Domenica 29 febbraio 2004 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Milan 0-1
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29 febbraio 2004 - 3089 - Campionato di Serie A 2003/04 - XXIII giornata -
LAZIO: Peruzzi, Stam, Couto (81' Oddo), Mihajlovic, Favalli, Fiore, Giannichedda, Liverani (85' S.Inzaghi), Cesar (66' Zauri), C.Lopez, Corradi. A disposizione: Casazza, Negro, Dabo, Muzzi. Allenatore: Mancini.
MILAN: Dida, Cafu, Costacurta, Maldini, Kaladze, Ambrosini, Pirlo, Seedorf, Rui Costa (67' Gattuso), Tomasson (67' F.Inzaghi), Shevchenko (81' Pancaro). A disposizione: Abbiati, Redondo, Laursen, Serginho. Allenatore: Ancelotti.
Arbitro: Sig. Paparesta (Bari).
Marcatori: 75' Ambrosini.
Note: Serata fredda e terreno in buone condizioni. Ammoniti Cafu, Liverani e Pirlo. I tifosi laziali hanno lasciato la Curva Nord vuota nei primi 5 minuti dell'incontro per protesta contro i presunti torti arbitrali subiti dalla Lazio. Recuperi: 2' pt e 3' st.
Spettatori: Paganti 13.125, incasso 416.480 euro; abbonati 41.507, quota 524.237,85 euro.
La Gazzetta dello Sport titola: "Il Milan si tuffa sullo scudetto. La splendida rete di Ambrosini manda al tappeto la Lazio e tiene a distanza Roma e Juve. L'unica conclusione in porta dei rossoneri frutta tre punti importantissimi. La squadra di Mancini combina poco: 15 calci d' angolo, ma rare azioni pericolose".
Continua la "rosea": Teniamolo a mente il 30' del secondo tempo dell'Olimpico nella sfida tra Lazio e Milan. Potrebbe essere il minuto che ha deciso il campionato. E conserviamo nei nostri occhi, la stupenda palombella di Seedorf a servire Ambrosini già in volo per incornare il pallone della vittoria. Potrebbe essere il gol più importante per la squadra rossonera in questa stagione, quello che le assicurerà lo scudetto. E per sottolineare quanto sia stato speciale questo successo, basterebbe ricordare che il colpo di testa di Ambrosini è stato l'unico tiro indirizzato dai milanisti nello specchio della porta di Peruzzi in tutta la partita. Come dire che un simile gioiello non può avere imitazioni più o meno riuscite. Qualcuno penserà che stiamo enfatizzando gli effetti di questo gol sugli esiti di un campionato lungo ancora 11 giornate. Ma pensate all'effetto pratico e morale che una simile vittoria avrà sul futuro del torneo. Il Milan con il minimo sforzo ricaccia indietro Roma e Juve che nel pomeriggio gli si erano fatte sotto con l'irruenza e il fragore di minacciose goleade. E adesso con sempre 5 e 6 punti di distacco e una partita in meno vedono ridotte ai minimi termini le possibilità di agganciare la capolista. Due scontri diretti, certo, ma Ancelotti li potrà gestire da una posizione di grande superiorità. Si potrà sperare in una crisi improvvisa dei rossoneri, ma sono vaghe speranze di chi insegue e non sa più a cosa aggrapparsi.
Dopo Lecce, il derby e poi la trasferta a casa della Lazio: sembrava un trittico ricco di insidie per la capolista e invece a conti fatti solo i salentini hanno tolto loro un paio di punti. Dopo due vittorie contro avversari ben più agguerriti. Soprattutto ieri sera la Lazio appariva un ostacolo durissimo, visto il suo stato di forma e il suo ottimo curriculum. Da affrontare inoltre senza due pilastri come Nesta e Kakà. Invece nemmeno l'Olimpico biancazzurro ha fermato la corsa impetuosa del Milan. Si diceva alla vigilia che non bisognava assolutamente far riferimento ai due incontri di coppa Italia, nei quali la squadra di Ancelotti aveva subito sconfitte, specie la seconda, umilianti nel punteggio. Non era il vero Milan quello, bastava leggere la formazione. Ieri con i titolari in campo su entrambi i fronti, la Lazio è stata bloccata anche se a volte con qualche affanno. Una partita giudiziosa quella voluta da Ancelotti che si attendeva una partenza sparata da parte di Fiore e compagni e quindi si è preoccupato soprattutto di non far prendere velocità all'avversario. E c'è riuscito se si considera che ad onta dei 15 calci d'angoli, Dida ha dovuto bloccare soltanto due palloni tra i propri pali. Molto poco per chi si era ripromesso di rimandare a casa nuovamente sconfitti i rossoneri. La Lazio non è riuscita mai a far ripartire l'azione con frenesia, caratteristica delle sue prestazioni migliori.
Giannichedda era già bravo a togliere dal gioco Rui Costa, Fiore però stentava a raccordarsi con Lopez e Corradi incastrati dalla opposizione implacabile di Costacurta e Maldini. Solo sul versante sinistro Liverani con Cesar riusciva a spingere la manovra sino al fondo, ma una volta mandata in mezzo all'area la palla si perdeva in una selva di maglie rossonere. Anche così, senza bagliori e senza attacchi incisivi, si può vincere una gara. E il Milan ha dimostrato di avere le armi per percorrere altre vie meno appariscenti, ma ugualmente risolutive. Innanzitutto l'atteggiamento giudizioso dei vari Pirlo e Seedorf che hanno fatto filtro e tesoro dei palloni che la difesa consegnava loro ogni volta (ed era quasi sempre) che li strappava dai piedi dei laziali. Un lavoro di tessitura fatta di grande pazienza e abilità tecnica. Le due punte, le famose due punte latitavano tenute bene a freno da Stam e compagni? Nessuna paura, bastava attendere l'attimo decisivo. Una grande squadra ha sempre innumerevoli risorse e quando al 30' della ripresa su incursione di Cafu arginata male da Favalli, la palla è finita tra i piedi di Seedorf sullo spigolo dell'area laziale, tutti ad attendersi l'ennesimo cross per le due punte e invece il colpo di genio dell'olandese che inventava un pallonetto in uno spazio invitante per il solo Ambrosini fattosi trovare pronto all'appuntamento decisivo con miracolosa premonizione. Il Milan sfarzoso si era trasformato in un Milan essenziale. Si vincono anche così gli scudetti.