo che non vedono l'ora di veder giocare e vincere un pezzo d'Italia - dice Antonio Marchesi, partner della Deloitte & Touche, la società di revisione che ha curato un rapporto sui bilanci dei club -. Pensi all'America Latina, piena di italiani, e pensi all'Inter del brasiliano Ronaldo e alla Lazio del cileno Salas. In prospettiva, sono migliaia di miliardi".
Da Il Messaggero del 7 maggio 1998:
Dopo essere finita in "fuorigioco" per eccesso di rialzo nei minuti iniziali, e aver dribblato il calo generale del mercato, la Lazio vince al 90° con il botto. Ma alla vigilia del big match con l'Inter, il goal - di buon auspicio - lo segna il patron, Sergio Cragnotti: in piazza Affari. Debutto spumeggiante sul listino di Borsa per le azioni della società sportiva laziale. La sua prima giornata sul mercato finanziario si è conclusa con il titolo quotato a lire 6.600 lire. Rispetto al prezzo di collocamento, pari a 5.900 lire, il prezzo raggiunto ieri rappresenta un guadagno virtuale dell'11,8% per risparmiatori e tifosi che hanno acquistato le azioni durante l'offerta pubblica di vendita e sottoscrizione conclusasi il 28 aprile scorso con la regia dell'Imi. Ieri, con forti volumi di richieste, è passato di mano quasi il 20% del capitale della società, per un controvalore di circa 60 miliardi di lire (e quasi nove milioni di azioni scambiate). Comunque vada a finire la sfida parigina, per la prima volta la Borsa italiana, oggi stesso, potrà verificare quanto incidono gli umori (e i risultati) sportivi sulle quotazioni.
Secondo gli analisti, prospetti e documenti alla mano, l'altalena delle quotazioni dovrebbe seguire i risultati economici dell'azienda e non tanto (o non solo) le azioni in area di rigore di Nesta e Nedved o quelle di Ronaldo e compagni sotto la porta di Marchegiani. In realtà, e la Consob - l'organo di vigilanza del mercato - ne ha fatto inserire nella presentazione un apposito capitolo dal nome "rischi dell'investimento", per una squadra di calcio i risultati economici sono strettamente correlati a quelli sportivi. Risultato? A trepidare per le sorti della Lazio d'ora in poi non saranno solo i tifosi, ma anche i risparmiatori (avversari compresi). Ma vediamo come si è svolta la prima giornata di campionato borsistico per la Lazio, prima squadra sportiva italiana ad aver centrato la quotazione in Borsa. Come accennato la neo matricola è partita in volata (più 13%), tanto da essere sospesa al rialzo in preapertura. Il titolo non si è scomposto ed ha aperto alle 10,40 sopra le 6000 lire, per chiudere poi la seduta, dopo aver toccato un massimo di 6700, con un prezzo ufficiale di riferimento pari a lire 6600.
Nei giorni scorsi il titolo era stato trattato con analogo successo al terzo mercato, quello non ufficiale. E anche l'operazione di Opvs, svoltasi a cavallo tra il 27 e il 28 aprile aveva registrato un "boom" di adesioni. Le richieste dei risparmiatori italiani avevano sfiorato i 55 milioni azioni, davanti a un'offerta iniziale di 5 milioni di azioni. Le richieste degli investitori istituzionali erano state pari invece a oltre 82 milioni di azioni, ma anche in questo caso la quota loro riservata era stata di appena 15 milioni di azioni. All'incirca soltanto un risparmiatore su dieci, rigorosamente sorteggiato, è stato dunque accontentato.
Tratte dal sito web di Borsaitaliana.it alcune informazioni sul titolo azionario della S.S. Lazio Spa:
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Profilo | La S.S. LAZIO S.p.A. è una società per azioni quotata presso la Borsa Italiana S.p.A.. Opera nel settore del calcio professionistico e gestisce le attività tecnico-sportive e di gestione dei diritti di broadcasting relative all'omonima squadra militante nel Campionato Italiano di Serie A. Le attività pubblicitarie, di merchandising ed in generale di sfruttamento commerciale del marchio S.S. Lazio sono gestite, a far data dal 29 settembre 2006, dalla S.S. Lazio Marketing & Communication S.p.A. controllata al 100% dalla S.S. Lazio S.p.A.. |
Codici | Borsa Milano: SSL.MI - codice: 362178 |
Isin | IT0003621783 |
Note | La Società chiude il proprio esercizio sociale alla data del 30 giugno di ciascun anno. |
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