Domenica 6 ottobre 2019 - Bologna, stadio Renato Dall'Ara - Bologna-Lazio 2-2
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6 ottobre 2019 - Bologna, stadio Renato Dall'Ara - Campionato di Serie A, VII giornata - inizio ore 15.00
BOLOGNA: Skorupski, Tomiyasu, Danilo, Bani, Krejci, Poli, Medel, Orsolini (82' Skov Olsen), Svanberg (72' Schouten), Sansone (85' Santander), Palacio. A disposizione: Da Costa, Sarr, Denswil, Corbo, Mbaye, Paz, Dzemaili, Destro. Allenatore: Mihajlovic.
LAZIO: Strakosha, Luiz Felipe (61' Bastos), Acerbi, Radu, Marusic, Milinkovic, Leiva, Luis Alberto, Lulic (80' Jony), Correa, Immobile (61' Parolo). A disposizione: Proto, Patric, Vavro, Lazzari, Lukaku, Cataldi, A. Anderson, Berisha, Caicedo. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Orsato (Schio - VI) - Assistenti Sigg. Fiorito e Vecchi - Quarto uomo Sig. Volpi - V.A.R. Sig. Piccinini - A.V.A.R. Sig. Manganelli.
Marcatori: 20' Krejci, 23' Immobile, 31' Palacio, 39' Immobile.
Note: osservato un minuto di raccoglimento in memoria del Patron del Sassuolo Giorgio Squinzi deceduto in settimana. Espulso al 60' Leiva per doppia ammonizione, al 70' Medel per fallo da ultimo uomo. Ammonito al 20' Luiz Felipe, al 26' Krejci, al 51' Leiva, al 63' Danilo, al 75' Bani, al 79' Lulic, all'89' Palacio tutti per gioco falloso, al 63' Sansone per proteste. All'88' Correa fallisce un calcio di rigore colpendo la parte superiore della traversa. Angoli 5-4. Recuperi: 0' p.t., 4' s.t.
Spettatori: paganti 6.677 per un incasso di Euro 321.339,00, abbonati 15.375 per un rateo di Euro 181.497,00
► I calciatori convocati per la partita odierna
► La Gazzetta dello Sport titola: "Bologna e Lazio unite anche nel risultato. Lo stadio è tutto per Mihajlovic. Immobile riprende due volte i padroni di casa".
Continua la "rosea": E poi, forse, su quella traversa di sinistra è apparso San Luca. Nella giornata del pellegrinaggio per Mihajlovic, della presenza di Sinisa stesso in panchina, del primo gol al Dall’Ara di Palacio, delle botte e delle risposte, di due cartellini rossi e di abbracci non goduti fino in fondo, ecco che al minuto 43 della ripresa Correa ha il possibile rigore del crollo-Bologna: il timbro è forte e chiaro, traversa, che è poi quella santa perché fu salvifica per i rossoblù anche due volte in passato. Morale: potevano vincerla entrambe, ma anche perderla. Chi ha vinto, in fondo, è stato Sinisa, alla terza presenza stagionale sul proprio posto di lavoro: entrato in campo alle 14,57, si è battuto il petto verso la Curva Bulgarelli e poi è andato a salutare lo spicchio laziale. Giornata sua: bella, toccante, giocata, battagliata. Poi pareggiata.
E io scateno Ciro. L’applausometro che s’impenna davanti all’arrivo di Mihajlovic nuovamente in panchina diventa poi un battimani doveroso per quel killer calcistico seriale di Ciro Immobile: mentre il Bologna spara tre-quattro cartucce per fare un gol, il signore della stringatezza tocca due palloni e altrettanti ne infila. Letale. E sono sette in sette gare. Poi, va detto, nell’1-1 c’è Lukasz Skorupski che santo non è (gol sul proprio palo) e nel 2-2 Danilo mostra la sua giornata un po’ burrosa, ma Ciro è tornato infallibile, congelante. Così, una Lazio che ha ben più fisico e che da metà campo in su sarebbe da scudetto, per un tempo dà proprio questa impressione: mi stuzzichi? E io ti scateno Ciro, fruitore finale di un esercito che quando decide di decidere lo fa senza tanti giri a vuoto. Davanti all’armata-Inzaghi, però, l’autostima bolognese non rimpicciolisce: ed è per questo che esce una gara apertissima, quasi spalancata a tutto.
Vento del nord. Le chiavi della partita sarebbero potute essere le due espulsioni: ma già prima di quella di Leiva (15’ s.t.), il Bologna era entrato in campo con la voglia di far male e l’idea di poterci riuscire. Sinisa aveva deciso per Palacio falso-9 e attorno a lui tutta la solita banda con Sansone (moscio), Orsolini (giocata magica e assist dell’1-0) e Svanberg al posto di Soriano: lo svedese (classe ‘99) prende il palo da cui nasce il primo gol al Dall’Ara di Palacio e offre fisico, dinamismo, anche forza perforante e una punizione che poi diventa gol annullato. Insomma: vale. Così come Schouten, olandese, ‘97: entra con piede fermo e sguardo fisso verso la cosa giusta da fare quando anche Medel si fa espellere, rimettendo in pari una gara potente e potenzialmente sempre accesa.
Poker a secco. La superiorità numerica del Bologna, però, è durata solo dieci minuti: Medel si è immolato su Correa e s’è preso il rosso al 25’ s.t.. E lì, dieci contro dieci, è ricominciato il corpo-a-corpo della Lazio che ha ritrovato propulsione, gamba sostenuta nonostante l’impegno europeo di giovedì, senza però approfittarne, vedi Luis Alberto che si fa ammutolire da Skorupski e Correa che sbatte il proprio rigore (fallo ingenuo di Palacio su Acerbi) sulla traversa. Ah: la giornata iniziata col pellegrinaggio al santuario l’avrebbe potuta santificare Skov Olsen: il danesino, di testa e in solitaria, la regala a Strakosha. Sipario. Con Mihajlovic che torna in ospedale dopo aver rivisto un Bologna come lui: sempre in battaglia. "Quando c’è lui vicino siamo migliori" dice la squadra. Vero. Però vanno risolte due "zoppìe": il Bologna non vince da quattro partite e ha preso otto gol nelle ultime cinque gare.
► Il Corriere dello Sport titola: "Inzaghi fa harakiri: toglie Immobile. A due minuti dalla fine sul 2-2 rigore per la Lazio: Correa dal dischetto prende la traversa. Al Dall’Ara gol e colpi di scena: il tecnico toglie il bomber che segna 2 gol".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Sinisa c'è, il Bologna lo onora. Immobile c'è, eccome se c'è, ma poi Inzaghi decide di rinunciarvi in modo come minimo discutibile per non dire assurdo. Due gol non bastano per restare in campo, per tutelare il capocannoniere, per concedere alla Lazio di riprovarci ancora. Niente. Inzaghi decide che bisogna fare così, che bisogna lasciare in campo un opaco Correa. E il destino lo aspetta all'ultimo incrocio, Simo ci va a sbattere: proprio Correa si divora un'occasione davanti a Skorupski e poi calcia male, contro la traversa, il rigore della svolta al 43' st. Il nostro giudizio non cambierebbe di una virgola se la Lazio svoltasse. Il nostro giudizio è condizionato dalla decisione di Inzaghi che lo stesso allenatore poi difende, noi sinceramente la pensiamo al contrario. Cosa dovrebbe fare Immobile per restare in campo dopo due tiri e due gol? Miha apprezza. Il Bologna se la gioca sono alla fine, voto dieci al coraggio, va due volte in vantaggio e due volte viene ripreso. Scatta con Krejcì e Palacio, memorizza le dormita difensive (ahi Danilo, ahi Bani), comunque ci prova fino all'ultimo respiro. Mihajlovic, sempre dentro la partita come se nulla fosse e con una partecipazione totale, può essere soddisfatto del concetto di squadra. Meno delle amnesie nei primi 30 metri. Molto bene Tomiyasu e Svanberg, prezioso Medel fino all'espulsione, non memorabile Sansone, discreto il primo tempo di Orsolini (assist per l'inzuccata di Krejcì). E comunque collettivo vero, come pretende Sinisa, senza abbassare lo sguardo.
Noi restiamo dell'idea che al Bologna manchi un attaccante da 15 gol, con tutto il rispetto per Palacio che si sblocca al Dall'Ara. Ma il mix gioventù-esperienza può funzionare e garantire una stagione senza patemi. Ciro contro tutti. La Lazio è sbadata, troppo sbadata, quando deve fare le cose ordinarie. Lulic si fa uccellare da Orsolini in occasione del primo gol; Strakosha rinvia come un portiere qualsiasi sul raddoppio di Palacio; Leiva colleziona due gialli in meno di dieci minuti che macchiano una prestazione da "sei e mezzo", imperdonabile per un esperto come lui. E poi: Milinkovic men che normale, Correa approssimativo che siamo ancor qui a chiederci cosa abbia fatto di male Ciro per meritare la panchina dopo una doppietta. Paga lui soltanto perché Inzaghi deve ridare equilibri? E perché lui, dov'è scritto? Certo, Leiva espulso all'ora di gioco è una condanna, ma Parolo per Correa sarebbe stato perfetto. Invece, no. Dieci minuti dopo Medel stende proprio Correa, il cartellino rosso è sacrosanto anche se Orsato deve esser avvertito dal Var, e quel ripristino aumenta i rimpianti della Lazio. In dieci contro dieci salta qualsiasi equilibrio, ogni azione può essere un gol. Il Bologna gestisce bene i cambi, non molla di un centimetro, sfiora il sorpasso con Skov Olsen, ha un concetto invidiabile al capitolo "so soffrire e me ne vanto". Siamo convinti che se Sinisa avesse Immobile non lo terrebbe in panchina, neanche in doppia inferiorità numerica. Funziona così quando il caviale ce l'hanno gli altri, eppure non se lo gustano fino in fondo.
► Il Messaggero titola: "Immobile crea Correa sciupa. Doppietta del bomber, ma la Lazio torna da Bologna con un punto e il rimpianto per il rigore fallito dall'argentino. Le squadre chiudono in 10, espulsi Leiva e Medel".
Prosegue il quotidiano romano: Carattere. E' questa la parola che, in tutte le sue sfaccettature, descrive meglio lo scintillante 2-2 del Dall’Ara. Il carattere da guerriero di Mihajlovic, lo stesso che trasmette ai suoi giocatori in campo. Quello che invece manca alla Lazio per conquistare la vittoria. Perché al di là della frase di rito "pari giusto", il punto non può certo accontentare i biancocelesti che hanno come obiettivo la Champions. Altri due lasciati sulla strada verso quel quarto posto tanto agognato. Una vittoria che si è infranta sulla traversa colpita su rigore da Correa al minuto 43. Pensare che ne aveva calciato un solo altro prima: in Champions nel 2017 contro il Leicester. Sbagliato anche quello. Stavolta è mancata la reazione piena dei biancocelesti che rimontano due volte i rossoblù ma nel momento decisivo non riescono a prendersi tutto. Un peccato visto che il regalo che Palacio aveva fatto ai ragazzi di Inzaghi. Rigore a due minuti dallo scadere per uno sgambetto ad Acerbi. Si, esattamente. Il fallo di un attaccante su un difensore. Questo racconta bene gli scoppiettanti minuti finali vissuti con il cuore in gola. Alla fine nessuno è contento. Fischi assordanti per Orsato da parte dei tifosi boiognesi.
A viso aperto. La partita si apre con un una paio di minuti in cui tutti vivono sospesi. Quelli che occorrono a Mihajlovic per fare il suo ingresso solitario in campo e salutare con la mano sul cuore. Un lasso di tempo che proietta tutti in una realtà cruda e dura da accettare che racconta di un guerriero ferito. Fiaccato nel fisico ma non nel morale. Riecco dunque quel carattere grazie al quale Sinisa, per la terza volta in stagione si siede in panchina. Lo fa nella giornata in cui si celebrano i 110 anni del club e della sfida alla "sua" Lazio (ci ha giocato dal 1998 al 2004). Che ora è guidata dall’amico Inzaghi. Il Bologna in maglia verde, quella con cui vinse il suo primo scudetto nel 1925 nello spareggio con il Genoa, imita il suo allenatore e dunque non si difende ma attacca. La Lazio soffre le sfuriate degli avversari e va spesso in confusione. Sugli esterni soprattutto, il primo gol arriva proprio grazie ad un bel cross di Orsolini che si beve Luiic, Krejci di testa anticipa tutti. Non è in giornata nemmeno Strakosha che sbaglia tutti i rinvii. Da un suo errore nasce la palla che poi Palacio trasforma nel 2-1. Le squadre si affrontano a viso aperto. Tante emozioni grazie anche alle difese non certo impeccabili.
Stato di grazia. Fortuna per la Lazio che Immobile è in stato di grazia e per due volte riprende il Bologna: due tiri e due gol. Una doppietta (la seconda stagionale, la numero 16 in biancoceleste) che lo lancia sempre più in cima alla classifica marcatori in solitaria a quota 7. Settimo centro in altrettante gare, rete numero 94 in biancoceleste. Nella ripresa la Lazio, complice anche un piccolo calo del Bologna, riesce a prendere più campo. Le emozioni si moltiplicano. Pronti via e Orsato annulla un gol a Svanberg. Poi prima Leiva (doppia ammonizione) e Medel (con il Var) si fanno espellere a distanza di 10 minuti l’uno dall'altro. Inzaghi toglie Immobile e punta tutto sulle ripartenze a campo aperto di Correa. Peccato che l'argentino prima si divori un gol a tu per tu con Skorupski, poi chiede di battere e fallisce un rigore al minuto 43. Un calcio alla buona sorte che per una volta aveva deciso di volgere lo sguardo verso la Lazio. Ora la sosta, poi ripartirà la corsa alla Champions con sempre meno possibilità di errore.
► Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Rifiuta il processo: "La scelta di tenere Correa ha pagato». Inzaghi, recidivo sfrontato, ha spiegato così l’inspiegabile: "Dopo l’espulsione di Leiva volevo tenere la squadra con il 5-3-1. Ciro aveva giocato per 90 minuti giovedì contro il Rennes, mi è sembrata obbligata la sostituzione di Luiz Felipe, già ammonito, c’era il rischio di restare in 9. Ho dovuto fare una scelta e ho tenuto Correa perché aveva più freschezza". Fuori Ciro, era fresco di doppietta. Fuori lui, dopo il taglio di Milano. Fuori il capocannoniere del campionato, di nuovo in formato recordman. I misteri sono sempre più arcani, quest’anno. La sostituzione di Immobile (senza rancore, Simone), è stata un’afflizione inspiegabile davanti a tutti gli sforzi di provare a spiegarla: "Immobile - ha aggiunto il tecnico della Lazio - ha fatto una grande gara, è un trascinatore, ma non me la sento di colpevolizzare Correa. Si è preso la responsabilità di calciare il rigore e gliel’ho lasciato calciare senza problemi. Col senno di poi si fanno formazioni e cambi virtuali". Sì, che può farci Inzaghi, poverino, se Correa si divora i gol e adesso anche i rigori? Nulla, certo. Ma può evitare di perdere troppo facilmente, per sua volontà, un centravanti-rigorista come Immobile: "Non c’è mai una spiegazione, i rigori li sbaglia chi li calcia. I rigoristi - ha spiegato Inzaghi - sono Ciro, Luis Alberto, Correa e Jony. Il Tucu può tirarli, è giusto che l’abbia fatto perché se la sentiva. Deve continuare a lavorare così come sta facendo, sono sicuro che tornerà presto al gol".
Inzaghi ha difeso con i denti, più volte, la scelta di affidarsi al vacuo Correa sotto porta, in versione centravanti: "Il Tucu aveva tanta voglia di segnare, l’avrebbe meritato. Ero fiducioso, solitamente in allenamento i rigori non li sbaglia. Il calcio è questo, sarebbero stati tre punti importanti". Il Bologna ha meritato elogi, ma Inzaghi ha ingigantito la sua forza: "Potevamo vincere, abbiamo pareggiato con una squadra forte. Nel primo tempo loro hanno tenuto un grandissimo ritmo, sapevo che sarebbero calati nel secondo. Siamo rammaricati per il risultato. Dopo l’espulsione siamo stati ordinati e siamo riusciti a ripartire". Simone aveva chiesto continuità di risultati, a parole: "Questo mini-ciclo di partite è stato interpretato nel migliore dei modi, ci manca qualche punto, ma continuando a giocare così abbiamo tutte le possibilità di fare bene. I punti che abbiamo in classifica non rispecchiano quello che abbiamo creato". Si continuano a regalare gol: "Avremmo dovuto difendere meglio, il secondo gol non andava concesso in quel modo. Svanberg non doveva tirare. Dovremo analizzare gli errori, se fosse entrato il rigore si parlerebbe di un’altra partita". Il finale è stato deludente, l’inizio emozionante. Inzaghi ha raccontato la gioia provata nel vedere Sinisa: "Per me è stata la cosa più bella della giornata, aspettarlo all’uscita dello spogliatoio è stato emozionante. Non ci siamo potuti abbracciare, ma è come se lo avessimo fatto. Riuscirà a vincere questa battaglia, è un’amicizia che va avanti da 20 anni. E’ stato un bellissimo incontro, c’è stata un’intesa di sguardi".
Galleria di immagini sulle reti della gara | ||
► Per questa partita il tecnico biancoceleste Simone Inzaghi ha convocato i seguenti calciatori:
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