Domenica 11 ottobre 1987 – Roma, stadio Olimpico – Lazio-Cremonese 1-0
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11 ottobre 1987 - 5 - Campionato di Serie B 1987/88 - V^ GIORNATA
LAZIO: Martina, Brunetti, Beruatto (86' Piscedda), Pin, Gregucci, Marino, Camolese, Acerbis, Galderisi, Muro (78' Savino), Monelli. A disp. Salafia, Caso, Nigro. All. Fascetti.
CREMONESE: Rampulla, Garzilli, Rizzardi, Piccioni, Montorfano, Citterio, Lombardo, Avanzi (70' Feliciani), Pelosi, Bencina, Chiorri. All. Mazzia.
Arbitro: Sig. Amendolia (Messina).
Marcatori: 55' Monelli.
Note: un violento nubifragio si è rovesciato sull'Olimpico, spazzando via fra l'altro le due panchine, quando la partita era cominciata da 8'35". L'arbitro, che al 5' aveva fatto accendere i riflettori, decideva la sospensione e faceva riprendere l'incontro dopo un'interruzione di 7'25". Naturalmente mal ridotte le condizioni del terreno di gioco. Si è tornati a giocare con la luce artificiale. Ammoniti: al 51' Bencina per gioco falloso ed al 70' Brunetti per gioco antiregolamentare. Calci d'angolo: 8-3 a favore della Lazio.
Spettatori: spettatori paganti 13.167, incasso L. 173.056.000 (abbonati 9.825, quota L. 211.490.000).
► Il Messaggero titola: "La Lazio dopo l'uragano - All'Olimpico, la Cremonese perde l'imbattibilità per un gol di Monelli. La partita è stata sospesa per otto minuti a causa di un nubifragio - All'Olimpico si è giocato sotto i riflettori. Per i biancazzurri una partita difficile, ma un successo meritatissimo. Molte occasioni di gol. Pin il migliore".
Prima l’uragano, dopo la Lazio, con la Cremonese a cercare invano protezione: sotto la pioggia, davanti una squadra concentrata e sfuggente, capace di chiudere sotto rete ogni accenno di manovra. La Cremonese ha abbassato l’ombrello al decimo minuto della ripresa e Monelli ha chiuso in gol un’azione disegnata sull’acqua: Muro a Marino, palla da sinistra a destra, centravanti sbucato da una nuvola e rete della vittoria.
Adesso la Lazio, la stessa che giovedì aveva toccato il fondo con il Fondi, è ad un passo dalla vetta, nel pieno rispetto dei suoi piani estivi. Domenica all’Olimpico il Padova dell’avvocato Raule, vecchio amico biancazzurro e giallorosso, il Padova che spendendo a più non posso al mercato, si ritrova in testa alla classifica. La Lazio ha l’opportunità di agganciarlo e di capovolgere dunque nel giro di sette giorni il quadro: nero prima di ieri, forse roseo alla prossima occasione.
Non ci si vedeva dalla pioggia in avvio. E l’arbitro all’ottavo minuto ha chiesto alla formazione di casa di accendere i riflettori. Ordine rispettato, ma nemmeno la luce artificiale riusciva a bucare il nero del cielo e dell’acqua. Amendolia ha dato un altro ordine: tutti negli spogliatoi. Fuga generale, anche sugli spalti. Vento, acqua tagliente. È saltato qualche tabellone pubblicitario, sono cadute le panchine. Sotto quella della Lazio si era appollaiato Fascetti: è scappato ance lui, scortato dalle riserve.
La partita ha ripreso il via dopo otto minuti. C’era una punizione in favore della Cremonese e Martina ha preso, perso e ritrovato la palla. E su quella punizione si è fermata la Cremonese. Per trenta minuti è stata solo la Lazio che han mancato gol con Brunetti, Monelli, Galderisi, Muro, Gregucci e Beruatto. Al trentaseiesimo Lombardo ha tirato da lontano e ha pizzicato la traversa. Poteva essere un pericoloso segnale, ma la Lazio ha fatto finta di niente e ha continuato come se nulla fosse successo. È arrivato il gol del successo e con quel gol la serenità laziale.
Non è stata, e si sapeva., una partita facile. La Cremonese quest’anno ha scelto la zona ed è pure riuscita subito ad imparare i trucchi del nuovo metodo. Squadra cortissima, quattro in linea dietro, tre però quando la squadra passa all’attacco, almeno cinque quando invece si chiude. Una zona larga, ma deve essere un’impressione, perché poi al momento decisivo l’avversario si trova quasi sempre stritolato in mezzo a tre o quattro persone.
La Lazio, visto lo stato del terreno, poteva seguire una sola strada per vincere l’incontro: chiudere l’avversario, colpirlo ripetutamente, cercare i corner o comunque le palle ferme, rischiare il contropiede perché tanto la palla si sarebbe fermata nel fango. E questo la Lazio ha fatto, trovando il modo di eliminare i problemi legati alla sua struttura, che è leggera in mezzo al campo, utilizzando Fascetti due attaccanti puri e un suggeritore come Muro. Proprio quest’ultimo ha dato l’esempio, inseguendo sempre Rizzardi, trasformandosi spesso in terzino, riuscendo a colmare il disavanzo centrale.
È rientrato Acerbis, il gigante muto, il migliore acquisto della Lazio. Ha cominciato su Chiorri, ha chiuso su Orlando (in realtà Lombardo, correzione di LW). Dunque, sempre come difensore ed è un chiodo fisso del tecnico, che vede il calciatore solo in quella posizione. È tanto convinto di questo che ieri si è notata una situazione del genere: Acerbis dietro e Beruatto avanti, una composizione tattica non proprio da manuale. Acerbis, in ogni caso, anche partendo dalla luna è riuscito spesso a planare nella zona che conta: avesse il dono della parola sarebbe perfetto.
Non è stato lui, però, il migliore della Lazio e nemmeno Monelli. Il più bravo è stato Pin. L’ex juventino, smaltito l’anno scorso il riposo bianconero, ha trovato la condizione fisica ideale, il che gli permette di giocare praticamente per due. Pin è il regista, ma in questa Lazio proiettata in avanti e dai mille attaccanti, non può certo permettersi di stare a guardare e riposarsi in attesa del lancio giusto. Pin deve correre, conquistare la palla e poi restare lucido per il passaggio, che non è mai semplice, perché rivolto a compagni solitamente marcatissimi. Per ora ci riesce, auguriamogli di reggere.
Quasi tutti nella Lazio hanno comunque reso al massimo e proprio di una prestazione del genere c’era bisogno per riuscire a superare la Cremonese, la cui pericolosità è emersa per intero dopo il gol di Monelli. Tutti in avanti e qualche pericolo per Martina, che sarà comunque soddisfatto della sua domenica. I tifosi hanno potuto rendersi conto che il portiere è ancora in gamba: è la prima volta che ha l’opportunità di rendersi utile e ha preso al volo l’occasione. Martina è stato molto abile al 22’ della ripresa, quando Bencina l’ha costretto a diventare più alto per deviargli un pallone mandato nell’angolo. Fascetti (che era rimasto senza panchina) deve aver avuto un po’ di paura, tanto che ha tolto prima Muro e poi Beruatto.
Amendolia ha sorvolato su due possibili, ma non evidentissimi, rigori: uno per parte, non c’è problema.
► La Gazzetta dello Sport, nell'articolo di Mario Pennacchia, titola: “Monelli-gol: nubifragio sulla Cremonese - La sfida all'Olimpico decisa da uno spunto dell'attaccante laziale - La Lazio ha vinto di stretta misura piegando un avversario che ha ribattuto colpo su colpo - L'incontro è stato sospeso per circa otto minuti nel primo tempo a causa di una violentissima tromba d'aria. I romani passati in vantaggio all'inizio di ripresa sono riusciti a contenere la reazione dei grigiorossi".
Roma — Cominciata come fosse una notturna, tanto era il buio in cui il maltempo aveva sprofondato l'Olimpico, dopo appena otto minuti la partita è finita in una specie di tromba d'aria. Vento e pioggia hanno messo in fuga non solo arbitri e giocatori, ma anche tecnici e rincalzi che hanno visto quasi disintegrare le due panchine.
Dopo alcuni minuti, la burrasca si placava e pur su un terreno mal ridotto e battuto dalla sferza del vento e della pioggia, le due squadre ricominciavano dalla punizione a favore della Cremonese non eseguita per la grande fuga. Grande sberla di Chiorri, Martina non tratteneva la palla ma Bencina la ribatteva addosso al portiere che finalmente riusciva a bloccarla. Era un avvertimento solenne e la Lazio, del resto, se l'aspettava: la formazione lombarda non era venuta all'Olimpico per infilarsi nei panni della comparsa.
Ben disposta, convinta interprete del gioco a zona ed efficacemente coordinata nell’applicare la trappola del fuorigioco, la Cremonese ha fronteggiato la Lazio a testa alta, sempre pronta a scattare in avanti. L'assenza di Nicoletti ha certamente avuto la sua incidenza, ma ci è parso piuttosto che ai grigiorossi abbia fatto difetto un pizzico di grinta se non di vera e propria personalità. E' possibile che abbiano considerato il pareggio sempre a portata di mano, ma anche quando hanno reagito al gol di Monelli non hanno mai aggiunto determinazione, perentorietà alla loro manovra ordinata e armonica.
La Lazio era tanto ossessionata dalla necessità di tornare a vincere che quando ha conquistato l'1-0 è mancato poco che abbassasse la saracinesca e chiudesse bottega. La squadra ha progressivamente e pericolosamente ripiegato, infatti, lasciando il solo Galderisi come guardia di frontiera in avanti, e tutto sommato le è andata bene se non ha dovuto correre eccessivi pericoli. Martina, alla resa dei conti, era chiamato a ribattere tre conclusioni di Bencina (67'), Chiorri (72') e Lombardo (75'), la prima delle quali più insidiosa in quanto ravvicinata.
Fino al gol, invece, la squadra romana (che continua a preferire una tetra maglia al tradizionale, splendido biancoceleste) aveva giocato con diversa determinazione, e sicuramente anche per il recupero di Acerbis era sembrata chiaramente più equilibrata e risoluta rispetto alla sconcertante precedente prova offerta contro il Bologna.
La tattica cremonese ha indubbiamente messo a disagio il centrocampo laziale, ma la spinta di Marino e Acerbis e la vitalità di Pin a sostegno dell'animosità di Camolese e dell'aggressività di Galderisi hanno garantito alla squadra romana l'efficienza che alla lunga le ha consentito di far propria la partita.
Una Lazio ora al decollo, si direbbe in definitiva. Ma a quale quota saprà elevarsi e in quanto tempo spetta a Fascetti e ai suoi giocatori spiegarlo, risolvendo problemi sia di condizione psico-fisica (Acerbis, Muro), sia di equilibrio e autorità a centrocampo, sia di continuità di rendimento fra Olimpico e trasferte.
La Lazio rispondeva al 16' con una sventola di Brunetti ribattuta da Rampulla alla prima ricordata palla-gol della Cremonese (9'). Poco dopo Pelosi veniva anticipato d'un soffio da Martina e quindi era di nuovo Brunetti ad impegnare il portiere cremonese con un tiro violento, seguito da una girata di testa in tuffo di Gregucci che sorvolava di poco la traversa.
Una girata acrobatica di Galderisi di poco fuori, un'altra sberla di Beruatto ribattuta con i pugni da Rampulla, un lungo tiro di Lombardo che scavalcava Martina e rimbalzava sulla traversa scandivano l'alternanza sui due fronti finché al 56' non arrivava la svolta. Duetto Marino-Muro-Marino sulla sinistra, cross basso teso che squarciava l'area grigiorossa e palla scodellata da due passi in rete da Monelli in conversione dalla parte opposta.
Cominciava quindi il lento ripiegamento della Lazio, affiorava perfino qualche baruffa (Brunetti-Pelosi), ma ormai quello era e quello restava il destino della partita.
► Il Tempo titola: “Dopo il diluvio, la Lazio – Decide Monelli su cross di Marino lanciato bene da Muro – Sconfitta di misura la gagliarda Cremonese, in un Olimpico spazzato dalla pioggia. L’arbitro ha sospeso la partita al 9’ per una decina di minuti, poi i biancocelesti, tatticamente ben disposti, hanno a lungo dominato”
Determinante la concentrazione, la “voglia matta” di reinserirsi nella lotta di vertice. Grande sforzo agonistico nella prima ora di gioco, fino alla rete decisiva, poi contenuto con qualche affanno il ritorno dei grigiorossi. Squadra compatta, disposta al meglio da Fascetti.
I due punti assumono doppio valore in considerazione della forza degli avversari, confermatisi fra i sicuri protagonisti del campionato. Solo Chiorri è riuscito a rendersi pericoloso con il suo sinistro, prima che Martina salvasse il prezioso risultato su colpo di testa ravvicinato di Bencina.
Fra i singoli, note di merito per Marino e Muro, assidui per tutto l’arco della gara, oltre che protagonisti del pregevole spunto che ha mandato in gol Monelli. Rassicurante il ritorno di Acerbis che, pur limitando il raggio di azione, ha dimostrato di potersi confermare elemento trainante.
Roma – La fine dell’inizio. C’è tutto in questo gioco di parole: le sofferenze, le polemiche, la rinascita. Sì, perché la Lazio sta crescendo dopo stenti imprevisti di avvio di stagione, migliora nell’intesa, nel dinamismo, nel sacrificio. Al bivio, che richiamavamo in sede di presentazione, ha preso la strada giusta, quella in salita, che riporta verso la A. In salita, e non a caso, perché il successo sulla Cremonese, una gagliarda Cremonese, non deve adesso spostare di una virgola lo stato d’animo dei biancocelesti. Devono sapere tutti, al di là delle dichiarazioni di umiltà, che credersi già in discesa è sintomo di capitomboli.
Alla Lazio, già domenica scorsa, mancavano i due punti e la determinazione a cercarli. Dopo l’uragano che ha spazzato apocalitticamente l’Olimpico, fino a costringere l’arbitro a sospendere per una decina di minuti l’incontro, è esplosa finalmente la voglia matta, viatico buono per il futuro. E con essa, inevitabile, ancorché troppo a lungo atteso, il gol che fa pieno il bottino. Concentrazione: il segreto può anche essere tutto qui. E attenzione, che battere questa Cremonese non è impresa facile: vale come doppio onore al merito.
Fascetti doveva venire a capo di enigmi tattici non certo elementari. I grigiorossi giocano a zona, hanno un perno funambolico in avanti, il romano Chiorri, e tutt’intorno velocisti che lottano, si inseriscono, giocano senza palla, si fanno trovare liberi. Con una squadra cosi, in casa puoi perdere sempre. È accaduto al Parma, stava per capitare all’Udinese, che non sono proprio le ultime arrivate. Dunque, don Eugenio ha cominciato con il redivivo Acerbis su Chiorri. Gregucci sul giovane “puntero” Pelosi, Beruatto e poi subito Brunetti su Lombardo. Già al quarto d’ora, però, sicuramente azzeccando la mossa, ha mandato Gregucci sulle piste del funambolo, lasciando a Brunetti, in gran spolvero, il compito di ammansire Pelosi, e ad Acerbis la corsia sinistra dove agiva Lombardo. Apparentemente la Lazio era così ammassata proprio a sinistra, ed invece Muro, stazionando sulla trequarti di destra, ritrovava, con la libertà e gli spazi più ampi, anche l’inventiva. Pin copriva una difesa solidissima in capitan Marino, che sembra scandire con la sua crescita quella parallela della squadra. Camolese si dedicava a Bencina con cui ingaggiava perfino qualche improbabile duello aereo. Beruatto si trovava spesso sull’ala sinistra a crossare, ma intanto impediva al motorino Piccioni di proporsi in appoggio.
Il lungo preambolo tattico serve a spiegare come la Lazio, copertasi le spalle con adeguata chiusura degli spazi, abbia potuto asfissiare gli avversari, relegandoli per lunghi tratti, almeno fino al gol decisivo, nella loro metà campo. I toni dell’assedio non hanno apparentemente giovato ai padroni di casa, a loro volta costretti, sul terreno impregnato, in vicoli angusti. Ma si sa che i “Fort Apache” del calcio prima o poi sono destinati ad essere espugnati, come ha confermato perentoriamente Monelli nella ripresa. Se c’è un appunto da muovere alla Lazio, è di non aver creato mai in contropiede (salvo una conclusione alta di Galderisi allo scadere) nella restante mezz’ora abbondante i presupposti del rassicurante raddoppio, e di aver perfino sofferto un tantino in difesa il bel ritorno degli ospiti. Probabilmente pesava nelle gambe il sensibile sforzo dell’ora precedente.
Detto dell’affascinante (e per certi versi terrificante…) spettacolo dell’Olimpico quasi inghiottito da una cappa plumbea e poi impietosamente battuto da un fortunale più consono ad un mare procelloso, bisogna riconoscere ai contendenti di aver offerto apprezzabile slancio agonistico per tutto l’arco della gara. Le punizioni di Chiorri hanno tenuto in costante allarme Martina, e due volte il bravo fantasista ha scodellato ad un metro dalla linea di porta palloni tagliatissimi che qualsiasi deviazione fortuita avrebbe tramutato in gol: fortunati Marino prima e Brunetti poi a scansarsi di proposito, pur rischiando inserimenti da dietro degli attaccanti. La Lazio ha risposto con tre pregevoli azioni manovrate, concluse sul portiere una volta da Brunetti e poi da Beruatto (l’importanza dei terzini!), e da Muro di testa in elevazione fuori di un soffio. Ci hanno provato in acrobazia anche Gregucci e Galderisi, su azioni d’angolo, prima che Lombardo scheggiasse la traversa su improvvisa conclusione dal limite.
Giusto che fosse una efficace azione manovrata a decidere il match, dopo un avvio di ripresa caratterizzato da una punizione-bomba di Brunetti respinta da Rampulla. Dunque, all’11’ “Ciro il grande” (diamogli un po’ di fiducia a questo ragazzo) ha chiuso un triangolo con Marino, scattato sulla sinistra, mettendolo già in condizione di concludere: il sinistro del capitano, tiro o cross che fosse, ha trovato Monelli sul palo opposto per lo scivolone vincente.
A difendere il prezioso successo ha poi provveduto Martina, bravissimo in particolare nello smanacciare un maligno colpo di testa di Bencina su azione d’angolo. È emersa perfino qualche gratuita spigolosità, ben frenata da Amendolia. Quanto a recriminazioni, il conto è pari, Monelli e Chiorri essendo stati spostati in volo dai rispettivi marcatori in piena area avversaria. Senza cambiare la sostanza: la Lazio ha vinto meritatamente e legittimamente, può ora lavorare con serenità.
► Paese Sera titola: “Uno sotto il diluvio - La Lazio batte (1-0) la Cremonese - L'Olimpico trasformato in un pantano”.
Roma - Era, questo dell'Olimpico, il primo scontro diretto con una concorrente nella corsa alla promozione e la Lazio lo ha vinto; lo ha vinto con un gol di Monelli, attraverso qualche zona d'ombra ma con indiscutibile merito. Le zone d'ombra, caratterizzate da pause, incertezze e forse anche qualche equivoco tattico, sono state certamente provocate anche dal pessimo stato del terreno battuto e violentato dalla pioggia. I biancoazzurri hanno accusato pause soprattutto di fronte a un vivace avvio della Cremonese e poi nella parte finale quando l'usura aveva lasciato il segno sui muscoli e sulle idee della formazione di Fascetti. Nella parte centrale del match, la Lazio si è guadagnata il gol vincente, stringendo alle corde i lombardi.
Non si è trattato, lo capirete, di una gran partita, ma in verità, vista la feroce inclemenza del cielo, sarebbe stato audace pretendere troppo. Dopo appena nove minuti, giocati sotto una cappa che aveva imposto il ricorso ai riflettori, l'arbitro Amendolia è stato costretto a sospendere la partita, 8 minuti, per un autentico nubifragio che ha mandato all'aria e fracassato le due panchine.
Ha stentato in quel momento soprattutto la Lazio che pure avrebbe potuto fare secco Rampulla al 17' su un contropiede impostato da Acerbis e proseguito da Pin e Muro: il tiro frontale del terzino è stato ribattuto dal portiere. La Cremonese si era fatta viva con una gran punizione di Chiorri non trattenuta da Martina e sprecata da Bencina e ancora (co-me del resto sempre per tutta la partita) attraverso gli estri e le belle giocate di questo eccellente giovanotto romano, appunto Chiorri, in perenne esilio.
La svolta, i biancazzurri sono riusciti ad operarla attorno alla metà del primo tempo quando, sulla spinta dei difensori piazzati sulla fa-scia mediana, hanno mandato la Cremonese nella propria area di rigore. Qui, le conclusioni si sono rivelate frequentissime, seppure non sempre illuminate e precise. Con gli ospiti schierati a zona ma nemmeno per un attimo disposti a concedere spazio alle infiltrazioni di Galderisi e Monelli (pensate che Citterio, vecchio terzino d'assalto, non ha mai abbandonato la propria metà campo), con Bencina e compagni di centrocampo a cortissima distanza dai difensori e gli attaccanti (Chiorri e Pelosi inclusi) disposti a sudare in contenimento, la Lazio ha cercato la rete per strade per certi versi inconsuete. Le palle gol sono infatti scaturite sempre dall'improvviso taglio diagonale ed hanno chiamato a picchiare senza fortuna su Rampulla i difensori biancazzurri. Alla conclusione del primo tempo, prima Beruatto, e poi Gregucci in tuffo di testa, hanno sfiorato il vantaggio. Ciro Muro di testa su calcio d'angolo è stato l'unico degli avanti a tentare il colpo fallendolo di un soffio al 36'.
Non sono comunque mancate nei novanta minuti le iniziative di qualche pregio tecnico. Il gol all'11' della ripresa è arrivato appunto attraverso un'azione sulla sinistra: da Marino a Muro, da questi ancora al capitano in pallonetto. Marino solo sulla sinistra nell'area ha messo al centro di piatto e Monelli è arrivato facile facile a fare gol.
La naturale reazione degli ospiti si è sposata con l'evidente prudenza della Lazio, ma la pressione della Cremonese, rotta qua e là dal contropiede, ha provocato solamente un brivido: al 22', quando Bencina ha girato di testa un calcio d'angolo di Chiorri e Martina ha smanacciato alla grande sulla sua sinistra.
Lazio in rilancio quindi. È presumibile oltre che auspicabile. Anche se, a nostro giudizio, per il definitivo decollo qualche equivoco dovrebbe essere tolto di mezzo. Ieri Fascetti ha rigettato in mischia Acerbis ed ha fatto benissimo, perché il giocatore lo ha prontamente ripagato con una buona partita. Però visto che Acerbis è stato prontamente dirottato in retrovia, la Lazio si è trovata con un centrocampista di ruolo in meno. Non ci pare infatti che Beruatto offra in proposito la soluzione migliore. Il giocatore è buono sulla fascia ma quando è costretto a trapestare in un controcampo fitto fitto si perde. Specie se Muro (per ovvie esigenze tattiche) si piazza sulla fascia destra e Pin si allarga anche lui sulla destra e Camolese canta e porta la croce in mezzo al campo.
Dettagli in ogni modo. I due punti conquistati con la Cremonese favoriscono serene riflessioni. Domenica prossima all’Olimpico c’è il Padova: la testa è a due passi. Auguri.
► La Stampa titola: "Dal diluvio emerge la Lazio - Bufera sull'Olimpico, riflettori accesi, partita sospesa per 10' - Placatosi il maltempo, i biancazzurri sovrastano la Cremonese - Gol vincente di Monelli".
Nonostante una buona Cremonese e la bufera che si è abbattuta nel primo pomeriggio sulla capitale, la Lazio è riuscita ad aggiudicarsi il primo dei suoi match-spareggio contro formazioni ugualmente accreditate per la promozione.
I biancazzurri hanno avuto la meglio non solo sui lombardi, ma anche sulle condizioni atmosferiche che hanno caratterizzato buona parte del primo tempo. Già al 7' si era dovuti ricorrere all'aiuto dei riflettori a causa delle tenebre precocemente discese sul terreno di gioco dell'Olimpico e su tutta la città. Poco più tardi si scatenava un vero e proprio tornado che costringeva terna arbitrale e giocatori al fuggi fuggi, imitati dai tifosi.
Al riparo nel sottopassaggio, le squadre lasciavano campo libero al vento e alla pioggia che, imperversando per quasi dieci minuti, strappava striscioni, trascinava via cartelli pubblicitari e distruggeva letteralmente due panchine.
Al termine dell'impressionante sfuriata, si ritornava a giocare comunque sotto la pioggia e a riflettori accesi, e subito la partita si infiammava. Immediatamente (al 9' effettivo di gioco) Bencina e Pelosi non riuscivano ad approfittare di una corta respinta di Martina, mancando così una clamorosa occasione. Era l'avvisaglia di un primo tempo nonostante tutto vibrante. Al 34' Beruatto aveva la grande occasione, ma solo davanti a Rampulla cercava la soluzione di potenza ed il bravissimo portiere avversario gli si opponeva d'istinto. I cremonesi sembravano intimidirsi ma con un gran tiro da fuori di Lombardo al 36' per poco non passavano in vantaggio: il pallone finiva sulla traversa. I padroni di casa rallentavano perciò la loro pressione e si giungeva al fischio di metà tempo con un nulla di fatto.
Si ritornava in campo nella ripresa con un tornado ormai alle spalle e senza più pioggia. Nella Lazio si svegliava Monelli, fino allora mai visto, e per la Cremonese incominciavano i guai. Proprio l'ex fiorentino al 53' sfiorava la rete con un tiro dal limite appena deviato da un difensore grigiorosso e terminato di un soffio a lato.
La seconda punta laziale non sembrava però demoralizzarsi e solo 3' più tardi concretizzava la maggiore spinta della propria squadra appoggiando in rete da pochi passi dopo uno splendido assist di Marino.
L'1-0 risvegliava naturalmente gli uomini di Mazzia, che cercavano soprattutto con Chiorri la via del pareggio. Era però capitan Bencina a sfiorare il gol al 66', ma un suo colpo di testa veniva magistralmente deviato in corner da Martina. Il forcing della Cremonese non metteva la Lazio in grosse difficoltà, tanto che Chiorri poteva impegnare Martina solo con una punizione da una ventina di metri (71').