Domenica 22 novembre 1998 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Milan-Lazio 1-0
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22 novembre 1998 - 1804. Campionato di Serie A 1998/99 - X giornata
MILAN: Rossi, Sala, Costacurta, N'Gotty, Helveg, Albertini, Ambrosini (76' Donadoni), Maldini, Ganz (58' Leonardo), Bierhoff, Weah. A disp. Lehmann, Ayala, Ba, Morfeo, Guglielminpietro. All. Zaccheroni.
LAZIO: Marchegiani, Pancaro, Negro, Mihajlovic, Favalli, Stankovic, Venturin, Almeyda, Nedved, R.Mancini, Salas. A disp. Ballotta, Sbaccanti, Di Fiordo, Iannuzzi, Lombardi. All. Spinosi - DT Eriksson.
Arbitro: Farina (Novi Ligure).
Marcatori: 92' Leonardo.
Note: ammoniti Favalli, Ambrosini. Calci d'angolo: 2-3. Recuperi: 1' più 3'.
Spettatori: paganti 6.496, incasso 210.959.000 lire, abbonati 39.489, quota 1.072.796.309 lire.
Stavolta l'aggancio al secondo posto della classifica va a buon fine. Per battere la Lazio che dieci giorni fa ne aveva provocato la bocciatura in Coppa Italia, il Milan si aggrappa infatti alla rasoiata di sinistro con cui Leonardo fulmina Marchegiani oltre il novantesimo. E' un gol che condensa la baldanza ma pure gli sprechi ed i conseguenti timori rossoneri perché, come già era accaduto a Bari, pure stavolta la banda Zaccheroni dilapida un patrimonio di occasioni (almeno otto) al di là dell'immaginazione. I romani, reduci dal burrascoso naufragio di Venezia ed attesi dal derby, recitano un calcio di scarso spessore, sempre sull'asse d'equilibrio, incapaci di servire munizioni a Salas, irriducibile nonostante una caviglia massacrata, e al genio di Mancini. I milanesi benedicono invece il moto perpetuo di Weah che in qualche modo rimedia alla sconcertante serata di Bierhoff, offrendosi come ispiratore a tutto tondo. Ovviamente sia Zaccheroni che Eriksson devono lavorare con un pizzico di fantasia per mettere mano alla rispettive emergenze. Inutile, in proposito, fare la conta degli assenti. Per dovere di cronaca citiamo alla rinfusa Couto, Baronio (squalificati), De la Peña, Vieri, Conceicao ed ovviamente Nesta tra i romani, Boban (anch'egli sotto squalifica), Ziege e Coco (cioè la dorsale di sinistra) nel Milan. Così, tanto per esemplificare, il tecnico svedese deve collocare Stankovic in un ruolo che non è il suo (e si vede), quello di esterno destro a centrocampo, mentre il collega rossonero a centrocampo inventa Maldini, articolando la difesa con Sala e N'Gotty ai fianchi di Costacurta. Come tutte le sfide dell'ormai interminabile telenovela tra Milan e Lazio, neppure questa è scontata ma, al contrario, vive di calcio ad ampio respiro, di un avvincente ping pong di situazioni, magari propiziato da errori difensivi, comunque gradito al pubblico che, stante la serata siberiana, può almeno spellarsi le mani di compiacimento. E in effetti, confermando la crescita di rendimento già evidenziata a Bari, la formazione di Zaccheroni offre ai suoi tifosi la possibilità di forti emozioni, complice la non impeccabile serata di tre quarti della retroguardia ospite. Chiave degli assalti rossoneri (e delle conseguenti sofferenze biancazzurre) è soprattutto Weah, con quel suo calcio anarcoide, croce e delizia di Zaccheroni. Perché se è vero che il liberiano, nel suo libero imperversare sul fronte d'attacco, getta scompiglio, è altrettanto vero che, causa eccessi di frenesia, non sempre il suo incedere è produttivo. Comunque è Weah che crea i presupposti per lo sperpero milanista del primo tempo toccando di testa per Ganz che, bruciato Negro, al quarto d'ora spara sotto la traversa; triangolando con Helveg e girando male da distanza ravvicinata, tanto che Marchegiani può rimediare senza troppi patemi accanto al palo (17'); smarcando Bierhoff che, anticipato Negro, si impappina clamorosamente visto che il suo destro abortisce per trasformarsi in un tocco asfittico (20'); attivando ancora il tedesco sulla destra per un diagonale che attraversa la porta prima di dileguarsi sul fondo (38'). Tradita dalla sua difesa molle, da esterni di centrocampo non sempre impeccabili (ma non è che i loro dirimpettai rossoneri si esprimano meglio, visto che Maldini non possiede più le cadenze indispensabili mentre Helveg produce soprattutto folate imprecise) e dunque tradendo essa stessa il tandem Mancini & Salas, la Lazio abbozza soltanto ipotesi di calcio, finalizzandole con un colpo di testa di Salas oltre la trasversale (32'), con un innocente destro di Stankovic che - prendila tu, no prendila tu - per poco non combina uno scherzo di quelli storici ed un paio di punizioni firmate Mihajlovic. E' un copione che prosegue nella ripresa, anche se l'inevitabile prosciugamento di energie costringe il Milan a qualche pausa e pure a qualche sbavatura difensiva (vedi ad esempio il pallone ad effetto di Mancini che al 23' fischia poco sopra la traversa). La mano di Zaccheroni è comunque evidente perché questa è una squadra incapace di aggrapparsi a calcoli di comodo, sempre protesa (a volte troppo) all'assalto all'arma bianca. Frutto di questa mentalità che, di fatto, offre a Rossi una serata senza paure, sono dunque il gol annullato a Weah per evidente fuorigioco di Bierhoff (5') ed una nuova raffica di tentativi cui prendono parte Ganz (troppo centrale il suo destro al 9') e Leonardo che, dopo un sinistro dal fondo meritevole di miglior sorte (14'), rompe l'incantesimo in pieno recupero (46'), quando ormai la delusione rossonera è in fase terminale. Il pallone che vale il secondo posto in classifica è ancora di Weah, e stavolta il brasiliano, autentico jolly di Zaccheroni, non perdona. In fondo è giusto così.
Fonte: Corriere della Sera