Domenica 2 giugno 1935 - Roma, stadio del P.N.F. – Lazio-Ambrosiana 4-2
2 giugno 1935 - 449 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1934/35 - XXX giornata
LAZIO: Blason, Bertagni, Serafini, Viani (I), Ferraris (IV), Pardini, Guarisi (Filó), Fantoni (I), Piola, Bisigato, Levratto. All. Alt.
AMBROSIANA: Ceresoli, Agosteo, Mascheroni, Ghidini, Faccio, Pitto, Porta, De Vincenzi, Meazza, Demaria (I), Vecchi.
Arbitro: sig. Scorzoni di Bologna.
Marcatori: 7' pt Porta, 12' pt Levratto, 22' pt Piola, 37' st Piola, 43' st Meazza, 44' st Piola.
Note: giornata calda. Cielo sgombro di nubi. Terreno ottimo.
Spettatori: 18.000 con ampia partecipazione di militari lombardi in servizio di leva a Roma.
La cronaca de La Gazzetta dello Sport.
Giornata da incontro internazionale. Le tribune e le gradinate sono colme di folla e le chiazze bianche che costellano i posti di curva sono giustificate dal grande piano inclinato in legno costruito sulla piscina, e che è gremito. La giornata è tiepida: ideale per lo svolgimento di una grande partita. Quindici, e forse venti mila persone sono presenti. Numerosissimi i partigiani dell’Ambrosiana, in gran parte militari, che sventolano bandierine nerazzurre e ostentano grandi cartelli dove è scritto il simbolo della loro passione sportiva: “Forza Inter!” e “Viva l’Inter”.
L’ingresso in campo dei nerazzurri provoca un entusiastico clamore di applausi da parte di tutto il pubblico che assai più tiepidamente saluta i giocatori della Lazio. E’ evidente che la simpatia della folla è nettamente orientata verso gli ospiti.
L’Ambrosiana in vantaggio. L’arbitro Scorzoni dà il via ed è la Lazio che intesse le prime discese: ma un centro di Levratto non viene sfruttato mentre diversi tentativi di Piola naufragano sui piedi dei terzini avversari. Dopo 5’ di gioco alterno l’Ambrosiana parte veloce: Meazza porge a Devincenzi il quale cade, ma riesce a far giungere la palla a Demaria; tiro di questi che Blason blocca con sicurezza. Risposta laziale immediata e tiro violentissimo di Fantoni I: Ceresoli vola da un palo all’altro e riesce a parare il difficile pallone. Fioccano gli applausi.
L’Ambrosiana insiste: Devincenzi spostato a sinistra centra raso-terra a fil di palo. Blason si tuffa per intercettare. Il pallone gli sfugge e Porta, sopraggiunto in corsa, non ha difficoltà ad infilare la rete. Siamo al 7’ di gioco. Abbracci fra i nerazzurri esultanti, mentre il pubblico sempre più convinto della superiorità dell’Ambrosiana saluta il goal come il primo di una inevitabile serie.
Ma i laziali non sembrano di questo avviso: appena il tempo di porre la palla al centro e partono come furie all’attacco. Il pallone va da Viani a Piola, da questi a Fantoni e quindi a Guarisi. Ceresoli blocca a stento il tiro di quest’ultimo e subito dopo deve pararne un secondo, altrettanto violento, di BIsigato.
Ma che fa l’Ambrosiana? La mediana zoppica, l’attacco cincischia, la difesa estrema traballa. Che il mito dell’imbattibilità nerazzurra sia soltanto e veramente un mito? Che la superiorità dei milanesi, sulla quale tutti erano disposti a giurare, sia destinata a trasformarsi nel più vuoto dei luoghi comuni?
Pareggio laziale. La risposta la danno i laziali; al 12’ Piola supera Faccio, si sposta sulla sinistra e si attira addosso due o tre difensori nerazzurri che lo stringono più del lecito. Fischio e tiro di punizione, affidato a Levratto. I nerazzurri fanno barriera, ma il tiro poderoso dell’ala sinistra non perdona. Il pallone fortissimo, batte sulle mani protese di Ceresoli, le piega e sin infila sotto la traversa.
Il pareggio trasforma gli umori della folla che dimentica la simpatia iniziale ed è tutta in piedi nell’incitamento degli azzurri. Questi appaiono irriconoscibili e si buttano come catapulte nell’area dell’Ambrosiana: al 13’ Mascheroni devia in angolo un tiro di Guarisi. Al 14’ è Ceresoli che di pugno manda miracolosamente in angolo un superbo tiro di Bisigato.
I nerazzurri sono premuti nella loro area e sembra abbiano perduta la testa; anche Mascheroni, il calmo e classico Mascheroni, accumula errori. Nelle file milanesi l’ordine è scomparso: ognuno cerca di liberarsi del pallone come può; i passaggi sbagliati non si contano; le entrate a vuoto spesseggiano; gli attaccanti fanno a gara nell’incertezza e nell’indecisione con i mediani e coi terzini.
Al 22’ un passaggio lungo e ben dosato di Viani taglia fuori i mediani e giunge a Piola piazzato tra i terzini: Mascheroni gli è addosso, ma Piola con un guizzo elegante lo evita e dal suo piede scocca un tiro fulmineo nell’angolo in alto a destra. Vano è il volo di Ceresoli: la rete è scossa, il secondo punto è segnato.
Irriconoscibili tutti. Lo stadio è in delirio: i laziali esultanti, i nerazzurri accasciati. Ma poco a poco essi sembrano riprendersi; un forte tiro di Devincenzi è bloccato da Blason al 27’. Una bella azione Meazza – Devincenzi non trova invece Demaria pronto a sfruttarla. Al 31’ Ceresoli deve impegnarsi a fondo per parare un tiro di Guarisi, mentre un minuto dopo un centro di Vecchi spiazza portiere e terzini azzurri: ma il colpo di testa di Meazza manda la palla alta sulla traversa. Un’occasione d’oro che non si ripresenterà tanto facilmente.
Gli azzurri continuano a meravigliare: il loro ardore è irresistibile. Dove sono tutti i difetti, tutte le lacune che tante volte hanno spinto alla collera i partigiani della Lazio? Scomparsi: i terzini si battono da campioni, i mediani controllano ogni movimento avversario, gli attaccanti spingono, assaltano, lottano come indemoniati. Oh! Se la Lazio avesse combattuto cosi tutte le trenta domeniche di campionato, lo scudetto sarebbe oggi per i romani un sogno realizzato.
Gli ultimi minuti del primo tempo sono per l’Ambrosiana. Blason para un paio di tiri di Demaria e Devincenzi, poi infine Ferraris allunga a Piola che manda a Guarisi in netta posizione di fuori-gioco. Contemporaneamente Scorzoni fischia il fallo e la fine del primo tempo.
Fervono i commenti nell’intervallo, tanto più che è giunta da Firenze la notizia che Fiorentina e Juventus hanno chiuso il primo tempo a reti inviolate. In tutti è vivo lo stupore per la grigia condotta dell’Ambrosiana, ma ancor più viva è per lo smagliante comportamento della squadra azzurra. Pochi credono però alla vittoria finale di questa; si dubita che i laziali possano insistere nella massacrante andatura del primo tempo.
Piola è dappertutto. Le prime battute della ripresa danno ragione a questi dubbi; si gioca fiaccamente, ma è sempre la Lazio che tiene saldamente in mano le redini della partita. Le speranze dei partigiani nerazzurri si fanno sempre più tenui, poiché l’Ambrosiana appare in balia degli avversari. Al 4’ e al 5’ prima Guarisi, poi Piola, mentre Ceresoli è completamente spiazzato, sprecano occasioni d’oro, ma la minaccia persiste nell’area dei milanesi. Piola in special modo è un pericolo continuo per la rete di Ceresoli. Il centravanti laziale non lascia un pallone, non cede di un passo, svolge coi difensori milanesi duelli su duelli e quasi sempre ne esce vittorioso. Spesso esagera in questo suo accanimento che lo porta quasi ad ignorare i suoi compagni di linea, ma assai più spesso le sue azioni danno i brividi a chi trepida per le sorti della squadra che gioca per lo scudetto.
Al 15’ un ennesimo duello si ripete; Piola col pallone fra i piedi si sposta dal centro verso sinistra, supera Faccio, supera Ghidini, supera Agosteo; al fine viene atterrato e l’arbitro concede la punizione dal limite dell’area di rigore. Tira Guarisi a parabola e Mascheroni non può far di meglio che deviare in angolo; sul tiro che segue Piola tocca di testa, ma Ceresoli para e respinge. Attacca ora l’Ambrosiana, ma con scarso costrutto; Devincenzi è immobile, Demaria è troppo lontano, Meazza si esibisce in passaggi virtuosi ma di scarsa efficacia. Le ali Vecchi e Porta, sorvegliate strettamente da Viani e Pardini, in gran giornata, sono pressoché inesistenti. Al 19’ un tiro da lontano ma ottimamente piazzato di Ghidini viene deviato in angolo da Blason, ma un minuto dopo il calcio d’angolo è regolarmente restituito da Agosteo, il quale solo così può annullare una travolgente azione di Levratto.
Mascheroni sbaglia un rigore. Al 22’ spostamenti in casa ambrosianista; Meazza e Devincenzi si cambiano di posto e sembra che il provvedimento abbia efficacia. Al 26’ Meazza allunga di profondità a Demaria che si lancia sul pallone, ma viene atterrato con uno sgambetto che non sfugge all’occhio attento dell’arbitro. Rigore. Tra i fischi del pubblico che è di parer contrario il pallone viene posto sul disco fatale e Mascheroni (ma perché proprio Mascheroni?) si appresta al tiro; un attimo di attesa poi il terzino nerazzurro tenta di ingannare Blason, colpendo debolmente la palla con l’interno del piede. Lo manda però nettamente al lato. Mascheroni è disperato e si mette le mani nei capelli. I compagni sono accasciati, mentre il pubblico esulta perché vede nell’errore la mano della giustizia.
Si riprende, ma è chiaro che per l’Ambrosiana ogni via al successo è ormai definitivamente preclusa. Tuttavia, dopo un tiro di Guarisi che Ceresoli non può che deviare in corner, i nerazzurri si portano all’attacco e anche Mascheroni avanza a dare man forte ai compagni di prima linea. L’offensiva dura dal 33’ al 38’, ma scarsi ne sono i risultati pratici; un calcio d’angolo ed un paio di tiri parati da Blason con abilità e disinvoltura. Proprio in seguito a calcio d’angolo, Ferraris manda la palla a Guarisi, il quale intreccia un lungo duello con Agosteo; infine la Lazio ha la meglio e manda al centro.
Il serrate. Simultaneo è lo scatto di Piola. Faccio e Mascheroni, i quali si gettano a terra. Prima di cadere però Piola riesce a tirare e il pallone batte nettamente il sorpreso (forse troppo sorpreso) Ceresoli. Il campo è una bolgia e l’incitamento agli azzurri travolgente, qualche battibecco si accende tra i giocatori ma Scorzoni interviene e per calmare ancora di più gli animi espelle Fantoni.
Gli ultimi 5’ sono drammatici e le squadre lottano come se cominciassero proprio allora. Al 41’ la Lazio è due volte in corner, poi al 43’ finalmente l’Ambrosiana accorcia la distanza: un tiro di Demaria è respinto a pugni chiusi e la palla va a Meazza che con rapido tiro la manda in fondo alla rete. L’esultanza in campo nerazzurro dura pochissimo; il tempo di porre la palla al centro poi Guarisi si porta quasi sulla linea di fondo e di qui passa a Piola. Tiro fulmineo di questi ed il quarto goal è segnato.
La Ambrosiana non esiste più, subisce ancora un calcio d’angolo al 45’, poi l’arbitro la salva da una sconfitta forse più grave. Contemporaneamente, l’altoparlante diffonde la notizia che la Juventus ha trionfato a Firenze ed ha conquistato il 5^ scudetto.
Visione sintetica. Poche parole di commento a questa partita che doveva essere la consacrazione dei nerazzurri a campioni d’Italia e che è stata invece la glorificazione sportiva di una squadra che non godeva più la fiducia nemmeno del partigiano più esaltato. L’Ambrosiana che abbiamo visto oggi sul campo dello stadio aveva solo in comune i colori della maglia con quella che in tante altre occasioni ammirammo e che per undici domeniche era uscita imbattuta da tutti i campi d’Italia. Nessuno dell’undici nerazzurro ha oggi giocato all’altezza del suo valore e della sua fama. Non Ceresoli, battuto da palloni difficili ma tutt’altro che imparabili; non Mascheroni, incerto e privo della sua calma e della sua irresistibile potenza; non Agosteo, troppo spesso tagliato fuori e sorpreso dalla velocità degli avversari. Né i mediani hanno dimostrato la capacità e la bravura consacrate da tante partite: Faccio è rimasto sempre soccombente nei frequenti duelli con Piola, mentre Ghidini e Pitto non sono riusciti che di rado a tenere a bada Guarisi e Levratto.
La prima linea poi è stata forse il reparto peggiore della squadra. Nulle le ali, nullo il centro, ha vissuto un poco solo per merito di Demaria e Meazza; ma il primo si è mantenuto sempre in posizione arretrata, mentre il secondo ha sempre evitato (e molte volte in momenti decisivi per la squadra) di assumersi la responsabilità del tiro.
Ma forse la grigia prova dell’Ambrosiana trova la sua giustificazione nella condotta gagliarda e imprevedibile della Lazio. Diciamo imprevedibile poiché sulla linea delle loro ultime partite gli azzurri apparivano nettamente inferiori ed altrettanto nettamente chiusi. Invece la Lazio ha voluto chiudere in bellezza il suo campionato ed offrire al pubblico romano una partita indimenticabile. Piola ne è stato il campione e il gioco da lui svolto è stato effettivamente superbo. Ma tutti gli azzurri si sono comportati con una gagliardia, un entusiasmo, un accanimento che non potevano che condurre alla vittoria più netta e irresistibile.
Se questo può consolare la Ambrosiana, diremo che nessuna squadra, nemmeno quella che oggi è divenuta per la quinta volta campione, avrebbe, forse, oggi resistito all’andatura massacrante imposta dal primo all’ultimo minuto di gioco dagli atleti laziali. Piola, Blason, Guarisi, Levratto, Serafini, Viani, Ferraris, Pardini sono stati i maggiori artefici della vittoria. Ma soprattutto Piola che di tutti è stato l’artefice maggiore.
La partita è stata diretta con fermezza e abilità tecnica dall’arbitro Scorzoni. In tribuna d’onore erano presenti le LL.EE. Ciano e Valle, gli on. Marinelli, Adelchi Serena, Ferretti, il gen. Vaccaro, Bruno Mussolini.