Domenica 8 novembre 2020 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 1-1
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8 novembre 2020 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, VII giornata - inizio ore 12.30
LAZIO: Reina, Luiz Felipe, Acerbi, Radu (54' Hoedt), Marusic, Milinkovic, Cataldi (76' Akpa Akpro), Luis Alberto (76' Pereira), Fares (54' Lazzari), Correa, Muriqi (54' Caicedo). A disposizione: Alia, Furlanetto, Patric, Armini, D. Anderson, Parolo, Raúl Moro. Allenatore: S. Inzaghi.
JUVENTUS: Szczęsny, Danilo, Bonucci, Demiral, Cuadrado, Rabiot, Bentancur, Frabotta, Kulusevski (76' McKennie), Morata (88' Bernardeschi), Ronaldo (76' Dybala). A disposizione: Buffon, Pinsoglio, Drăgușin, Arthur, Portanova. Allenatore: Pirlo.
Arbitro: Sig. Massa (Imperia) - Assistenti Sigg. Meli e Alassio - Quarto uomo Sig. Sacchi - V.A.R. Sig. Mazzoleni - A.V.A.R. Sig. Cecconi.
Marcatori: 15' Ronaldo, 90'+4' Caicedo.
Note: ammonito al 6' Bentancur, al 45'+1' Cataldi, al 78' Akpa Akpro, all'84' Cuadrado tutti per gioco falloso. Angoli 4-2. Recuperi: 1' p.t., 5' s.t.
Spettatori: partita a porte chiuse per emergenza Covid 19.
► I calciatori convocati per la partita odierna
► La Gazzetta dello Sport online titola: "È sempre Caicedo all'ultimo secondo: Juve ripresa al 95'! CR7 segna ma esce per infortunio. Grande primo tempo del portoghese (uscito nel finale per un problema alla caviglia), che va in gol e colpisce un palo. Ma la squadra di Inzaghi pareggia all’ultimo".
Continua la "rosea": Felipe Caicedo ha da tempo un posto nell’epica laziale. La novità è che rischia di entrare nelle enciclopedie del calcio. Zona Cesarini scansati, l’uomo degli ultimi minuti è lui, il gigante che segna ancora alla Juve, ancora oltre il 90’, come in campionato un anno fa. L’azione: una brutta palla persa da Dybala innesca il classico assalto della Lazio. Correa salta secco Bentancur e la serve in area, Caicedo si gira su Bonucci e la mette nell’angolo. La novità è che, rispetto alla scorsa stagione, il gol pesa per la classifica perché il risultato finale non è 3-1 come a Riyad ma 1-1. Tutto questo pesa per Pirlo più che per Inzaghi, a cui il punticino dà più morale che spinta in classifica. La Juve sale appena a 13 punti, a -3 dalla vetta in attesa del Milan, e rischia di passare la sosta a farsi domande. Anche su un contropiede quattro contro tre sprecato – proprio lui – da Ronaldo. La partita. Questo Lazio-Juve, anche prima del finale, era stato strano. Tra i molti modi che una Signora conosce per vincere una partita, in questa domenica Pirlo ha scelto di strappare una pagina dal manuale della famiglia Inzaghi. La Juve ha difeso bassa, arroccandosi davanti a Szczesny e ripartendo, copione scelto in tante serate di gloria dalla Lazio. Non solo, il gol del vantaggio di Ronaldo è nato da un bel cross di Cuadrado e soprattutto da un fondamentale di CR7 da grande attaccante: partire in fuorigioco e rientrare un centimetro oltre la linea di difesa al momento giusto. Puro Pippo-style. In tutto questo, un dubbio da moviola per il pomeriggio: una punizione di Milinkovic nel secondo tempo è finita sulla barriera della Juve e il braccio largo di Ronaldo ripreso dalle telecamere potrebbe obbligare i moviolisti a una lunga serie di replay.
Juve da contropiede. La Juve insomma ha giocato una partita diversa dal solito, lontana dai propositi di Pirlo. Meno gioco propositivo, molto meno possesso ma tanta disponibilità ad aiutarsi, lottare, stringersi. Questo è, sacrificio, come da comandamenti storici della casa. Non per caso, la Signora in blu ha avuto almeno tre palle gol buone per un documentario sul contropiede. Minuto 37: ripartenza rapida con tiro (fuori) di CR7. Minuto 43: quattro contro quattro con Ronaldo che, dopo passaggio gentile di Kulusevski, si sposta la palla e calcia col destro. Palo. Minuto 20 del secondo tempo: giocata da campione dello svedese col 44 che si smaterializza tra due avversari e riappare cinque metri più in là per il quattro contro tre Juve, gestito male da Cristiano. CR7 uscirà poco dopo, sostituito da Dybala: non pare grave, ma le prossime ore chiariranno. Pirlo così, al di là dei pensieri da infermeria, torna a Torino soddisfatto soprattutto per la tenuta difensiva: bene Bonucci dietro, benissimo Rabiot in mezzo. Lazio di orgoglio. La Lazio invece si è spaccata la testa per 90 minuti sullo stesso rompicapo: come attaccare il muro blu della Juve arroccata negli ultimi 30-40 metri. Muriqi non è stato mai pericoloso, Correa si è acceso solo a 25 minuti dalla fine e Luis Alberto non è andato oltre un paio di giocate di qualità. Intensità, nel complesso, poca. Così la migliore occasione del primo tempo è arrivata, dopo 20 minuti, con un classico della casa: la palla lunga di Radu per Milinkovic, che è saltato sopra Danilo per la sponda di testa. Sembrava tutto troppo poco, tutto insufficiente fino alla magata finale di Caicedo, al quinto gol oltre il 90’ dall’inizio della scorsa stagione. Per le statistiche normali, ripassare più tardi.
► Il Corriere dello Sport titola: "Finale mozzafiato. CR7 protagonista ma Inzaghi fa festa grazie ai cambi. Gol, traversa e poi l'infortunio per Ronaldo. Dybala non incide ma il trio di Simone (dal 9' st) sì".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Sembrava la Juve, invece era la Lazio. Una rimonta così, con cattiveria e ostinazione, quasi spingendo la palla in rete all'ultimo respiro, minuto 94 appena superato e partita finita, può riuscire solo a una grandissima squadra Un condottiero come Inzaghi a suggerire il fallo laterale in stile Mourinho, il tunnel e lo slalom di Correa per entrare in area e scodellare l’assist favorendo la girata di Caicedo, l’uomo della svolta. Entra e decide, come e più di Ronaldo nella domenica in cui Immobile, nel calcio bloccato dalle Asl e dai tamponi sotto inchiesta, assiste dal salotto di casa. Il muro bianconero è crollato e chissà oggi quante ne diranno a Pirlo, che pure deve pilotare una rifondazione totale e ha cominciato senza preavviso. Gli chiedono tutto quello che era stato abbonato per mesi a Sarri. Non è da Juve se ti fai scappare una vittoria con un’azione nata da un fallo laterale, a dieci secondi dalla fine, con la difesa schierata e dopo esserti tirato indietro sempre di più nell'ultimo quarto d’ora. Classe, personalità e persino cambi in panchina, trascurando assenze pesanti, tre trasferte consecutive in emergenza, la condizione precaria di Luis Alberto e Radu al rientro, il ritiro sconvolto dal blitz della Finanza: la Lazio l’ha rimontata con merito e limitando i rischi di un raddoppio che avrebbe chiuso il conto dopo il gol di Ronaldo al quindicesimo.
Rispetto. Nel calcio stravolto dal Covid, ecco la svolta. Tutti guardano la Juve con l’occhio della tradizione, dei nove scudetti consecutivi, delle solite aspettative. Ma Pirlo, dentro un cantiere, sta dando ora forma e fisionomia ai bianconeri. La Lazio, invece, è un prodotto finito. Gioca a memoria da anni e ha riacquistato, in attesa di tornare al completo, la compattezza e lo spirito che le avevano consentito nello scorso inverno di entrare in corsa scudetto. Ci deve essere un motivo se Sarri si era inchinato due volte di fronte a Inzaghi prima di batterlo a luglio, quando il traguardo era a un passo. Pirlo all’Olimpico si è messo a specchio e ha dimostrato, rispetto all’eccessivo coraggio con cui aveva affrontato la Roma, un altro tipo di atteggiamento. Estremo rispetto per la Lazio. Partita vera, da non perdere e giocata da Juve di una volta. Difesa a tre, Cuadrado sulla fascia destra e Frabotta al posto di Chiesa sulla sinistra. Duelli individuali con Rabiot su Milinkovic e Bentancur a coprire Kulusevski, mezzala di inserimento, quasi terzo attaccante nel modulo ibrido scelto per l’occasione: 3-5-2 tendente al 3-4-3. Incrocio. Inzaghi ha scelto Muriqi, sapendo di potersi giocare la carta Caicedo nell’ultima mezz’ora, ha sistemato Cataldi in regia e si è aggrappato a Luis Alberto, a cui mancavano condizione e il passaggio dettato in profondità da Immobile.
Se la Lazio faticava a entrare in area e Fares appariva in costante affanno, l’impatto bianconero è staro favorito dalla spinta immediata di Cuadrado. Una discesa del colombiano, innescato di nuovo da Bentancur, ha prodotto il gol di Ronaldo nell’unica occasione in cui Acerbi s’è fatto sorprendere. Gli spunti di Correa erano assorbiti da Demiral, Bonucci e Danilo. Il kosovaro non mordeva. Lo chiamano Pirata, ma sulla sponda di Milinkovic non s’è tuffato. Alla Juve è mancato nei rovesciamenti di fronte il raddoppio, cercato e non trovato da Ronaldo: incrocio dei pali centrato con un destro a giro. Alternative. Inzaghi, in avvio di ripresa, ha migliorato la Lazio con un triplo cambio. Acerbi nel ruolo di Radu ha aggiunto spinta, Marusic è diventato più pericoloso a sinistra e Lazzari ha messo sotto Frabotta. Poi l’ingresso di Akpa Akpro è servito per evitare le ripartenze della Juve, alimentate solo dai raid di Rabiot. Pirlo non toccava niente, perché non sapeva come e dove intervenire. Lo ha fatto dopo 75 minuti, forse sbagliando. Ecco il paradosso: aveva meno panchina di Inzaghi. CR7, toccato duro, è uscito ma Dybala è entrato malissimo in partita. Quasi un tradimento. McKennie non ha le stesse caratteristiche di Kulusevski. Morata si è fermato e la Juve si è chiusa troppo, non riuscendo più a ripartire. La Lazio danzava intomo al fortino bianconero e all’ultimo assalto ci ha pensato Caicedo, novello Altafini.
► Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano:
► Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Ha un tempo il suo nome. Dal 90’ in poi tutto è bene quel che finisce con Caicedo. Il gol che non t’aspetti devi aspettartelo, è di Cesarini-Caicedo, il solito San Giovanni della Lazio. La fine è il suo inizio. Ci vorrebbe un miracolo? Panterone, pensaci tu. Quando pensi che sia finita, quando non ce n’è più, quando ci vuole un prodigio, quando serve un gol da lotteria, Inzaghi sa a che santo votarsi. Non è mai finita, non è mai troppo tardi con Caicedo, il Renato Cesarini del 2000, juventino Anni '30, mito della "zona recupero" e dell’attimo fuggente, non più unico. Si stenta a credere ai miracoli da sequel del Panterone della Lazio, ai replay del suo avvento sotto porta: gol al 98’ a Torino, gol al 77’ in Russia, gol al 95’ alla Juve tanto per rivivere l’ultima settimana. Szczesny ha pensato d’essere su Scherzi a parte ieri pomeriggio. Il 7 dicembre 2019 c’era lui in porta e Caicedo lo bucò al 95’ (Lazio-Juventus 3-1), un anno dopo ha fatto la stessa fine seppur sia finita pari. La zona Caicedo ormai è la zona psicosi. L'incredulità. E questo sarebbe semplice sedere? Sensazionale, il Panterone.
Neanche lui crede a se stesso e a quello che fa: "Non so cosa dire, il gol è di tutti. Gran merito è di Correa che ha fatto tutto alla perfezione. Sapevamo che qualcosa poteva succedere, sono senza parole". Quello che si può dire è che oltre ogni considerazione statistica, ogni previsione tattica, non si può più fare a meno dell’aiutino di Caicedo. L’azione è iniziata dalla rimessa laterale di Marusic indirizzata a Correa su suggerimento di quel profeta di Inzaghi. E’ entrato in gioco Correa, ha saltato Bentancur e Cuadrado, dribbling elastico (destro-sinistro) su Rabiot e Demiral, scarico su Caicedo. Il Panterone ha fatto stop&gol, sinistro e destro in giravolta su Bonucci. Un’azione da tutorial calcistico: "Che posso dire, sono commosso, è successo un’altra volta. Il gol è tutto di Correa - è il ringraziamento di Caicedo - ha fatto una giocata grandiosa. Meritavamo almeno un pareggio. Rispetto alla Juve siamo più squadra noi!", ha urlato con orgoglio. El segna semper lü aspettando il rientro di Ciro, è il Panterone (3 gol nelle ultime 3 partite, 4° stagionale). I portenti finali dell’ultima settimana (Torino e Juve) si sono aggiunti alla collezione di gol iniziata nel 2017: alla Samp segnò al 91’. Poi sono arrivatii gol rifilati al Cagliari (minuto 98), alla Juve (95’) e al Sassuolo (91’).
Dalla stagione scorsa ad oggi ha segnato più di tutti in A (6 volte) nel recupero. Qualcuno, senza trattenersi, dice che avrebbe superato i record di Cesarini. E’ l’uomo che vuole essere tutti, Caicedo. Il miracolo l’ha dedicato ai compagni. Ma è marito e papà ideale, le sue esultanze nascondono dediche per la moglie Maria (il cuore con le mani) e per la figlioletta Noa (il simbolo del binocolo da Safari visto ieri). L'urlo di Ciro. Il grido Caicedo è un nome ripetuto in migliaia di tweet e foto instagrammate dai laziali. Al gol di Caicedo è esploso Immobile, è saltato sul divano di casa: "Dite ancora che è c. .. io ti amo bestione!!". In sottofondo, nella storia Instagram di Ciro, si è ascoltata la strofa "amami o faccio un casino", e il ritornello della canzone di Coez trasformata dai laziali in "amami o faccio un Caicedo", la canticchiava il bomber. Il Panterone aveva già citato Immobile nelle sue interviste: "Con Ciro ho un rapporto eccezionale. Aspetto che torni così come Leiva e Strakosha, il pareggio è anche per loro. Immobile è la nostra bandiera. Con questa cattiveria possiamo andare avanti a lungo". Caicedo ha la spalla destra dolorante, non importa: "Do sempre il massimo". Bonucci, l’ultimo malcapitato, ha ammesso la sua forza: "Come avrei dovuto fare? Dandogli il sinistro che è mancino? Mi ha rubato il tempo". E’ la resa Juve, spinge i laziali in processione da Caicedone-Panterone. Titolo di coda.
Tratto dal sito ufficiale della S.S. Lazio:
"Eravamo alla settima partita di fila, abbiamo conquistato un punto meritato contro una grande squadra. Ho affrontate molte vigilie particolari, in questa bisognava avere in testa vari piani per farsi trovare pronti. Anche oggi i ragazzi hanno dato tutto. Sono orgoglioso di una squadra capace di andare oltre le avversità. Correa? Oggi ha fatto una grande partita, si è messo al servizio della squadra. Insieme a Milinkovic ed Acerbi, non ha mai saltato un minuto in questo ciclo di partite, è stato una spina nel fianco della Juventus. Sono soddisfatto anche dei nuovi, calciatori importanti che mi stanno dando tutto nonostante siano qui da poco tempo. Sicuramente avranno modo di crescere ancora. Luiz Felipe? Parliamo di un altro calciatore importante, ha pochi allenamenti sulle gambe eppure risponde sempre presente, come Radu, Luis Alberto e Lazzari. La Juventus ha fatto un'ottima gara, ci siamo rispettati. Sapevamo che squadra affrontavamo: i primi 25' abbiamo approcciato bene ma ci è mancata cattiveria. Il loro gol ci ha frenati mentalmente ma poi siamo ripartiti bene. I ragazzi che entrano dalla panchina sono sempre determinanti, li ringrazio. Pereira? Lui, insieme a Fares ed Hoedt, è arrivato con qualche giorno di ritardo ma è entrato bene. C'è poco tempo per allenarsi, ma sono sempre soddisfatto di loro. Posso solo fare un grande applauso a questa squadra. Caicedo? Parliamo di un giocatore completo, che risponde presente sia dall'inizio che a gara in corso: merita tutto questo. Correa? Mi è sempre piaciuto, si fa trovare nella posizione giusta aiutando i compagni".
Galleria di immagini sulle reti della gara | ||
► Per questa partita il tecnico biancoceleste Simone Inzaghi ha convocato i seguenti calciatori:
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