Domenica 15 novembre 1998 - Venezia, stadio Pierluigi Penzo - Venezia-Lazio 2-0
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15 novembre 1998 - 1804. Campionato di Serie A 1998/99 - IX giornata
VENEZIA: Taibi, Brioschi, Luppi, Bilica, Dal Canto, Marangon (81' Zironelli), Miceli, Iachini, Pedone (89' Ballarin), Valtolina, Tuta (76' Schwoch). A disp. Bandieri, Volpi, De Franceschi, Bresciani. All. Novellino.
LAZIO: Marchegiani, Pancaro (57' Iannuzzi), Fernando Couto, Negro, Favalli, Sergio Conceicao, Venturin (86' Okon), Almeyda, Baronio (46' Gottardi), R.Mancini, Salas. A disp. Ballotta, Pinzi, Sbaccanti, Lombardi. All. Spinosi - DT Eriksson.
Arbitro: Bolognino (Milano).
Marcatori: 4' Tuta, 39' Pedone.
Note: espulso Couto (doppia ammonizione) al 15' s.t. Ammoniti: Baronio, Pedone, Taibi, Luppi. Recuperi: 1' più 4'. Esordio in serie A per Bilica. Calci d'angolo: 6-6.
Spettatori: 10.000 circa.
Con la bruciante sconfitta di ieri le quotazioni della Lazio, in rialzo in Coppa Italia e in Coppa Coppe, subiscono un nuovo brusco tracollo. Dopo Salerno e dopo Venezia, due pessime prestazioni-fotocopia, le azioni in campionato diventano carta straccia, svalutate da una squadra che sa pensare in grande, ma non sa crescere e diventare adulta. Con la vittoria (la prima in A) sui biancocelesti, invece, le percentuali di sopravvivenza di Novellino sulla panchina del Venezia, già in crescita dopo l'incoraggiante esibizione infrasettimanale in Coppa Italia con la Juve, registrano un'impennata. La gloria per i primi tre punti stagionali è tutta per Di Iorio, il tecnico che per l'occasione sostituisce in panchina Novellino, squalificato, che deve accontentarsi degli elogi e di una squadra che, finalmente, al bel gioco ha saputo coniugare la concretezza. "Novellino aveva preparato la gara nei minimi particolari, per vincerla - spiega Di Iorio -. Della Lazio conoscevamo i pregi e siamo stati bravi ad annullarli; conoscevamo i difetti e siamo stati altrettanto spietati nel dilatarli. E' la vittoria del coraggio e della determinazione. Bene i due brasiliani, Tuta e Bilica: anzi, sono andati al di là delle aspettative". Una sconfitta difficile da digerire. La Lazio lascia il vecchio Sant'Elena con l'aria attonita, smarrita, disillusa. Eriksson se ne va con una formazione vuota dentro: una squadra che rincorre le grandi platee e il rango delle "nobili" non può e non deve smarrirsi così contro l'ultima in classifica. Ecco invece un primo tempo indecoroso, senza nerbo, privo di idee e di cuore. Ripresa decorosa, ma ormai la frittata era fatta. La vittoria del Venezia è invece targata Brasile. Tuta, all'esordio nel campionato italiano insieme al 19enne connazionale Bilica, rompe il ghiaccio al 4' del primo tempo. Al 39' va a segno Pedone, sfruttando un cross di Valtolina per la rete del definitivo 2-0. Le colpe? Tante e di tutti. Tenendo conto i meriti di un Venezia che pareva finito, è difficile trovare qualcuno da salvare, anche se la Lazio ha l'alibi degli infortuni e delle assenze pesanti, che costringono Eriksson ad affidarsi a Salas e Mancini in attacco e all'inedita coppia di difensori centrali Negro-Couto. Anche i tifosi biancocelesti, ad un certo punto, ne hanno abbastanza: "Mercenari", gridano ad una squadra che è un puzzle insoluto, che si sfalda al tenue sole di Venezia. E' il grigio pensiero di un Eriksson rosso in volto e nero nell'anima a fotografare la partita: "L'unica consolazione è di non aver fatto peggio di due settimane fa a Salerno. Siamo alle solite: quando troviamo spazio per giocare siamo bravi, quando veniamo aggrediti e ingabbiati non sappiamo trovare alternative. Basta, dunque, con il calcio-champagne, quello va bene solo se gli altri ce lo concedono. Ma quando c'è la guerra bisogna accettarla, e battagliare. Più della classifica mi preoccupa l'atteggiamento dei miei uomini: l'incapacità di ribattere l'aggressività altrui, la mancanza di ritmo". Cromosomi che non sono bagaglio genetico della Lazio, logico il risentimento.
Fonte: Corriere della Sera