Domenica 17 gennaio 1999 - Parma, stadio Ennio Tardini - Parma-Lazio 1-3

Da LazioWiki.

Stagione

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17 gennaio 1999 Campionato di Serie A 1998/99 - XVII giornata

PARMA: Buffon, Sartor (81' Orlandini), Thuram, Cannavaro, Fuser, D. Baggio, Boghossian, Benarrivo, Veron, Crespo, Chiesa (67' Balbo). A disp. Nista, Vanoli, Mussi, Cardone, Fiore. All. Malesani.

LAZIO: Marchegiani, Negro, Nesta, Mihajlovic, Pancaro, Stankovic, R.Mancini (89' Fernando Couto), Almeyda, Sergio Conceicao (87' Gottardi), Salas, Vieri. A disp. Ballotta, Baronio, Negro, Gottardi. All. Spinosi - DT Eriksson.

Arbitro: Bazzoli (Merano).

Marcatori: 51' Salas (rig), 54' Crespo, 68' R.Mancini, 91' Vieri.

Note: Serata molto fredda e umida, terreno in discrete condizioni. Ammoniti Cannavaro, Nesta, Veron, D.Baggio. Calci d'angolo: 9-6. Recuperi: 2' più 4'. In tribuna Giuseppe Signori e Alberto Zaccheroni.

Spettatori: 25.000 circa (paganti 5.747 per un incasso di 267.617.000 lire, abbonati 17.873 per una quota di 672.280.000 lire).


Duello tra Nesta e Crespo
Dal Guerin Sportivo
Vieri in lotta con Sartor
Da La Stampa
Marcelo Salas trasforma il calcio di rigore
Classe e freddezza nel rigore del Matador
Da L'Unità
L'abbraccio all'attaccante cileno dopo la marcatura
Il calcio di tacco di Roberto Mancini su corner di Sinisa Mihajlovic...
... si insacca sotto la traversa per un'incredibile rete
La palla è in rete, Buffon è battuto
Dal Guerin Sportivo
Roberto Mancini festeggiato dopo la marcatura
Un titolo da Il Messaggero
La rete del definitivo 1-3 di Christian Vieri
Vieri sferra il tiro vincente
Dal Guerin Sportivo
L'esultanza del bomber biancoceleste
La gioia dei calciatori biancocelesti
Dal Guerin Sportivo

Il Messaggero titola: “E’ una Lazio da impazzire”. “Grande impresa a Parma. Straordinaria vittoria del gruppo di Eriksson, che conquista il secondo posto in classifica. Salas, uno splendido colpo di tacco di Mancini e Vieri: adesso si può sognare”.

Parma - Avanti coi sogni, che ora si può. Si deve. La Lazio, la fantasmagorica Lazio d’inverno, è passata a Parma da dominatrice. Tre gol alla capolista, che ne aveva subiti solo due finora al Tardini, un tabù sfatato, il fiato lungo sulla Fiorentina campione d’inverno. Che rincorsa, che straordinario secondo tempo. Un rigore di Salas, il pari immediato ingoiato con freddezza, il raddoppio magico di Mancini, il suggello di Vieri al terzo gol consecutivo. E una partita di assoluta maturità, più che una candidatura un’ipoteca sul campionato, dopo la sesta vittoria consecutiva, di cui tre in campo avverso.

Ad onore della Lazio, va detto che ha affrontato la partita con il giusto ardore, pur soffrendo inizialmente la maggiore freschezza atletica dei parmigiani, quasi sempre primi sui palloni e più rapidi nell’impostazione. Il brivido più lungo i biancocelesti lo hanno corso comunque quando Nesta si è accasciato in mezzo al campo dopo essere inciampato sul corpo di Dino Baggio e ha preso a tenersi il ginocchio. Barella, Couto invitato a riscaldarsi, il pallore sul volto di Eriksson, infine l’applauso liberatorio dei tifosi al seguito quando hanno rivisto in piedi il loro capitano.

Non che il primo tempo sia stato sotto tono, tutt’altro. Peccato che Bazzoli, forse l’arbitro più in forma della stagione, prima non abbia visto in area laziale un fallo di mano di Nesta tutto preso a contenere lo scatto di Crespo e poi abbia grossolanamente ignorato un doppio intervento da rigore nell’area opposta, con Negro falciato da Thuram e Buffon a valanga (ricordate Totti…) su Vieri. Nel momento, poco prima della mezz’ora, in cui gli ospiti hanno dato il meglio, sfiorando il gol anche con una punizione a fil di palo di Mihajlovic.

Il Parma ha fatto suo ai punti il finale di tempo, stringendo gli avversari d’assedio, collezionando calci d’angolo e trovando l’opposizione liberatoria di Almeyda sulla linea bianca sull’entrata in mischia del solito Crespo. Non che i portieri abbiano dovuto esibirsi in parate determinanti, ma l’allarme delle opposte difese è apparso sempre evidente. Ancor più nel frenetico avvio di ripresa, bagnato da una perentoria conclusione al volo di Crespo alta di una spanna.

Tatticamente era apparsa efficace la disposizione della capolista, con Thuram a giganteggiare fra Sartor e Cannavaro e un centrocampo poderoso a sostegno del movimento perpetuo di Veron, sul quale è spesso capitato Almeyda. Sulle fasce una Lazio inizialmente contratta, anche per le condizioni fisiche precarie sia di Stankovic che di Sergio Conceicao, mentre Mancini, quasi sempre sulla rotta di Boghossian, ha retto con assiduità anche la linea difensiva.

La buona spinta di Pancaro ha voltato pagina alla partita dopo cinque minuti di battaglia nella ripresa. Sartor ha dovuto frenarne lo slancio con un fallo evidente all’ingresso della propria area e Salas ha trasformato implacabile il rigore con un sinistro centrale. Due minuti appena per il pareggio parmigiano: splendido duetto Chiesa-Crespo, assist di testa e rapinosa deviazione sotto misura, sul cross da destra di Fuser.

Ma partita ora davvero vibrante, con i biancocelesti finalmente sciolti, assistiti da un Conceicao più ardimentoso, e in grado di scodellare davanti a Buffon un paio di palloni davvero pericolosi.

Lazio ormai straripante da ogni parte. Sulla sinistra la spinta è diventata devastante, fino al gol capolavoro di Mancini, che ha deviato sotto la traversa di esterno destro (quasi di tacco) l’ennesimo angolo di Mihajlovic. Da stropicciarsi gli occhi. Malesani aveva appena inserito Balbo per Chiesa e l’ex giallorosso è stato il primo a suonare la riscossa, impegnando a terra di testa Marchegiani. Ma è stato Buffon a salvare i suoi con un’uscita bassa su Vieri (cross del bravissimo Conceicao) prima che il portiere laziale si ripetesse sui piedi di Crespo. Malesani ha provato Orlandini a sinistra, retrocedendo Benarrivo ed è stato ancora buono il riflesso di Marchegiani sul destro da fuori di Cannavaro.

Ma Vieri aveva pronto il terzo colpo in canna: perentorio lo scatto sull’invito dello straordinario Mihajlovic, imprendibile la botta che apre finalmente alla Lazio orizzonti di gloria purissima. Ovazioni per tutti, Eriksson ne merita una a parte: in questa sfida cruciale non ha sbagliato una mossa.


La Gazzetta dello Sport titola: “Mancini fa la differenza”. “Sesta vittoria consecutiva della squadra di Eriksson. La Lazio travolge il Parma grazie a un’invenzione del fantasista. Fino a un certo punto della ripresa le due squadre erano pari in tutto, poi il fantasista ha realizzato un gol di tacco da cineteca. E da quel momento non c’è stato più niente da fare per il Parma”.

Parma - Continua la marcia trionfale della Lazio. Neanche il Parma riesce a interrompere la sua serie di vittorie. Sono sei con il 3-1 del “Tardini” e siamo a tre gol consecutivi anche di Vieri, alla sua terza partita dopo la lunga assenza. Ma stavolta gli onori della cronaca vanno non tanto all’implacabile centravanti, che ha soltanto ribadito il successo che spetta in gran misura a Mancini.

Erano pari in tutto Parma e Lazio sino a metà ripresa: nel numero dei gol messi a segno (l’1-1 è arrivato grazie a un rapido botta e risposta), nella superiorità delle difese sugli attacchi, nel pressing asfissiante a centrocampo, nella potenza complessiva dei due schieramenti. Ma una sola aveva tra le sue file Mancini.

È stata la sua straordinaria invenzione, al 13’, a dare al Parma il colpo decisivo. Da quel momento s’è capito quale squadra avrebbe perso e chi avrebbe vinto. È stato come se si fosse incrinato un cristallo. Attaccavano i gialloblù, ma senza più chiarezza d’idee e di schemi. E alla fine, stanchi di questo girare a vuoto, avrebbero concesso anche il terzo gol alla Lazio. In realtà al Parma sono mancati ieri sera Sensini e un Chiesa in perfetta efficienza fisica. La squadra emiliana ha retto il confronto sino a quando non c’è stata la folgore di Mancini a incenerirla. A quel punto non è più riuscita a riequilibrare le sorti della gara.

E così ora la Lazio si lancia all’inseguimento della Fiorentina: tre punti da recuperare, per i quali ha tutto un girone di ritorno a disposizione. Al momento sembra che la cosa sia tutt’altro che improbabile.

Ancora un pienone al “Tardini”. D’altra parte in questo girone d’andata sono venute a Parma tutte le “grandi” e il pubblico ha risposto con entusiasmo. D’ora in poi qui sperano che a riempire lo stadio siano gratificanti motivi di classifica. Formazioni confermate, c’è solo il forfait dell’ex Ballotta, influenzato e sostituito in panchina da Concetti.

Si parte con un fuorigioco di Vieri. In effetti, le due squadre si schiacciano subito una contro l’altra al fischio iniziale di Bazzoli ed è facile per le punte finire oltre la linea difensiva avversaria. La Lazio sembra più frizzante in quest’avvio, mentre il Parma cerca di partire più da lontano. Al 2’ Marchegiani deve uscire dall’area per anticipare Chiesa, lanciato dalle retrovie. Anche Buffon arrischia un’uscita addirittura a centrocampo per arginare Vieri.

Gara veloce e godibile. Ancora un’uscita di Marchegiani per anticipare Crespo servito da Chiesa al 7’. Errore di Mihajlovic che si fa soffiare il pallone da Fuser sulla linea di fondo, cross veloce sotto porta e Marchegiani deve gettarsi sui piedi di Crespo per evitare un gol sicuro. All’11’ Thuram fa ostruzione su Salas lanciatissimo. Ecco quindi Mihajlovic per la prima volta a scatenare il suo sinistro su punizione: la difesa gialloblù respinge di testa.

Si gioca con molta frenesia e ciò fa commettere qualche errore anche in facili disimpegni, ma la partita resta interessante. Al 15’ Buffon esce ancora dall’area per respingere di testa, ma consegna la palla a Vieri che tenta invano d’inquadrare la porta con uno spiovente. Capovolgimento di fronte, Crespo su pallonetto di Veron si lancia in area laziale e viene chiuso da Negro e Nesta che si arrangiano con le mani rischiando il rigore. Per loro fortuna, Bazzoli non vede.

Il Parma insiste e si accende una mischia sotto la porta di Marchegiani che respinge corto senza che nessun avversario riesca ad approfittarne. Al 22’ Nesta fa temere il peggio, quando inciampa sul corpo di Baggio, caduto improvvisamente davanti a lui. Esce in barella, ma per fortuna rientra subito.

Formazioni molto corte, c’è gran roteare di gambe a centrocampo con il Parma che tiene Boghossian su Mancini, mentre la Lazio controlla a zona con i suoi difensori non solo Chiesa e Crespo, ma anche Veron che quando arretra trova una certa libertà d’azione. Almeyda è stato dirottato su Dino Baggio, evidentemente ritenuto più incisivo e potente nelle sue avanzate.

Al 26’ Bazzoli pareggia il conto con il Parma, abbuonandogli un rigore chiaro che Thuram aveva commesso su Negro lanciato da Mancini: il terzino si libera in area con un bel guizzo, il francese non trova il pallone e prende le gambe dell’avversario; in aggiunta anche Buffon abbatte Vieri, l’arbitro concede semplicemente un angolo. Ancora Mihajlovic pericolosamente al tiro su punizione: palla che sfiora il palo opposto. Su calcio d’angolo di Chiesa al 38’ Crespo nel mucchio sfiora di piede e la palla sta per beffare tutti i laziali, Marchegiani compreso, quando spunta sulla linea di porta Almeyda prontissimo nella respinta.

C’è molto equilibrio in campo e nessuna delle due squadre riesce a prevalere chiaramente sull’altra. Due angoli consecutivi per il Parma non sortiscono effetto, mentre al 42’ si vede finalmente Mancini vicino all’area avversaria: il suo pallonetto preciso è per Salas che potrebbe servire Vieri solissimo alla sua destra, invece il cileno tenta la rovesciata e Cannavaro respinge con il corpo. E lo stopper gialloblù, proprio allo scadere del tempo, scalciando Salas si becca la prima ammonizione di una gara abbastanza corretta.

Si riparte con un Parma più deciso e dopo un minuto Crespo lanciato da Cannavaro va al tiro in corsa di sinistro: pericoloso per la posizione da cui è stato scagliato, ma alto. AI 4’ dopo un rimpallo, Vieri ha la possibilità di battere a rete, ma la fretta non lo aiuta. Non ha avuto molte palle giocabili la punta laziale.

Al 5’ l’episodio che può incidere sulla gara. Pancaro trova un varco sulla sinistra e si incunea in area, Sartor sorpreso lo carica da dietro e Io fa cadere a terra. Stavolta Bazzoli non ha dubbi e accorda il rigore, che Salas trasforma con la solita botta. Siamo al 6’ e il match si infiamma. Il Parma non perde molto tempo a riagguantare la Lazio: lancio di Fuser, testa di Chiesa e girata pronta di Crespo in mezzo all’area di rigore avversaria, Marchegiani non può nulla. Siamo al 9’ e tutto ritorna in parità.

Fiammate sui due fronti con una Lazio che Mancini riporta in attacco con un’apertura a sinistra su Conceicao, che fa partire un cross radente sul quale Cannavaro è bravissimo nell’anticipare Vieri, che sembrava già in porta.

I biancazzurri sembrano prendere un certo sopravvento, Mancini ancora opera due “tagli” su Conceicao e Negro che mettono in qualche difficoltà il Parma. Chiesa comincia a risentire dell’influenza patita in settimana e l’attacco gialloblu ora appare sguarnito e ciò consente ai difensori laziali di avanzare. Allora Malesani pensa bene di sostituire Chiesa con Balbo.

Siamo al 22’ ma un minuto dopo, lo stadio e crediamo tutti gli spettatori davanti alla Tv si inchinano al gol di Mancini: angolo di Mihajlovic che da sinistra batte corto e tacco destro di Mancini che scaglia la palla al volo sotto la traversa lasciando tutti di stucco, compagni e avversari. Una vera gioia per gli occhi e un pezzo di bravura tecnica impossibile ai più, ma che invece rientra nel repertorio del grande campione laziale.

Il Parma cerca di reagire, aggredisce l’area avversaria, ma c’è poca lucidità e precisione nelle sue azioni offensive. Al 33’ Dino Baggio tenta la conclusione da fuori area, ma il pallone finisce alto. Malesani prova allora la carta Orlandini che al 36’ rileva un deludente Sartor. Fuser al 37’ apre bene per Crespo che forse si allunga troppo il pallone, consentendo a Marchegiani dl ribattergli il tiro. Più pericoloso il tiro improvviso di Cannavaro scagliato da lontano che Marchegiani vede all’ultimo istante e ribatte in angolo. Al 42’ Eriksson sostituisce Conceicao con Gottardi. Al 44’ è Mancini a uscire dal campo tra gli applausi; entra al suo posto Couto. Buffon, proprio alla scadenza dei 90’, toglie il pallone dai piedi di Vieri.

Ma al 48’ il Parma si fa beffare in modo incredibile: Buffon rinvia il pallone, Mihajlovic di testa lo rimanda subito a Vieri che è lasciato completamente solo da Thuram che però lo tiene in gioco. Uno scherzo per lui andare in gol e dare più consistenza alla vittoria della Lazio.


Il Tempo titola: “La Lazio distrugge il Parma”. “Grande prestazione dei biancocelesti in gol con Salas su rigore, Mancini e Vieri”. “Risultato fissato nella ripresa. Gialloblù ingannati dal pareggio immediato realizzato da Crespo. Poi i biancocelesti hanno innestato la quinta violando per la prima volta lo stadio Tardini”.

Parma – Lazio, ancora Lazio. Una grandissima Lazio, che continua ad essere immensa: distrugge il Parma per la prima volta al Tardini e vola, vola, vola. La Lazio seconda in classifica a tre punti dalla Fiorentina, la Lazio che infila la sesta vittoria consecutiva in campionato; la Lazio che batte il Parma e, dopo quello di sette giorni prima con la Fiorentina, si guadagna il secondo passaggio per lo scudetto.

La Lazio che conferma la sua crescita sul piano fisico e mentale, la Lazio che non si ferma più. la Lazio che può vincere dove e quando vuole. La Lazio che domina una notte difficile, la Lazio che mette una seria ipoteca su quella parola che per scaramanzia nessuno vuole pronunciare. La Lazio di tutti, non solo di Salas, dello splendido Mancini e di Vieri che hanno schiacciato con i loro gol la presunzione degli avversari.

Quasi non c’è stata partita. Squadre cortissime, si gioca in venti metri o poco più. Con entrambe le difese a ridosso del rispettivo centrocampo, i portieri sulla linea dell’area grande, gli attacchi pronti a lanciarsi in contropiede. Non c’è tempo per studiare, per pensare, gioco di prima e pressing senza un animo di respiro, cercando di liberare anche la fantasia. Chi perde palla è fregato, servono mille occhi, cento polmoni, il cuore delle notti speciali. E questa lo è. Lo è per la Lazio, come lo è per il Parma.

Ci può scappare il secondo posto in classifica per la squadra di Eriksson. Il primo per quella di Malesani in condominio con la Fiorentina. Può scattare la fuga per lo scudetto, ma potrebbe anche non succedere nulla. Perché una sconfitta, da una parte o dall’altra, non ridimensiona la forza di chi ha lottato e lotterà fino in fondo per saziare le ambizioni.

Si assomigliano, Parma e Lazio, la prima più concreta e l’altra più estrosa. Stesso modulo, con la stessa filosofia è impostata dai due tecnici anche la partita. Il Parma ha un centrocampo corrazzato, incredibilmente forte. Superarlo dritto per dritto è impossibile. Per questo diventa fondamentale il gioco sulle corsie, sia in fase di ripiego che di attacco. Stankovic a destra e Conceicao a sinistra hanno il doppio compito di impostare l’azione e di stoppare i desideri di due tipetti lanciati a briglia sciolta. Benarrivo e Fuser. Quest’ultimo targato, peraltro, dal marchio dell’ex “avvelenato” che fa la sua differenza.

La Lazio, senza paura, prende subito in mano la partita. Al 12’ una punizione di Mihajlovic viene intercettata di testa dalla difesa; al 15’ Buffon esce alla disperata, di testa, su Salas, al volo riprende Vieri che spedisce alto; al 17’ ci prova il Parma, ma Negro e Nesta sono bravissimi a far “sandwich” su Crespo senza commettere fallo; ancora al 24’ un siluro di Conceicao finisce fuori.

Poi l’episodio contestato, da parte della Lazio. Al 25’ prima Thuram butta giù Negro, poi Buffon aggancia Vieri: più rigore il secondo del primo, ma il signor Bazzoli non ci vede nulla di strano. Al 27’ una punizione di Mihajlovic finisce fuori di un niente e al 31’ su una rovesciata di Vieri (disturbato da Cannavaro) rimedia Sartor.

Più Lazio che Parma, fin qui. Reggono bene i duelli a distanza tra le coppie difensive Thuram-Cannavaro e Nesta-Mihajlovic, non sfigura il tandem Vieri-Salas di fronte a Chiesa-Crespo. La Lazio, però, dopo la mezz’ora tira un attimo il fiato e corre il primo, serio pericolo al 37’: il cross di Veron rimpalla su Crespo, il tiro non è irresistibile ma per fortuna sulla linea di porta salva Almeyda. Ancora al 46’ Negro toglie una palla pericolosissima dalla testa di Dino Baggio, servito da un cross del solito Fuser.

Nella ripresa arrivano le emozioni, quelle vere. Al 5’ Pancaro viene spinto in area da Sartor e stavolta il signor Bazzoli si fa perdonare la svista del primo tempo: dal dischetto Salas porta in vantaggio la Lazio segnando il suo ottavo gol in campionato all’angolino alla destra di Buffon.

Ma quattro minuti dopo il Parma pareggia la situazione: il cross è di Fuser, la ”dormita” di Mancini che si fa anticipare da Chiesa, la battuta a rete di destro di Crespo che sorprende Negro e realizza a tre metri da Marchegiani.

Si accende, la partita. Un minuto dopo la Lazio sbaglia il raddoppio: cross in velocità di Conceicao. Vieri ad un metro dalla porta manca l’aggancio di petto. Domina, la Lazio, padrona del campo e delle proprie gambe che raddoppiano gli sforzi, padrona delle idee.

E, quando in ballo si tira la mente, chi meglio di lui, di Roberto Mancini? Sacrificato in copertura a centrocampo, al punto sparire a tratti per poi comparire là davanti al momento giusto. Quando Mihajlovic, al 24’, batte l’ennesimo angolo e Mancio raccoglie di tacco pieno il prezioso invito spedendolo al mittente senza ricevuta di ritorno. Buffon resta a guardare, sobbalza solo quando esplode la curva che ospita i laziali.

Grandissimo gol, di rara classe, sono i gol di Roberto Mancini. Un giocatore che il Parma non ha. Non serve Balbo, entrato al posto di Chiesa, non basta il suo cuore di ex romanista. Da qui alla fine, per la Lazio, c’è da stringere i denti, armare il coraggio e incrociare le dita. Ma sono pochi i pericoli, uno sicuramente su un bolide di Cannavaro che Marchegiani respinge.

C’è altra Lazio, non è finita. In pieno recupero, al termine del primo minuto, Vieri smorza le ultime velleità del Parma con un bolide che non lascia spazio a dubbi.


La Stampa titola: “Il Parma finisce sotto il tacco della Lazio”. “I biancazzurri raggiungono al secondo posto gli emiliani facendo saltare l’inviolabilità del Tardini. Dal virtuosismo di Mancini la svolta del match”.

Gol di tacco, Roberto Mancini ne aveva già pennellati tanti (nel derby, per esempio), ma uno così, mai. È uno strepitoso colpo di carabina quello che ha esploso per annichilire il Parma e regalare alla Lazio la sesta vittoria di fila. Il prima (rigore di Salas, stoccata di Crespo) e il dopo (sventola di Vieri) servono a guarnire il piedistallo. Mai il Parma aveva perso in casa.

Ci si batte con il coltello fra i denti. Privo di Sensini, squalificato, Malesani accentra Thuram, cui la sagoma massiccia di Vieri sconsiglia i proverbiali raid, con Sartor e Cannavaro ai fianchi. Da quelle parti, per la cronaca, bazzica anche un “certo” Salas. Il Parma si sforza, lodevolmente, di avanzare palla a terra, per sfruttare, al meglio, la velocità di Chiesa e Crespo, riforniti, non sempre all’altezza delle esigenze, da Veron e gli esterni (Benarrivo, Fuser).

La Lazio predilige i lanci parabolici, a scavalcare trincee e salmerie, sui quali si avventa, come e quando può, Vieri. Le luci che accende Mancini non sono mai banali. Pancaro e Fuser, Benarrivo e Stankovic danno vita a tumultuosi caroselli. Almeyda e Mancini si dividono fraternamente Boghossian e Baggione, ma Almeyda sbircia pure Veron non appena ne intercetta, sui radar, la scia luminosa. I parmigiani giocano e premono di più. Crespo e Chiesa si agitano, golosi, fra Nesta e Mihajlovic.

Il primo tempo è un frullato di calcio frenetico. Buffon e Marchegiani vengono spesso sollecitati ad avventurate uscite di piede. I reticolati tengono a debita distanza i bracconieri del gol. Non mancano gli episodi dubbi, se non proprio discutibili: sembra volontaria, al 16’, la mano che zampilla, improvvisa, dai corpi di Nesta e Negro in chiusura su Crespo, sguinzagliato da Veron; a maggior ragione, sarebbe da rigore l’ancata sin troppo spiccia che, al 25’, Thuram infligge a Negro, imbeccato da Mancini. Una punizione di Mihajlovic sibila non lontano dal palo sinistro di Buffon. Il Parma ci prende gusto. Guadagna un grappolo di angoli, costringe gli avversari a rinculare trepidanti: 34’, Fuser-Veron-Chiesa, cross teso, Marchegiani è lì, marziale; 38’, angolo di Chiesa, tocco di Crespo, salvataggio di Almeyda.

Alla ripresa, le squadre passano subito alla cassa: 5’, Almeyda scorge Pancaro e lo serve, Sartor, in ritardo, lo sommerge. Bazzoli, questa volta, non si astiene: rigore. Trasforma Salas, di potenza; 8’, spiovente di Fuser, testa di Chiesa, zampata di Crespo.

La partita, adesso, è un fiume in piena, dagli argini precari e continuamente minacciati dalle ondate straripanti ora del Parma ora della Lazio. Un proiettile sfila a un palmo da Buffon, senza che Vieri, in agguato, riesca a imprimergli la deviazione fatale. Scintille fra Nesta e Chiesa. Fuser arma il destro, ne esce una mischia ribollente. L’arena s’infiamma a un tocco di mano di Nesta (c’era, non c’era?) che al capitano laziale, già ammonito, sarebbe costata l’espulsione.

Si procede a ritmi forsennati, anche se sono proprio queste cadenze, così folli, a produrre imbarazzanti errori di misura, e di mira, sotto porta. Per gli umani, almeno, non per chi viene da un altro pianeta: Roberto Mancini. La sua rete, subito dopo la staffetta Chiesa-Balbo, è un capolavoro che squarcia la palpitante sfida e illumina la notte.

State un po’ a sentire. Il minuto è il 23’ o giù di lì. C’è un angolo, se ne incarica, come al solito, Mihajlovic. Mancini dà le spalle alla porta. La traiettoria ne solletica l’estro, spingendolo a estrarre, dal suo cilindro, un colpo di tacco che è una fucilata. Grazia e potenza si fondono in una sintesi prodigiosa. Tutti in piedi.

Folgorato da un simile portento, il Parma non sa più che cosa fare, che cosa pensare. Balbo impegna Marchegiani, ci prova Baggio, dal limite. Malesani, stecchito dal fulmine, ordina l’avanti Savoia. La Lazio si raccoglie attorno al suo magico condottiero. Orlandini avvicenda un Sartor che le ruggini hanno condizionato ben oltre i demeriti. Marchegiani si immola su Crespo e sventa una bordata di Cannavaro. Mihajlovic, Nesta e Almeyda si moltiplicano. C’è spazio anche per Gottardi (fuori un modesto Conceicao) e Couto (al posto di sua immensità Mancini).

C’è gloria, soprattutto, per Vieri: è sua la firma in calce a una cavalcata che consacra la Lazio grande fra le grandi e butta giù da cavallo il Parma.


L'Unità titola: “L’uomo dal «tacco d’oro» beffa il Parma”. “Gol da cineteca di Mancini, ancora a segno Vieri: la Lazio è l’anti-Fiorentina”.

Parma - Il Parma ha le vertigini, la Lazio ringrazia e vince per la prima volta su un campo fino a ieri maledetto. È la sesta vittoria consecutiva per l’armata di Eriksson, costata solo l’estate scorsa 200 miliardi, ma ora evidentemente vogliosa di dimostrare a Cragnotti che non si trattò di sperpero. Se la Fiorentina festeggia lo scudetto d’inverno fa bene, ma bene farà anche a tener in gran conto quell’ombra laziale che si fa sotto a velocità supersonica, trascinata dalle invenzioni di Mancini, dalla potenza di Vieri, da una difesa-cassaforte.

Il Parma ha recuperato Chiesa e perso Sensini (c’è Sartor) per squalifica, la Lazio schiera la miglior formazione possibile tenendo conto degli eterni infortuni di Nedved e Boksic. Il 3-4-1-2 di Malesani contro il classico 4-4-2 di Eriksson, con Mancini confermato in regia per far posto in avanti alla coppia Vieri-Salas, il cileno che fece impazzire Cannavaro a Francia 98.

Si gioca a ritmi vertiginosi, il Parma più di forza, la Lazio di mestiere e ferrea organizzazione in ogni reparto: non si contano i rovesciamenti di fronte anche se, in zona-gol, bisogna fare i conti da una parte con Nesta e Mihajlovic, dall’altra con Cannavaro e Thuram. Di conseguenza, passare non è facile anche per assaltatori collaudati come quelli di Parma e Lazio. Al 4’ si inceppa Mihajlovic e Fuser, vivace ex, ruba palla crossando sottoporta dove Marchegiani in tuffo anticipa Crespo che tentava il gol in scivolata.

Molte le azioni, pochi i tiri in porta: Vieri (14’) spedisce fuori un tentativo di pallonetto con Buffon fuori dai pali; Crespo (16’) chiede il rigore per un fallo di mano in area di Nesta che, poco dopo, ha la sfortuna di scontrarsi con Baggio-Tir e resta per terra un paio di minuti.

Imbrigliati gli attacchi da retroguardie spietate, è a centrocampo che si tenta di prendere il sopravvento, in un autentico braccio di ferro: Fuser-Conceicao e Benarrivo-Stankovic i duelli sulle fasce, mentre al centro si notano gli accoppiamenti Boghossian-Mancini e Baggio-Almeyda. Veron è preso in consegna, nella zona, un pò a turno, con un meccanismo che prevede Stankovic a scalare al centro e Negro a chiudere la fascia in vece sua.

La Lazio a metà tempo sembra prendere in pugno la gara: prima (26’) chiede un rigore su una doppia caduta sospetta (prima Negro, poi Vieri) in area gialloblu; poi Vieri si fa vedere (27’) con una debole deviazione aerea parata, quindi Mihajlovic (29’) prova una delle sue leggendarie punizioni sfiorando il palo alla destra di Buffon. La migliore occasione però è del Parma (36’): da una mischia in area, Boghossian prova la deviazione vincente, Marchegiani è tagliato fuori, ma davanti alla linea di porta Almeyda e Mihajlovic fanno scudo.

La prima svolta arriva dopo 5 minuti della ripresa, quando Bazzoli intravvede un rigore per la Lazio da un contrasto in area fra Sartor e Pancaro. Sul dischetto ci va Salas che segna con una botta violenta e centrale, come faceva una volta Franco Baresi prima della disgrazia di Pasadena.

Il tifo laziale vola alto, ma l’euforia si smorza nel giro di tre minuti. La furente reazione del Parma va subito a bersaglio: cross di Boghossian, Chiesa di testa offre un assist d’oro (e poi lo chiamiamo «solista») a Crespo che arriva in corsa e non sbaglia la mira. Però Malesani è destinato a soffrire, stavolta.

In mezzo a tanta esibizione di muscoli, a rompere di nuovo l’equilibrio non può che essere il genio di Mancini: corner corto di Mihajlovic, e Bobby-Gol, al volo, sorprende Buffon, con una girata favolosa.

Mancano 22 minuti alla fine e Malesani, un minuto prima dell’1 a 2, ha tolto Chiesa per Balbo, mossa che risulta a questo punto non proprio azzeccata: malgrado la tripletta di Piacenza e l’odore di derby che l’ex mito dei Cucs romani annusa di sicuro, l’argentino è troppo statico per far paura a gente tanto più giovane e fresca di lui. Né convince il successivo cambio con entrata in campo del modesto Orlandini.

Il Parma comunque si butta sotto un’altra volta, e Marchegiani vola a intercettare una deviazione aerea di Crespo; si ripete smanacciando in corner un tiraccio disperato di Cannavaro, ma è la Lazio in contropiede a segnare con l’irresistibile volata di Vieri un tris che è una mazzata sulle velleità tricolori della città di Maria Luigia.


► Il Corriere della Sera titola: “Mancini è un genio, Parma si inchina”. “Al Tardini botta e risposta Salas-Crespo, ma la supersfida è legata ad un gol-capolavoro del numero 10 biancoceleste. Colpo di tacco a volo, poi si scatena Vieri: la Lazio aggancia il secondo posto”.

Se un normalissimo calcio d'angolo e un fortunoso rimpallo vengono trasformati da Mancini e Vieri rispettivamente in una finezza balistica e in una conclusione che spacca la porta, allora è vero che questo è il campionato in cui le qualità individuali hanno, almeno per il momento, il sopravvento sull'organizzazione collettiva. Infatti, il Parma ha definitivamente perso la partita quando ha abbandonato la manovra per confrontarsi con la Lazio nell'uno contro uno. E in quello la squadra di Eriksson se non è imbattibile è meglio attrezzata di chiunque, anche della stessa Fiorentina capolista.

La rincorsa dei biancazzurri è stata finora assai più impressionante del gioco che riescono ad esprimere, ma certo la loro implacabilità sotto rete sta diventando un connotato genetico. Il primo tempo è stato bellissimo perché ha avuto tre fondamentali requisiti: è stato giocato da due squadre cortissime; è stato giocato a ritmo altissimo; è stato giocato alla massima velocità.

Contrariamente a quel che si pensa, due schieramenti assai raccolti, con entrambe le difese tenute altissime e i portieri chiamati a intervenire di piede al limite (e fuori) dell'area, non hanno prodotto né ammucchiate, né ostruzionismo. Al contrario, tutto ciò ha determinato una notevole quantità di spazi nei quali sia il Parma sia la Lazio hanno potuto sviluppare la manovra e le opportune variazioni. Il ricorso più frequente ha riguardato la verticalizzazione nel tentativo di bucare le due difese in linea. Differenza numero 1: Malesani non stacca il centrale (ieri sera era Thuram che sostituiva lo squalificato Sensini), mentre Eriksson sì. Differenza numero 2: la Lazio predilige le aperture del fronte (spesso da destra a sinistra), mentre il Parma vorrebbe occupare le fasce. Differenza numero 3: il Parma cerca i meccanismi, la Lazio l'estro inventivo.

Con ciò non si vuole sostenere che la squadra di Eriksson non sia organizzata: lo è, invece, secondo un 4-4-2 che però non sempre risulta consono alle inclinazioni dei giocatori. Mancini, per esempio, non è un centrale di centrocampo. E' lodevole che si sforzi di diventarlo, ma a certi ritmi è dura per tutti, figurarsi per chi dovrebbe sfuggire alle aggressioni di Boghossian e Dino Baggio.

La partita non si è mai impantanata e a tenerla viva, ben prima che si accendessero i fuochi di inizio ripresa, c'è stato un po' di tutto: un rigore negato al Parma (ma forse l'arbitro non vede il doppio colpo di mano di Negro e Nesta o opta per l'involontarietà); uno, più netto, non concesso alla Lazio per intervento di Thuram su Negro un attimo prima che Buffon frani addosso a Vieri. Poi la pericolosità di ogni azione, sia su un fronte che sull'altro.

I gol sono arrivati nel secondo tempo, anche se è stato puramente incidentale. Per quanto prodotto fino all'1-1, era più legittimo il pareggio del Parma (fantastica combinazione Chiesa-Crespo) del vantaggio ospite (rigore di Salas a seguito di un intervento di Sartor su Pancaro). Dopo no.

Perché si è visto subito che la Lazio voleva la vittoria, mentre gli uomini di Malesani avevano smarrito la strada: troppe giocate approssimative, troppi palloni portati, troppo evidente la frattura in mezzo al campo che ha determinato una quantità di dannosi lanci lunghi.

La Lazio è tornata in vantaggio con un colpo di Mancini che è andato incontro ad un calcio d'angolo stendendo la gamba per cercare la deviazione aerea: ne è uscita una prodezza che resterà nel cuore degli estimatori e inonderà le cineteche.

E' stata quella la svolta: della partita di Mancini (assai povera fino a quel momento) e della Lazio tutta che si è espressa con il contropiede di cui è ormai l'aggiornata riedizione. Il Parma l'ha aiutata a vincere con la seconda metà della ripresa, quando Veron è tornato ad essere un impenitente individualista e i palloni venivano trascinati centralmente. L'allungamento degli emiliani ha scoperto la difesa e il caso ha messo sui piedi di Vieri l'occasione per dare al successo le dimensioni di un trionfo.


Sempre sul Corriere della Sera, le interviste ad alcuni protagonisti.

Roberto Mancini, così si gioca solo in Paradiso? "Beh, speriamo proprio di no". E un gol così bello l'aveva già fatto? "Se devo essere sincero mi è venuto tutto naturale. Ne ho fatti, del genere, in allenamento, ancora non mi sono perfettamente reso conto di quanto sono riuscito a fare. Dovrò rivederlo." Ma questa Lazio è davvero scatenata, ricorda tanto quella dell'anno scorso... "E' importante migliorare ancora, sul piano della mentalità. Certo promettiamo bene. La corsa, stavolta, è meno difficile, con la Fiorentina al posto della Juve. Speravamo in un suo passo falso, con il Cagliari, e invece hanno vinto. A mio avviso, però, restano nel giro anche il Milan, l'Inter e la Roma. Forse è la Juve ad essere un tantino tagliata fuori. La Lazio, comunque, è l'unica ad avere battuto tutte e due le prime. Sapevamo quanto fosse difficile questa partita, nella ripresa siamo usciti fuori bene, da grande squadra. E adesso il problema è evitare di rilassarsi, contro il Piacenza. Che ha fatto soffrire anche il Parma, dunque non sarà una passeggiata" (concetto espresso anche da Almeyda e Mihajlovic, ndr). E un altro giocatore che le sta particolarmente caro, Attilio Lombardo, presto potrebbe raggiungerla a Roma. "E' un bravo ragazzo, vorrei davvero che venisse". E quanto hanno influito i rientri di Nesta e Vieri? "Sono grandi campioni, di certo ci hanno agevolati".

Quanto a Eriksson, è davvero raggiante. "Adesso abbiamo fiducia in noi stessi" - risponde il tecnico - "stiamo giocando molto bene anche perché supportati da buona condizione. C'è grande voglia di vincere, non guardiamo nemmeno la classifica, cerchiamo soltanto di proseguire così. Mancini ha disputato una grande partita, anche grazie ad Almeyda. Mancini ha piedi migliori di tutti, ma Almeyda corre per quattro. E allora speriamo soltanto di continuare. Del resto, gli stessi esterni mi soddisfano appieno. E la dimostrazione si è avuta nella ripresa, contro il fortissimo centrocampo del Parma, capace di mettere in difficoltà chiunque. Non so se questo sia l'assetto definitivo, certo ora funziona bene".