Domenica 10 gennaio 1999 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Fiorentina 2-0

Da LazioWiki.

Stagione

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10 gennaio 1999 Campionato di Serie A 1998/99 - XVI giornata

LAZIO: Marchegiani, Negro, Nesta, Mihajlovic, Pancaro, Stankovic, R.Mancini (74' Venturin), Almeyda, Sergio Conceicao (82' Gottardi), Vieri (91' Fernando Couto), Salas. A disp. Ballotta, Iannuzzi, Lombardi, De La Peña. All. Spinosi - DT Eriksson.

FIORENTINA: Toldo, Padalino, Falcone (81' Bettarini), Repka, Torricelli, Oliveira, Cois, Rui Costa, Tarozzi (70' Robbiati), Batistuta, Edmundo. A disp. Mareggini, Firicano, Amor, C.Esposito, Bigica. All. Trapattoni.

Arbitro: Bazzoli (Merano).

Marcatori: 65' Vieri, 90' Mihajlovic.

Note: Serata fredda, terreno in discrete condizioni. Espulso Padalino (doppia ammonizione) al 44' s.t. Ammoniti: Mihajlovic, Torricelli, Conceiçao, Stankovic. Calci d'angolo: 10-1. Recuperi: 2' più 4'.

Spettatori: 55.000 circa (paganti 23.051, per un incasso di 991.320.000 lire; abbonati 32.436, per una quota di 1.014.024.038 lire).


Vieri grande protagonista
Dal Guerin Sportivo
Bobo Vieri autore della prima rete
Il biglietto della partita
Almeyda, il migliore in campo
Da La Stampa
Vieri affrontato da Repka
Da La Stampa
L'abbraccio dei compagni
Da La Stampa
Vieri contrastato da Falcone
Da L'Unità
Sforbiciata di Stankovic
Salas circondato dai giocatori viola
Dal Guerin Sportivo
Vieri sferra il tiro vincente
Dal Guerin Sportivo
La botta vincente da fuori area di Vieri
L'esultanza del bomber biancoceleste
Dal Guerin Sportivo
Esultanza sfrenata dei biancocelesti
La punizione vincente di Mihajlovic
La sequenza della spettacolare punizione di Mihajlovic
Dal Guerin Sportivo
Mihajlovic a fine partita saluta il pubblico
Dal Guerin Sportivo
Gioia biancocelste

Il Messaggero titola: Vieri lancia la Lazio in orbita”. “Battuta la Fiorentina: straordinario gol di Bobo, nel finale la solita bomba di Mihajlovic. Grande prova della squadra di Eriksson: domina a lungo i viola, che resistono per un’ora grazie a Toldo”. “Quinta vittoria consecutiva. E domenica si va a Parma. Oliveira salva sulla linea, poi colpisce la traversa. Espulso Padalino”.

Roma – Vola, vola e chi la ferma? La Lazio è lì, è arrivata a tre punti dalla vetta, ha messo la temuta Fiorentina con le spalle al muro. Vieri più Mihajlovic, bello e meritato il vantaggio, due gol straordinari, azione travolgente e impeccabile calcio da fermo. Questo è il repertorio, trama da film, perché la partita è stata prima tattica e poi intensa. Capolista rinunciataria, si può dire, eccessivamente prudente, ma Lazio a tratti stratosferica, prima su ogni pallone, solida dietro, ordinata e vibrante a centrocampo, in grado di colpire anche nei momenti di apparente difficoltà. Piglio da grande, candidatura ormai dichiarata per il traguardo di stagione.

Trapattoni ha sbagliato qualcosa, forse ha tenuto il freno troppo tirato. D’altra parte, si sa, non è tipo da rischi inutili. Così ha studiato una marcatura ad personam per tutti, rinunciando ad Amor per rafforzare la fascia destra con Tarozzi, guardiano di Sergio Conceicao. Marcature difensive a parte. Cois si è appiccicato a Mancini, Torricelli ha contenuto Stankovic. Non aveva fatto bene i conti, però, sul dinamismo implacabile di Almeyda per evitarlo. Rui Costa ha dovuto girare spesso a vuoto, mentre Edmundo si è perso in qualche assolo velleitario. Così la Fiorentina ha rinunciato del tutto all’offesa (un solo tiro di Batistuta largamente a lato in tutto il primo tempo) e la Lazio ha spinto a piacimento, con trame eleganti impreziosite dall’apporto finalmente convinto di Negro e Pancaro.

Tante occasioni, più o meno nitide, comunque sventate da un Toldo molto cresciuto quest’anno, soprattutto come senso della posizione e determinazione nelle uscite, una a catapulta su Almeyda, sicuramente decisiva. Il portierone viola si è fatto trovare pronto su qualsiasi conclusione nello specchio, dalle capocciate di Vieri alle incursioni di Salas, subito incerottato al sopracciglio per uno scontro aereo con Falcone.

Bazzoli è stato bravo ad arbitrare all’inglese, lasciando giocare il più possibile. Si è preso improperi ingiusti per una mano galeotta in area, che era di Vieri e sembrava di Repka. Lo ha assistito male il guardalinee Galvani, fermando Vieri lanciato oltre la barriera viola in posizione regolarissima. È piaciuta ad un Olimpico finalmente ricolmo (sontuosa la coreografia della Nord) la convintissima Lazio di meta gara, ripresentatasi in campo con una botta di Conceicao che Toldo ha strappato dai piedi di Vieri. II portoghese ha moltiplicato, insieme a Stankovic, le sue corse, mentre la capolista, solida dietro soprattutto in Padalino e Repka, ha provato ad uscire dal guscio per non restarne schiacciata. Mancini è avanzato su un angolo di Mihajlovic trovando l’opposizione di Oliveira sulla linea. E, per dire della velenosità recondita dei viola, il belga si è presentato subito dopo a tu per tu con Marchegiani, cogliendo col pallonetto una traversa piena.

Quando sembrava subentrare la stanchezza, la Lazio è passata con un’azione da manuale: scambio straordinario Vieri-Salas, tacco del cileno e sinistro angolatissimo dell’azzurro, al primo gol all’Olimpico. Due minuti dopo un colpo di testa a fil di traversa di Batistuta mostrava però l’orgoglio ferito della capolista. Quello del Trap, pronto a lanciare la terza punta Robbiati, peraltro piuttosto arretrato. Eriksson ha risposto con Venturin al posto di un encomiabile Mancini.

La Lazio, è bene sottolinearlo, non ha mai patito, nessun cedimento strutturale. Il fallo di Padalino su Salas è costato l’espulsione ad uno fra i migliori in casa viola e ha aperto la strada all’altro grande capolavoro della serata. Firmato Sinisa. Sinistro strabordante oltre la barriera, oltre Toldo, nel sogno.


La Gazzetta dello Sport titola: “Questa Lazio fa paura”. “Quinto successo consecutivo per i biancazzurri. Travolge la Fiorentina e già si prepara alla sfida col Parma. Troppa Lazio per la Fiorentina che, molto chiusa, ha resistito un tempo. Poi, su tacco straordinario di Salas, il gol di Vieri. E, al 45’, favolosa punizione di Mihajlovic. Domenica nuova sfida scudetto: Parma-Lazio”.

Roma - La Lazio mette giù la Fiorentina dal piedistallo e aggiunge un’altra perla alla sua straordinaria collezione di successi consecutivi. Il quinto e ovviamente più prezioso: perché era arrivato ai danni della capolista e perché rilancia la squadra biancazzurra nell’Olimpo delle favorite per lo scudetto, facendo un piacere anche al Parma che ora si trova In testa alla classifica accanto ai viola. E domenica c’è Parma-Lazio...

Un successo strameritato quello degli uomini di Eriksson, che hanno sempre cercato la vittoria anche quando la Fiorentina sembrava ritrattare e ad ogni assalto il suo muro difensivo appariva incrollabile. Ma quando ormai lo 0-0 stava prendendo sempre più consistenza, anzi poco dopo che Olivera, colpendo la traversa aveva addirittura sfiorato la beffa (l’unica azione incisiva del viola) ecco che è uscito alla ribalta Vieri. Un cannoniere impagabile non solo per la bellezza e la perentorietà dei suoi gol, ma anche per la incredibile puntualità.

Aveva sbattuto invano contro Repka per tutto l’incontro, sembrava non avere ormai più risorse per sfondare la difesa avversaria, ma al 20’ su tacco di Salas arriva la folgore di Vieri che trafigge Toldo. Era l’unica volta nella quale trovava spazio e tempo per la battuta, e Vieri non si è lasciato sfuggire l’occasione propizia. Due partite, due gol decisivi. Da cannoniere di razza.

In quella breccia aperta la Lazio ha dilagato per ottenere un successo più convincente anche numericamente, con l’ennesima prodezza balistica di Mihajlovic. La Fiorentina ha troppo speculato su un pareggio che poteva apparire vantaggioso, ma l’atteggiamento troppo remissivo e calcolato ha finito per dare troppo spazio agli avversari e alla fine la squadra ha dovuto capitolare. Squadra sempre indietro e sempre meno in grado di alimentare l’azione delle punte. Nel finale si è dovuta arrendere, su due prodezze degli avversari, è vero, perché la difesa per oltre un’ora ha retto. Ma non si può giocare una sfida di tale portata solo con la difesa.

La pioggia caduta pe tutta la giornata ha impedito che l’Olimpico esibisse il tutto esaurito. Nella “Tevere” ci sono molti posti vuoti. Eriksson conferma lo schieramento della vigilia, con Pancaro che prende il posto di Favalli infortunato, mentre Trapattoni sceglie Tarozzi e non Amor per sostituire lo squalificato Amoroso. Subito aggressiva la Fiorentina, ma Oliveira si fa trovare in fuorigioco sul primo lancio della serata. E anche quando, dopo un periodo di supremazia sterile della Lazio, scatta il contropiede viola, l’assist di Edmundo a Batistuta al 4’ viene vanificato dalla posizione di fuorigioco del centravanti argentino.

In questo momento l’arma della difesa alta che scatta in avanti è molto efficace nella Lazio. Al 6’ scontro fortuito di testa tra Salas e Falcone, con il cileno che ha la peggio e si ferisce alla fronte. Anche la Fiorentina blocca Vieri per due volte consecutive mettendolo in fuorigioco.

Per ora il gioco è frammentario, anche perché Bazzoli fischia ogni minimo contatto. La Lazio punta parecchio sui lunghi lanci di Mancini e Stankovic per attivare le punte, mentre la Fiorentina cerca di portare avanti l’azione con trame insistite. Da Mancini al’ 14’ arriva l’assist perentorio per Salas, stavolta con un rasoterra ravvicinato sul quale si avventa il cileno per la battuta a rete quasi a colpo sicuro, ma Toldo è bravissimo nella respinta. Rispondono i viola con un’azione veloce di Rui Costa che viene affrontato da Mihajlovic e steso con un “blocco” irregolare. Scatta così la prima ammonizione della serata.

Trapattoni ha piazzato Tarozzi a destra per controllare Conceicao, mentre Cois è su Mancini e Torricelli a sinistra se la vede con Stankovic. In difesa, davanti a Padalino, Repka e Falcone marcano Vieri e Salas. Eriksson affida Rui Costa ad Almeyda mentre in difesa Negro, Nesta e Mihajlovic tengono a bada Edmundo e Batistuta. Al 16’ prima azione insidiosa dei viola con Batistuta che sfugge a Nesta e dalla destra converge e serve Torricelli abbastanza libero davanti all’area laziale; da questi a Edmundo che ridà palla a Batistuta, ma il destro del- l’argentino è fiacco. Al 21’ Vieri viene fermato per un fuorigioco inesistente.

Comunque la gara procede a strappi e il gioco non è ancora decollato né su un fronte né sull’altro. Al 23’ Mihajlovic salva alla grande su Edmundo nella propria area e poi va ad insidiare Toldo su angolo. Ovviamente la Fiorentina è più cauta, Trapattoni tiene la squadra raccolta nella propria metà campo non disdegnando il pareggio e sperando che gli vada in porto almeno un contropiede affidato ad Edmundo e Batistuta, poco serviti, ma sempre in agguato. Tarozzi è in atteggiamento difensivo su Conceicao, Cois si limita a contrastare Mancini e Oliveira sta perennemente a centrocampo in una posizione di scarsa utilità, se si esclude quella di occupare comunque uno spazio sulla zona destra.

La Lazio spinge, ma per ora sbatte contro un muro. Salas si dà molto da fare, ma non sfugge al controllo dei difensori viola, mentre Vieri difficilmente viene raggiunto con precisione. Il fatto che Mancini operi più indietro toglie comunque alle due punte quegli essenziali rifornimenti ravvicinati che sono un vero e proprio invito al tiro. Da 30 metri si possono operare lanci con i quali però è più difficile mettere il compagno davanti alla porta specie contro una difesa chiusa come quella viola. Al 37’ allora ci pensa Negro ad affondare il colpo: scende sulla destra, in area viola converge al centro, si libera uno spazio verso la porta e arriva pronto il tiro, Toldo respinge come può, si avventa Salas ma alza oltre la traversa. Al 43’ Almeyda, grazie ad un rimpallo, arriva davanti a Toldo che è bravissimo a ribattergli il tiro ravvicinato. Si chiude il primo tempo con la Lazio in crescendo e padrona del campo.

Si riparte con la Lazio che conquista immediatamente un angolo: Mihajlovic batte ancora troppo vicino a Toldo, che blocca con sicurezza; meno sicuro un attimo dopo il portiere viola nel fermare un fendente scagliato da lontano da Conceicao. Il recupero della palla sui piedi di Vieri è da brivido. Al 4’ partono in contropiede Oliveira ed Edmundo, ma la loro azione si arena al limite dell’area laziale, anche per l’entrata decisa degli avversari.

Dopo un inizio un po’ più intraprendente della Fiorentina, la Lazio riprende in mano l’iniziativa e al 10’, sull’ennesimo calcio d’angolo di Mihajlovic, Mancini trova il tempo per la direzione di testa: Toldo non può arrivarci, ma sulla linea c’è Oliveira, aggrappato al palo, a respingere, sempre di testa. Ed è proprio Oliveira al 12’, in combinazione con Edmundo, a forare la difesa della Lazio sulla destra, a presentarsi solo davanti a Marchegiani e a scavalcarlo con un pallonetto che ha un solo difetto, quello di essere 2 cm troppo alto: traversa in pieno.

Ma subito è la Lazio a riportarsi in avanti e a costringere l’avversario a una difesa più che affannosa, senza rilanci che possano alimentare le punte. I viola si rifugiano spesso in falli laterali nella propria metà campo, che riportano sempre l’avversario all’attacco. E al 20’, quando Salas è bravo a servire di tacco a Vieri la prima palla `giocabile con una certa libertà d’azione, ecco che all’improvviso viene fuori l’istinto del cannoniere inesorabile: sinistro formidabile per potenza e precisione, una sorta di siluro che, scagliato da oltre 20 metri, passa davanti a Toldo, colpisce il palo interno e finisce in porta.

L’”Olimpico” esplode per il vantaggio sicuramente meritato della Lazio. La Fiorentina reagisce d’orgoglio e si porta 2 volte in area laziale con una certa pericolosità. Al 21’ Batistuta si eleva di testa per una deviazione che sorvola di poco la traversa. Al 26’ Trapattoni cerca di dare più sostanza alla reazione dei suoi, e toglie Tarozzi inserendo Robbiati. Risponde al 29’ Eriksson con la sostituzione di Mancini con Venturin; adesso è la Lazio che cerca di congelare la gara sull’1-0.

Continua ad attaccare ora la Fiorentina e al 36’ Rui Costa è bravo a liberarsi al tiro ai limiti dell’area avversaria, ma la conclusione è alta. Al 37’ una sostituzione per parte: Gottardi al posto di Conceicao e Bettarini al posto di Falcone. È chiaro che la Fiorentina tenti il tutto per tutto, ma la Lazio sembra ancora elettrizzata dal gol di Vieri. Anche Nesta scende in attacco e consente, dopo un’azione insistita, a Salas di minacciare Toldo.

E questa voglia di vincere esplode proprio nel finale quando Salas costringe Padalino al fallo da dietro e quindi a ricevere il secondo cartellino giallo con la conseguente espulsione. E quando Mihajlovic battendo la punizione inventa una di quelle parabole alle quali non riusciamo ancora ad abituarci. Un missile teleguidato da oltre trenta metri che incenerisce Toldo. Giusto così.


Il Tempo titola: “Lazio immensa, viola ko”. “Grande spettacolo dei biancocelesti, che nella ripresa schiantano la Fiorentina con Vieri e Mihajlovic”. “Ma anche nel primo tempo il gioco è stato sempre nelle mani dei padroni di casa: sette tiri in porta contro uno solo degli avversari. Straordinari gli autori dei gol insieme ad un Almeyda super. La squadra di Eriksson è ora sola al secondo posto in classifica, a tre punti dalla coppia composta da Parma e dalla squadra di Trapattoni. Espulso Padalino nei minuti finali per doppia ammonizione”.

Roma - Un gol importante a Bologna, un gol pesante alla Fiorentina. E il campionato si riapre. È ancora lui, Christian Vieri, l’uomo delle grandi imprese, il protagonista di una notte da ricordare. Lui spiana la strada, Mihajlovic la chiude con una delle sue solite punizioni. Una vittoria limpida, ineccepibile.

È la notte in cui la Lazio conquista il primo passaggio per lo scudetto nello scontro diretto con la Fiorentina. Un sinistro micidiale, imprendibile, quello di Vieri. Una bordata che non perdona, quella di Sinisa al 45’ della ripresa. Una squadra, la Lazio, che gioca col cuore e con la testa, che snocciola la parte migliore di sé, schemi compresi, in onore dello scettico Batistuta. Una Lazio lanciatissima, seconda in classifica con ventinove punti, a tre lunghezze da Fiorentina - a cui ha risucchialo tre punti - e Parma in condominio sulla poltrona d’onore. E fra sette giorni c’è un altro appuntamento con la verità per la Lazio, in casa del Parma. Il futuro in una settimana.

Questa è la prima notte della verità: la crescita della Lazio contro la resistenza della Fiorentina. È la notte dei campioni: Vieri-Salas da una parte. Edmundo e Batistuta dall’altra. Sono i signori del gol, ma forse più importanti sono le sfide che si consumano alle loro spalle in un centrocampo mollo tecnico dove Mancini da una parte e Rui Costa dall’altra sono gli ispiratori delle manovre offensive. La forza della Fiorentina sta tutta nella capacità di rifornire Batistuta e di assecondare la fantasia del bizzarro Edmundo. A Trapattoni, però, mancano due pedine fondamentali. Amoroso ed Heinrich, gli uomini che lavorano dietro le quinte, i portatori d’acqua.

La forza della Lazio, invece, sta nella sua capacità di rimonta, di incassare e ricominciare. Il recupero di Almeyda è fondamentale per l’economia del gioco biancoceleste e si vede da subito. Gioca a testa alta, il piccolo argentino, autentica furia scatenala su tutti palloni. La Lazio è quella di Bologna con la variante Pancaro al posto di Favalli (infortunato) sulla fascia sinistra.

È la Lazio con il Mancini nuova edizione, in coppia a centrocampo con Almeyda. Con l’ex donano in questa posizione, la Lazio perde infatti qualità e fantasia in attacco dove la coppia Vieri-Salas ha in avvio qualche problema di affiatamento e di condizione.

C’è comunque più Lazio che Fiorentina nel primo tempo. Lazio pimpante, anche se non sempre lucida al momento della conclusione. Una Lazio che crea nei primi 45’ quattro o cinque gol contro l’unica messa a punto dalla Fiorentina, ovviamente in contropiede. Perché è questa la lattica che adotta Trapattoni. Difesa chiusa, centrocampo corrazzato, tutti in attesa del momento giusto per colpire. Subito all’attacco, la squadra di Eriksson. Al 14’ la prima azione dal goi dei biancocelesti dopo un bello scambio Mancini-Salas e la parata in presa sicura di Toldo. Al 18’ ci prova la Fiorentina in contropiede con Batistuta lanciato a rete ma, dopo una serie di scambi, il tiro di Bati-gol finisce nettamente fuori. Finisce qui l’impeto dei viola.

Nella ripresa è sempre la Lazio a comandare il gioco. Nel giro di un minuto, al 10’ e all’11’, due palle gol. Comincia la Lazio: angolo di Mihajlovic, girata di Mancini di testa, salvataggio sulla linea di porta di Oliveira. Poi tocca alla Fiorentina: Edmundo ruba palla a Conceicao e lancia Oliveira che con un pallonetto colpisce la traversa. Al 14’ rimedia Mancini su Batistuta, dopo un tunnel dell’argentino a Negro sulla linea di fondo. Sei minuti più tardi esplode l’Olimpico: attacca Mihajlovic che lancia Salas, tacco del cileno e grande bordata di sinistro di Vieri da 25 metri all’angolino sinistro dell’incolpevole Toldo.

Adesso bisogna stringere i denti per quel che resta di questa notte. La Lazio lo fa a testa aita, senza rinunciare, senza chiudersi, cercando un gol che metta al sicuro l’impresa. Lo trova, il gol, la Lazio. Lo trova al 45’ con una delle solite punizioni senza storia di Mihajlovic (fallo di Padalino su Salas). E la Fiorentina finisce addirittura in dieci per l’espulsione di Padalino (doppia ammonizione).


La Stampa titola: “La Superlazio sfonda il bunker di Trap”. “Fiorentina ko all’Olimpico nel posticipo: i viola vengono raggiunti in vetta dal Parma. Vieri-Mihajlovic, lezioni di gol a Batistuta-Edmundo”.

Roma - Alla quinta vittoria di fila, la Lazio strapazza una Fiorentina pallida e sbagliata, dimezzando il distacco in classifica e favorendo l’aggancio al vertice del Parma. Come a Bologna, risolve Christian Vieri. Là uno stacco imperioso, qui un sinistro filante, a testimonianza di un repertorio senza eguali, da cannoniere mondiale. Il raddoppio di Mihajlovic, alla fine del romanzo, è l’esplosiva ciliegia sulla torta di buon compleanno.

Non ci sono se e ma. Doppietta a parte, la Lazio costruisce non meno di cinque occasioni da gol, a differenza dei rivali (una traversa di Oliveira sullo 0-0, Marchegiani senza voto, Toldo il migliore dei viola). Non paga la mossa-Tarozzi: è un segnale che profuma di resa. Salas e Vieri surclassano Batistuta (lui, almeno, ha dato l’anima) e Edmundo (non pervenuto). Per quello che si è visto, da scudetto è la Lazio, non “questa” Fiorentina, il cui ultimo successo in trasferta risale al 26 settembre (3-1 al Milan). In assenza di Heinrich e Amoroso, squalificati, Trapattoni scarta Amor e sceglie Tarozzi, dislocandolo sul versante destro, a guardia di Sergio Conceicao.

È la Lazio, in un Olimpico straripante di passione, a fare la partita. La Fiorentina ne subisce l’aggressività. Sono tre, a zero, le palle-gol che la squadra di Eriksson genera nel primo tempo: al 13’, smarcato da Mancini, Salas semina Falcone e impegna strenuamente Toldo: al 37’, Negro sfonda sul centro-destra, Toldo non trattiene e Salas, ancora lui, alza a porta vuota; al 43’, è l’indiavolato Almeyda, complice un benevolo rimpallo, a eludere Padalino e costringere il portierone viola a una spericolata respinta.

Degli avversari, non si ha memoria di nulla, se non di un tiraccio di Batistuta, al 18’, fuori bersaglio. Suo malgrado, il fiero Torricelli si trova spesso in mezzo a due, Negro e Stankovic. Repka si arrampica sulle spalle di Vieri, il cui fatturato, per adesso, si riassume in tre colpi di testa, tutti agevolmente bloccati da Toldo. Salas spreme Falcone, Padalino esce sovente in soccorso dei compagni di reparto.

La Lazio preme con apprezzabile continuità, anche se non sempre con la rapidità che l’aggiramento di un simile bunker richiederebbe. Sergio Conceicao ci prova dal limite. Almeyda ronza minaccioso attorno a Rui Costa, annacquandone il nitore geometrico. Cois tiene d’occhio Mancini. Oliveira deambula in una sorta di terra di nessuno, a rimorchio di Pancaro. Batistuta ed Edmundo restano, così, isolati. Mihajlovic e Nesta non tollerano intrusi. Sbaglia, la Fiorentina, nell’alimentare il contropiede, quando le riesce, con una censurabile penuria di fanti: fra difesa e attacco latitano i collegamenti.

Alla ripresa, Toldo anticipa al pelo Vieri, lesto a buttarsi su una sventola di Conceicao, non trattenuta. Il ritmo non è irresistibile, e la contesa tutt’altro che palpitante. Se la capolista non si sporge quasi mai dal davanzale, la Lazio osa con giudizio, preoccupata com’è di non offrire gli stinchi ai morsi dei sonnolenti cobra del Trap. La sfida s’impenna all’improvviso fra l’11’e il 12’: protagonista assoluto, Oliveira. Spazza dalla linea un’incornata di Mancini, stimolato da un angolo di Mihajlovic e, sul capovolgimento di fronte, sventra i reticolati laziali e scuote la traversa. Subito dopo, ecco Batistuta: con un numero d’alta scuola, tunnel a Negro, costringe l’inedita coppia Mancini-Marchegiani a un trafelato salvataggio. Edmundo è come se non ci fosse, tale è la spocchia con la quale, ogni tanto, si degna di scendere dalla sua nuvoletta.

Colpisce, la Lazio, proprio quando la Fiorentina sembra aver dischiuso l’uscio di casa. È un lampo straordinario. Da Vieri a Salas, tacco a smarcare Vieri, limite dell’area, sinistro chirurgico, di rara bellezza. L’arena s’infiamma. È il frutto, meritato, di una tenace supremazia. La Fiorentina reagisce lungo l’asse Rui Costa-Batistuta, punizione, colpo di testa, alto di una spanna. Trap esclude Tarozzi, che ha molto patito il tremendismo di Conceicao, e sguinzaglia Robbiati. Troppo tardi.

Eriksson richiama Mancini, esausto ma prezioso anche da regista, e cava fuori di tasca un altro lucchetto, Venturin. La Fiorentina è una candela spenta: Rui Costa spreca dalla lunetta. Gottardi e Bettarini avvicendano Conceicao e Falcone. La Lazio non è sazia. Un fallo su Salas comporta l’espulsione di Padalino e una punizione che Mihajlovic trasforma alla sua maniera. Il risultato premia la squadra più coraggiosa. Domenica si ricomincia, sul serio.


L’Unità titola: “La Lazio fa atterrare la Fiorentina”. “Vieri e Mihajlovic in gol: bloccata la solitaria corsa dei viola”.

Roma - La notte ha portato consiglio e qualcosa di più importante alla Lazio: quinta vittoria consecutiva, la legnata rifilata alla Fiorentina, il secondo gol di Vieri. È una notte che travolge il campionato, quella dell’Olimpico: la Fiorentina non è più sola in vetta, il Parma l’ha agganciata dopo la vendemmia di Piacenza e la Lazio è terza in beata solitudine. Domenica c’è Parma-Lazio: allacciate le cinture, direbbe Galeazzi (che tra l’altro, è laziale).

Notte di gol, notte di stelle, notte di duelli e di confronti annunciati. Tra i bomber, vince Vieri. Tra gli allenatori, vince Eriksson. Tra tutti, vince Almeyda, straordinario.

Strombazzata, vivisezionata, preparata come la sfida del Duemila: poi, basta un Tarozzi qualsiasi al posto dello spagnolo Amor (alla vigilia sembrava che toccasse a lui sostituire lo squalificato Amoroso) per riportare tutti sulla terra. Mossa in cui c’è tutto il Trap, mossa anche logica visto il centrocampo della Lazio: Stankovic a destra (zona di Torricelli) e Conceicao a sinistra sono due bei pistoni, vanno tenuti a bada per evitare guai. Da copione il resto: la presenza in campo di Vieri che pure non scoppia di salute (e infatti spesso si porta le mani ai fianchi per riprendere fiato), le marcature di Repka su Vieri, di Falcone su Salas, di Cois su Mancini, di Almeyda su Rui Costa. Sì, marcature, non è un abbaglio notturno, partita modello dolce stil antico quella in cui si fronteggiano due squadre che reclamano lo scudetto.

Rispettata anche la trama annunciata: Lazio all’assalto, Fiorentina a fare il muro e a sperare in santo contropiede. Il primo tempo è un monologo della squadra di Eriksson: tre occasioni da gol a zero. La Fiorentina tira in porta solo una volta: un esterno destro di Batistuta, che pure sembra in serata di luna buona. Il problema è che l’argentino è isolato: Edmundo arranca, Rui Costa è soffocato da un sontuoso Almeyda, autentico hombre del partido, migliore in campo.

È l’argentino a fare la differenza. pressing è da manuale del calcio, ma non si limita a mordere le caviglie: rilancia, corre, imposta. La Fiorentina tiene perché Repka in qualche modo riesce a controllare Vieri (l’italiano riesce però a imporsi nei duelli aerei), mentre Salas viene intrappolato da Falcone. Manca qualcosina, alla Lazio, ed è Mancini: nel nuovo ruolo di trequartista, viaggia nei vagoni di coda, il gioco si fa in testa e Cois non fa respirare l’Artista. Bazzoli è bravo al 10’: non si fa ingannare da un mani di Vieri che per l’Olimpico intero apparterrebbe invece a Repka. Splendido il triangolo Salas-Mancini-Salas al 13’: il sinistro del cileno è controllato da Toldo. La Fiorentina è pericolosa solo al 18’. Azione di contropiede, quattro tocchi con tiro di Batistuta: il pallone finisce in curva. Errore della terna arbitrale al 20’: fischiato a Vieri un fuorigioco inesistente.

La Lazio frena, ma la Fiorentina non prende coraggio. Morale, la chiusura di tempo è tutta laziale. Al 42’ su angolo di Mihajlovic, Vieri devia di testa: Toldo si ritrova il pallone tra le braccia. Un minuto e Negro inventa uno slalom tombiano, il tiro è respinto da Toldo, Salas non riesce a fare giustizia.

Nella ripresa la Fiorentina appare più sciolta. La Lazio è più riflessiva, o forse, semplicemente stanca. Epperò al 10’, ci vuole la testa di Oliveira per respingere, sulla linea di porta, un colpo di testa di Mancini, chiamato al gol da un angolo di Mihajlovic. Oliveira è un satanasso, neppure un minuto dopo parte in dribbling e colpisce la traversa. Arriva il 20’, minuto fatale.

Il duetto Salas-Vieri è spettacolare: tacco del cileno, botta terrificante del centravanti, Toldo s’inchina, lo stadio è in estasi. Batistuta cerca il pareggio dopo appena due minuti: la zuccata su punizione di Rui Costa, impaurisce ma non fa male. Vai con le sostituzioni: fuori Tarozzi e dentro Robbiati, fuori Mancini e dentro Venturin. Rui Costa ricama e tira al 36’: pallone in cielo. La Fiorentina ha il cuore vuoto, la Lazio raddoppia. La punizione di Mihajlovic, al 43’, è un capolavoro, il 2-0 è lo specchio della gara. Cragnotti esulta, il popolo laziale acclama Eriksson, Cecchi Gori è di marmo. La vita non sempre è bella: quello di Benigni, in fondo, è solo un film.


► Il Corriere della Sera titola: “Vieri è l’arma scudetto della Lazio”. “Decide ancora il bomber ritrovato e Mihajlovic fissa il 2-0 nel finale. I viola imprecano per una traversa di Oliveira sullo 0-0. Fiorentina ko: biancocelesti alla quinta vittoria consecutiva e a tre punti dalla capolista”.

La stella è Bobo Vieri, eversore d'una Fiorentina che mortifica se stessa fino al castigo. Un bolide alla Chinaglia, prima del raddoppio finale, su punizione di Mihajlovic, che significa Lazio in orbita con il quinto successo consecutivo. Spinta dall'obbligo di rivelarsi credibile, la Lazio forza presto i ritmi e prova a trovare nel possesso-palla il mezzo per accartocciare l'opposizione viola. Non è quello che abitualmente predilige Eriksson, ma gli impulsi coraggiosi sortiscono l'effetto d'azzerare gli orientamenti offensivi del modulo (1-3-4-2) trapattoniano, dove Oliveira, Tarozzi e Torricelli restano nel solco degli scatenati esterni biancocelesti, senza favorire le accensioni dedicate da Rui Costa all'accoppiata Edmundo-Batistuta.

Funziona l'assetto laziale nei punti nevralgici: Almeyda prevale su Cois, Mancini ha gli spazi e i rifornimenti per legare i reparti, Stankovic e Conceicao danno rassicuranti punti di riferimento quando Negro e Pancaro piazzano qualche avanzata.

Notte umida, mentre la costellazione-Cragnotti sprigiona intensità per sentire profumo di scudetto. Ma protetti dal libero Padalino, sempre puntuale nelle chiusure, Repka e Falcone opprimono l'arrembante Vieri e l'egoista Salas (ferito alla fronte dopo il primo impatto aereo) ancora un po' scollati nei movimenti d'assalto in area. Lì, fra la loro improbabile intesa, evapora il dominio laziale e riemergono i propositi contropiedistici del Trap, costretto dal furore degli avversari a una prestazione troppo abbottonata per sbancare l'Olimpico.

Bravo è chi sa trovare rimedi alle contrarietà e i viola scoprono all'intervallo di non avere nemmeno un graffio. Fortuna sfacciata? Beh, Vieri non stacca mai oltre la testa di Repka e gli riescono giusto inzuccate deboli verso le mani di Toldo, quando finalizza il fatturato dei compagni. Né Salas, ispirato da Mancini, sa sorprendere frontalmente Toldo, così come gli capita quando potrebbe ribadire in rete un guizzo di Negro con staffilata, non trattenuto. La Fiorentina picchia e rema in trincea (soprattutto Padalino e Torricelli) senza lustrare il proprio primato. E' un calcio retrodatato, che salvaguarda comunque la solidità dei settori votati al contenimento, anche se Almeyda in uno slancio punta Toldo costringendolo all'uscita miracolosa.

Così calano le forze dei laziali, dopo gli sprechi dinamici vanificati da schemi prevedibili. Certo, Vieri non rapina quel tiro di Conceicao sui guantoni di Toldo; certo, Mihajlovic sfoga l'estro balistico con un corner avvelenato e pasticciato in prossimità del bersaglio; tuttavia il susseguente ribaltamento viola dimostra che le attese del Trap non hanno senso.

Vola Oliveira sull'errore in appoggio di Conceicao, brucia l'erba, aggira Mihajlovic e fionda sotto la traversa. Una picchiata paurosa, uno scampato pericolo che torna a responsabilizzare Almeyda, motore della combinazione decisiva. Salas riceve, porta a spasso Falcone e con il tacco serve lo scattante Vieri, venti metri dal bersaglio. Lo sparo mancino, un rasoterra violento che si pianta nell'angolo, squarcia l'angoscia dei 70 mila dell'Olimpico. La Fiorentina catenacciara è servita, le aquile biancocelesti dimezzano il distacco dal vertice e fiutano profumi vicini di scudetto. Diventa tardiva e infruttuosa la reazione viola, che con Robbiati al posto dell'interditore Tarozzi, propone appena un'occasione sprecata da Rui Costa. E Mihajlovic completa l'opera. E' laziale la notte dei diamanti.

Scudetto. La parola magica e maledetta scivola ormai di bocca in bocca, nel clan laziale esaltato al punto di gettare alle ortiche qualsiasi scaramanzia. La pronuncia senza mezzi termini il patron Sergio Cragnotti, entusiasta del doppio regalo consegnato dalla squadra a lui e alla società: Penso proprio che per lo scudetto ci sia tutto. Ci ho sempre creduto, devo crederci soprattutto adesso che ho potuto ammirare una squadra di forza straordinaria: Vieri è un goleador di livello mondiale, Mancini un genio, Nesta il più grande difensore del mondo, Mihajlovic sta rispondendo sul campo a chi non credeva nella sua classe. Ora, proviamo a non perdere a Parma per prolungare il nostro sogno. Parma: la Lazio più bella può permettersi addirittura di guardare già a domenica prossima, spedendo subito in archivio il massacro calcistico della prima della classe. Mancini, una dolorosa distorsione alla caviglia sinistra ma nessuna voglia di alzare le braccia (Problemi per la prossima partita: ma no, mancano ancora sette giorni), fa professione di umiltà (Non ci siamo abbattuti quando giocavamo male, non dobbiamo sentirci troppo forti adesso), ma nessuno ci crede troppo. Per Mihajlovic, quinto centro in campionato, diciassettesimo nell'avventura italiana nei micidiali calci piazzati, può ammettere senza tentennamenti che questa è la squadra più forte del campionato: ora si tratta di continuare a dimostrarlo sul campo, partita dopo partita, come la Lazio ha saputo fare dal derby in poi. E già: cinque vittorie di fila (sei con quella sull'Inter in coppa Italia) dal rocambolesco 3-3 con la Roma in poi. Che cosa è cambiato ? Per Eriksson, soprattutto la forma complessiva del gruppo: Quando sostenevo che le troppe assenze ci penalizzavano evidentemente non sbagliavo. I recuperi di giocatori come Nesta e Vieri ci hanno restituito solidità in difesa e in attacco. Ora si tratta di non perdere continuità: la squadra è finalmente diventata quello che volevo, un collettivo vero, compatto, aggressivo, spietato nelle chiusure e nei rilanci offensivi.