Domenica 22 febbraio 2004 - Verona, stadio Marc'Antonio Bentegodi - Chievo-Lazio 0-0
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22 febbraio 2004 - 3088 - Campionato di Serie A 2003/04 - XXII giornata -
CHIEVO: Marchegiani, Moro, D'Anna, Barzagli, Malagò, Perrotta, Baronio, Zanchetta (46' Semioli), Luciano (46' Lanna), Pellissier (62' Santana), Cossato. A disposizione: Frezzolini, L.Sala, Amauri, Sculli. Allenatore: Delneri.
LAZIO: Peruzzi, Oddo, Stam, Mihajlovic, Zauri (87' Muzzi), Fiore, Giannichedda, Liverani, Cesar, C.Lopez (81' S.Inzaghi), Corradi. A disposizione: Sereni, Colonnese, Couto, Dabo, Melara. Allenatore: Mancini.
Arbitro: Sig. Trefoloni (Siena).
Note: espulso Malagò al 60'. Ammoniti Baronio e Moro per gioco falloso. La Lazio ha fallito un calcio di rigore con Claudio Lopez al 60'. Calci d'angolo: 2 - 5. Recuperi: 1' pt e 3' st.
Spettatori: paganti 3.234 per un incasso di euro 70.997,00; abbonati 8.472, quota partita di 72.622,37 euro.
La Gazzetta dello Sport titola: "Ahi, Lazio. Frenata di rigore. Marchegiani ipnotizza Lopez e il Chievo resiste in dieci. Agli ospiti sfugge l'occasione d'allungare nella rincorsa per la Champions League".
Continua la "rosea": Il guaio per la Lazio è che ieri Luca Marchegiani compiva 38 anni (dieci dei quali spesi tra i pali biancazzurri) e al 15' della ripresa, a 11 metri dal pallone, si è scelto il regalo: parare il rigore di Claudio Lopez. Vatti a fidare degli amici... E così, sfumata la terza vittoria consecutiva in campionato (la quinta contando la coppa Italia), fallisce lo sbarco a quota 42 che, per la prima volta nella stagione, avrebbe visto la squadra di Mancini in attivo nel confronto con lo splendido campionato scorso. Ma soprattutto, in prospettiva Champions, fallisce il tentativo di staccare il sorprendente Parma e di allontanare l'Inter di Stankovic, raggiunta dall'Udinese a quota 36. La parata di Marchegiani non spiega tutto. Bisogna metterci anche un gol di Cesar annullato per fuorigioco inesistente. Il resto è un'equa spartizione tra i meriti del Chievo e le colpe della Lazio, profondamente diversa dalla formazione elegante e veloce che ha seminato gol nelle ultime uscite; incapace, al Bentegodi, di fare un gol a un avversario rimasto in dieci nell'ultima mezz'ora.
I meriti dei veronesi stanno nell'ostinata volontà con cui sono riusciti a sopravvivere anche nei momenti più tempestosi e nelle abili manovre di Delneri che ha fatto del Chievo un cantiere aperto per 90 minuti. Campedelli non scriverà mai al suo tecnico cosa deve fare. Delneri comincia con Zanchetta a sinistra, sulle piste di Fiore; e con Perrotta-Baronio nel cuore del centrocampo. Insoddisfatto, dopo 9 minuti, spedisce Luciano a sinistra, accentra Zanchetta e sposta Perrotta a destra, a incrociare Cesar. Dopo la vacanza perugina, ecco il rassicurante ritorno 4-4-2, che qui è di casa più dei pandori. La Lazio, che non riesce a spendere come al solito la classe di Fiore e la velocità di Lopez (il campo pesante è un alibi che in parte regge), mantiene uno sterile dominio. Lopez non ha il riflesso giusto al 40', sotto porta; due minuti dopo, una conclusione dal limite di Corradi trova piazzato Marchegiani. Ma è del Chievo l'occasione più nitida del primo tempo: una deviazione al volo di Cossato, fuori di poco, su cross basso di Pellissier (18'). Nell'intervallo Zanchetta e Luciano fanno la doccia. Delneri manda in campo un altro Chievo: Malagò a destra e Lanna a sinistra presidiano le fasce di centrocampo, rinculando in linea con i difensori quando serve; all'occorrenza, fa un passo indietro anche Semioli, entrato ad affiancare le due punte. Il 3-4-3 che sa farsi 5-3-2 è il fortino scelto per blindare il pareggio e osare il contropiede dell'azzardo. Un piano impeccabile che però rischia di saltare tre volte.
Prima: Lanna con svirgolata fantozziana colpisce la propria traversa (6'); il guardalinee ignora Malagò che tiene in gioco Cesar e sventola erroneamente al gol del brasiliano (9'); Cesar tira a colpo sicuro e Malagò si sostituisce a Marchegiani sulla linea: rigore e Chievo in dieci (14'). La battuta di Lopez dal dischetto è potente ma il riflesso del portiere è da campione. Delneri inserisce Santana e riassesta il fortino (4-4-1), che tremerà solo all'ultimo assalto quando una caduta di Muzzi fa temere un altro rigore. Mancini, appannato come i suoi, prova a cambiare solo al 36' della ripresa. Al fischio finale, Delneri esulta e la sua curva canta, altrettanto orgogliosa. E' un segno di maturità: non si possono sempre pretendere fasce zeppe di cross. Delneri lo aveva annunciato: la poesia è finita, tocca alla prosa. Cinque volte è stato sconfitto in casa il Chievo in questo campionato. Stavolta ha resistito, anche in 10, alla squadra più in forma. A ben guardarlo questo punto è quasi poesia.