Giovedì 20 febbraio 2003 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Wisła Kraków 3-3
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20 febbraio 2003 - 3033 - Coppa UEFA 2002/03 - Quarto turno - gara d'andata
LAZIO: Marchegiani, Oddo, Fernando Couto, Mihajlovic, Pancaro, Lazetic (61' Cesar), D.Baggio (74' Stankovic), Liverani, Simeone (55' C.Lopez), Fiore, Chiesa. A disposizione: Peruzzi, Stam, Giannichedda, Castroman. Allenatore: Mancini.
WISLA KRAKOV: Hugues, Baszczynski, Glowacki, Jop, Stolarczyk, Uche, Strak, Cantoro (75' Szymkowiak), Kosowski, Kuzba, Zurawski (77' Dubicki). A disposizione: Piekutowski, Paszulewicz, Moskal, Pater, Skrzekowski. Allenatore: Kasperczak.
Arbitro: Sig. Plautz (Austria).
Marcatori: 23' Lazetic, 39' Uche, 45' Jop (aut), 50' Zurawski (rig), 63' Zurawski (rig), 71' Chiesa.
Note: ammoniti Marchegiani, Baszczynski e Cantoro per gioco falloso. Calci d'angolo: 5 - 4. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 16.004 per un incasso di 212.525 euro.
La Gazzetta dello Sport titola: "Chiesa tiene in piedi la Lazio. I polacchi mandano in crisi la squadra di Mancini trasformando due rigori: rimedia l'attaccante con il gol del 3 a 3".
Continua la "rosea": Se l'ha vista in tv, ed è probabile che l'abbia fatto "duellando" con il suo segretario particolare di fede laziale, il Papa si sarà divertito. La squadra della sua città se ne va via dall'Olimpico con un prezioso pareggio, illustrato da un'organizzazione tattica da applausi e da sprazzi di vero spettacolo, che hanno fatto felici i tanti, ma proprio tanti polacchi presenti, quelli che a Roma ci abitano e quelli che sono venuti apposta da Cracovia. Tre a tre non è proprio un risultato abituale per un incontro che ha cambiato idea diverse volte nella serata. La Lazio si può rimproverare poca fantasia nell'inventare soluzioni alternative per far saltare la trappola del fuorigioco avversario, vero mattatore della prima parte della partita (almeno in un paio di occasioni i guardalinee però hanno esagerato). In più, nel bilancio, della sua partita, bisogna mettere qualche distrazione difensiva pagata parecchio. Tuttavia, la squadra ha avuto il merito di non finire per terra quando sul 3-2 al Wisla pareva riuscire davvero tutto. Qui la partita s'è accesa parecchio, Mancini ha fatto ricorso a quel pezzo di Lazio 1 rimasto in panchina, buttando dentro Stankovic e prima ancora Lopez, pronto a cimentarsi subito nella sua specialità, la produzione di assist, sfornando infatti quello decisivo per il 3-3 realizzato di piatto destro da Chiesa.
La partita è stata un bel corpo a corpo fino alla fine e si deve ammettere che il pareggio i polacchi se lo sono davvero meritato fino in fondo. Più che il Chievo di Polonia (titolo che gli era stato assegnati da alcuni laziali in sede di vigilia), a tratti il Wisla ha ricordato proprio la Lazio che gli stava davanti, soprattutto nel suo viaggiare a grande velocità e nel lavorare con successo sulle fasce. Il Wisla s'è confermata squadra rompiscatole, soprattutto con quel suo disporsi in un fazzoletto di pochi metri, molto corta, con i reparti vicinissimi, capace di camuffarsi e di imbrogliare le carte trasformando i suoi centrocampisti in attaccanti aggiunti, per esempio il nigeriano Uche, davvero un giocatore tutto pepe. La Lazio c'è cascata diverse volte, soprattutto nel primo tempo. In cui, dopo un inizio al rallentatore, s'è giocato subito senza tanti fronzoli. Da una parte la squadra di Mancini con la girandola delle sovrapposizioni e degli inserimenti, bello qualche dialogo Liverani-Simeone, anche se la posizione di Fiore più avanzata, finiva per sguarnire la fascia sinistra e dare problemi a Pancaro. Dall'altra il Wisla se la cavava anche sull'altro fronte con Kosowski a scavalcare spesso e volentieri Oddo e Lazetic. Il serbo ha però festeggiato il suo battesimo europeo con la sua nuova squadra con una bella sciabolata di destro da fuori area: il primo gol, a metà primo tempo. Qui c'è stato il momento migliore dei manciniani con una bella botta di Simeone liberato da un velo di Chiesa e da un'altra conclusione di Fiore alta di poco.
Il Wisla però non se l è fatta sotto e piano piano, provandoci sempre con verticalizzazioni improvvise, ha reagito. Su una di queste Kuzba ha recapitato un pallone d'oro a Uche, saltando Pancaro e Mihajlovic: il nigeriano ha battuto Marchegiani. E a questo punto la Lazio ha rischiato ancora con Kuzba prima che comparisse la buona stella di Chiesa, sempre puntualissima in Europa: tiro cross e autogol di Jop proprio a fine tempo. Nella ripresa la Lazio ha inciampato subito con il rigore (molto dubbio) procurato da Kuzba e trasformato da Zuravski. Per i polacchi è stata una manna, con diverse fughe in contropiede. Mancini ha inserito Claudio Lopez, ma il Wisla ci ha preso gusto: una fuga del solito Kosowski è stata sventata solo all'ultimo da Pancaro. Ma poi Zuravski, che ha un bottino (e un colore di maglia modello Manchester United) alla Van Nistelrooy, ne ha combinata un'altra: sull'assist di Kuzba, ha anticipato ancora Marchegiani e stavolta il rigore è parso giusto. La Lazio però non s'è abbattuta e ha riagguantato il pareggio con Chiesa. Poi è stato tutto un alternarsi di ribaltamenti con un bel po' di tremarella da una parte e dall' altra. Non sarà facile a Cracovia, ma a fidarsi di quanto dicono i numeri sulla differenza di rendimento tra la Lazio dell'Olimpico e quella lontano da casa, questo pareggio si può quasi considerarsi una vittoria di misura.