Domenica 28 agosto 2005 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Messina 1-0

Da LazioWiki.

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28 agosto 2005 - 3.154 - Campionato di Serie A 2005/06 - I giornata

LAZIO: Peruzzi, Oddo, Cribari, Stendardo, Zauri, Behrami (55' C.Manfredini), Firmani, Dabo, Cesar, Pandev (67' Di Canio), Rocchi (88' Muzzi). A disposizione: Sereni, Belleri, Piccolo, Baronio. Allenatore: D.Rossi.

MESSINA: Caglioni, Zoro, Zanchi, Rezaei, Aronica, Donati, Mamede (53' Di Napoli), Giampà, G.D'Agostino (78' Muslimovic), Sculli (72' Iliev), Zampagna. A disposizione: Storari, Cristante, Fusco, Yanagisawa. Allenatore: Mutti.

Arbitro: Sig. Dondarini (Finale Emilia).

Marcatori: 21' Pandev.

Note: giornata afosa, terreno in buone condizioni. Ammoniti: Mamede, Dabo, Oddo e Firmani per gioco scorretto. Calci d'angolo: 7-10. Recuperi: 2' p.t., 5' s.t. La Lazio ha giocato con il lutto al braccio per commemorare la scomparsa di Giuliano Fiorini. Esordio in serie A per Valon Behrami classe 1985 e Caglioni.

Spettatori: paganti 6.303 per un incasso di 111.164,00 euro, abbonati 16.701 per una quota di 187.123,06 euro.

Paolo Di Canio rende omaggio alla memoria di Giuliano Fiorini
Goran Pandev in azione
Cesar festeggia Goran Pandev, l'autore della rete vittoria
La gioia dopo la rete
Abbraccio biancoceleste
Il Mister Delio Rossi dà disposizioni

La Gazzetta dello Sport titola: "Piccola Lazio. Pandev è il jolly. Basta il suo gol per battere un bel Messina".

Continua la "rosea": Tutta la settimana a dare ad intendere che avrebbe giocato Di Canio. E poi, oplà, ecco Pandev titolare e il più laziale dei giocatori della Lazio, nerissimo, in panchina. Le sorti di un bravo allenatore sono spesso legate all'ispirazione di un momento: Delio Rossi, al suo battesimo all'Olimpico, ha avuto quella giusta. Pandev diventa così il match- winner di una Lazio che non merita di prendersi la partita. Il Messina gioca un po' meglio e soprattutto di più, basta guardare lo stradominio nel possesso palla. Ma alla fine perde, nonostante il conto delle occasioni sia pure quello a suo favore. Perde perché la Lazio ha il portiere della Nazionale, Peruzzi, e perde perché intorno a Zampagna c'è un deserto quanto a giocatori capaci di inquadrare la porta avversaria. Lavori in corso, quelli di Lazio e Messina. I siciliani, che hanno cambiato di meno, sono più avanti e infatti il gioco scorre, con D'Agostino regista avanzato nel 4-2-3-1 disegnato da Mutti. Quandosi sposa uno schema del genere, però, si suppone si abbiano gli esterni giusti, gente capace di arrivare sul fondo e di fare gioco. Qualità di cui non erano peraltro privi Giampà, Iliev e Di Napoli nel Messina della passata stagione, 48 punti, 37 dei quali conquistati in casa. Mutti riparte da Giampà e dal nuovo arrivato Sculli, in quei ruoli, ma ricava pochissimo. E quando nella ripresa spara tutte le sue cartucce, dando spazio prima a Di Napoli (fuori Mamede, lo scudiero di Donati, con arretramento di D'Agostino, mossa che non funziona), poi a Iliev (per Sculli) e infine a un altro centravanti (Muslimovic per D'Agostino) le cose, se possibile, complici gli eccessivi rivoluzionamenti tattici, vanno peggio.

Eppure, quello che chiude il primo tempo già in svantaggio non è un brutto Messina. Donati fa assai bene il playmaker, cerca e trova anche il tiro da fuori. D'Agostino esprime quella personalità che a Roma era rimasta repressa. E Zampagna, che sarebbe assai grave perdere, mostra il suo repertorio, tra rovesciate, colpi in scivolata e sassate su punizione. Due delle tre decisive parate di Peruzzi sono a suo danno. C'è anche lo schema da calcio d'angolo, per il Messina, a dimostrazione che in estate si è lavorato. Visti l'Iliev e il Di Napoli della ripresa, il rischio è tuttavia quello che qualcuno si senta troppo appagato da ciò che è stato. Il presidente Franza farà bene a prendere nota. La Lazio vince la sua partita fidando su super Peruzzi e su una umiltà che rappresenta un po' il marchio di fabbrica di Delio Rossi. Partiti i gemelli Filippini e Giannichedda, gente che del temperamento faceva una religione, ecco due nuovi centrali difensivi (Cribari e Stendardo) che in materia si fanno rispettare. Sono da combattimento anche Dabo (Rossi lo preferisce a Baronio proprio per le sue caratteristiche) e Firmani in mezzo al campo, dove tuttavia, aspettando Liverani, non si accende mai la luce. A essere decisivi diventano così gli esterni della difesa: Zauri, tuttofare buono per ogni complicazione, e Oddo, capace di recitare da regista con quel suo calcio lungo, elegante e preciso. Sarà lui a innescare da sessanta metri Pandev per il bel gol-partita, prodezza a due piedi cui non è estranea la mancata chiusura di Zanchi, troppo distratto per fare il centrale dietro.

Nella Lazio la qualità, prima ancora della quantità, dovrebbe arrivare dalle corsie laterali: ma il giovane e comunque interessante Behrami, dura troppo poco. Dall'altra parte c'è Cesar, che deve essere rimasto con la testa all'Inter e a quel mezzo desiderio di Roberto Mancini. Solo che ora lassù sono arrivati due tipi come Figo e Solari. Meglio tornare al più presto con i piedi sulla terra. Nota finale riservata alla curva nord: contesta Lotito, dileggia Zoro a colpi di razzismo, lancia vere e proprie bombe carta sul finire del primo tempo. Ma stavolta all'Olimpico la tolleranza zero è un optional.


Il Corriere della Sera racconta così la gara:

Una domenica da Lazio, nel bene e nel male, come da tradizione di una squadra sempre esagerata. Utili i tre punti, anche se il Messina avrebbe meritato il pareggio. Da brividi il ricordo che tutto lo stadio ha dedicato a Giuliano Fiorini, il bomber che salvò la squadra dalla retrocessione in C con un gol contro il Vicenza nel campionato '86-'87. Fantastica la partita di Angelo Peruzzi, convocato in nazionale da Marcello Lippi e destinato a una maglia da titolare contro Scozia e Bielorussia e non soltanto per l'infortunio di Buffon. Feroce e ai limiti dell'autolesionismo la contestazione da parte della curva Nord al presidente Claudio Lotito, definito "nemico". Indegni della sportività della maggioranza del pubblico biancoceleste i buh razzisti al messinese Zoro, per i quali Lotito ha chiesto scusa a fine partita al giocatore ivoriano e al collega Pietro Franza. Delio Rossi è partito con il piede giusto sulla panchina biancoceleste e lo deve a una scelta e a un campionissimo. La scelta è stata quella - coraggiosa - di schierare titolare Goran Pandev e mandare in panchina Paolo Di Canio contro tutte le previsioni (altrui) della vigilia. Pandev ha giocato bene e ha segnato il gol decisivo, al 20', raccogliendo al volo di sinistro un lungo cross di Oddo, la cui parabola è stata calcolata malissimo da Zanchi. Il campionissimo è Angelo Peruzzi, che, dopo un'estate resa complicata dal dualismo con Matteo Sereni e un malinteso poi chiarito proprio con l'allenatore, ha dimostrato ancora una volta di essere il miglior portiere italiano. Alla pari con Buffon per qualità, penalizzato rispetto allo juventino solo dalla carta d'identità.

Prima di fare l'ospite al debutto di Paolo Bonolis sul "Novantesimo minuto" versione Mediaset, Peruzzi ha parato possibile e impossibile, come due tiri deviati involontariamente da compagni di squadra e perciò resi ancora più velenosi. Un piacere, per compostezza e onestà intellettuale, anche le sue dichiarazioni nel dopopartita: "Cominciare negativamente avrebbe pesato, anche perché c'è la sosta di mezzo. Non abbiamo fatto tanto, ma dopo il gol abbiamo cercato di difenderci con ordine e ci ha detto bene. Rinforzi? Sicuramente in ogni squadra c'è sempre da migliorare, in qualunque zona del campo. Noi cerchiamo di fare del nostro meglio, se poi il presidente comprerà altri giocatori, a noi farà piacere. Obiettivi? Lottare ogni domenica per fare risultato, giocando senza pensare di arrivare decimi piuttosto che in un'altra posizione". Detto di Pandev e di Peruzzi, le delusioni laziali di giornata sono stati gli esterni Behrami e Cesar. Nel Messina si sono battuti bene Zampagna, destinato però a partire, e il capitano Aronica. Perfetta la sintesi dell'allenatore Bortolo Mutti: "Ci ha battuto un grande portiere". Se la contestazione a Lotito era attesa (cori: Lotito caccia i soldi; striscioni: Lotito non è il mio presidente, Lotito vattene, Lotito nemico della Nord, Con la Lazio nel casino hai il coraggio di pensare al Torino), ben più tristi i buh a Zoro, che si è lamentato più volte con l'arbitro Dondarini. "A fine partita l'ho dovuto spingere dentro gli spogliatoi - ha raccontato Aronica - perché era talmente scosso che poteva fare gesti plateali che potevano esasperare gli animi ancora di più. L'unica cosa che non capisco è perché una tifoseria debba fare cori razzisti quando all'interno della stessa squadra per cui fanno il tifo ci sono giocatori di colore. Tutto ciò è stupido".

Massimo risultato con il minimo sforzo. La Lazio esegue il suo compitino contro il Messina senza entusiasmare i pochi spettatori presenti all'Olimpico. Incassati i primi tre punti della stagione, Delio Rossi aspetta entro il 31 agosto gli ultimi due tasselli per completare un mosaico che dovrà perdere qualche pezzo pregiato (Oddo, Muzzi e Dabo?). Fuori Di Canio per scelta tecnica, si inasprisce così il rapporto tra l'idolo dei tifosi laziali ed il tecnico. Ma, ironia della sorte, a regalare il successo ai biancocelesti è stato proprio il sostituto di Di Canio: Goran Pandev. "Io vengo sempre dopo Di Canio, ma sono contento che il tecnico stavolta abbia dato fiducia a me. Il gol? Lo dedico alla mia famiglia. La squadra? Abbiamo ancora un po' di fatica dovuta all'Intertoto ma era importante iniziare bene e ci siamo riusciti. I tifosi contestano, ho visto e sentito. Ma piano piano li convinceremo. Mercato? Sono compiti che spettano alla società, noi abbiamo dimostrato che possiamo andare bene anche così". A chi aveva dei dubbi su chi doveva essere il numero uno della Lazio, Angelo Peruzzi ha risposto con una prestazione da grande portiere, coronata poi con la convocazione in nazionale. "È andata bene a me ed alla squadra, era importante partire con il piede giusto. Non abbiamo giocato una grande partita e dopo il gol si è cercato soprattutto di subire il meno possibile. Obiettivi? Non bisogna fissarne. Lotteremo ogni domenica senza guardare la classifica".

Peruzzi aspetta sempre qualche regalo dal mercato di Lotito. "Una squadra è sempre da migliorare. Se il presidente farà qualche regalo, saremo tutti più contenti". Soddisfatto il tecnico Delio Rossi. "Bisognava partire bene e ci siamo riusciti. Le vittorie fanno i capelli ricci e gli occhi azzurri. Poi sono consapevole che c'è ancora tanto da lavorare. Le note positive sono state la difesa che ha tenuto bene, il gol di Pandev che ho scelto perché lo avevo visto frizzante in allenamento, la squadra che ha finito in crescendo. Tutti hanno dimostrato grande attaccamento alla maglia, con quella mentalità operaia che bisogna sempre avere, anche se ho visto ancora del narcisismo che va bene sul 3-0 e non sull'1-0". Come nelle previsioni della vigilia, forte è stata la contestazione della curva nord nei confronti del presidente Claudio Lotito. Tanti gli striscioni esposti: "Lotito nemico della nord", "Lotito non è il nostro presidente", "Con la Lazio nel casino hai il coraggio di pensare al Torino, Lotito vergogna". Commovente, infine, il ricordo di Giuliano Fiorini, ex attaccante biancoceleste scomparso all'inizio del mese a Bologna. Un applauso scrosciante ha accolto le immagini che scorrevano sui megaschiermi dell'Olimpico con lo storico gol segnato al Vicenza nell'87 che salvò la Lazio dalla serie C. Di Canio ha osservato il minuto di raccoglimento sotto la curva nord.