Mercoledì 29 aprile 1998 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Milan 3-1

Da LazioWiki.

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29 aprile 1998 - 2.792 - Coppa Italia 1997/98 - Finale, gara di ritorno

LAZIO: Marchegiani, Grandoni (50' Gottardi), Nesta, Negro, Favalli, Fuser, Venturin, Jugovic, R.Mancini (88' G.Lopez), Nedved (92' Marcolin), Casiraghi. A disposizione: Ballotta, Rambaudi. Allenatore: Eriksson.

MILAN: Rossi, Daino, Desailly, Costacurta, Maldini, Ba (67' Ganz), Albertini, Donadoni, Ziege, Savicevic (31' Kluivert, 50' Maini), Weah. A disposizione: Taibi, Cruz, Cardone, Maniero. Allenatore: Capello.

Arbitro: Sig. Treossi (Forlì).

Marcatori: 46' Albertini, 55' Gottardi, 58' Jugovic (rig), 65' Nesta.

Note: espulsi Fuser e Desailly all'80' per reciproche scorrettezze. Ammoniti Rossi per comportamento non regolamentare, Daino, Kluivert e Weah per gioco falloso, Ganz per proteste.

Spettatori: 64.189 per un incasso di Lire 3.417.140.000.

La Coppa Italia ritorna biancoceleste dopo 40 anni
La prima pagina del Messaggero del 30/4/98
Il vantaggio rossonero
Il pareggio di Guerino Gottardi
Il vantaggio biancoceleste con Vladimir Jugovic su calcio di rigore
La rete del definitivo 3-1 siglata da Alessandro Nesta
Diego Fuser alza la Coppa al cielo: la Coppa Italia 1997/98 è vinta dalla Lazio
La festa per la conquista della Coppa
Un momento dei festeggiamenti
Alessandro Nesta bacia la Coppa Italia
Paolo Negro
I festeggiamenti sotto le tribune dello stadio
Roberto "Bob" Lovati con la Coppa
Sven Goran Eriksson portato in trionfo
I calciatori biancocelesti festeggiano in campo
Sergio Cragnotti e Dino Zoff
Pavel Nedved e Sergio Cragnotti con la Coppa
Un sorridente Pierluigi Casiraghi con la Coppa
Sven Goran Eriksson, Sergio Cragnotti e Dino Zoff con il trofeo

La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, una coppa di felicità. Il Milan s'illude con Albertini, poi in 10' viene distrutto. Sull'1-0 per il Milan entra Gottardi e cambia volto alla partita. Grande rimonta laziale anche se lascia forti dubbi il rigore fischiato a Maldini (il fallo era fuori area). Pure un palo di Casiraghi legittima il risultato finale. L'Olimpico vestito a festa applaude la squadra di Eriksson che capovolge il risultato".

Continua la "rosea": La Lazio centra il primo traguardo della stagione e tiene fuori dall'Europa il Milan. Eriksson e i suoi volano a Parigi per l'Uefa con una coppa Italia che indiscutibilmente hanno meritato. E non solo per tutto l'andamento della manifestazione ma anche per quello che hanno messo in mostra nella globalità delle due finali. A San Siro la Lazio aveva perso immeritatamente, qui all'Olimpico ha saputo realizzare uno straordinario ribaltamento di situazioni. Colpiti in apertura di ripresa da una rete di Albertini che sembrava aver chiuso ogni discorso, i biancazzurri hanno scatenato una reazione incredibile che li ha portati a segnare tre gol in dieci minuti. C'è da dire che la seconda rete lascia grossi dubbi perché il fallo di Maldini su Gottardi sembra sia stato effettuato fuori dall'area mentre Treossi l'ha visto dentro. In questo caso è difficile però attribuire grosse colpe all'arbitro perché la dinamica dell'azione e' stata tale che ha ingannato un po' tutti. Detto questo, bisogna anche riconoscere che nella ripresa la Lazio ha letteralmente strapazzato gli avversari; la mossa Gottardi è stata determinante perché ha aperto grossi varchi nella difesa milanista che non è stata arginata in tempo da Capello. Non c'è stata partita per più di metà della ripresa; Casiraghi ha colpito anche un palo mentre quando il Milan ha tentato di tornare in avanti sull'1-3 che lo condannava, i rossoneri non sono stati in grado di esprimere nulla. In tutta la partita hanno tirato nello specchio della porta avversaria solo due volte: in occasione del gol di Albertini e con Ziege (parata di Marchegiani) e sempre su calcio di punizione. Oltre alla sfortuna e al probabile errore di Treossi, c'è un dato tecnico deprimente che è un po' il marchio che bolla una stagione totalmente fallimentare. Gran bella cornice per l'atto finale di una coppa Italia che stavolta non ha perso per strada tutti i club più prestigiosi. L'Olimpico rasenta l'esaurito e c'è perfino una coreografia, in campo e sugli spalti, a dir poco sfarzosa. E' il Milan a portare il primo attacco con Weah, ma è di Casiraghi la prima conclusione a rete, un destro un po' sbilenco che finisce due metri a lato della porta di Rossi.

Il ritmo non e' altissimo, le due squadre si muovono con circospezione: la Lazio deve rimontare il gol, ma non vuole correre rischi perché se il Milan segna sono dolori; quanto ai rossoneri, l'1-0 dell'andata li garantisce, ma non troppo. Vogliono evitare di chiudersi subito davanti alla propria area. Cercano così di tenere il possesso di palla con Savicevic che torna a centrocampo per mantenere i collegamenti, ma in questo caso Weah resta troppo solo. A centrocampo il Milan ha contrapposto Albertini a Jugovic, Donadoni è nella zona di Venturin, mentre Nedved è arginato in prima battuta da Ba e poi da Daino. Pian piano la Lazio viene avanti e al 17' Rossi per poco non le fa un grosso regalo quando, cercando di smistare il pallone di piede a Maldini, lo consegna a Casiraghi e deve respingere con il corpo il tiro ravvicinato di quest'ultimo. Ma al 20' si riabilita con una prontissima uscita su Nedved lanciato da Fuser: manata alla palla che sta per essere agganciata dall'avversario a pochi passi dalla porta. Sempre protagonista il portiere rossonero: dopo essere già stato messo sull'avviso da Treossi, tarda un po' la rimessa e si becca l'ammonizione. Non succede molto, si vede poco Mancini e così Casiraghi si deve battere da solo nell'area rossonera, ma anche Weah sull'altro versante non ha molta collaborazione. Poi Savicevic chiede di uscire e lo sostituisce Kluivert. La partita non riesce a decollare. Nel Milan ora Weah è arretrato a fare da trampolino di lancio per Kluivert ma fino a questo momento Marchegiani è rimasto totalmente inoperoso. Solo al 40', quando Donadoni libera Ba sulla destra, Weah riesce a colpire il pallone davanti alla porta laziale, ma ha il corpo oltre la linea del passaggio del compagno e ne esce un tiraccio altissimo. Finisce praticamente qui un primo tempo da dimenticare. Inizio di ripresa. Non passano che pochi secondi quando Grandoni aggancia il piede di Albertini a un paio di metri dal limite dell'area laziale in posizione centrale. Punizione che Donadoni tocca lateralmente ad Albertini stesso, rasoterra che "buca" la barriera anche perché Venturin e Jugovic si aprono e così Marchegiani è trafitto nell'angolino basso alla sua destra. Ora per qualificarsi la Lazio deve segnare tre gol. Al 5' Kluivert, inseguendo un pallone catturato da Nesta, si procura uno stiramento e deve uscire sostituito da Maini. Nello stesso momento Eriksson fa entrare Gottardi che prende il posto di Grandoni. Ed e' proprio il nuovo entrato che al 10' riaccende le speranze della folla laziale quando sospinge in rete un perfetto assist di Mancini che aveva addomesticato, da par suo, un lungo lancio di Venturin, poi evitato il rientro di Costacurta e liberato al tiro il compagno.

Sempre Gottardi tre minuti dopo si procura un rigore quando scatta con grande prontezza sul lungo lancio di Mancini e viene colpito al corpo da Maldini in netto ritardo. Il laziale cade in area ma sembra sia stato colpito prima di avere varcato la linea. Treossi non ha dubbi e indica il dischetto. Jugovic tira forte e preciso a fil di palo e per Rossi non c'è nulla da fare. Incredibilmente la qualificazione è tornata in discussione in pochi minuti e non c'è dubbio che l'artefice di questa clamorosa svolta sia Gottardi, addirittura incontenibile. Al 18' riceve da Mancini e va via in percussione al centro servendo poi Casiraghi che stoppa e tira rapidamente, Rossi è battuto, lo salva il palo. Nettamente sorpreso il Milan. Quando ha abbassato la guardia, ritenendosi ormai in una botte di ferro, è stato letteralmente preso d'infilata sulla fascia sinistra da Gottardi che arriva sempre in velocità, non trova sbarramento da parte di Ziege che viene tirato indietro da Fuser e così Maldini se lo vede arrivare sempre in grande libertà. Esaltata da questi due gol, la Lazio completa l'opera al 20'. Corner da sinistra, la palla passa sotto la porta di Rossi, viene tirata da molti ma mai allontanata, finisce così a Negro sul versante opposto, girata pronta, il portiere respinge ma non trattiene e Nesta è piu' lesto di tutti nel sospingerla in rete. Un 3 a 1 incredibile, visto che i tre gol la Lazio li ha segnati in appena 10 minuti. Capello allora cerca di correre ai ripari affidandosi a Ganz che prende il posto di Ba. Si rovesciano le posizioni tattiche e psicologiche. Ora tocca al Milan attaccare. Ed è la Lazio che deve trepidare su questo vantaggio. Punizione battuta da Ziege e Marchegiani vola a deviare. Certo, questa ripresa sta ripagando enormemente la platea dello squallore del primo tempo. Ormai si gioca sui nervi su un fronte e sull'altro e proprio i nervi saltano a Fuser e Desailly che vengono alle mani al 35' e Treossi non ha esitazione a mandarli via. La partita non ha più storia, il Milan viene avanti con rabbia e generosità, ma non ha assolutamente la lucidità necessaria per arrivare comodamente al tiro. Marchegiani viene impegnato solo in alcune prese alte. Ci vuole ben altro per strappare la coppa alla Lazio.


Il Corriere della Sera titola: "Coppa Italia. Nella finale di ritorno i biancocelesti rimontano con tre gol in 11 minuti. Per i milanesi, fuori anche dall'Intertoto, è un danno da 30 miliardi. Lazio in trionfo, Milan fuori dall'Europa. Albertini illude i rossoneri ma Gottardi, Jugovic e Nesta riportano il trofeo a Roma dopo 40 anni. Cragnotti: siamo in cielo".

Continua il quotidiano: Dopo quarant'anni dal primo successo in questa competizione, la Lazio festeggia la sua seconda Coppa Italia dopo una gara palpitante e drammatica, risolta con un secondo tempo da accademia del calcio. Il Milan, annichilito dalla furia biancazzurra, dopo essere passato in vantaggio con Albertini, viene tramortito da tre gol in rapida sequenza (Gottardi, Jugovic su rigore e Nesta), sbriciolato, annichilito. E l'Olimpico, con Sergio Cragnotti issato in trionfo dai suoi giocatori, libera la sua gioia repressa dopo 24 anni dall'ultimo trionfo marcato Maestrelli e i suoi ragazzi. Le squadre si affrontano con il 4-4-2 speculare delle due formazioni, con i rossoneri più disposti a modellarsi talvolta in qualcosa di simile a un 5-3-2, a volte in un 4-5-1. Evidente come i rossoneri applichino un calcio di estrema cautela, idealmente raggrumandosi attorno all'unico gol dell'andata, a quel provvidenziale ruggito di Weah che, a tempo scaduto, condizionò la sfida di San Siro. Del resto Capello, dovendo rinunciare a Boban e Leonardo, si affida a uno schieramento prudente, utilizzando Ziege a sinistra ma soprattutto affiancando in attacco Savicevic a Weah. Peccato che il Genio, seguito con trepidazione da Silvio Berlusconi in tribuna, vada in tilt pure stavolta. Dopo mezz'ora, difatti, serve cambiare: via libera a Kluivert, dunque, anche se in avvio di ripresa toccherà pure a lui lasciare il campo, vittima egli stesso di problemi muscolari. La Lazio, dal canto suo, patisce un paio di assenze pesanti, Chamot in difesa (dentro Grandoni) e Boksic in attacco. E' l'opportunità che Casiraghi attendeva per lasciare il segno in quella che potrebbe essere una delle sue ultime apparizioni in maglia celeste, ma la partita è tutt'altro che di semplice soluzione. I romani sono infatti preda di un dilemma che è soprattutto strategico: attaccare per rimontare l'handicap di partenza, senza però esporsi troppo.

Una tattica fondamentalmente attendista, pertanto, che si contrappone a quella del Milan. Non è un caso che nel primo tempo le occasioni palpitanti siano soltanto un paio, tra l'altro equamente suddivise. Comincia la Lazio al 20', sfruttando un lancio lungo di Fuser che Nedved, "protetto" da Mancini, scarica a rete costringendo Rossi al miracolo ravvicinato. Il Milan al 40', ci prova con Weah che gira alto un assist di Ba, a sua volta messo in movimento da Donadoni. A sbloccare la situazione di stallo servirebbe la rete di una delle due formazioni. E il gol lo firma Albertini su punizione, al primo minuto del secondo tempo, anche grazie a una impercettibile deviazione di Nedved in barriera. L'Olimpico è gelato, il settore dei supporters rossoneri esulta. A questo punto Eriksson decide di richiamare Grandoni per Gottardi, ed è questa la mossa vincente che serve ai romani per liberarsi dalle proprie paure. In undici minuti la Lazio ribalta infatti la situazione, segna tre gol e colpisce anche un palo, annichilendo il Milan. Al 55' da Mancini a Gottardi che, in anticipo su Maldini, firma il pareggio; tre minuti dopo Jugovic trasforma il rigore concesso da Treossi perché Maldini frana su una scatenatissimo Gottardi. Lo stadio comincia a crederci e i tifosi laziali iniziano a tifare all'unisono compresa la Monte Mario sempre molto pacata.

Al 62' l'imprendibile Gottardi offre a Casiraghi un ghiotto pallone per il destro: palo pieno, ma è solo il preludio all'apotesi. E' infatti il 65': su angolo battuto da Jugovic, Mancini corregge di petto in mezzo all'area, Negro colpisce a botta sicura, Rossi a terra non trattiene e Nesta, in scivolata, appoggia in rete. E' un uragano, una bolgia indescrivibile quando il difensore-gioiello biancazzurro va a festeggiare sotto la curva nord. Un ecatombe quella che si abbatte sul Milan, proprio quando Capello, perduto Kluivert, ritiene di innervare il centrocampo affidandosi a Maini. Disastro totale, correzione di rotta obbligata con Ganz per Ba, nervosismo, sussulti di pura sopravvivenza (una punizione di Ziege toccata in volo da Marchegiani) e poco altro. La Coppa Italia della Lazio è meritata, sugli spalti le nuove generazioni di tifosi piangono di gioia quando Fuser alza il trofeo al cielo. E nella notte la città si colora di biancazzurro con clacson e bandiere al vento. Piazza del popolo invasa dai cortei festanti come non accadeva da tanti, troppi, anni.


Tratte dalla "rosea", alcune dichiarazioni post-gara:

Sergio Cragnotti che salta sotto la curva nord, Eriksson che non perde il suo aplomb e si inchina davanti ai tifosi che lo osannano. Scene di eccezionale euforia. Piange Sergio Cragnotti, piange a dirotto di gioia e commozione. Pensa al fratello Giovanni che non c'è più. Pensa a tutti gli sforzi fatti per portare al vertice la sua squadra del cuore. "Non chiedetemi nulla. Sono in cielo. E' una gioia immensa dopo tanti sacrifici. E' solo il primo tassello di una costruzione che immagino splendida. Ringrazio l'allenatore, il gruppo dei ragazzi, i tifosi. Sono stati tutti splendidi e ora guardiamo avanti. Ci aspetta Parigi". La Lazio ritrova la vittoria all'Olimpico che le mancava da 50 giorni (derby dell'8 marzo) e con essa arriva anche il primo trofeo dell'era Cragnotti. Dopo un aprile disastroso (4 sconfitte e due pareggi) la squadra di Eriksson ha condensato in 20 fantastici minuti, i primi della ripresa, il meglio di sé stessa. Atterrando inesorabilmente il Milan.

"Quel gol di Albertini ci ha dato mentalmente la scossa - dice un Eriksson dall'abbigliamento sconvolto dai festeggiamenti -. Ed è stato meglio che il Milan abbia segnato, perché poi è partita la reazione. Dopo il primo gol abbiamo scacciato quella paura che ci aveva frenato nel primo tempo. E una rete dopo l'altra ci siamo completamente sbloccati. Vincere qui ha un sapore del tutto particolare. E' la mia terza Coppa Italia ed ho provato delle sensazioni irripetibili proprio per il modo in cui è arrivata, con una rimonta eccezionale. Sono contento soprattutto per Cragnotti. Mi ha detto che il cuore gli faceva male per le emozioni provate. Ed è logico che per uno che lavora ed investe tanto sulla società come lui, l'effetto di un successo sia tutto particolare. Spero proprio che questo sia il primo trofeo di una lunga serie. Cragnotti è la maggiore garanzia per il futuro. Ed il futuro è già fra una settimana a Parigi, dove proveremo a bissare con l'Uefa, anche se non sarà facile".

I tifosi urlano: "Guerino Gottardi merita un 10. Stasera abbiamo visto il nuovo Domenghini". Ed in effetti la partita di Guerino, già idolo della curva, è stata eccezionale sotto ogni profilo. A sottolinearlo è lo stesso Eriksson: "E' stato decisivo il suo ingresso. E non solo per il gol. Ha poi procurato il rigore ed ha fornito bellissimi assist. Dite che anche Mancini è stato eccezionale? Lui si difende da solo per quello che fa. Però tutti i ragazzi sono stati encomiabili per impegno e voglia di vincere". Poi il tecnico racconta un aneddoto su Nesta, il romano che ha deciso la finale: "E' da un po' di tempo che Alessandro mi confessa di essere stanco. Gli ho risposto alla mattina quando ti alzi guardati allo specchio e ripeti "non sono stanco". Nei momenti delicati non ha mai fallito. E' un fuoriclasse a 22 anni". Oggi riposo, domani l'allenamento alla vigilia della partita di campionato. "Ma stavolta Lecce non fa paura - fa autoironia lo svedese "acceso" dall'entusiasmo - la nostra Europa l'abbiamo conquistata. Giocheremo in coppa Coppe al giovedì. Ora possiamo concentrarci sul prossimo mercoledì". Sarà un altro mercoledì da leoni?

Felice, eccitato, orgoglioso. Alessandro Nesta si coccola il suo gol, un gol che pesa quanto una Coppa Italia che sembrava essersene andata, volata via, scappata verso Milano dopo la rete di Albertini. "Bellissimo". Soprattutto per un tipo che segna poco. "Il prossimo tra tre anni", scherza. Ha vinto la Lazio, ha vinto con un gol di un romano di Cinecittà, con un gol di uno di casa. E adesso Nesta non fa a tempo a spassarsela che è subito rincorso da altri pensieri, altre domande: "A Parigi sarà ancora più importante, credo che l'Inter darà tutto e poi ha Ronaldo, un giocatore che attualmente fa la differenza: speriamo di farlo giocare il meno possibile". Ma prima la Lazio, la Lazio di Nesta deve dire e dirsi "ho vinto qualcosa". "Quando sono arrivato in prima squadra si faceva sempre polemica sul fatto che non si vinceva niente. Finalmente ce l'abbiamo fatta". Finalmente. Lo dice anche Roberto Mancini, ma è un "finalmente" diverso. Riesce a mantenersi più freddo, più controllato. "E' il loro gol che ci ha svegliato. Eravamo incatenati, titubanti, poi è cambiato tutto. Sull'1-1 il pubblico è stato incredibile, ci ha trascinato: non si sentiva più niente in campo, era tutto un rumore, non avevamo alternative, dovevamo crederci, l'abbiamo fatto".

Con il Milan c'è sempre un conto aperto? "Ma no, qualche screzio anche stavolta c'è stato, niente di più. Il fatto è che quando giochi con il Milan è sempre una battaglia". Ma Mancini vuol tornare alla Lazio per spendere diverse grazie. "E' importante per tutti, per la gente, per Cragnotti, per Zoff, per i dirigenti, per Governato. Il merito è di tutto noi. Faccio i complimenti ai miei compagni: sono stati bravissimi". Venturin fa finta che non sia successo niente: "Ragazzi, è mezzanotte, avete visto quanto è tardi!" Fuser invece è il più commosso. La sua voce ha un suono speciale. "Pensavo a tutte le volte che ero stato sul punto di vincere qualcosa e non c'ero riuscito, mi dicevo che stavolta non potevo fallire. E' stata dura ma la vittoria ce la siamo meritata, credo che nessuno possa disconoscere i nostri meriti. La chiave è stata il loro primo gol, ci ha tolto la paura, l'ha spazzata via, da quel momento è cambiato tutto". Cosa vi siete detti nell'intervallo? "Il mister ci aveva chiesto di alzare il ritmo e noi lo abbiamo fatto, cercando di dare velocità e profondità alle azioni e difatti ci siamo impadroniti del centrocampo. Loro sono stati bravi a saper gestire il gioco quando noi cercavamo l'azione costruita ma senza dargli velocità. Ora a Parigi contro l'Inter sarà difficile ma non impossibile. Sarà una partita molto aperta, anche perché all'Inter è rimasto solo quel traguardo dopo la partita di Torino". E l'espulsione? "Mi sono arrabbiato perché dopo il fallo Desailly mi ha colpito sul ginocchio: poteva farmi male, mi è venuto istintivo reagire". Poi è tornato in campo per prendere la coppa. "E come potevo mancare la festa?".






Biglietti della gara dei vari settori diversamente colorati
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"Tribuna Monte Mario" (celeste)
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"Distinti Ovest" (arancione)
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"Tribuna Tevere" (verde chiaro)
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"Curva Nord" (grigio)
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"Curva Sud" (avana)




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