Domenica 24 gennaio 1999 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Piacenza 4-1
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24 gennaio 1999 Campionato di Serie A 1998/99 - XVIII giornata
LAZIO: Marchegiani, Pancaro, Nesta, Mihajlovic, Lombardi (60' Favalli), Stankovic, R.Mancini (84' Fernando Couto), Almeyda, Sergio Conceicao, Vieri, Salas (84' De La Peña). A disp. Ballotta, Baronio, Negro, Gottardi. All. Spinosi - DT Eriksson.
PIACENZA: Marcon, Lamacchi, Polonia, Vierchowod, Manighetti, Piovani, Cristallini (55' Buso), Mazzola, Sacchetti (46' Caini; 76' Rizzitelli), Inzaghi, Rastelli. A disp. Nicoletti, Delli Carri, Lucarelli II, Speranza. All. Materazzi.
Arbitro: Collina (Viareggio).
Marcatori: 10' Mihajlovic, 58' Buso, 59' Salas, 78' Stankovic, 82' R.Mancini.
Note: espulso Piovani. Ammoniti: Inzaghi, Cristallini, Almeyda, Piovani, Favalli. Calci d'angolo: 8-1.
Spettatori: 46.934 paganti.
Proprio perché è stata assai meno semplice di quanto lasci supporre il risultato, la demolizione del Piacenza ha ufficialmente conferito alla Lazio il ruolo di favorita per lo scudetto. Perfino Eriksson, intriso di scandinavo realismo, non ha potuto nascondere il suo compiacimento di fronte al 4-1, settima vittoria consecutiva ottenuta in capo a una partita giocata maluccio per almeno un'oretta. "Ho capito quanto siamo forti e convinti della nostra forza dall'atteggiamento dei giocatori, quando abbiamo subito il pareggio. I ragazzi non si sono scomposti, tanto erano sicuri di battere gli avversari. Ora non voglio assolutamente che pensino di avere già vinto il campionato, però è certo che siamo la squadra più in forma e che possiamo tranquillamente parlare di scudetto, insieme a Parma, Milan e Fiorentina". L'arringa varrà all'allenatore l'aumento esponenziale di una popolarità già notevole e insospettata: il mito svedese a Roma resta Anita Ekberg, ma nella curva biancazzurra è in atto un blasfemo aggiornamento. In quanto a genialità, del resto, la Lazio è una squadra decisamente felliniana. Dopo il tacco di Mancini, ieri è toccato a Mihajlovic e Salas dimostrare come nel calcio le qualità tecniche possano sempre vanificare qualsiasi machiavellismo tattico. Quello di Materazzi, squalificato e sostituito in panchina dal tecnico degli allievi Bernazzani, è stato riassunto con efficacia da Eriksson. "Ci marcavano in ogni zona del campo e non ci lasciavano giocare". Nella fattispecie Polonia braccava Salas, infiacchito dall'influenza, e Vierchowod provava ad impedire a Vieri anche di respirare, se necessario con l'uso dei gomiti e senza riguardo per le caviglie altrui, secondo i canoni della vecchia scuola difensiva di cui rimane insuperato esponente. La Lazio dispone tuttavia di una disarmante varietà di soluzioni offensive. La meno faticosa è certo l'uso dei calci di punizione di Mihajlovic: è sufficiente che Vieri, Salas o Mancini, maestri nel proteggere la palla, si procurino un fallo a ragionevole distanza dalla porta - non più di 40 metri - perché il compagno si avvicini con movenze da boia. Sistema il pallone, un'occhiata gli basta per prendere la mira, una falcata è la rincorsa per caricare lo sparo. Stavolta, la sesta del campionato e la diciottesima in Italia, a un gol da Zola, ha colpito dopo soli 10': Marcon, che rimpiazzava l'infortunato Fiori, ha osservato con la rassegnazione del condannato la traiettoria fatale, corretta dal palo. Al Piacenza mancava il genietto Stroppa, uno dei quattro milioni di italiani a letto con l'influenza. Eppure ha avuto la cocciutaggine di non arrendersi e a inizio ripresa ha ottenuto il premio per avere osato: dentro anche Buso, cioè un ex attaccante, insieme a Inzaghi, Rastelli e Piovani. Grazie alla memoria genetica, il neoentrato si è insinuato tra Mancini e Nesta e ha segnato il gol del pari (12'). La breve illusione l'ha stroncata dopo 2' Salas, che fino a quel punto si era permesso il lusso di una convalescenza in campo. Il cross glielo ha cesellato Vieri, non più tacciato di ruvidità di piede, il controllore Polonia si è distratto saltando con imperizia e il cileno ha giustificato la presenza con lo stop e il tiro vincente, il nono della stagione. L'infortunio muscolare di Caini ha poi costretto il Piacenza a sbilanciarsi ancora di più, con l'ingresso di Rizzitelli. Saltato l'equilibrio, la Lazio ha infierito sulla preda. Prima Stankovic, di testa, ha corretto un cross di Pancaro (3-1, 34'). Quindi (36') Mancini ha segnato il suo ottavo gol, centoquarantottesimo in carriera, con un banale tocco di piatto a porta vuota, dopo una punizione, ovviamente di Mihajlovic, schiacciata da Salas e mancata da Vieri. Uscendo dal campo per la passerella anticipata insieme al cileno, Mancini sembrava quasi scusarsi per l'ordinarietà del gesto. Ordinario è stato il rifiuto di Couto a Piovani, che gli voleva stringere la mano dopo essere stato espulso per doppia ammonizione. Couto potrebbe comunque fare il centrocampista titolare sia domenica prossima a Bari, al posto dello squalificato Almeyda, sia mercoledì in Coppa Italia contro l'Inter, nella partita che tutti i giocatori della Lazio vogliono evitare. "Ma io vado, anche da solo", dice Eriksson: lui non vuol perdersi neppure un goccio della sua Dolce Vita.
Fonte: La Repubblica