Domenica 4 ottobre 1987 - Modena, stadio Alberto Braglia – Modena-Lazio 0-0
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4 ottobre 1987 - 4 - Campionato di Serie B 1987/88 - IV GIORNATA
MODENA: Ballotta, Bellaspica, Torroni, Forte, Costi, Boscolo (83' D'Aloisio), Montesano (88' Rabitti), Masolini, Sorbello, Bergamo, Santini. A disp. Meani, Prampolini, Riccitelli. All. Mascalaito.
LAZIO: Martina, Brunetti (82' Piscedda), Beruatto, Camolese, Gregucci, Marino, Savino, Pin, Galderisi, Muro, Monelli (75' Caso). A disp. Salafia, Esposito, Nigro. All. Fascetti.
Arbitro: Sig. Pucci (Firenze).
Note: cielo coperto, temperatura fredda, terreno in ottime condizioni. Ammoniti Costi, Gregucci, Savino e Boscolo. Calci d'angolo: 7-2 a favore della Lazio. Osservato un minuto di raccoglimento alla memoria del giornalista Gino Palumbo, direttore de La Gazzetta dello Sport, recentemente scomparso.
Spettatori: 9.000 circa (paganti 7.614, per un incasso di 107.985.000 lire, abbonati 582 per una quota di 14.563.000 lire).
► Il Messaggero titola: “Ma i biancazzurri sono senza carattere – La Lazio pareggia a Modena ma recrimina con l’arbitro – Gli emiliani graziati due volte dal signor Pucci di Firenze che ha annullato un ottimo gol di Galderisi e successivamente ha negato un nettissimo rigore per atterramento di Camolese in area”.
È un punto perso. Difficile dire se è stato buttato per scarsa convinzione, per paralisi psicologica o piuttosto per incapacità. Paradossalmente, si può anche ipotizzare che sia stato l’arbitro a negare alla Lazio la vittoria: il gol che Galderisi e Bellaspica hanno segnato rotolandosi insieme su un pallone buttato in mezzo da Beruatto, al 78’, è stato annullato per un fuorigioco per lo meno dubbio.
I biancazzurri, tuttavia, mai e poi mai sarebbero dovuti arrivare sullo zero a zero a quello che si sarebbe rivelato il momento topico della partita: tra loro e gli spennacchiati canarini avrebbe già dovuto esserci un ampio margine di sicurezza.
La misura della Lazio l’ha data il Modena, squadra men che mediocre, che il pubblico ha preso a sollecitare, dopo una paziente ora di attesa, al grido di “buffoni, buffoni”. Una dignitosa compagine di serie C1; un discreto portiere, un libero giovane e troppo incline all’avventura, difensori approssimativi, un mediano fondamentale, tale Forte, perché delegato a buttare tutti i palloni più in là possibile. La necessità, insomma, di saltare a pie’ pari un centrocampo leggerissimo. Davanti, due vecchi marpioni, Montesano e Sorbello, gente non più buona per puntare la porta avversaria ma capace di tenere palla e perdere tempo.
“Cartone animato!” ha urlato un buontempone dalla tribuna. Era il 50’ e non staremo a dirvi quale dei giocatori della Lazio era il destinatario del messaggio. La curiosa provocazione, d’altra parte, sintetizzava in maniera pittoresca e felice la sconcertante prova dei romani. Un predominio inevitabile, il loro, ma accademico, sterile, oseremo dire narcisistico se l’aggettivo non implicasse qualità tecniche che non si sono quasi viste. Sfruttando un’immagine del presidente Viola, e con negli occhi ancora Avellino-Roma dell’altra settimana, optiamo per la tesi più benevola: alla Lazio sono ieri mancati gli “attributi”, quella capacità cioè di saper vivere e interpretare come si conviene una partita che si vuole davvero vincere. Lo stare diligentemente in campo, il rischiare poco o niente, il concludere a rete una buona decina di volte, vedersi due volte fermati dal portiere Ballotta e una (o due) dal mediocre arbitro Pucci, sono numeri buoni per darla a intendere a chi qui non c’era. In certi casi contano più le impressioni globali, e avrete capito che quelle ricavate da questa ipotesi di partita sono decisamente negative.
La Lazio è mancata nei suoi uomini di mercato, in quel quintetto che in luglio aveva riportato il sorriso sul volto dei tartassatissimi tifosi. Gli uomini che dovrebbero fare la differenza, e riportare in serie A la gloriosa società capitolina. Chi più, chi meno sono stati tutti sotto la sufficienza, cosa imperdonabile, per i nomi che portano. Monelli è stato addirittura disastroso, facendosi cancellare da un mediocre terzino (Bellaspica) e figurando solo al 28’, quando ha dormito su uno dei rari cross dal fondo (Beruatto), sul quale Torroni, l’altro difensore, s’è salvato in maniera assi energica. Non sappiamo perché Fascetti lo abbia tenuto in campo fino al 76’; sappiamo però che appena gli è stato preferito Caso (in panchina c’era anche la punta Nigro) la Lazio ha “rischiato” di vincere due volte, prima cioè con il gol annullato e poi con un vistoso fallo di Montesano su Camolese, che Pucci, lontano un chilometro, ha preferito ignorare, non sapendo bene se avvenuto fuori o, come sembra, appena dentro l’area modenese.
Sconcertante anche Muro: una punizione buona per un tuffo balneare di Ballotta, un tiro telefonato, un gol mangiato (55’) per scarsa coordinazione. Questo figlioccio di Maradona ci sembra aver assorbito tutti i difetti del maestro, assente ingiustificato, orami lo sanno tutti, dal lontano febbraio. Muro non c’è, e se c’è non si vede; quando appare s’intuisce un talento che per diventare utile alla causa biancazzurra richiederà comunque ben altra continuità. Galderisi si è affannato, coi piedi e purtroppo anche con le mani; quando capirà che la B non ha rispetto di nessuno avrà fatto un bel passo avanti. Savino e Beruatto sono gli uomini di fascia: ma anche in questo caso, non sappiamo se siano stati trattenuti da scelte tattiche o da personalissimi problemi. Fatto sta che sul fondo sono arrivati di erado, e di rado hanno spinto con convinzione. Emblematico Beruatto: quando ci ha provato, sono sati guai per il Modena.
L’altra Lazio, quella dei superstiti, ha lottato, con la tradizionale generosità: Camolese, Pin e il reparto difensivo, che pure ogni tanto attenta gratuitamente alle coronarie del tifoso, con spregiudicati disimpegni. Troppo poco per prendere i due punti. Ci riferiscono di un Fascetti felice. Per lui, forse, s’è trattato di uno scampato pericolo.
► La Gazzetta dello Sport titola “La Lazio sbatte contro un muro – Non bastano ai romani 90’ all’attacco per fare saltare la difesa del Modena”
Modena - La Lazio, almeno, ci ha provato. Una decina di tiri in porta, due dei quali sventati con grande bravura dal portiere modenese Ballotta, un “quasi rigore” per intervento in piena area di Montesano su Camolese, un gol annullato per sospetto fuorigioco, una marcata supremazia territoriale per tutto l'arco dell'incontro. In termini pugilistici si potrebbe parlare di una onesta vittoria ai punti. Il Modena, invece, ha preferito nascondersi sin dal primo minuto rinunciando ai tradizionali benefici del fattore campo pur di puntellare la difesa e di frenare sul nascere, con una massiccia barriera a centrocampo, i rari e spesso velleitari tentativi d'assalto della squadra di Fascetti.
Lo zero a zero è il risultato di una partita mediocre, noiosa, a tratti perfino indisponente. La Lazio, facilitata dall'atteggiamento rinunciatario dei locali, ha comandato il gioco per tutto il primo tempo. Un assalto a ritmi blandi, con Savino e Beruatto sempre bloccati sulle fasce, con Pin in ombra in cabina di regia e con Galderisi e Monelli incapaci di dettare ai compagni il passaggio vincente. Mai un'accelerazione, mai una triangolazione bene eseguita, mai una invenzione. Un tran-tran, insomma, fine a sé stesso.
Dopo una conclusione a lato di Pin (11') ed un velleitario diagonale di Bergamo, è la squadra biancoazzurra, in chiusura di tempo, a costruire le due azioni più pulite. Al 38' punizione di Muro, dieci metri fuori l'area di rigore. Breve la rincorsa, secco e potente il destro a mezza altezza. Ballotta, ben piazzato, si distende per alzare sopra la traversa. Tre minuti dopo cross di Camolese per Beruatto. Vincente lo stacco, maligna la conclusione schiacciata: ancora Ballotta, crocefisso una settimana fa per le due reti incassate contro la Sambenedettese, si supera andando a bloccare.
La ripresa è ancor più povera. Il Modena continua a giocare a nascondino, la Lazio non sembra avere il passo autoritario della squadra travolgente. Monelli e Galderisi, i due attaccanti che dovrebbero fare la differenza, sono annullati rispettivamente da Torroni e Bellaspica.
Mai un dribbling vincente, mai una conclusione in porta veramente pericolosa. Galderisi, invece, riesce a farsi notare per le continue, spesso irritanti proteste. Nonostante questi limiti in fase conclusiva e palesi carenze in fase propulsiva (occorre recuperare in fretta Acerbis o, quantomeno, sostituirlo degnamente), la squadra di Fascetti riesce egualmente ad abbozzare qualche iniziativa d'attacco. Al 10’ una triangolazione Camolese-Galderisi-Muro libera l'ex napoletano a due passi da Ballotta. La conclusione è maldestra: palla svirgolata abbondantemente a lato. Muro scuote la testa sconsolato, Fascetti impreca dalla panchina.
Poi, dopo un gol annullato alla Lazio per sospetto fuorigioco di Galderisi (l'ultimo tocco era stato del modenese Bellaspica), eccoci all'episodio vivacemente contestato dal clan biancoazzurro. Camolese, uno dei migliori in campo, si libera di un avversario, entra in area e, al momento di concludete, viene strattonato da Montesano. Il fallo appare abbastanza netto ma l'arbitro Pucci, dopo aver allungato lo sguardo verso il guardalinee di destra, fa segno di proseguire.
Il fischio finale arriva come una liberazione. Gli ultras del Modena continuano il loro show nei confronti del presidente Farina, gli oltre duemila sostenitori biancazzurri sciamano invece in silenzio.
► Il Tempo titola “Lazio, Il punto è perso – La squadra di Fascetti pareggia sul campo del Modena e conquista il suo primo punto esterno della stagione. Il rilievo positivo, nel rispetto della media inglese, si esaurisce in termini di classifica. I biancazzurri hanno infatti sprecato un’ottima occasione per fare bottino pieno in trasferta.”
“Tre occasioni da gol fallite, una rete di Galderisi annullata (fuorigioco), un fallo da rigore su Camolese non rilevato. Pur con queste occasioni la Lazio non ha mai dato l’impressione di poter far sua la partita. Generosa ma quanto mai insufficiente la prova dei padroni di casa contestati dalla tifoseria locale”.
Modena – Ottanta minuti con il pallone tra i piedi: spesso senza sapere però che farci. Questo, signori, passa il convento. Non è molto, riflettendo criticamente sui facili entusiasmi del pre-campionato. La Lazio attuale non ha altra strada: deve giocare in trasferta come se stesse all’Olimpico, tessere la tela, mettere alle corde l’avversario, e sperare che il pallone vada dentro. Il dominio territoriale è riuscito senza affanni qui a Modena, contro una squadra che aveva perso con il Bari e pareggiato con la Sambenedettese: viatico penoso di un campionato che la vede fra le maggiori candidate alla retrocessione.
Ma alla Lazio, stavolta, si chiedeva di più, per rinvigorire una classifica anemica. A stringere, invece, i biancocelesti hanno all’attivo tre occasioni fallite di poco, due per abilità del portiere avversario, un gol annullato a Galderisi per un fuorigioco sbandierato per tempo dal guardalinee, ed un possibile fallo da rigore di Montesano su Camolese lungo il vertice dell’area: troppo dubbio per un arbitro che ha tirato a campare, distribuendo cinque cartellini gialli in una partita tutt’altro che cattiva.
Si può dire di questa Lazio che corre molto e conclude poco. Coinvolgendo nella critica non solo le punte (nullo stavolta Monelli, volenteroso ma scomposto Galderisi), quanto il supporto stesso dell’attacco, gli schemi vacui, la velleità di lanci e scambi ravvicinati. Sicuramente Fascetti potrà lamentarsi dell’atteggiamento rinunciatario di un Modena, conscio evidentemente dei suoi vistosissimi limiti: una conclusione in porta nell’arco dei novanta minuti, in una partita casalinga, non può che fare arrossire. Ma i ferri per scassinarlo questo inusuale catenaccio, una squadra che punta alla promozione deve pur trovarli.
Pin e Muro sono da chiamare in causa, anche se, singolarmente, non sono stati dei peggiori. Il napoletano ci ha provato su punizione (una bordata dal limite destro al 38’, che Ballotta ha alzato sul sette che per altro doveva coprire, ma nell’ordinaria amministrazione non è andato oltre qualche apertura lunga su Galderisi, fino a sprecare malamente al 10’ della ripresa un affondo del centravanti sulla sinistra, chiuso con un cross basso e teso.
Pin non ha avuto un guizzo, pur impostando con la consueta diligenza il gioco dalle retrovie. In compenso, la difesa non ha trovato problemi contro il rinomato ma dimesso attacco “canarino”, andando a cercare appena qualche complicazione con disimpegni avventurosi.
Sul Modena è appena il caso di spendere due parole: contestato dagli ultras che battono cassa, il presidente Farina, insieme al tecnico Mascalaito, dovrà votarsi al santo locale per eccellenza che, calcisticamente parlando, risponde al nome di Sauro Frutti, bomber d’annata ed in via di guarigione. Il resto è nebbiosa gioventù, con Masolini e Santini che promettono meglio degli altri, ma non possono ancora sostituire al meglio Longhi e Piacentini partiti in estate.
Contro una squadra così dimessa, poteva e doveva chiudere il conto già nel primo tempo, ma, a parte la punizione di Muro, Ballotta ha dovuto salvare sul palo basso solo un’incornata di Beruatto.
Della ripresa, dopo la descritta “cilecca” di Muro ed uno spunto solitario di Galderisi con tiro al lato, vanno ricordati i due episodi contestati, probabilmente a ragione, dagli ospiti. Galderisi al 33’ aveva corretto da falchetto in gol un tiro al volo fuori misura di Beruatto, e cinque minuti più tardi Camolese, dopo aver resistito ad un fallo fuori area, era stato vistosamente spintonato entro i sedici metri da Montesano.
Episodi sfortunati che certo incidono sulla classifica, ma che non bastano a spezzar via quell’alone di mediocrità che ha avvolto la partita. Che la Lazio abbia perso un punto è fuori discussione complice un arbitraggio insufficiente per l’ennesima volta. Ma nel suo seno, recuperando serenità e centuplicando l’impegno, deve trovare la forza per dare un calcio definitivo anche alla cattiva stella.
► Paese Sera titola: “Momenti di noia – Biancazzurri fermati sullo 0-0 a Modena. Partita brutta senza occasioni da gol”
Modena - Forse è uno scherzo. Ma no, nella maniera più assoluta. Questa è proprio una partita del campionato italiano di serie B. Guardare per credere. Il calendario parla chiaro: nella quarta giornata, allo stadio Braglia, si trovano dii fronte Modena e Lazio. I più pessimisti potrebbero pensare ad un match noioso, come se ne vedono molti dalle nostre parti. Ma anche i più pessimisti sono smentiti: la partita non è noiosa, ma noiosissima. Che il risultato finale sia di 0 a 0 potrebbe trarre in inganno, spesso un match senza gol può divertire anche i più esigenti. Questo non è il caso in questione, anche se le tribune sono quasi esaurite, a significare un'attesa niente male. In fondo c'è di mezzo la Lazio, una squadra che le riviste locali distribuite ai tifosi prima dell'incontro, indicavano a grandi titoli e molti zeri: arriva la Lazio supermiliardaria, la squadra favorita per la promozione. E poi ancora: attenti a quei due, riferendosi ovviamente a Galderisi e Monelli, una coppia presentata come spauracchio per la difesa gialloblù, reduce da un avvio di campionato non certo esaltante.
Il fumo è volato via, ma dell'arrosto nessuna traccia. Il Modena, poi, non ci ha messo certo alcun impegno a scuotere un avversario che, evidentemente, dopo aver passato una notte insonne, aveva ora bisogno di recuperare le energie disperse. Eppure, i biancoazzurri qualcosa da dimostrare lo avevano. Bologna e ancora prima Messina, non sono ricordi. E le polemiche, i malumori, le perplessità sulla squadra esistono ancora, intatti. Anzi, questo pareggio ottenuto al termine di una partita immaginaria, non fa altro che accrescere dubbi vecchi ma sempre più consistenti.
Quattro punti in quattro partite, media salvezza. Bocchi non sorrideva prima e non sorriderà dopo. E' venuto a guardare la sua squadra, quella per cui sono stati spesi tanti soldi, ma ora crederà di aver sbagliato stadio. Parlerà con Calleri, parlerà con Fascetti che già dopo il pareggio di domenica scorsa ha sentito una prima scossa di terremoto. Non era uno scherzo quello che diecimila persone hanno osservato. Il Modena, poverino, si può dire che abbia quasi fatto il suo dovere. Una formazione povera, poverissima se confrontata con quella biancoazzurra. Gli mancava anche Frutti, il centravanti che lo scorso anno regalò la salvezza con una bella serie di gol. Il Modena, però, ad un certo punto dopo l'intervallo, ha pensato che non vincere contro questa Lazio sarebbe stato un vero peccato. E' diventata un po’ più spavalda, nel limite delle sue possibilità ci ha provato. Si è creata dunque una situazione anomala, perché sarebbe dovuta essere la squadra di Fascetti ad intuire che una simile occasione non poteva essere sciupata.
Nel primo tempo però nessuno si è mosso, nessuno ha dato prova di coraggio. Sì, un colpo di testa di Beruatto e una punizione di Muro, deviate con ottima scelta di tempo da Ballotta, proprio sulla linea. Occasioni buone, certamente, ma' non certo irresistibili, e frutto quasi del caso. E davanti, ripetiamo, Galderisi, Monelli e compagni avevano un Modena di scarsissime potenzialità. In casa i gialloblù hanno già perso col Bari, ma per la Lazio il solo pensare di portarsi a casa i due punti ed imitare i pugliesi significava davvero osare troppo.
E Fascetti si disperava, in panchina, ogni volta che la sua squadra si avvicinava, sia pur vagamente, al gol. Ma Galderisi ci ha messo solo tanta volontà, mentre Monelli non ci ha messo neanche quella. Pin e Muro, in cabina di regia, hanno scelto come copione e bisogna dire che lo hanno realizzato perfettamente, uno di quei film che comunemente vengono definiti polpettoni. Insomma, forse il pareggio è il risultato peggiore che la Lazio poteva aspettarsi da questa partita. Una sconfitta, inutile dirlo, avrebbe fatto precipitare la squadra, la società, l'ambiente in una crisi, forse non nera, ma sicuramente blu notte come i calzoncini che la Lazio ha inaugurato ieri.
Ma dalle crisi si rinasce, ed invece il pareggio, che accontenterà qualcuno, lascia la situazione in sospeso, non offre delucidazioni sul reale valore della Lazio. La posizione di Fascetti rimane sospesa, ovvero il tecnico non può certo sorridere nonostante il punto conquistato in trasferta. Fascetti continua a non avere certezze sul futuro e sugli obiettivi che sarà possibile raggiungere. Una vittoria, d'altro canto, avrebbe scosso e rilanciato gli entusiasmi. Ma la Lazio ci ha provato poco, e soltanto nella ripresa, senza però mai dannarsi l'anima.
Si è giocato sempre al rallentatore, a momenti si è pensato di assistere ad un programma di cartoni animati. Esseri privi di anima, incapaci di tirar fuori un pizzico di coraggio. Sembrava di vedere una squadra di gente incosciente delle proprie possibilità e dei propri doveri. Nessuno ha demeritato particolarmente sul piano personale, ma tutti hanno difettato sul piano dello spirito. Quando il Modena ha trovato il coraggio, la Lazio ha almeno avuto la forza di rispondere. Muro, però ha risposto scoordinatamente sul cross di Camolese e solo davanti al portiere ha appoggiato fuori. Lo ha seguito Galderisi che dopo essersi ben liberato ha concluso a pochi metri dal palo.
Ma a poco meno di un quarto d'ora dalla fine si è realizzata quella circostanza che può far saltare i nervi. Soprattutto quelli di Fascetti. Beruatto ha messo al centro, Bellaspiga e Galderisi si sono contesi lo spazio per arrivare alla palla, qualcuno l'ha toccata (forse il modenese), mandandola in rete. Hanno esultato i biancoazzurri, ma solo per due secondi. Il guardialinee ha indicato un fuorigioco, l'arbitro ha annullato. Fascetti si è arrabbiato, e si era arrabbiato anche poco prima per un presunto fallo in area su Camolese, ma le inquetitudini servono a poco, contano i gol e la Lazio non ha saputo realizzarne nemmeno uno. E così, perso un punto, perché il pareggio va interpretato così, la Lazio rimane ancora nel limbo. E non sa ancora come e quando ne uscirà.
► Ne La Stampa si legge: "Lazio , ancora un pari - Annullato per fuorigioco un gol a Galderisi".
Modena - Modena e Lazio, due squadre che puntano a traguardi diversi, la prima ad una tranquilla salvezza, l'altra alla promozione, si sono affrontate allo stadio Braglia in un pomeriggio freddo con cielo coperto. Non è stata una bella partita e, tutto sommato, il pareggio appaga entrambe le compagini. Il minuto di raccoglimento per ricordare il giornalista Gino Palumbo, direttore della Gazzetta dello Sport, deceduto nei giorni scorsi, viene fatto osservare dall'arbitro Pucci di Firenze prima di iniziare la partita.
Parte subito all'attacco la Lazio, ma senza creare grossi pericoli per la difesa modenese. Il primo tiro in porta lo sferra Pin con palla fuori di poco. Sino al 30' prevalenza di gioco laziale ma poche le azioni di rilievo. Bella intesa fra Montesano-Santini e Bergamo al 32': il rasoterra dell'interno sinistro gialloblù sfiora il palo alla sinistra di Martina. Al 37' Muro sferra una botta da trenta metri: splendida la risposta di Ballotta che, di pugno, devia sopra la traversa. Ancora, al 41', l'estremo difensore del Modena si produce in una difficile parata su stangata di Beruatto servito da Camolese.
Nella ripresa i canarini hanno un'impennata d'orgoglio e, per un quarto d'ora, mettono alla frusta gli ospiti. Prima con uno slalom di Masolini che conclude con un tiro centrale, poi, su lancio di Montesano, è bravo Marino a deviare in angolo su Santini. Ritorna alla carica la Lazio e arriva al gol, con Galderisi. al 77'. Rete annullata per fuorigioco del piccolo attaccante. Niente altro da segnalare fino alla fine dell'incontro. Buono l'arbitraggio. I migliori: Muro e Camolese per la Lazio. Ballotta e Masolini per il Modena.