Domenica 23 marzo 1980 - Pescara, stadio Adriatico - Pescara-Lazio 2-0
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23 marzo 1980 - 2035 - Campionato di Serie A 1979/80 - XXIV giornata
PESCARA: Pirri, Chinellato, Prestanti, Negrisolo, E.Pellegrini, Ghedin, Cinquetti (64' Lombardo), Boni, Di Michele, Nobili, Cosenza. A disp. Piagnerelli, Silva. All. Giagnoni.
LAZIO: Cacciatori, Tassotti, Citterio, Wilson, Pighin, Zucchini, Garlaschelli, Manzoni (65' Cenci), Giordano, D'Amico, Viola. A disp. Avagliano, Pochesci. All. Lovati.
Arbitro: R. Lo Bello (Siracusa).
Marcatori: 50' Prestanti, 76' Chinellato.
Note: giornata nuvolosa, terreno in buone condizioni. Ammoniti: al 17' E.Pellegrini per scorrettezze, al 27' Viola per scorrettezze, al 70' Garlaschelli per proteste, al 75' Negrisolo per ostruzionismo, all'86' Cosenza per scorrettezze. Espulso Lovati a un minuto dalla fine. Calci d'angolo 3-10 per la Lazio (1-4).
Spettatori: 18.000 circa per 30 milioni di incasso, per 8.456 abbonati per una quota di 43.909.000 lire.
Quanto sia regolare la partita è difficile giudicare. Lo stato di assedio era evidente ancora prima di cominciare. I sussurri che qualche operazione giudiziaria si sarebbe svolta alla fine sono giunti anche agli orecchi dei laziali che hanno giocato una partita opaca, senza slancio, anche svogliata. Fin dall'inizio era chiara la tattica di Lovati: portare a casa un pareggio per non scivolare ancora di più nella parte bassa della classifica. Viola giocava sulla linea dei terzini, Manzoni in zona di interdizione, D'Amico stava molto arretrato. In avanti soltanto Giordano e Garlaschelli avevano vita difficile contro difensori che non concedevano spazio. Era una Lazio prudente, di fronte aveva un Pescara che giocava aperto. Non avendo più nulla da perdere la squadra abruzzese ha potuto manovrare senza patemi e senza affanni. Al 4' Wilson fermava con le mani un pallone pericoloso, ma l'arbitro Lo Bello non vedeva o faceva finta.
La Lazio si accontentava di controllare il gioco. Rischiava un po' al 24' per una combinazione Nobili-Cinquetti, e poco dopo Pighin atterrava Di Michele in piena area. Lo Bello trasformava il fallo in una punizione «a due» che non dava esito. L'iniziativa era sempre dei padroni di casa e Cacciatori aveva modo di dimostrare il suo attuale buono stato di forma. Evidentemente fino a quel momento al portiere laziale non erano ancora giunte le voci della prossima operazione della Guardia di Finanza. All'inizio della ripresa il Pescara passava in vantaggio: c'era una punizione che Nobili buttava intelligentemente nel mucchio. Pighin toccava verso sinistra dove era giunto Prestanti il cui tiro, rasoterra, finiva in rete: 51'. La Lazio accusava il colpo. Nel Pescara entrava Lombardo che avrebbe portato la notizia dell'arresto di Manfredonia. Il gioco non aveva più ragione d'essere ed al 76', su contropiede, Di Michele correva da destra e dava al centro dove c'era Chinellato. Botta pronta con Cacciatori fuori porta e secondo gol.
A Pescara il presidente Lenzini era disperato, Wilson ha pianto, gli altri sono rimasti impassibili. La voce frattanto si è diffusa. In campo i laziali non sapevano nulla. Poi ad un certo momento entrava Lombardo nelle file del Pescara e informava D'Amico. Si notava molto nervosismo. La partita finiva stancamente. Carabinieri e Guardia di Finanza si appostavano nei punti nevralgici dello stadio. Gli spogliatoi erano bloccati. Nessuno poteva entrare, nessuno poteva uscire. Fuori stazionavano «gazzelle» dei carabinieri e «volanti», altri automezzi della polizia e alcune «Alfette» del servizio di Stato: un vero assedio. L'operazione veniva coordinata da un ufficiale superiore della Guardia di Finanza, tenente colonnello Nanula, ed era condotta dal maggiore Panaccione. Ufficiali e agenti entravano negli spogliatoi della Lazio dove regnavano molto disordine e tanta paura. Cinque giocatori venivano chiamati per nome: Wilson, Cacciatori, Giordano, Viola e Garlaschelli.
A Viola e Garlaschelli, dopo l'identificazione, veniva consegnata una comunicazione giudiziaria. Erano indiziati di reato, con l'ordine di presentarsi martedì alle 9,30 nella caserma della Guardia di Finanza in via dell'Olmata a Roma a disposizione dell'autorità giudiziaria. Viola e Garlaschelli erano autorizzati a rientrare a casa. Rimanevano a disposizione Wilson, Giordano e Cacciatori. A tutti e tre il maggiore Panaccione comunicava l'ordine di cattura. Wilson scoppiava in pianto, gli altri rimanevano impassibili anche se evidentemente turbati. Pare che il reato contestato sia di truffa aggravata. Ancora in divisa della società Cacciatori, Giordano, Wilson lasciavano gli spogliatoi scortati da guardie in borghese. Poco prima delle 18 uscivano da una porta laterale dove attendevano col motore acceso due Alfette. Wilson saliva sulla prima, Cacciatori e Giordano erano spinti sulla seconda. Fuori dai cancelli stazionavano decine di tifosi pescaresi che impietosamente urlavano insulti a parolacce.
Le macchine partivano veloci verso Roma. La destinazione degli arrestati pare sia il carcere di Regina Coeli, dove in serata o domattina dovrebbero giungere tutti i giocatori a disposizione della giustizia. Al blitz hanno partecipato un centinaio di uomini in parte venuti da Roma. Lenzini piangeva. Ha avuto un momento di smarrimento gridando: «Che disgrazia! Ma io che posso fare ?». Si è ripreso con qualche difficoltà e con l'aiuto dei dirigenti del Pescara, che non lo hanno abbandonato un istante, ha raggiunto il pullman dove ha salutato i giocatori per rientrare poi a Roma in macchina.
Fonte: La Stampa