Fantoni (II) Octavio (Nininho)
Mediano, nato a Belo Horizonte (Brasile) il 4 aprile 1907, deceduto a Roma l'8 febbraio 1935 (conosciuto in Brasile come Nininho e in Italia come Ottavio Fantoni II). Battezzato il 14 agosto 1907 come Pedro Fantoni, figlio di Oreste (Rigo) Fantoni e Annunciata Salvadeu.
Brasiliano, ma di origini toscane (i genitori erano emigrati in Brasile da Bibbiena cittadina in provincia di Arezzo), gioca inizialmente nella squadra della Palestra Italia di Belo Horizonte (Cruzeiro), dove mette in luce le sue notevoli doti di calciatore, oltre a quelle morali. Sin da subito esprime il desiderio di tornare nella nazione che sente veramente sua e tra le tante offerte avute da squadre italiane, sceglie la Lazio. In Brasile si era sposato giovanissimo e aveva avuto due figlie, ma rimane presto vedovo. Un terzo figlio legittimo di cui non vi è scritto chi è la madre sul documento, muore di meningite all'età di 16 mesi nel 1933. La Lazio lo acquista insieme a suo cugino Juan durante la stagione 1930/31, divenendo subito giocatore prezioso grazie alla sua classe e grinta, unite ad uno straordinario attaccamento alla maglia. Stilisticamente elegante, possiede un piede molto preciso e un buon senso del gioco. In campo la sua presenza si fa sentire e infatti sarà considerato un titolare inamovibile dagli allenatori che si susseguiranno sulla panchina biancoceleste. E' una pedina fondamentale nel gioco biancoceleste e i tifosi lo amano per il suo carattere combattivo e mai domo ma, al tempo stesso, improntato su di un grande rispetto per gli avversari. Il 25 marzo 1934 esordisce in Nazionale contro la Grecia nelle eliminatorie del Campionato del Mondo, in quella che sarà la sua unica presenza in azzurro. Nell'estate dello stesso anno si sposa con una ragazza di Bibbiena dalla quale non avrà figli. Nel frattempo era giunto alla Lazio un altro cugino, Leonisio, fratello di Juan. Del calcio italiano gli piaceva tutto ma un aspetto lo detestava: la durezza del gioco.
Octavio salta poche partite, ma il 20 gennaio 1935, contro il Torino, s'infortuna al naso in uno scontro con un avversario. Esce dal campo e, fattosi medicare, dopo cinque minuti rientra e collabora al pareggio della Lazio ottenuto a pochi minuti dalla fine grazie ad uno splendido goal di Silvio Piola. Su "Il Messaggero" del 21 gennaio, in un articolo del giornalista Rocco Morabito, si può leggere che "Fantoni II era messo KO da una testata e non rientrava in campo che cinque minuti dopo". Fino a venerdì 25 gennaio i giornali non segnalano nulla ma quel giorno, insieme alla notizia che la Lazio è stata multata dal Tribunale del Calcio per intemperanze dei propri sostenitori, si legge che nel pomeriggio del giorno precedente Fantoni II era stato ricoverato al Policlinico Morgagni, in Via Plinio, per un peggioramento delle condizioni di salute. Il giocatore è in preda a una forte febbre e i sanitari hanno riscontrato una frattura alle ossa nasali. Sottoposto in serata ad alcune analisi, i cui risultati non vengono divulgati, ci si augura una rapida guarigione dell'atleta. Sempre il quotidiano romano del 26 gennaio scrive che il giorno precedente si era assistito ad un'ininterrotta serie di visite da parte degli sportivi. Anche i giocatori della Roma avevano visitato l'infermo. Le notizie non sembrano confortanti. Il lunedì 28 si registra un miglioramento di Fantoni, ma il giorno seguente i medici rilevano un forte rialzo febbrile. Si parla di un possibile intervento chirurgico. Mercoledì 30 le condizioni sono gravi. Il giorno precedente i medici avevano diagnosticato una settico-piemia con localizzazione purulenta al ginocchio sinistro.
Alle 14.30 il dott. Ugo Bani opera Octavio, la febbre è a 40°C. Il giovedì 31 il giornale scrive che i due medici Bani e Di Giulio hanno emesso un bollettino in cui le condizioni del giocatore sono giudicate riservatissime. Si registra un forte numero di visitatori. Il 1 febbraio le notizie sono più confortanti. Il polso è buono e la temperatura è diminuita. Lunedì 4 i compagni di squadra, reduci dall'incontro di Milano perso con l'Ambrosiana (1-0), fanno visita allo sfortunato compagno e lo trovano in discrete condizioni. Mercoledì 6 si riferisce di un improvviso aggravamento. Il ginocchio è pieno di pus. Il giorno successivo il cronista scrive che Fantoni è stato sottoposto ad una nuova operazione, ma i medici non si pronunciano. Il venerdì 8 "Il Messaggero" definisce gravissime le condizioni di Octavio. Il giorno 9 febbraio lo stesso giornale annuncia la morte del giocatore con queste parole: "E' un lutto per il calcio italiano la morte di Ottavio Fantoni", mentre il sottotitolo recita: "La Lazio giocherà ugualmente a Livorno non avendo ottenuto il richiesto rinvio della partita a lunedì". Parte dell'articolo dice: "Ieri sera alle 19,35 Fantoni, valoroso mediano sinistro della Lazio, è cessato di vivere in una camera del Policlinico Morgagni. In seguito alla frattura nasale, era sopravvenuta una settico-piemia con localizzazione di pus al ginocchio, per la quale fu operato essendo in gravi ma non disperate condizioni. La situazione si è aggravata per una successiva localizzazione all'articolazione tibio-tarsica che rese necessario un altro intervento. Sin da giovedì i medici avevano perduto ogni speranza di salvarlo. Ieri mattina alle 11 Ottavio Fantoni è entrato in agonia e qualche ora dopo il parroco del Sacro Cuore al Lungotevere Prati, padre Zafferana, gli amministrò i sacramenti "in extremis". Ma la forte fibra dell'atleta fece sì che l'agonia si prolungasse fino a tarda ora del pomeriggio, tra il dolore della cugina che lo assisteva e dei compagni di squadra che non lo hanno mai abbandonato in queste tristi ore. Anche il gen. Vaccaro, segretario del C.O.N.I., è voluto essere presente al momento del trapasso ed ha espresso, a nome del C.O.N.I. e della F.I.G.C., le condoglianze alla famiglia. Successivamente è stato un continuo accorrere di molte personalità del mondo sportivo".
Da segnalare che il giocatore è spirato nel momento in cui entrava in clinica il cugino Juan. Ancora il quotidiano romano prosegue: "...sono arrivati moltissimi telegrammi di società sportive, della Roma e di autorità dello sport. La Lazio ha chiesto il rinvio a lunedì 11 della partita di campionato all'Unione Sportiva Livorno. Il Presidente della squadra toscana comm. Troti ha risposto di non poter aderire al desiderio espressogli dalla Lazio il quanto l'11 a Livorno è festa civile ma sarà comunque giornata lavorativa e pertanto l'incontro si svolgerà il giorno 10 come da calendario". La Lazio è costretta a giocare. Lo farà con il lutto al braccio, con la morte nel cuore e la rabbia in petto per il rinvio negato, imponendosi con un secco 2 a 0 sul campo esterno pur priva dei Fantoni rimasti a Roma. In tutti i campi di gioco viene osservato un minuto di silenzio in memoria di Octavio. Il giorno 12 Il Messaggero narra che "nel pomeriggio precedente si sono svolti i funerali del giocatore alla presenza di una cornice di popolo imponente che ha gremito il Lungotevere Prati, Ponte Cavour e Piazzale di Ripetta. Alle esequie hanno partecipato i rappresentanti di tutte le società sportive della Capitale, i gruppi dopolavoristici dell'Urbe con i propri gagliardetti e bandiere. Nella mattinata, nella Chiesa del Sacro Cuore in Prati, in presenza della salma, si era svolta la funzione religiosa alla quale sono intervenuti tutti i giocatori della Lazio e vari atleti della Roma.
Il pellegrinaggio è stato continuo, tanto che nel pomeriggio solo il servizio d'ordine è riuscito a formare uno stretto corridoio per permettere il passaggio del carro funebre. La salma è stata trasportata dalla chiesa al carro a spalla dai giocatori di Lazio e Roma fraternamente uniti. Tra i più commossi Fulvio Bernardini, Pietro Pastore e Attilio Ferraris, che nei giorni della malattia non ha lasciato un solo istante, notte e giorno, il capezzale del compagno amatissimo. Presenti anche Paolo Agosteo dell'Ambrosiana e Guido Masetti della Roma. Lentamente il carro funebre ha potuto raggiungere Piazza della Fontanella Borghese, gremitissima, dove il dott. Antonacci, in rappresentanza della F.I.G.C., ha rivolto alla salma l'ultimo saluto degli sportivi di Roma e d'Italia. Seguivano il feretro il Segretario del C.O.N.I. e Presidente della F.I.G.C . Giorgio Vaccaro, il CT della Nazionale comm. Pozzo, il vicepresidente dell'Ambrosiana, il presidente della Lazio Eugenio Gualdi con tutti i dirigenti. Assente, perché malato, il presidente della Roma che si è fatto rappresentare da un dirigente giallorosso.
Presenti i famigliari, le due bambine figlie dello scomparso, il rappresentante dell'Ambasciata del Brasile. Il rito "fascista" è stato eseguito da uno sportivo tra la folla che ha gridato per tre volte il nome di Ottavio Fantoni, a cui ha fatto eco a una sola voce del popolo commosso il grido di "presente". Il corteo ha poi raggiunto il Verano seguito da centinaia di macchine e da numerosi carri colmi di corone, tra cui quella della famiglia, del segretario del Partito Nazionale Starace, dell'Ambasciata del Brasile, del sottosegretario dell'Aeronautica Valle, dei presidenti di Lazio, Roma, Ambrosiana e Juventus, dei compagni di squadra, dei giocatori della Roma e della Fiorentina, del personale dello Stadio Nazionale, dei nuotatori della Lazio e molte altre ancora. Il presidente della Lazio, ing. Eugenio Gualdi, ha voluto ringraziare a nome della Società tutti coloro che hanno partecipato ai funerali".
Il 20 gennaio 1935 la F.I.G.C. gli assegnerà la Medaglia d'Argento al Valore Atletico, decorazione concessa ai calciatori caduti in gara o in allenamento.
Octavio Fantoni ha collezionato con la Lazio 107 presenze e segnato 4 reti in Campionato.
Decorazioni[modifica | modifica sorgente]
Palmares[modifica | modifica sorgente]
Octavio Fantoni nella stagione 1932/33
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