Domenica 8 novembre 1998 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Empoli 4-1

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Stagione

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8 novembre 1998 - 1804. Campionato di Serie A 1998/99 - VIII giornata

LAZIO: Marchegiani (46' Ballotta), Pancaro (52' Lombardi), Negro, Mihajlovic, Favalli, Stankovic, Venturin (73' Sergio Conceicao), Almeyda, Nedved, R.Mancini, Salas. A disp. Baronio, Iannuzzi, Gottardi, Okon. All. Spinosi - DT Eriksson.

EMPOLI: Sereni, Fusco, Baldini, Bianconi, Tonetto, Lucenti (66' Cribari), Pane, Morrone, Di Napoli, Zalayeta (46' Carparelli), Bonomi (60' Martusciello). A disp. Mazzi, Cupi, Bisoli, Chiappara. All. Sandreani.

Arbitro: Borriello (Mantova).

Marcatori: 22' Negro, 27' Negro, 30' Salas, 62' R.Mancini, 81' Carparelli.

Note: ammoniti Mihajlovic, Bianconi, Stankovic. Calci d'angolo: 7-6. Recuperi: 1' p.t. 4' s.t.

Spettatori: 39.378 paganti.

Una fase della gara
Una fase della gara
Una fase della gara
Una fase della gara

Quando gioca, non ce n'è per nessuno. Quando le ritorna in mente di avere forse l'organico più forte del campionato, può stritolare chiunque. L'Inter a San Siro (5-3) come l'Empoli all'Olimpico (4-1). E le basta persino poco: un quarto d'ora, venti minuti, un tempo al massimo. Ma il problema è che la Lazio non sempre gioca come ieri. Non sempre rammenta ciò che dovrebbe: che la bellezza non accoppiata al carattere comincia e finisce dentro uno specchio. Così, a volte le capita di avere dei vuoti di memoria e di impappinarsi (Salerno, domenica scorsa, insegna), di soffrire di amnesie tali da renderla banale. Di affogare in un bicchiere d'acqua senza sapere come. In questo quadro d'"alternanza", estremamente penalizzante in chiave di ambizioni tricolori, forse Belgrado, giovedì sera in Coppa delle Coppe, ha rappresentato la svolta. Perché la Lazio che ha demolito l'Empoli non ha sbagliato un colpo e non ha perso tempo. E' stata bella, sicura, spietata. Ha usato un quarto d'ora del suo tempo per strapazzare l'avversario e dedicarsi a una ripresa tutta accademica, fatta di svolazzi e di pause, di generosità lungamente distribuite e accelerazioni imperdibili. Insomma un'altra squadra, rispetto a Salerno. Una squadra che, se definitiva, può costruirsi un bellissimo futuro. Il quarto d'ora che ha deciso tutto è stato travolgente. Ma già prima c'era stato molto. Un gol annullato a Salas di testa su cross di Mancini, per fuorigioco dello stesso attaccante cileno (15'). E un palo clamoroso di Mancini, ancora di testa, svelto a pizzicare un calcio di punizione "tagliato" secondo consuetudine da Mihajlovic (17'). Quel quarto d'ora, tra le tante cose, ci ha restituito un Paolo Negro in grande spolvero. Elemento fondamentale per lo spessore difensivo biancoceleste, e non di secondaria importanza per il c.t. della nazionale, Dino Zoff, Negro si è trascinato dietro uno stiramento che lo ha emarginato per quasi due mesi. Ieri, totalmente recuperato e finalmente reinserito nel ruolo di centrale accanto a Mihajlovic, l'ex bresciano non solo ha cancellato dall'Olimpico i suoi dirimpettai (chiedere informazioni allo stordito Zalayeta), ma ha addirittura confezionato i primi due pacchi-regalo della partita. Di rapina il primo gol (21'), un piattone di sinistro a correggere un tiraccio diagonale di Stankovic (niente fuorigioco per la presenza di Baldini che "saliva"), da consumato "bombarolo" il raddoppio (26'), raggiunto attraverso una scudisciata di collo sinistro da 25 metri infilatasi sotto la traversa di Sereni. Era già tutto finito, con quella doppietta. A nemmeno mezz'ora dall'inizio. Era bastata una Lazio intelligente, completamente diversa da quella afona e ottusa di quindici giorni prima, sempre all'Olimpico, contro il Vicenza. Poche palle lunghe, molto possesso e fraseggio corto, inserimenti e incroci costanti, verticalizzazioni rapide. Per l'Empoli non c'è stato il tempo di fiatare. Già alle corde, la squadra di Sandreani ha finito col suicidarsi quando Sereni, palla al piede, ha esageratamente rimandato il rinvio determinando una carambola sulla gamba di Salas (30'): rinvio abortito e palla clamorosamente in rete. Guidata da Negro, spinta da un fantastico Almeyda e da un infaticabile Venturin, pericolosissima con Salas e Mancini, la Lazio ha sbagliato almeno un paio d'occasioni prima di firmare il quattro a zero con l'ex doriano (al gol numero 150 in serie A), abile sul lancio di Nedved nel bruciare Baldini e Sereni in uscita. All'Empoli è rimasto il magro contentino del gol di Carparelli. Nulla, certo. Ma non è qui, e contro certe squadre, che passa il suo progetto di salvezza.

Fonte: La Repubblica